martedì 18 aprile 2017

Disoccupazione giovanile: le politiche dell’UE hanno migliorato la situazione?

Una interessante Relazione speciale della Corte dei Conti dell'Unione Europea.

La relazione esamina i progressi compiuti dalla Garanzia dell’UE per i giovani nel far sì che i giovani di età inferiore a 25 anni ricevano un'offerta di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dall'uscita dal sistema d'istruzione formale o dall'inizio della disoccupazione. Valuta inoltre l’Iniziativa a favore dell’occupazione giovanile, che ha aumentato il sostegno finanziario per i più colpiti dalla disoccupazione. La Corte ha constatato che i progressi compiuti sono limitati e che i risultati sono al di sotto delle aspettative per quanto attiene alla proposta di un’offerta qualitativamente valida a tutti i NEET (coloro che non svolgono attività lavorative e non seguono studi o formazioni). Formula quindi una serie di raccomandazioni dirette agli Stati membri e alla Commissione per migliorare le iniziative presenti e future in materia di occupazione.
Intanto,  il 10 maggio prossimo la Corte organizza a Bruxelles presso il Parlamento Europeo, una Conferenza su OCCUPAZIONE GIOVANILE: AFFRONTARE LE SFIDE E TROVARE SOLUZIONI.



BREXIT: DOMANDE E RISPOSTE

“Esprimiamo rammarico per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, ma siamo pronti per la procedura che dovremo seguire.”
"Ho scelto di credere nella Gran Bretagna e che i nostri giorni migliori devono ancora arrivare...   faremo tutto il possibile per aiutare l’Unione europea a prosperare e avere successo.".

29/03/2017: il Primo Ministro britannico, Theresa May, ha notificato l'intenzione del Regno Unito di uscire dall'Unione europea, avviando la procedura prevista dall'Art.50 del Trattato sull'Unione Europea. Ma come funziona questa procedura?



Che cos'è l’articolo 50?
L’articolo 50 del trattato sull’Unione europea stabilisce la procedura applicabile nei confronti dello Stato membro che desidera recedere dall’Unione europea. È stato introdotto dal trattato di Lisbona nel 2007.
Come si attiva la procedura dell’articolo 50?
Lo Stato membro che intende recedere dall'Unione deve notificarne l’intenzione al Consiglio europeo. Non è prevista una forma particolare di notifica.
Che cosa succede dopo l'attivazione dell’articolo 50?
Dev'essere negoziato l'accordo di recesso conformemente all'articolo 218, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Prima tappa
Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk indice una riunione straordinaria del Consiglio europeo, la cui data è fissata al 29 aprile.
Il Consiglio europeo adotta per consenso gli orientamenti sul recesso ordinato del Regno Unito dall’Unione europea. Gli orientamenti stabiliscono i principi generali che guideranno l’UE nei negoziati, in base all’interesse comune dell’Unione europea e dei suoi Stati membri.

Seconda tappa
Dopo l'adozione degli orientamenti la Commissione presenta in tempi rapidissimi al Consiglio una raccomandazione sull'avvio dei negoziati, che il Collegio dei commissari adotta 4 giorni dopo la riunione del Consiglio europeo.

Terza tappa
Il Consiglio deve poi autorizzare l’avvio dei negoziati adottando le direttive di negoziato, per le quali è necessaria una maggioranza qualificata "forte" (72% dei 27 Stati membri, ossia 20 Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’UE a 27).
Dopo l'adozione di tali direttive il negoziatore dell’Unione, nominato dal Consiglio, riceve l'incarico di aprire i negoziati con lo Stato membro che desidera recedere.

Come si arriva alla conclusione dell’accordo di recesso?
I negoziati sul recesso ordinato devono concludersi entro un periodo di due anni a partire dal momento in cui è attivato l’articolo 50. Se alla scadenza del termine non è stato raggiunto un accordo, i trattati cessano di applicarsi allo Stato membro che recede.
Al termine del periodo fissato per i negoziati, il negoziatore dell’Unione presenta al Consiglio e al Parlamento europeo una proposta di accordo, tenendo conto del quadro delle future relazioni fra il Regno Unito e l'Unione.
L'accordo è subordinato all'approvazione del Parlamento europeo, che si esprime con votazione a maggioranza semplice cui partecipano anche gli eurodeputati del Regno Unito.
Il Consiglio conclude l’accordo con votazione a maggioranza qualificata "forte".
Il Regno Unito deve anch'esso ratificare l’accordo, conformemente alle proprie norme costituzionali.

Di quanto tempo si dispone quindi per i negoziati veri e propri?
I negoziati veri e propri dureranno circa 18 mesi (da inizio giugno 2017 a ottobre/novembre 2018).

Chi negozia per l’Unione europea?
I capi di Stato o di governo dell’UE a 27 hanno chiesto al Consiglio di designare come negoziatore dell’Unione la Commissione europea e hanno accolto con favore la decisione di questa di nominare capo negoziatore Michel Barnier.
La Commissione europea, in quanto negoziatore dell'Unione, e Michel Barnier, in quanto capo negoziatore della Commissione, riferiranno sistematicamente sull'andamento dei negoziati al Consiglio europeo, al Consiglio e ai relativi organi preparatori.
Per tutta la durata dei negoziati Michel Barnier terrà il Parlamento europeo strettamente e regolarmente informato.
Ovviamente gli Stati membri parteciperanno da vicino alla preparazione dei negoziati impartendo indirizzi al negoziatore dell’Unione e valutando l'evoluzione dei lavori. A tal fine sarà creato nell’ambito del Consiglio un gruppo specifico con un presidente permanente, incaricato di accertare che la condotta dei negoziati rispetti gli orientamenti impartiti dal Consiglio europeo e le direttive di negoziato adottate dal Consiglio.
Il Consiglio europeo continuerà a occuparsi permanentemente della questione, aggiornando secondo necessità gli orientamenti nel corso dei negoziati.
Come si svolgeranno concretamente i negoziati? In che lingua? A che frequenza s'incontreranno le parti?
Gli aspetti pratici, come ad esempio il regime linguistico e la struttura dei negoziati, saranno concordati dai negoziatori dell’UE e del Regno Unito.
Dove si terranno i negoziati?
I negoziati si svolgeranno a Bruxelles.

Quando cessa il Regno Unito di essere membro dell’Unione europea?
I trattati UE cessano di essere applicabili al Regno Unito a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'accordo di recesso o, in mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica. Il Consiglio europeo può decidere all'unanimità di prorogare tale termine.
Fino al recesso il Regno Unito resta membro dell’Unione europea e nei suoi confronti valgono tutti i diritti e gli obblighi derivanti dall'appartenenza all'UE, incluso il principio di leale cooperazione in base al quale l’Unione e tutti i suoi Stati membri si prestano reciproca assistenza nell’esecuzione del trattato.

Che cosa succede se non si arriva ad un accordo?
I trattati UE cessano semplicemente di applicarsi al Regno Unito due anni dopo la notifica.

Una volta uscito dall'UE, può uno Stato membro ricandidarsi all'adesione?
Qualsiasi paese uscito dall’Unione può chiedere di aderirvi nuovamente. In tal caso dovrà seguire la normale procedura di adesione.

Si può revocare l’attivazione dell'articolo 50 una volta trasmessa la notifica?
Attivare l'articolo 50 è una decisione che spetta al Regno Unito. Una volta attivata la procedura, però, non è più possibile decidere unilateralmente di tornare indietro. La notifica è un punto di non ritorno: l’articolo 50 non prevede la revoca unilaterale della notifica.

*Articolo 50 del trattato sull'Unione europea (TUE)
1. Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione.
2. Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l'Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l'Unione. L'accordo è negoziato conformemente all'articolo 218, paragrafo 3 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Esso è concluso a nome dell'Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa approvazione del Parlamento europeo.
3. I trattati cessano di essere applicabili allo Stato interessato a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'accordo di recesso o, in mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica di cui al paragrafo 2, salvo che il Consiglio europeo, d'intesa con lo Stato membro interessato, decida all'unanimità di prorogare tale termine.
4. Ai fini dei paragrafi 2 e 3, il membro del Consiglio europeo e del Consiglio che rappresenta lo Stato membro che recede non partecipa né alle deliberazioni né alle decisioni del Consiglio europeo e del Consiglio che lo riguardano. Per maggioranza qualificata s'intende quella definita conformemente all'articolo 238, paragrafo 3, lettera b) del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
 5. Se lo Stato che ha receduto dall'Unione chiede di aderirvi nuovamente, tale richiesta è oggetto della procedura di cui all'articolo 49.

venerdì 14 aprile 2017

Parlamento Europeo, Plenaria di aprile, ecco l'Ordine del Giorno

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Tra i punti salienti all'Ordine del Giorno della prossima Plenaria che si terrà a Bruxelles il 26 e 27 aprile:

  • Programma dell'Unione volto a rafforzare il coinvolgimento dei consumatori nella definizione delle politiche nel campo dei servizi finanziari
  • Proposta di istituire un Anno europeo del patrimonio culturale
  • Situazione della concentrazione agricola nell'UE: come agevolare l'accesso degli agricoltori alla terra
  • Situazione in Ungheria, in Venezuela e in Turchia, con particolare riferimento al referendum costituzionale
  • Decisione adottata in merito al pilastro europeo dei diritti sociali e all'iniziativa sulla conciliazione tra lavoro e vita privata
  • Programma di sostegno alle riforme strutturali per il periodo 2017-2020. 
  • Iniziativa faro dell'UE nel settore dell'abbigliamento.
Progetto definitivo di ordine del giorno Mercoledì 26 aprile 2017

Progetto definitivo di ordine del giorno Giovedì 27 aprile 2017

PMI?

La categoria delle microimprese, delle piccole imprese e delle medie imprese (PMI) è costituita da imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro. 

In un mercato unico senza frontiere interne, è essenziale che le misure a favore delle PMI siano basate su una definizione comune per migliorare la loro coerenza ed efficacia e limitare le distorsioni della concorrenza. Ciò è tanto più necessario se si considera l’ampia interazione esistente tra le misure nazionali e quelle comunitarie destinate ad assistere le PMI in aree quali lo sviluppo regionale e il finanziamento della ricerca. Nel 1996 è stata adottata dalla Commissione una raccomandazione (Raccomandazione della Commissione 96/280/CE, del 3 aprile 1996) che stabiliva una prima definizione di PMI. Questa definizione è stata estensivamente applicata in tutta l’Unione europea. Il 6 maggio 2003, la Commissione ha adottato una nuova raccomandazione (Raccomandazione della Commissione 2003/361/CE, del 6 maggio 2003) al fine di tenere conto degli sviluppi economici realizzati sin dal 1996. La nuova definizione, invece, è entrata in vigore il primo gennaio 2005 e si applicherà a tutte le politiche, programmi e misure posti in essere dalla Commissione per le PMI.
Nuova Definizione di PMI
Nella ” Guida dell’utente PMI”figurano i dati ufficiali per  individuare le dimensioni d’impresa. In questa guida si riflettono i cambi introdotti dalla nuova definizione e i loro motivi. La guida spiega quindi, seguendo un approccio graduale, come determinare se un’impresa può essere considerata una PMI. Il documento contiene anche un modello di dichiarazione che le singole imprese possono completare al fine di determinare la loro condizione di PMI nel momento in cui presentano una domanda nel quadro di un programma di assistenza alle PMI.
Si ricorda che l’unico riferimento autentico per determinare le condizioni relative alla qualifica di PMI è la raccomandazione della Commissione 2003/361/CE pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 124 del 20 maggio 2003, pag. 36.

LA TUA EUROPA: IL SITO CHE TI APRE LA PORTA DEI FINANZIAMENTI EUROPEI PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE


Questo Sito del Portale Europeo per le Piccole e Medie Imprese è un efficace strumento per aiutare a richiedere prestiti e capitale di rischio che beneficiano del sostegno dell'Unione europea. Cliccate sulla vostra regione per individuare le banche o i fondi di capitale di rischio che offrono finanziamenti con il sostegno dell'UE.

COME FUNZIONA

La decisione di erogare finanziamenti dell'UE è presa dagli istituti finanziari locali quali le banche, i fondi di venture capital o investitori. Grazie al sostegno dell'UE, gli istituti finanziari locali sono in grado di erogare finanziamenti aggiuntivi alle imprese.

I dettagli sulle condizioni di finanziamento — importo, durata, tassi di interesse e commissioni — sono determinati da tali istituti finanziari. Contatta uno degli oltre 1 000 istituti finanziari per saperne di più.

Quali soggetti sono ammessi a beneficiare dei finanziamenti dell'UE?

Sono disponibili finanziamenti per le start-up, gli imprenditori e le imprese di qualsiasi dimensione e settore. È disponibile un'ampia varietà di finanziamenti: prestiti, garanzie, microprestiti e capitale di rischio. Ogni anno l'UE supporta più di 200 000 imprese.

Il tuo diritto ad ottenere un riscontro

Hai il diritto di ottenere un riscontro da parte degli istituti finanziari in merito alla loro decisione se concederti o meno il prestito. Ciò può aiutarti a capire meglio la tua posizione finanziaria e ad incrementare le tue possibilità di ottenere finanziamenti in futuro. Puoi rivendicare il tuo diritto e far riferimento all'articolo 431 del regolamento UE sui requisiti patrimoniali.

STRUMENTI FINANZIARI A DISPOSIZIONE

Programma COSME

  • Garanzie alle piccole e medie imprese su prestiti principalmente fino a 150 000 EUR
  • Capitale di rischio (fase di crescita e di espansione)

Programma Innovfin(Orizzonte 2020)

  • Prestiti e garanzie per le imprese innovative
  • Finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo
  • Capitale di rischio (fase iniziale e di start-up)

Strumento per le PMI 

Offre finanziamenti e azioni di sostegno alle PMI innovative (Fase 1: progettazione & fattibilità. Fase 2: dimostrazioni, applicazione commerciale e R&S, Fase 3: commercializzazione).

 Europa Creativa

  • Prestiti alle piccole e medie imprese nei settori culturali e creativi

Programma per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI)

  • Microprestiti fino a 25 000 EUR alle microimprese e alle persone vulnerabili che intendono creare o sviluppare una microimpresa
  • Investimenti fino a 500 000 EUR per le imprese sociali

Fondi strutturali e di investimento europei(fondi ESIF)

  • Prestiti, garanzie, finanziamenti di capitale di rischio o sovvenzioni alle imprese.
Il sostegno è fornito dai programmi pluriennali cofinanziati dall'UE.

Banca Europea per gli Investimenti - Fondo Europeo per gli Investimenti

  • Prestiti, garanzie, microprestiti, finanziamenti in capitale di rischio.


L'UE fornisce anche sovvenzioni destinate a specifici obiettivi strategici come la ricerca o l'istruzione, alcuni dei quali possono essere pertinenti per le imprese. Tutte le sovvenzioni sono accessibili mediante inviti a presentare proposte.
https://euyou.blogspot.it/2017/04/pmi.html

giovedì 13 aprile 2017

Proteggere i minori migranti : la Commissione definisce le azioni prioritarie

Negli ultimi due anni sono arrivati nell'UE sempre più minori migranti, molti dei quali senza le rispettive famiglie. Anche se la normativa dell'UE e degli Stati membri fornisce un solido quadro di protezione, il recente aumento degli arrivi ha messo sotto pressione i sistemi nazionali e ha fatto emergere lacune e carenze. Per questo motivo la Commissione definisce oggi azioni volte a rafforzare la protezione di tutti i minori migranti in ogni fase del processo. 

Bisogna fare in modo che i minori migranti vengano identificati rapidamente al loro arrivo nell'UE e che ricevano un trattamento adeguato. Oltre a mettere a disposizione personale qualificato per assistere i minori in attesa che sia determinato il loro status, dobbiamo offrire loro prospettive sostenibili a lungo termine attraverso un migliore accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria. La protezione dei minori è una priorità centrale dell'agenda europea sulla migrazione e la Commissione continuerà a sostenere gli sforzi profusi dagli Stati membri offrendo formazione, orientamenti, supporto operativo e finanziamenti.
Sulla base dell'esperienza maturata in tutti i settori pertinenti, la Commissione propone una serie di settori prioritari su cui gli Stati membri devono concentrarsi, con il sostegno della Commissione e delle agenzie dell'UE, per proteggere meglio i minori migranti e rafforzare il collegamento tra i servizi di asilo e quelli di protezione dei minori:
  • rapida identificazione e protezione fin dal momento dell'arrivo: occorre che, fin dalle prime fasi della registrazione, sia presente un responsabile della protezione dei minori in tutte le strutture di accoglienza che ospitano minori, e che in ogni punto di crisi (hotspot) siano nominate persone incaricate della protezione dei minori. Gli Stati membri devono predisporre le procedure necessarie per segnalare sistematicamente tutti i casi di minori scomparsi e scambiarsi informazioni in merito.
  • Condizioni di accoglienza adeguate per i minori: le esigenze di ogni minore devono essere valutate appena possibile al momento dell'arrivo e tutti i minori devono avere immediatamente accesso all'assistenza giuridica, all'assistenza sanitaria, al sostegno psicosociale e all'istruzione, a prescindere dal loro status. Per i minori non accompagnati va offerta la possibilità di ricorso all'affidamento o all'assistenza su base familiare. Bisogna fare tutto il possibile per offrire alternative al trattenimento amministrativo per i minori.
  • Determinazione rapida dello status e tutela efficace: occorre potenziare il ruolo dei tutori per i minori non accompagnati. A tale scopo la Commissione istituirà una rete europea per la tutela per lo scambio delle buone pratiche. Per aiutare gli Stati membri ad attuare procedure per una valutazione affidabile dell'età, l'EASO aggiornerà presto le sue linee guida. Bisogna inoltre impegnarsi in modo concertato per accelerare le procedure di ricerca delle famiglie e di ricongiungimento familiare all'interno o all'esterno dell'UE. In tutte le procedure connesse al processo migratorio, va sempre data la priorità ai casi in cui sono coinvolti minori. Ciò vale anche per la ricollocazione dei migranti non accompagnati dalla Grecia o dall'Italia.
  • Soluzioni sostenibili e misure di integrazione precoce: la Commissione promuoverà ulteriormente l'integrazione dei minori tramite finanziamenti e scambi di buone pratiche. Gli Stati membri sono invitati ad accelerare il reinsediamento dei minori bisognosi di protezione e ad assicurarsi che siano predisposte misure per la ricerca delle famiglie e la reintegrazione dei minori che devono essere rimpatriati.
  • Affrontare le cause primarie e proteggere i minori lungo le rotte migratorie al di fuori dell'UE: l'UE ha intensificato il suo impegno con i paesi partner per integrare la protezione dei minori migranti nel quadro di partenariato in materia di migrazione. Sono necessari ulteriori sforzi per aiutare i paesi partner a potenziare i sistemi nazionali di protezione dei minori e a impedire la tratta di minori. Si dovrà eseguire al momento opportuno un follow-up degli Orientamenti dell'UE in materia di promozione e tutela dei diritti del bambino recentemente rinnovati, anche nei paesi di origine e di transito.
È inoltre necessario un follow-up determinato, concertato e coordinato delle azioni principali stabilite nella presente comunicazione a livello dell'UE, nazionale, regionale e locale, anche in collaborazione con la società civile e le organizzazioni internazionali. La Commissione sorveglierà attentamente questo processo e riferirà regolarmente al Consiglio e al Parlamento europeo.
Contesto
Nel contesto della crisi migratoria, il numero di minori migranti in arrivo in Europa è nettamente aumentato. drasticamente. Nel 2015 e nel 2016, il 30% dei richiedenti asilo nell'Unione europea erano minori.
Essendo esposti a rischi elevati di violenza, tratta o sfruttamento lungo le rotte migratorie e correndo il pericolo di scomparire o di essere separati dalle loro famiglie, i minori migranti richiedono una protezione specifica. I minori hanno il diritto di essere protetti, in linea con le disposizioni del diritto dell'UE, tra cui la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e con il diritto internazionale sui diritti dei minori. L'interesse superiore dei minori deve costituire il criterio fondamentale in tutte le azioni o le decisioni che li riguardano.
Questa comunicazione fa seguito all'Agenda europea sulla migrazione e alla Comunicazione sullo stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione, e si basa sui progressi conseguiti nel quadro del Piano d'azione sui minori non accompagnati (2010-2014), come illustra il documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna la comunicazione.
Si basa inoltre sul 10° Forum europeo sui diritti dei minori, organizzato dalla Commissione nel novembre 2016, e sulla conferenza "Lost in Migration" del gennaio 2017: in entrambe le occasioni è stata sottolineata l'esigenza di urgenti azioni mirate per proteggere meglio i minori migranti.
Per maggiori informazioni:
Documento di lavoro dei servizi della Commissione: Attuazione del piano d'azione sui minori non accompagnati (2010-2014)
Domande e risposte: Proteggere i minori migranti

mercoledì 12 aprile 2017

Importante opportunità per i Comuni: il Programma Europa per i cittadini 2014-2020

Il Programma "Europa per i Cittadini 2014-2020" mira ad avvicinare i cittadini europei all’Unione Europea, proponendosi di colmare la distanza, talvolta dai primi avvertita, dalle istituzioni europee. Coerentemente a tale scopo principale, il Programma supporta economicamente organizzazioni (pubbliche e private) attive nei settori ad esso attinenti e co-finanzia progetti volti al raggiungimento dei suoi obiettivi, generali e specifici, che devono essere tenuti presenti in fase di elaborazione della vostra proposta progettuale.
In particolare, lo STRAND 2 del Programma (vedi sotto), sostiene alcuni importanti strumenti che possono, tra l'altro, fornire un piccolo contributo soprattutto agli enti locali minori, al fine di sperimentare partenariati con altri enti locali di paesi diversi dell'Unione europea. Si tratta del sostegno ai “Gemellaggi fra città”, alle “Reti di città” ed ai “Progetti della Società Civile”.
A fronte di un piccolo contributo i vantaggi sono innegabili!


Gli obiettivi generali del Programma sono:
  • contribuire alla comprensione, da parte dei cittadini, della storia dell’Unione Europea e della diversità culturale che la caratterizza;
  • promuovere la cittadinanza europea e migliorare le condizioni per la partecipazione civica democratica a livello di Unione Europea.
Gli obiettivi specifici:
  • sensibilizzare alla memoria, alla storia e ai valori comuni dell'Unione Europea, nonché alle sue finalità, quali la promozione della pace, dei valori condivisi e del benessere dei suoi cittadini, stimolando il dibattito, la riflessione e lo sviluppo di reti
  • incoraggiare la partecipazione democratica e civica dei cittadini a livello di Unione, permettendo ai cittadini di comprendere meglio il processo di elaborazione politica dell'Unione e creando condizioni adeguate per favorire l'impegno sociale, il dialogo interculturale e il volontariato.
I progetti devono quindi tener presenti i suddetti obiettivi e, parallelamente, promuovere il dialogo interculturale, oltre a caratterizzarsi per una forte dimensione europea che, ove possibile, includa attività di volontariato, dimostrazione concreta di cittadinanza europea attiva.

Ecco le priorità del Programma per il periodo 2014-2020:

Strand 1 - Memoria Europea


1 - OSTRACISMO E PERDITA DELLA CITTADINANZA SOTTO I REGIMI TOTALITARI: TRARRE UN INSEGNAMENTO PER I TEMPI ATTUALI
I totalitarismi del XX secolo privavano alcuni gruppi di cittadini dei loro diritti fondamentali, gradualmente escludendoli dalla società: gli ebrei sotto il regime nazista, gli oppositori politici sotto i regimi comunisti.  A questi cittadini venne progressivamente impedito di discutere, di votare, di prendere parte agli affari pubblici, di lavorare, di risiedere e circolare liberamente, di accedere ai beni pubblici a causa delle loro origini, convinzioni e opinioni. L'ostracismo è stato utilizzato dai regimi totalitari come un modo di neutralizzare le persone ritenute una minaccia e come mezzo per rafforzare la propria influenza sul resto della popolazione attraverso il terrore. Esso, giustificato da ideologie fuorvianti e sostenuto da una propaganda ingannevole, da normative scorrette e da strutture repressive, ha permesso a questi regimi di nascondere omicidi di massa o di far scomparire i potenziali oppositori. A causa della loro conseguenze fatali, è importante riflettere sui processi di ostracismo del passato in modo da informare i cittadini di oggi.

I progetti candidati potranno interrogarsi sui seguenti quesiti:
  • quando si può ritenere che una categoria della popolazione subisca ostracismo?
  • come riconoscere la creazione di un "capro espiatorio" e decostruire il discorso che porta alla segregazione e all'emarginazione?
  • come fronteggiare i discorsi politici che usano le paure, i pregiudizi e l'odio nei confronti di alcune categorie della popolazione, come al giorno d’oggi gli “stranieri” o gli “immigrati”, e come possiamo contrapporvi contro-argomentazioni?
  • come lottare contro l'incitamento all'odio diffuso attraverso i social media e internet?
  • quali sono gli strumenti educativi e giuridici a livello nazionale e dell'UE per combattere il razzismo e la xenofobia (come l'antisemitismo, l'ostilità verso i rom, l’islamofobia), come anche l'omofobia e l'ostracismo nei confronti di altre minoranze?
2 - SOCIETÀ CIVILE E PARTECIPAZIONE CIVICA SOTTO I REGIMI TOTALITARI
Sotto i regimi totalitari, concetti democratici come "società civile", "movimento sociale", "impegno", "coinvolgimento", "costituzione", "libertà" e "democrazia" sono stati annullati nella loro sostanza e deprivati di significato. Campagne elettorali, manifestazioni politiche, riunioni pubbliche e dibattiti si erano trasformati mere caricature dei riti della democrazia volte a legittimare il potere costituito e generalmente non erano spontanei, ma resi possibili solo attraverso la coercizione e utilizzati per irreggimentare le persone e controllarle, nonché per approvare orientamenti politici discrezionali.
Anche uno degli atti di impegno democratico più significativi, l'adesione a un partito politico, era sviato dal suo obiettivo naturale (vale a dire partecipare alla vita pubblica e influenzarla): in genere, serviva a dimostrare lealtà verso un partito monolitico, ossequio alla verità ufficiale, ed era utilizzato soprattutto per riuscire ad accedere a certe posizioni o servizi.
L'informazione pubblica era monopolizzata e distorta da parte di organismi pubblici, senza voci indipendenti a contrastarla. Per contro, i movimenti sociali autentici provenienti dalla società civile erano spesso emarginati, minacciati o repressi perché considerati socialmente pericolosi dal potere totalitario e, pertanto, dovevano nascondersi, resistere o scendere a compromessi.
Qualsiasi opinione diversa che venisse espressa pubblicamente era trattata come "dissidenza". La libertà di parola era vietata. Le decisioni politiche dovevano essere applicate senza alcuna seria discussione o riflessione. In qualche modo, i movimenti democratici e della società civile furono assorbiti e sfruttati dal sistema monopartitico che caratterizzava i regimi totalitari.
Basandosi sulle esperienze totalitarie, progetti possono sviluppare una riflessione sugli abusi e sulle distorsioni dei riti democratici, avvenuti segnatamente per mezzo della propaganda e dei mezzi di informazione ufficiali, concentrandosi sulle differenze tra falsa democrazia e democrazia reale e sottolineando i vantaggi di una società civile viva, forte e indipendente.
L'obiettivo è dimostrare che le organizzazioni della società civile costituiscono un nesso indispensabile tra i cittadini e le istituzioni e che svolgono un ruolo importante nei regimi democratici per raggiungere i cittadini e far arrivare le loro idee fino al livello politico.
Attraverso i loro progetti, i candidati rifletteranno inoltre sul significato delle odierne conquiste democratiche come lo stato di diritto, le libertà e i diritti civili, e sottolineeranno la fragilità dei diritti civili (libertà di espressione, diritto di voto, ecc.), quando non vi siano forti contrappesi. L'obiettivo è anche quello di dibattere sulle modalità e sui meccanismi concreti tramite i quali si possono salvaguardare le libertà e i diritti civili e garantire il dialogo civile a livello nazionale e dell'UE.

3 - TRANSIZIONE DEMOCRATICA E ADESIONE ALL'UNIONE EUROPEA
Per molti Stati membri che hanno esperito la transizione alla democrazia nella loro storia recente, l'adesione all'Unione Europea ha svolto un ruolo importante nel sostenere e consolidare il processo di democratizzazione. Ad esempio, attraverso il sistema di "condizionalità democratica", la pre-adesione ha stimolato cambiamenti politici e riforme strutturali, rafforzato le capacità amministrative e migliorato la tutela delle minoranze.
I progetti finanziati nell'ambito del Programma possono analizzare il modo in cui la prospettiva di adesione all'Unione Europea ha influenzato le pratiche e gli standard democratici di ex regimi autoritari o dittature, come pure riflettere inoltre sul ruolo dell'adesione all'Unione Europea nel processo di transizione democratica. I progetti che sviluppano questa priorità si devono in particolare soffermare sulle manifestazioni storiche, i tornanti o le fasi che hanno caratterizzato questo lento processo di trasformazione, sottolineando in quali modi essi hanno contribuito a superare il passato, a conseguire l'obiettivo finale di "tornare in Europa" e a costruire il futuro.
I progetti devono mettere in evidenza quali sono stati i fattori chiave di questo processo e sottolineare le difficoltà incontrate o quelle che ancora esistono, soprattutto dopo l'eliminazione della condizionalità pre-adesione e l'adesione all'UE. Pur tenendo conto degli allargamenti realizzati in questi ultimi decenni e dei loro risultati in termini di democratizzazione, i progetti apriranno la discussione sull'auspicabilità di futuri allargamenti o su altri tipi di partenariato cui si applica la politica di vicinato dell'UE.

4 – PRIORITÀ SPECIFICHE PER GLI ANNI  2017, 2018, 2019, 2020 (non obbligatorie)

2017
  • 1917 Le rivoluzioni sociali e politiche, la caduta degli imperi e i loro effetti sul panorama politico e storico dell'Europa
  • 1957 Il Trattato di Roma e la nascita della Comunità economica europea
2018
  • 1918 Fine della prima guerra mondiale, nascita degli stati-nazione e fallimento del progetto di cooperazione e coesistenza pacifica in Europa
  • 1938/1939 Inizio della seconda guerra mondiale
  • 1948 Inizio della guerra fredda
  • 1948 Il Congresso dell'Aia e l'integrazione dell'Europa
  • 1968 I movimenti di protesta e per i diritti civili, l'invasione della Cecoslovacchia, le proteste studentesche e la campagna antisemita in Polonia
2019
  • 1979 Elezioni del Parlamento europeo e 40° anniversario della prima elezione diretta del PE  nel 1979
  • 1989 Rivoluzioni democratiche in Europa centrale e orientale e caduta del muro di Berlino
  • 2004 15 anni di allargamento dell'UE nell'Europa centrale e orientale
2020
  • 1950 Dichiarazione di Robert Schuman
  • 1990 Riunificazione della Germania
  • 2000 Proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea

Strand 2 – “Impegno democratico e partecipazione civica”

Si tratta dello Strand di maggior interesse per gli enti locali, soprattutto i più piccoli. Racchiude infatti al suo interno i Bandi “Gemellaggio fra città”, “Reti di città” e “Progetti della Società Civile”,
Le priorità, da tenere assolutamente in considerazione nei vostri progetti, sono:

1 - LOTTARE CONTRO LA STIGMATIZZAZIONE DEGLI “IMMIGRATI” E COSTRUIRE CONTRO-NARRAZIONI PER INCORAGGIARE IL DIALOGO E LA COMPRENSIONE RECIPROCA
Al giorno d'oggi nel dibattito politico è regolarmente praticata, soprattutto da movimenti estremisti e populisti, la stigmatizzazione degli “stranieri", degli "immigrati" o delle "le minoranze".
Approfittando dei livelli elevati di disoccupazione e della precarietà sociale degli elettori, come anche della paura della globalizzazione e del terrorismo, gli "immigrati" sono presentati come i responsabili di tutti i mali o come potenziali minacce per la conservazione del tenore di vita, per la coesione sociale e per la sicurezza interna dei paesi. La loro stigmatizzazione avviene attraverso la propaganda politica, l'incitamento all'odio e una retorica volutamente ambigua, in cui si fondono concetti diversi (crisi e migrazione; terrorismo e migrazione) per unificare le comunità nazionali contro un capro espiatorio designato. Tali dibattiti politici inaspriscono la xenofobia, il razzismo, l'intolleranza e le discriminazioni, e minacciano la coesione delle società dell'UE. Essi potrebbero portare a limitare i diritti fondamentali delle minoranze, erigere nuovi confini, ostacolare l'integrazione e la comprensione reciproca e adottare normative in contrasto con i valori fondamentali su cui si fonda l'Unione Europea, nonché al tempo stesso favorire l'ulteriore emarginazione delle persone più vulnerabili o emarginate all'interno delle società dell'UE (le fasce sfavorite e svantaggiate, che spesso includono i giovani e le persone originarie di Paesi Terzi), e in certi casi perfino provocare un isolamento dei medesimi.
In questo contesto, il Programma "Europa per i cittadini" finanzia progetti volti a incoraggiare il dialogo interculturale e la comprensione reciproca attraverso la partecipazione di cittadini europei insieme eventualmente a cittadini di Paesi Terzi che soggiornano legalmente nell'UE.
I progetti devono contribuire a superare gli stereotipi sui migranti decostruendo i processi passati e presenti di stigmatizzazione  e promuoveranno inoltre la tolleranza e il rispetto dei valori comuni, utilizzando contro-narrazioni per creare una più corretta percezione dei cittadini dei Paesi Terzi da parte dei cittadini dell'Unione Europea.
Dal momento che l'integrazione è un processo bidirezionale, dovrà esservi anche una riflessione sui modi per favorire la partecipazione alla vita civile dei cittadini di Paesi Terzi legalmente residenti nell'Unione Europea.
Per affrontare compiutamente questa priorità, è opportuno considerare anche il recente documento ufficiale UE “A European Agenda on Migration”.
2 - COMPRENDERE E DISCUTERE L'EUROSCETTICISMO
L'euroscetticismosi tra diffondendo progressivamente negli Stati membri.Nell’ambito dell’euroscetticismo rientrano atteggiamenti nei confronti della costruzione europea diversi fra loro, che vanno dalla pura e semplice critica delle sue modalità di integrazione attuali (atteggiamento eurocritico) a una vera e propria ostilità nei confronti dell'Unione europea in quanto tale (eurofobia). L'euroscetticismo, sempre più influente nelle agende politiche degli Stati membri e del Parlamento Europeo e sempre più diffuso fra determinati gruppi di elettori, è diventato una realtà che richiede analisi, discussioni e comprensione ulteriori. In quanto spazio pubblico autenticamente democratico, l'Unione Europea dovrebbe prendere in considerazione tale realtà senza pregiudizi e invitare a far sentire la loro voce i cittadini dell'Unione Europea che non sono del tutto convinti dei suoi vantaggi o sono delusi dai risultati conseguiti fino ad oggi e dagli orientamenti attuali.
In quest'ottica, si invitano i candidati a elaborare progetti che riflettano sulla comprensione dell'euroscetticismo e stimolino la discussione sulle sue conseguenze per il futuro dell'Unione europea. Allo stesso tempo, i progetti sono invitati a illustrare i vantaggi delle politiche dell'Unione Europea, riconoscere le difficoltà incontrate e le sfide future, nonché a presentare i risultati ottenuti e il costo di un'eventuale Europa non più unita.
In tali dibattiti, i progetti possono discutere i seguenti temi e questioni:
  • qual è l’esatta definizione di euroscetticismo?
  • si tratta di un fenomeno politico recente, aggravato dalla crisi finanziaria, o esisteva già da tempo?
  • perché si sta diffondendo?
  • la critica è rivolta a tutto il processo di integrazione europea o solo alle sue modalità attuali?
  • come si ripercuote l'euroscetticismo sulle condizioni di partecipazione civica e di impegno democratico a livello nazionale ed europei?
  • gli euroscettici costituiscono un gruppo omogeneo oppure sono individuabili differenti posizione euroscettiche?
  • attraverso quali modalità gli euroscettici diffondono le loro idee?
  • come è possibile esaminare e prendere in considerazione i principali dubbi e preoccupazioni dei cittadini euroscettici?
  • quali sono i pericoli, insiti nell'euroscetticismo, per l'integrazione europea e il suo futuro?
  • come trasformare le critiche verso l'UE in uno stimolo utile e positivo per il miglioramento delle condizioni attuali e per la costruzione europea a lungo termine?
3 - DIBATTITO SUL FUTURO DELL'EUROPA+
Come rivelato dal succitato diffondersi dell’euroscetticismo, i cittadini europei non hanno sempre una concezione positiva dell'attuale Unione Europea. Pertanto, è fondamentale raccogliere l’opinione dei cittadini su quale Europa vogliono e che cambiamenti ritengono opportuni.
Tale dibattito dovrebbe fondarsi sugli insegnamenti tratti dalla storia e, in particolare, sui risultati concreti conseguiti dell'Unione Europea; inoltre la riflessione dovrebbe anche offrire nuovi messaggi e discutere le azioni intraprese dall'Unione europea, sia quelle interne per rafforzare la sua coesione sociale, economica e politica, sia quelle a livello internazionale per mantenere il suo ruolo di leader in un mondo sempre più globalizzato. Nella sua comunicazione sulle elezioni del 2014 per il Parlamento Europeo, la Commissione, riferendosi alle future consultazioni del 2019, ha sottolineato l'importanza «di individuare modalità di rafforzamento della dimensione europea e della legittimazione democratica del processo decisionale dell'Unione Europea, nonché di esaminare più approfonditamente e tentare di affrontare i motivi per i quali la partecipazione in determinati Stati Membri resta sempre bassa. Ciò indica la necessità di individuare nuovi modi per favorire la partecipazione alle prossime elezioni, in particolare per mezzo di un tempestivo sostegno alle campagne di sensibilizzazione a livello nazionale, regionale e locale». In questo contesto, i cittadini europei dovrebbero anche essere invitati a esprimersi su come agire concretamente per creare un'Unione più democratica, in modo da coinvolgerli di nuovo nel progetto europeo. Si dovrebbe prestare particolare attenzione, oltre che alla partecipazione elettorale e ai canali classici della democrazia rappresentativa, agli strumenti di partecipazione civica (come l'Iniziativa dei Cittadini Europei) e ai canali innovativi di partecipazione digitale, come i social media e le tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
I progetti dovrebbero quindi favorire e incrementare la partecipazione civica e democratica a livello di Unione, promuovere la raccolta delle opinioni dei cittadini europei e dei cittadini dei extra-UE regolarmente soggiornanti in Europa sulle politiche comunitarie, sfruttando appieno il potenziale offerto dalle nuove tecnologie digitali. Il dibattito non dovrebbe essere limitato a chi già sostiene l'idea dell'Unione europea, ma raggiungere i cittadini che rifiutano o mettono in discussione l'Unione europea e le sue realizzazioni o che sono indifferenti all'argomento.
4 - LA SOLIDARIETÀ IN TEMPI DI CRISI
Il concetto di solidarietà si riferisce solitamente al sostegno reciproco all'interno di un gruppo unito dagli stessi interessi o valori ed è strettamente legato ai concetti di generosità, reciprocità e responsabilità. I progetti dovrebbero interrogarsi sul significato della solidarietà per un soggetto politico composto da stati-nazione come l'Unione Europea, soprattutto in un contesto di crisi, economica, sociale e identitaria. In particolare, potranno soffermarsi su quali sono i limiti legali, politici, economici, financo etici, della solidarietà europea. La questione della solidarietà in contrapposizione alla responsabilità, inoltre, viene sempre più spesso sollevata nell'ambito di altri settori politici, come la migrazione. Nel lungo periodo la questione della solidarietà potrebbe minacciare la coesione interna dell'UE: essa pertanto richiede un ampio dibattito.
Attraverso i loro progetti, i candidati sono invitati a considerare i meccanismi di solidarietà esistenti all'interno dell'UE, riflettendo sui settori in cui tali meccanismi comuni potrebbero essere utili e sviluppati come tali. Essi prenderanno inoltre in considerazione altri possibili canali di solidarietà europea come il volontariato, le donazioni, le fondazioni, le organizzazioni della società civile, le associazioni di beneficenza, il finanziamento collettivo (crowdfunding) etc.
In questi progetti, i cittadini devono avere la possibilità di approfondire e discutere il valore aggiunto dell'intervento dell'Unione Europea in tempi di crisi, quando le risposte nazionali appaiono insufficienti, sottolineando nel contempo le contropartite e i limiti di tali meccanismi di solidarietà in termini di responsabilità e costi finanziari. Essi contribuiranno a superare la percezione nazionale della crisi promuovendo una comprensione reciproca della situazione e attraverso la creazione di sedi in cui si possa discutere in modo costruttivo delle soluzioni comuni.

Prossime scadenze per la presentazione delle domande:

Strand 2 - Impegno democratico e partecipazione civica:

Progetti per: Città gemellate e Reti di città - La scadenza per la presentazione delle candidature è fissata al 1 settembre 2017

La Commissione Europea, responsabile del programma, si avvale dell’Agenzia Esecutiva per l’Istruzione, gli Audiovisivi e la Cultura (EACEA), per l’attuazione pratica della maggior parte delle azioni del Programma. L’EACEA è responsabile anche degli ECPs – Europe for Citizens Points, (vai a quello italiano) strutture nazionali stabilite nei paesi partecipanti al Programma che si occupano di una diffusione mirata e capillare delle informazioni sul Programma Europa per i Cittadini, supportando i potenziali beneficiari delle sovvenzioni.

Cooperazione con Paesi terzi e aiuto umanitario, prossimi bandi di gara

 

Iniziativa Volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario

Invito a presentare proposte EACEA 08/2017 per progetti di mobilitazione per Volontari senior e junior dell’Unione europea a sostegno e integrazione di aiuti umanitari in paesi terzi nell’ambito di progetti incentrati sulla riduzione del rischio di catastrofi, sulla preparazione in caso di tali eventi e sul collegamento delle attività di soccorso, riabilitazione e sviluppo. Le attività supportate ai sensi del presente invito devono includere il reclutamento e la preparazione dei volontari dell’Unione europea per l’aiuto umanitario e le attività di comunicazione nel rispetto del piano di comunicazione dell’iniziativa Volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario. Maggiori informazioni e modulistica sono disponibili all’indirizzo https://eacea.ec.europa.eu/eu-aid-volunteers/funding_en
Scadenza: 6 giugno 2017
Fonte: GUUE C67 del 3 marzo 2017

Iniziativa Volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario: assistenza tecnica alle organizzazioni di invio di volontari

Invito a presentare proposte EACEA 09/2017 finalizzato a sostenere azioni volte a rafforzare le capacità delle organizzazioni di invio e d’accoglienza intenzionate a partecipare all’iniziativa Volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario e garantire la conformità alle norme e alle procedure relative ai candidati volontari e ai volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario al fine di richiedere la certificazione necessaria per la mobilitazione dei volontari dell’Unione per l’aiuto umanitario. Maggiori informazioni sono reperibili all’indirizzo Internet https://eacea.ec.europa.eu/eu-aid-volunteers/funding_en
Scadenza: 3 luglio 2017
GUUE C67 del 3 marzo 2017

La Commissione e la BEI firmano il primo contratto di prestito a sostegno della biodiversità

La Commissione europea e la Banca europea per gli investimenti (BEI) hanno annunciato il primo contratto di prestito sostenuto dallo strumento di finanziamento del capitale naturale (in inglese Natural Capital Financing Facility = NCFF). Si tratta di un partenariato per i finanziamenti, tra la Commissione e la BEI, assistito da una garanzia dell'UE, che sostiene progetti sulla natura e l'adattamento ai cambiamenti climatici tramite prestiti e investimenti su misura.
L'accordo tra BEI e Commissione europea consentirà a Rewilding Europe Capital di ricevere un prestito da 6 milioni di euro per sostenere oltre 30 imprese in tutta Europa, che si occupano di ripristinare e salvaguardare aree naturali. L'accordo è in linea con il prossimo piano d'azione della Commissione per migliorare l'attuazione delle direttive Habitat e Uccelli dell'UE e dovrebbe sostenerlo e creare centinaia di nuovi posti di lavoro.

Le aree interessate dal progetto sono: la penisola iberica occidentale (Portogallo), i monti Velebit (Croazia), l'Appennino centrale (Italia), i Carpazi meridionali (Romania), il delta del Danubio (Romania), i monti Rodopi (Bulgaria), il delta dell'Oder (Germania/Polonia) e la Lapponia (Svezia).

Per saperne di più clicca qui.

martedì 11 aprile 2017

La Commissione prevede di rivedere il Regolamento sul Potere di Iniziativa dei cittadini europei


http://www.paolomichelotto.it/blog/wp-content/uploads/2011/09/La-tua-guida-all%E2%80%99iniziativa-dei-cittadini-europei.pdf

Il diritto d'iniziativa dei cittadini europei consente ad un milione di cittadini europei di prendere direttamente parte all'elaborazione delle politiche dell'UE, invitando la Commissione europea a presentare una proposta legislativa. La Commissione Europea intende rivedere il regolamento che disciplina tale potere, al fine di migliorare ulteriormente l'utilizzo di questo importante strumento di Democrazia.

La Commissione presenterà proposte nei prossimi mesi sulla base degli insegnamenti tratti nei cinque anni dall'entrata in vigore del regolamento e di una consultazione pubblica, che sarà aperta prima dell'estate. Le iniziative dei cittadini europei sono state introdotte dal trattato di Lisbona come strumento democratico nelle mani dei cittadini. Se un'iniziativa registrata è firmata da un milione di cittadini di almeno sette Stati membri, la Commissione deve decidere se adottare o meno l'iniziativa legislativa proposta e spiegare le ragioni della sua scelta. In questi primi cinque anni la Commissione ha registrato 40 iniziative, che hanno raccolto oltre sei milioni di firme. Tre iniziative sono state discusse dal collegio dei Commissari dopo aver superato la soglia del milione di firme e due di queste hanno portato a interventi strategici concreti, inclusi nel programma di lavoro della Commissione per il 2017.
Ulteriori informazioni sulle iniziative dei cittadini europei sono disponibili sul sito web dedicato.

A maggio la Settimana Europea della Gioventù 2017

E’ in arrivo la nuova edizione della Settimana Europea della Gioventù, che si svolgerà dal 1 al 7 maggio 2017 a Bruxelles e in tutta Europa. Conferenze e dibattiti con i rappresentanti dei giovani di tutti i Paesi, eventi celebrativi, open days, spazi espositivi sono tra le principali attività annunciate dalla Commissione a livello europeo. 

Di cosa si parlerà? Le tematiche al centro di incontri, workshop, seminari saranno la solidarietà, la promozione del Corpo europeo di solidarietà, le opportunità offerte dal programma Erasmus+, la celebrazione dei 30 anni di Erasmus, la partecipazione alla formulazione delle politiche per i giovani.
Un sito web dedicato, il Portale Europeo dei Giovani, i canali social vi offriranno tutte le informazioni su attività, messaggi, opportunità in Italia. E per essere ancor più protagonisti, chi vorrà potrà organizzare un evento nel suo territorio e contribuire al successo dell’iniziativa.
L’Agenzia Nazionale per i Giovani coordinerà gli eventi che si realizzeranno in Italia, con l’obiettivo di valorizzare il programma Erasmus+:Gioventù, di promuovere le buone prassi nel settore dell’educazione non formale dei giovani, di celebrare i 30 anni di Erasmus, di incoraggiare la mobilità, la solidarietà ed il volontariato, anche attraverso il Corpo europeo di Solidarietà, la nuova iniziativa dell’Unione europea che offre ai giovani opportunità di lavoro o di volontariato, nel proprio Paese o all’estero, nell’ambito di progetti destinati ad aiutare comunità o popolazioni in Europa.
Per avere un’idea concreta della Settimana Europea guardate l’Edizione 2015 e i video delle attività

lunedì 10 aprile 2017

ERASMUS+: sostegno a progetti di cooperazione transnazionale nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù

L'invito a presentare proposte è articolato in due lotti: uno per l’istruzione e la formazione, l’altro per la gioventù. Gli obiettivi generali dell'invito sono: 1) la divulgazione e/o l’incremento di buone prassi sull’apprendimento inclusivo avviate in particolare a livello locale. 2) lo sviluppo e l’attuazione di metodi e pratiche innovativi per promuovere l’istruzione inclusiva e/o iniziative destinate ai giovani in specifici contesti. Possono candidarsi tutte le organizzazioni pubbliche e private attive nel settore dell’istruzione, della formazione e della gioventù o in altri settori socioeconomici che svolgono attività transettoriali (per esempio, centri di riconoscimento, camere di commercio, organizzazioni professionali, associazioni della società civile, associazioni sportive e culturali, ecc.) nelle aree interessate dalla dichiarazione di Parigi (sulla promozione della cittadinanza e dei valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l’istruzione).
Il termine di presentazione è il 22 maggio 2017 entro le 12.00.

Tutte le informazioni relative all’invito a presentare proposte sono disponibili qui

Sovvenzioni per il funzionamento di Associazioni attive nel campo della Sanità

La Commissione europea ha pubblicato un invito a presentare progetti nel quadro del “Terzo programma d’azione dell’Unione Europea in materia di salute"2014-2020. L'invito prevedela sovvenzione di progetti per il funzionamento di organizzazioni non governative che operano negli ambiti di intervento del “Terzo programma d’azione in materia di salute”, tra i quali figurano, ad esempio:
  • prevenzione;
  • malattie croniche; 
  • cancro;
  • demenza; 
  • malattie rare;
  • AIDS, tubercolosi, epatite;
  • accesso alle cure sanitarie;
  • sostanze di origine umana...
Il termine per la presentazione (online) delle proposte è il 15 giugno 2017
Tutte le informazioni, sono disponibili qui.
Il 2 maggio 2017 dalle 9.00 alle 17.00 (orario da confermare) la Commissione europea organizza a Bruxelles una giornata informativa (INFO DAY) sull'invito a presentare proposte. Trovate qui le info necessarie.

Giornata internazionale dei Rom: parità di trattamento e diritti fondamentali. La posizione della Commissione europea

"La parità di trattamento e i diritti fondamentali sono le pietre angolari dell'Unione europea. I Rom hanno una lunga storia di esclusione sociale e di pregiudizi. La minoranza più numerosa d'Europa, con 6 milioni di persone che vivono nell'UE, continua a essere discriminata ed emarginata. Siamo fermamente decisi a continuare la lotta all'antiziganismo e a sollecitare la piena integrazione dei Rom in tutti i paesi e in tutte le società dell'UE.
Dal 2011 la Commissione europea opera a stretto contatto con gli Stati membri per lottare contro la discriminazione e promuovere l'inclusione sociale ed economica dei Rom, in particolare tramite gli investimenti della politica di coesione in progetti riguardanti l'integrazione sociale, il capitale umano e il risanamento urbano. Nonostante i progressi compiuti, resta ancora molto da fare per migliorare la vita quotidiana dei Rom e costruire una società inclusiva.
In occasione della Giornata internazionale dei Rom che si celebra l'8 aprile, la Commissione invita gli Stati membri ad accelerare le iniziative a sostegno dei Rom: ogni paese dell'UE dovrebbe rispettare e applicare le leggi antidiscriminazione; tutti i bambini Rom dovrebbero avere accesso a un'istruzione che non ne favorisca la segregazione; le autorità nazionali dovrebbero impedire gli sgomberi forzati e sostenere l'accesso a soluzioni abitative. Più in generale,  gli Stati membri vengono esortati a dar prova di impegno politico e ad impostare una visione a lungo termine per la lotta contro la discriminazione e l'antiziganismo.
Come deciso dai ministri degli Affari sociali nel dicembre 2016, la Commissione avvierà una valutazione del quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom. La valutazione prenderà in esame l'impatto degli strumenti europei e nazionali finora istituiti e fornirà spunti su come migliorare la strategia e renderla più efficace nel promuovere l'inclusione dei Rom.
L'integrazione e l'accettazione iniziano dai singoli individui: si invitano pertanto anche tutti i cittadini dell'UE a riconoscere e accettare la parità dei Rom e a prendere atto dell'unicità del ruolo svolto dalla loro storia e dalla loro cultura."
Per ulteriori informazioni:

Nuove norme UE sui dispositivi medici per migliorare la sicurezza dei pazienti e modernizzare la sanità pubblica

 
Adottata la proposta della Commissione relativa all'adozione di due regolamenti che disciplinano i  dispositivi medici istituendo un quadro normativo dell'UE più solido e più moderno. Ciò soprattutto al fine di garantire una migliore tutela della sanità pubblica e della sicurezza dei pazienti.

I nuovi regolamenti sui dispositivi medici e sui dispositivi medico-diagnostici in vitro, proposti dalla Commissione nel 2012, contribuiranno a garantire la sicurezza e il corretto funzionamento di tutti i dispositivi medici, dalle valvole cardiache ai cerotti o alle protesi d'anca. A tale scopo le nuove norme miglioreranno la sorveglianza del mercato e la tracciabilità, assicurando che tutti i dispositivi medici e i dispositivi diagnostici in vitro siano concepiti tenendo conto delle ultime scoperte scientifiche e tecnologiche. Le norme offriranno inoltre maggiore trasparenza e certezza giuridica per i produttori, i costruttori e gli importatori e contribuiranno a rafforzare la competitività a livello internazionale e l'innovazione in questo settore strategico.
I due nuovi regolamenti apportano tutta una serie di miglioramenti per quanto concerne i dispositivi medici e i dispositivi in vitro.
Migliore qualità, sicurezza e affidabilità dei dispositivi medici - Le nuove norme istituiranno controlli più rigorosi sui dispositivi ad alto rischio (come le protesi), per i quali è necessario consultare un gruppo di esperti a livello di UE prima di immetterli sul mercato. Saranno rafforzati anche i controlli sulle sperimentazioni cliniche e sugli organismi che possono approvare la commercializzazione dei dispositivi medici. Le nuove norme riguarderanno anche determinati prodotti estetici (ad es. lenti a contatto colorate che non correggono la vista), in precedenza non soggetti a regolamentazione. Ai dispositivi medico-diagnostici in vitro, inoltre, si applicherà un nuovo sistema di classificazione del rischio, in linea con gli orientamenti internazionali.
Maggiore trasparenza delle informazioni per i consumatori - Grazie ai nuovi regolamenti le informazioni essenziali saranno facili da reperire. Qualche esempio: i pazienti riceveranno una "tessera per il portatore di impianto", recante tutte le informazioni fondamentali, e per ogni singolo prodotto sarà obbligatoria un'identificazione unica del dispositivo, che ne consente la registrazione nella nuova Banca dati europea dei dispositivi medici (EUDAMED).
Maggiore vigilanza e sorveglianza del mercato - Una volta che i dispositivi saranno disponibili per l'uso sul mercato, i costruttori dovranno raccogliere i dati relativi alle loro prestazioni e i paesi dell'UE opereranno in più stretto coordinamento nel settore della sorveglianza del mercato.
Contesto
Sul mercato dell'UE sono presenti oltre 500 000 tipi di dispositivi medici e di dispositivi medico-diagnostici in vitro. Fra i dispositivi medici si annoverano: lenti a contatto, apparecchi a raggi X, pacemaker, protesi mammarie, protesi dell'anca e cerotti. I dispositivi medico-diagnostici in vitro, utilizzati per effettuare prove su campioni, comprendono i test ematici per l'HIV, i test di gravidanza e i sistemi per il controllo del livello di zucchero nel sangue per i diabetici.
Il quadro normativo in vigore risale agli anni '90 e consta di tre direttive. Tuttavia i problemi derivanti da divergenze nell'interpretazione e nell'applicazione delle norme, il progresso tecnologico e gli incidenti riguardanti malfunzionamenti di dispositivi medici, ad es. lo scandalo delle protesi mammarie PIP, hanno evidenziato la necessità di una revisione della normativa in vigore. Attualmente la Commissione sta anche lavorando a soluzioni orizzontali e maggiormente strutturali per una migliore sorveglianza del mercato nel più ampio quadro della riforma del pacchetto merci.
A tale scopo la Commissione europea ha presentato, il 26 settembre 2012, due proposte legislative sui dispositivi medici e sui dispositivi medico-diagnostici in vitro, cui hanno fatto seguito ampie consultazioni di esperti, sfociate il 5 ottobre 2015 in un accordo tra i ministri della sanità degli Stati membri sull'orientamento generale in merito al pacchetto sui dispositivi medici. L'adozione del pacchetto da parte del Parlamento, seguita alla votazione odierna in seduta plenaria, riflette pienamente la posizione del Consiglio, raggiunta in prima lettura, e a sua volta l'accordo dei colegislatori del giugno 2016, che hanno consentito di portare a termine l'iter legislativo.
Affinché i costruttori e le autorità competenti possano adattarvisi, le nuove norme si applicheranno solo dopo un periodo di transizione di 3 anni dopo la pubblicazione per il regolamento sui dispositivi medici e di 5 anni dopo la pubblicazione per il regolamento sui dispositivi medico-diagnostici in vitro.
Per ulteriori informazioni

Fondo FEIS: oltre 183 miliardi di euro di investimenti in tutti i 28 Stati membri

Dopo la riunione del consiglio di amministrazione della Banca europea per gli investimenti, che si è svolta questa settimana, via libera al cosiddetto "Piano Juncker" che dovrebbe mobilitare oltre 183 miliardi di euro di investimenti. Fulcro del Piano è il "Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS)" che rappresenta ben oltre la metà dei 315 miliardi di euro di investimenti complessivi inizialmente stanziati. 

Le operazioni approvate nell’ambito del FEIS rappresentano un volume totale di finanziamenti pari a poco meno di 34 miliardi di euro e interessano tutti i 28 Stati membri. 
In tale contesto la BEI ha approvato 206 progetti infrastrutturali sostenuti dal FEIS, per un valore di oltre 25 miliardi di euro. Il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) ha approvato 271 convenzioni di finanziamento a favore delle piccole e medie imprese, con un finanziamento complessivo del FEIS pari a circa 9 miliardi di euro, di cui dovrebbero beneficiare oltre 425.000 PMI e imprese a media capitalizzazione.
Le istituzioni coinvolte riflettono sul futuro, proponendo di estendere e rafforzare il FEIS (il cosiddetto "FEIS 2.0"). Il Consiglio europeo ha già accolto con favore un accordo dei ministri delle Finanze dell'UE a sostegno della proposta e ha chiesto che l’estensione sia adottata dai colegislatori.