martedì 12 dicembre 2017

Piattaforma europea per le regioni carbonifere in transizione: Nessuna regione sarà tagliata fuori


Strasburgo, 11 dicembre 2017

Le attività della Piattaforma saranno incentrate sulle regioni carbonifere "in transizione" come la Sardegna.  La piattaforma è concepita in modo da promuovere la transizione energetica verso le energie rinnovabili, conferendo un‘attenzione maggiore all'equità sociale, alla trasformazione strutturale, alle nuove competenze e al finanziamento dell'economia reale. Fortunatamente la Piattaforma è aperta non solo alle parti interessate nazionali e regionali ma anche a quelle locali che partecipano, come in Sardegna, alla transizione. Ciò apre ad un ruolo importante per i nostri Comuni.
Con tale impegno, l'UE rimarca che la transizione all'energia pulita è irreversibile e non negoziabile, sottolineando anche che "nessuna regione dovrebbe essere lasciata fuori quando decide di abbandonare un'economia basata sui combustibili fossili". In questo cambiamento che interessa molte regioni d'Europa, la Sardegna e poche altre regioni - attraverso insensati e irrealizzabili investimenti su una fonte energetica superata come il GAS - hanno deciso di remare in direzione contraria, opportunamente guidate da interessi opposti rispetto ad un futuro più equo e sostenibile per tutti. La Piattaforma agevolerà lo sviluppo di progetti e di strategie a lungo termine nelle regioni carbonifere, al fine di innescare il processo di transizione verso le energie rinnovabili e di far fronte alle sfide ambientali e sociali. Sosterrà le regioni anche nella creazione di partenariati e nello scambio di esperienze.
La piattaforma per le regioni carbonifere in transizione sarà varata ufficialmente più tardi nel corso della giornata da Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione europea responsabile per l'Unione dell'energia, Miguel Arias Cañete, Commissario per l'Azione per il clima e l'energia e Corina Creţu, Commissaria responsabile per la Politica regionale nonché dai rappresentanti delle regioni europee, da diverse parti interessate e vari dirigenti d'impresa. Il varo avviene alla vigilia del vertice “One Planet”, organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron per celebrare il secondo anniversario dell'accordo di Parigi sul clima. Al vertice la Commissione intende ribadire il suo impegno a favore di un politica climatica proattiva e dimostrare che l'UE è un riferimento esemplare nell'azione di lotta contro i cambiamenti climatici. La nuova piattaforma costituisce una delle azioni di accompagnamento del pacchetto "Energia pulita per tutti gli europei” (IP/16/4009) varato nel novembre 2016.
Il Vicepresidente Maroš Šefčovič, responsabile per l'Unione dell'energia, ha dichiarato: “Le sfide cui si trovano confrontate le regioni carbonifere dell'UE possono essere vinte solo in partenariato con tutti gli attori presenti. L'Unione dell'energia è il quadro di riferimento giusto. Vogliamo lavorare in stretta collaborazione con le parti interessate nazionali, regionali e locali per sostenere la trasformazione strutturale, impiegando soluzioni su misura e tutti i mezzi a disposizione. Il nostro obiettivo è far sì che ogni regione tragga beneficio dalla transizione all'energia pulita, creando allo stesso tempo occupazione e promuovendo gli investimenti nelle nuove tecnologie.”
Miguel Arias Cañete, Commissario per l'Azione per il clima e l'energia, ha aggiunto: Le amministrazioni, le imprese e le regioni del mondo intero stanno abbandonando il carbone. La generazione di energia elettrica dal carbone è in declino. È una tendenza irreversibile verso l'energia pulita, anche qui in Europa. Ma in questo cambiamento verso un futuro più sostenibile, per alcune regioni sarà più difficile di altre effettuare questa transizione. Tutti i cittadini europei dovrebbero trarne vantaggio e nessuna regione dovrebbe essere tagliata fuori nel momento in cui decide di abbandonare i combustibili fossili. Questa iniziativa aiuterà i paesi, le regioni, le comunità e i lavoratori europei a rilevare la sfida costituita dalla diversificazione economica che richiede la transizione verso l'energia pulita.”
La Commissaria responsabile per la Politica regionale, Corina Crețu, ha aggiunto: “Lavorare insieme a un futuro migliore per tutti è il nucleo della politica di coesione dell'Unione europea. Il nostro messaggio odierno alle regioni carbonifere è che la Commissione europea adotta azioni concrete per aiutarle a realizzare una transizione agevole verso un'economia moderna, sostenibile e positiva che non lasci indietro nessuno. 
La Commissione sostiene già la transizione nelle regioni ad alta intensità di carbone e carbonio mediante la politica di coesione. Questa politica a livello dell'UE aiuta le regioni a realizzare le trasformazioni economiche sfruttando i punti di forza della "specializzazione intelligente", ossia i settori di nicchia delle regioni, in cui risiedono le forze competitive, per sposare l'innovazione e la decarbonizzazione. Grazie alla politica di coesione, l'UE è a contatto diretto e costante con i partner regionali in campo e può fornire un sostegno ad hoc per guidare il cambiamento strutturale.
Parallelamente la Commissione lavora su una base sperimentale con un numero ristretto di regioni degli Stati membri per pianificare e accelerare il processo della diversificazione economica e della transizione tecnologica attraverso l'assistenza tecnica, lo scambio di informazioni e il dialogo bilaterale su misura relativo a fondi, programmi e strumenti di finanziamento dell'UE. Nella seconda metà del 2017 sono state istituite squadre pilota nazionali per la Slovacchia, la Polonia e la Grecia, sulla base delle richieste di questi Stati membri, per assistere le regioni di Trencin, della Slesia e della Macedonia occidentale in base alle loro esigenze specifiche. Mano a mano che l'operato di queste squadre registra progressi, le loro esperienze saranno condivise con la piattaforma per le regioni carbonifere in transizione.

Contesto
In 41 regioni di 12 Stati membri si persegue attivamente l'estrazione di carbone, che occupa direttamente circa 185 000 persone. Tuttavia, negli ultimi decenni, la produzione e il consumo di carbone nell'UE hanno registrato un calo costante. Le chiusure pianificate e in corso delle miniere di carbone nonché l'impegno di diversi Stati membri ad abbandonare l'uso del carbone per la generazione di energia elettrica dovrebbero accelerare questa tendenza al calo. Alla luce di questi elementi, la piattaforma per le regioni carbonifere in transizione mira ad assistere gli Stati membri e le regioni nella sfida di mantenere la crescita e l'occupazione nelle comunità interessate. Essa consentirà un dialogo fra le diverse parti interessate in materia di quadri strategici e di finanziamento, interessando settori come la trasformazione strutturale, comprese la diversificazione economica e la riconversione professionale, la diffusione delle tecnologie per le energie rinnovabili, l'ecoinnovazione e le tecnologie avanzate basate sul carbone.
Il pacchetto Energia pulita per tutti gli europei non solo mira a lottare contro i cambiamenti climatici, bensì genera occupazione e crescita, poiché promuove nuove opportunità lavorative nel settore energetico e investimenti in tecnologie moderne. Fra il 2008 e il 2014 il numero di posti di lavoro nel settore delle tecnologie per l'energia rinnovabile è aumentato del 70% e oggi l'energia pulita dà lavoro a circa 2 milioni di persone nell'UE, essenzialmente nei settori delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica. Esiste un potenziale di creazione di ulteriori 900 000 posti di lavoro entro il 2030, a condizione si mobilitino sufficienti investimenti pubblici e privati. Il settore dell'efficienza energetica potrebbe creare fino a 400 000 posti di lavoro supplementari.

Per ulteriori informazioni

giovedì 7 dicembre 2017

Alleanza per la Coesione: di cosa si tratta?

EuYou ha aderito all'Alleanza per la Coesione ed ha sottoscritto i principi stabiliti nella Dichiarazione.

Di cosa si tratta?

Karl-heinz Lambertz, Presidente del Comitato europeo delle regioni, spiega come lobiettivo delliniziativa #CohesionAlliance, da poco lanciata, sia quello di sensibilizzare i cittadini europei sulla principale politica di investimento dellUE.

Quest’anno, senza dubbio, l’Unione europea ha allontanato due minacce populiste e particolarmente pericolose per la propria unità nei Paesi Bassi e in Francia. Anche se la dimostrazione della sua volontà di riforma si riscontra al più alto livello nelle sue riflessioni sul futuro dell’Europa, si trova oggi ad un crocevia.
Sono stati compiuti, a volte con successo, dei tentativi di riforma, ma le «vecchie» politiche rappresentano ancora una minaccia, soprattutto la politica di coesione e la politica agricola comune. Allo stesso tempo, stanno comparendo nuove sfide, come la Brexit o la necessità di fare di più in materia di sicurezza dei cittadini, difesa, gestione della migrazione e dei rifugiati e politica estera.
In questa situazione, scegliere gli obiettivi sbagliati sarebbe un errore, ragion per cui il Comitato europeo delle regioni (CdR) difende una politica di coesione forte ed efficace, visibile ai cittadini.
E per difenderla in modo ancor migliore, è stata istituita la #CohesionAlliance, o Alleanza per la coesione. Tra il grande pubblico vi è scarsa consapevolezza della politica di coesione, sebbene sia la principale politica di investimento dell’UE. Esiste di fatto una tendenza a dimenticare che l’Europa avrebbe un aspetto ben diverso senza questa politica.
Le cifre dicono tutto
Come evidenziato nel documento di consultazione sul futuro delle finanze dell’UE, non si dovrebbe mai dimenticare che, per il periodo 2007-2013, la politica di coesione ha fornito assistenza finanziaria a 121 400 start-up e a circa 400 000 PMI, 94 955 progetti di ricerca e 33 556 progetti di cooperazione tra PMI e centri di ricerca, 41 600 nuovi posti di lavoro a lungo termine relazionati alla ricerca, 1500 km di linee ferroviarie rinnovate nella rete transeuropea di trasporto e, infine, 49,7 milioni di partecipazioni in interventi volti a migliorare il capitale umano, quasi metà delle quali hanno portato all’acquisizione di nuove competenze.
Un’Europa che offre protezione per i propri cittadini, in particolare contro gli effetti negativi della globalizzazione, è incarnata dalla sua politica di coesione. Né è una coincidenza che il sostegno dei cittadini a questa politica sia in costante ascesa, come dimostrato dal recente sondaggio Eurobarometro di giugno 2017, in cui per il 78 % dei cittadini gli investimenti regionali dell’UE hanno avuto un impatto positivo sulla propria città o regione.
Le cifre parlano da sole: questa protezione è tangibile, ma la politica di coesione rimane una delle politiche europee più osteggiate in un contesto in cui, nel futuro, ci aspettiamo di vedere un drastico calo nel quadro finanziario pluriennale (QFP), in particolare a causa dell’uscita del Regno Unito dall’UE.
La mia analisi è la seguente: il CdR, da solo, non può difendere questa politica e ottenere i risultati attesi. Solo mediante la #CohesionAlliance può fungere da catalizzatore per tutte le numerose iniziative di buona qualità favorevoli alla coesione che nascono nei territori: le città, le regioni, la società civile, il mondo economico, le associazioni e le reti si stanno tutti mobilitando per proporre una nuova politica di coesione per il futuro.
L’idea, infatti, non è quella di abbracciare i principi inviolabili di un politica di coesione immobile. Al contrario, per far sì che la politica di coesione continui ad esistere, la soluzione è dimostrare che debba essere trasformata adottando i suoi principi fondanti e la triade virtuosa basata sulla coesione territoriale, sulla mobilizzazione del settore privato attraverso strumenti finanziari idonei e facendo parte di un Patto di stabilità e crescita più flessibile.
L’opinione del CdR «a favore di una politica di coesione europea post-2020 forte ed efficace» sottolinea questo orientamento: un bilancio all’altezza delle nostre ambizioni; la riaffermazione del principio della politica di partenariato basata su un approccio territoriale; una drastica semplificazione delle procedure, in particolare di gestione e controllo, basata sui principi di differenziazione e proporzionalità; un legame più forte con le riforme strutturali mediante la condizionalità ex-ante; nuovi indicatori per stanziare fondi e prendere meglio in considerazione le disparità subregionali; e una maggiore visibilità dei risultati.
Unire le forze
Sono questi principi, in cui il CdR e le principali associazioni di autorità locali (CRPM, ARE, Eurocittà, CCRE, ARFE) hanno confluito, a creare questa piattaforma della #CohesionAlliance, destinata a condurre tutte le iniziative identificabili in questi principi generali. Di conseguenza, il CdR può diventare il portavoce istituzionale dei territori e delle richieste dei cittadini nei negoziati sul prossimo QFP e nello sviluppo di futuri regolamenti che guideranno l’utilizzo dei Fondi strutturali e d’investimento europei.
A seguito dell’adozione dell’opinione del CdR, il 12 maggio 2017, e del lancio della grande iniziativa della #CohesionAlliance, il 18 maggio, lanceremo politicamente questa piattaforma il 9 ottobre, in occasione della Settimana europea delle regioni e delle città.
La mia ambizione è quella di rendere questa iniziativa il più tangibile e visibile possibile, in modo da raggiungere il massimo numero di rappresentati eletti locali, regionali, nazionali ed europei e, oltre a ciò, raggiungere quotidianamente tutte le persone che sperimentano quotidianamente il valore aggiunto della politica di coesione.
Proprio per questo motivo, tale alleanza sarà al centro della riunione tra il Comitato per lo sviluppo regionale del Parlamento europeo e il Comitato per la coesione territoriale del CdR, programmata per il 10 ottobre. Assieme al commissario Creţu, sarà importante trasmettere questi messaggi al Consiglio «Affari generali» del 15 novembre, al fine di continuare a sensibilizzare gli Stati membri che prenderanno decisioni in materia di bilancio, essenziali per il futuro dell’Europa.
Collaborando con l’Alleanza, raccoglieremo tutte le nostre energie per difendere la politica di coesione nell’interesse di tutti gli europei.

Qual è lo scopo di questa Alleanza?

 La politica di coesione dell'UE , che oggi equivale ad un terzo del bilancio dell'Unione, riduce le disparità regionali, crea posti di lavoro, apre nuove prospettive economico-imprenditoriali e affronta grandi sfide globali come quelle poste dai cambiamenti climatici e dalla migrazione.
#CohesionAlliance (Alleanza per la politica di coesione) è una coalizione che riunisce quanti ritengono che la politica di coesione europea debba continuare ad essere uno dei pilastri sui cui poggia il futuro dell'UE. L'Alleanza è il frutto di una collaborazione tra le più importanti associazioni europee di enti locali e regionali e il Comitato europeo delle regioni. Il suo obiettivo fondamentale è che il bilancio dell'UE dopo il 2020 consenta di mettere a disposizione di tutte le regioni dell'Unione una politica di coesione più forte, più efficace e visibile.
Sono caldamente invitati ad aderire alla #CohesionAlliance tutti coloro che credono nella politica di coesione dell'UE : dai governi nazionali e dalle amministrazioni locali e regionali a PMI, ONG, scuole, università e organizzazioni culturali.
DAI  ANCHE TU IL TUO SOSTEGNO, FIRMA LA DICHIARAZIONE

mercoledì 6 dicembre 2017

APPUNTI SULLA CONFERENZA DI TRANSPARENCY INTERNATIONAL: "I corridoi del Potere, dove il danaro incontra la politica"


Transparency International*

I corridoi del Potere, dove il danaro incontra la politica

 The corridors of power – where money meets politics

Bruxelles 6-7/12/2017 

APPUNTI** RELATIVI ALLA PRIMA GIORNATA

6/12/2017  

Vai al Programma

Introduzione di Philippe LAMBERTS, Parlamento Europeo, Gruppo Verde/Alleanza libera europea- Copresidente - Belgio Ecologistes Confédérés pour l'Organisation de Luttes Originales.

COME TENERE PULITA LA POLITICA

Il discorso di apertura dell'iniziativa fa il punto sulla situazione in Europa evidenziando varie forme di comportamenti riconducibili alla CORRUZIONE e diverse, possibili, soluzioni. Si ritiene che la Politica « pulita » sia appannaggio delle democrazie europe più mature ma non è proprio così. Recentemente, in Belgio è stato possibile influenzare il processo decisionale relativo ad una legge varata per favorire gli interessi di un miliardario cazako. Questo non è che uno dei diversi aspetti in cui si manifesta il fenomeno della CORRUZIONE. Un'altro fenomeno, purtroppo diffuso in Europa, è quello del CONFLITTO DI INTERESSI. In seno allo stesso Parlamento Europeo avviene che gli assistenti parlamentari non possono svolgere attività retribuite se operano per il PE, mentre questo limite non è imposto agli stessi deputati che, invece, devono semplicemente, dichiararle e, spesso, non lo fanno. E' ovvio e scontato che chi guadagna qualcosa fuori del PE viene, o puó essere, influenzato, trovandosi in ogni caso in una situazione di conflitto di interessi. Un'altra forma di corruzione è quella INTELLETTUALE. Recentemente si parla sempre più di fake news, che altro non sono se non « corruzione della mente » che, in un modo o nell'altro, si riflette sulle decisioni politiche. Una delle priorità del Gruppo dei Verdi nel PE, che ha contribuito all'organizzazione di questa iniziativa, è contribuire al cambiamento nel modo di fare politica, impegnandosi per assicurare la TRASPARENZA, eliminare il clientelismo ed i conflitti di interesse e ristabilire la FIDUCIA DEI CITTADINI NELLE ISTITUZIONI, eliminando anche la possibilità di nascondersi dietro la posizione istituzionale ricoperta, per tutelare interessi diversi da quello pubblico. Il fatto di potersi celare dietro il paravento delle istituzioni favorisce indubbiamente comportamenti illeciti che, in mancanza di copertura e sapendo di « essere osservati », di certo non verrebbero attuati. Per questo, ad esempio, è importante che i cittadini facciano sentire direttamente la loro voce presso i deputati, ad esempio scrivendo loro per invitarli a prendere una decisione secondo coscenza e senza cedere alle pressioni delle lobby. Ciò da ai deputati l'impressione di « essere osservati » o « sotto controllo » e li incoraggia ad agire in modo giusto ed equo. Questo modo di fare si ripercuote positivamente su tutti. Si pensi alla possibilità di fare pulizia in un ambiente finanziario come quello attuale dove assistiamo a fenomeni come i « Panama Papers », « Paradise Papers », etc.. per cui, proprio in questi giorni, è stata presa la decisione (imperfetta) di creare una lista nera dei « paradisi fiscali ». Se è vero che la TRASPARENZA è al primo posto nella lotta contro la CORRUZIONE, esistono tuttavia altri e diversi livelli importanti su cui occorre intervenire attraverso di essa. Uno di questi è la regolamentazione dell'influenza nei processi decisionali e legislativi da parte dei portatori di interessi privati. Ad esempio, un emendamento ad una proposta di legge può nascondere interessi privati diversi da quello pubblico (anche se spesso non è facile spiegare la differenza tra i due). Tra gli strumenti a disposizione, oltre alla trasparenza, è fondamentale il collegamento con la SOCIETÀ CIVILE. Quella contro la corruzione ed a favore di una Politica pulita e al servizio dei cittadini è infatti una lotta continua che deve riguardare tutti. Solo così si possono cambiare le cose.


APPUNTI SUL PANNEL: ETICA IN POLITICA
 Si tratta anche di Peculato - fenomeno che sta sconvolgendo la Sardegna in questi giorni - evidenziando la diffusione di comportamenti che, in ogni modo, sono eticamente e moralmente riconducibili ad una cultura e mentalità"politica" tollerata e condivisa da cittadini che, troppo spesso, ne approfittano per avere dei vantaggi.
Per combattere il fenomeno è fondamentale il ruolo della SOCIETÀ CIVILE, della associazioni e organizzazioni presenti sul territorio che reagiscono al sistema con coraggio e facendo rete con i soggetti istituzionali coinvolti, inclusa la Magistratura.
In Italia, ai primi posti in EU per corruzione, pensiamo di essere messi male ma, ascoltando l'impressionante relazione sulla situazione negli Stati Uniti possiamo dire di essere in buona compagnia. In realtà si tratta di un fenomeno diffusissimo a livello internazionale da cui pochi paesi sfuggono. Lo stesso Belgio fa la sua parte. Elemento fondamentale nella lotta alla corruzione è la TRASPARENZA, degli atti e nei procedimenti.
I cittadini non si rendono conto del ruolo che ha la CORRUZIONE nell'attuale CRISI, che si pretende di affrontare senza tener conto del fenomeno. Si pensi al ruolo delle lobby ed ai percorsi che consentono a queste di condizionare scelte politiche e programmatiche fondamentali per uscrire dalla crisi che, invece di spettare ai cittadini e a chi li rappresenta, vengono di fatto prese da soggetti che hanno a cuore unicamente il loro profitto/potere. 

APPUNTI SUL PANNEL: TRASPARENZA E LOBBY
I rappresentanti della COMMISSIONE UE non hanno partecipato all'evento.
Il rappresentante in Cile di Transparency International ha svolto una Relazione sulla situazione nel Paese, uno dei più avanti nella lotta alla corruzione. In Cile non si prevedono restrizioni alle lobby ed i lobbisti non hanno l'obbligo di registrarsi. Tuttavia, se si incontra una Autorita si entra nel registro automaticamente. Eventuali sanzioni si applicano ai funzionari ma non ai lobbisti. Esiste un registro dei doni ma spesso i lobbisti si rifiutano di dare info sugli incontri con le autorita e viceversa. Sono numerose le lacune nel sistema e molti elementi che sfuggono alla legge attraverso regole interne che ne rendono difficile l'applicazione, tuttavia il sistema sta iniziando a dare i suoi frutti. La legge che consente a ONG e cittadini di accedere alle informazioni ed ai registri delle lobby non è che 1 degli strumenti. È vero che se il REGISTRO DELLE LOBBY funziona assicura la trasparenza ma è importante anche considerare e porre l'accento sulle SANZIONI. Nel registro dovrebbero essere previste anche info su chi finanzia le lobby (ad esempio si conoscono i contratti con le lobby ma non si sa quanti soldi ricevono i lobbisti).
Fondamentale il ruolo della lotta al conflitto di intereesi nei vari livelli in cui l'interesse pubblico e quello privato si incrociano (ad esempio in relazione al fenomeno delle PORTE GIREVOLI). È interessante l'esperienza degli Stati Uniti dove, benchè non ci sia ancora equilibrio nella rappresentanza di interessi, si stanno facendo passi avanti importanti soprattutto circa il ruolo delle lobby nelle campagne elettorali e nelle scelte politiche e programmatiche del Governo. Negli USA le organizzazioni lobbistiche devono dichiarare quanto spendono per fare lobby, sia per ogni singolo tema che per ogni individuo coinvolto, e tutti i giri di denaro che concernono l'azione di lobby devono essere specificati e dettagliati anche con pezze giustificative (scontrini, etc..). Nel 2016 si sono registrati circa 3,5 miliardi di dollari. Si nota una diminuzione dei lobbysti registrati e, dopo il 2010, si nota anche una diminuzione delle norme che disciplinano le attivita lobistiche. La registrazione dei lobbisti avviene online ed è accessibile al pubblico. Negli USA i lobbisti possono fare donazioni ai partiti ed ai politici. Le ciffre sono strabilianti ! Negli ultimi 25 anni, per essere un buon lobbista non si scende al di sotto dei 20 milioni di dollari in donazioni che, in genere, provengono da parte di petrolieri o industriali in vari settori e, in particolare, in quello degli armamenti e delle comunicazioni. Dal 2010 si puo donare solo un ammontare limitato di denaro. Interessante il fatto che negli USA dare soldi ai politici è una questione riservata agli uomini ; le donne lobbiste sono pochissime e ancor meno quelle che fanno lobby con il danaro.
COME FUNZIONA IL SISTEMA DELLE LOBBY IN EUROPA?
Presso le istituzioni UE esiste una lista redatta da TI che analizza tutti gli elementi e i dati reali sull'intervento delle lobby a Bruxelles e nei paesi membri. Rileva che la situazione in Europa sta migliorando e si registrano passi avanti sui registri delle lobby in Irlanda e Francia, con diversi paesi che iniziano a discuterne. La Commisione UE, il PE e il Consiglio discutono in questo periodo la costituzione di un registro delle lobby obbligatorio e non piu volontario. Il registro europeo attualmente in vigore ha un livello basso di controllo e di trapsarenza, etc...Sono circa 35.000 i lobbisti che lavorano a Bruxelles con circa 1,5 miliardi di budget, in gran parte proveniente dall'industria. I settori piu attivi (50% di interessi) sono i mercati finanziari e il mercato unico digitale (si pensi agli interessi di facebook, google, telefonica, Deutsche Telecom, etc..). Le regole proposte, in sintesi, stabiliscono che se non si firma il registro non si puo incontrare nessuno, nemmeno i rappresentanti permanenti dei governi presso l'UE ed i parlamentari europei, soggetti che spesso sfuggono alla disciplina. In particolare. occorre definire norme più chiare e vincolanti su : definizione di lobby, lobbysta cittadino attivo, regali e altre forme di « ringraziamento », sistemi di monitoraggio e sanzionanmento.
Un problema da prendere in considerazione concerne il fatto che, pur esistendo l'obbligo di registro, è difficilissimo sapere quando e perchè il lobbista incontra un funzionario pubblico o un politico. Questo perchè non si ha accesso all'agenda di questi ultimi che, al contrario, dovrebbe essere pubblica. In questo caso le stesse istituzioni UE reagiscono negativamente affermando che se ciò fosse ammissibile potrebbe essere violatata la privacy dei settori interessati con ripercussioni sulla concorrenza, sui mercati, etc.. oltre al fatto che il ruolo delle lobby è importante, soprattutto in seno al PE.
Interessante la discussione sul fatto che il registo dei lobbysti non sempre è la soluzione, quali sono gli altri strumenti a disposzione allo scopo di fare in modo che dovunque l'
INTERESSE GENERALE DEVE PREVALERE SUGLI INTERESSI SPECIFICI
Come viene condotto il processo legislativo su un determinato provvedimento o legge?
Esiste una tracciabilità dei procedimenti ?
Esiste la possibilità che il governo relazioni regolarmente sull'attivita delle lobby per poter anche verificare e comparare i dati a disposizione di organizzazioni come TI.
Importante considerare che un sistema che funziona in un paese non e detto che funzioni in un altro. Strumenti importanti sono, ad esempio :
- L'AUDIT SUL CIRCUITO DEL DENARO – ovvio che i politici non lo accettano e tutto ricade solitamente sui lobbysti. Sarebbe dunque il caso di coinvolgerli adeguatamento come si fa in Cile.
·         SORVEGLIANZA PIU INCISIVA e norme chiare circa il fenomeno delle « PORTE GIREVOLI » che crea una dannosa contaminazione tra pubblico e privato in una stessa persona. Il fenomeno dovrebbe essere monitorato anche in merito all' incremento salariale che ne deriva. In Cile, ad esempio, non si puo passare da una lato all'altro senza un'adeguata pausa in grado di prevenire il conflitto di interessi. Nel PE il 30% degli ex membri sono coinvolti con una organizzazione lobbystica o collegata!!! Nel PE non esistono norme al riguardo.
·         CONOSCIBILITÀ DELL'AGENDA POLITICA : Il registro dei lobbisti non serve se ad esso non è collegato l'odg degli incontri e le tematiche trattate.
·         TRACCIABILITÀ AMMINISTRATIVA DI OGNI PROVVEDIMENTO, dando la possibilità di accesso alla Società civile.
·         LOTTA PER LA TRASPARENZA E L'INTEGRITA DEI LOBBISTI . 
 
APPUNTI SUL PANNEL: APPROCCIO MULTILATERALE ALL'ETICA; RICONQUISTARE LA FIDUCIA DEI CITTADINI

L'OGP (Open Government Partnership) è un'iniziativa multilaterale rivolta ad assicurare il concreto coinvolgimento dei governi (nazionali e regionali) nella promozione della trasparenza nei sistemi di governo (open government), nel consolidamento dei poteri dei cittadini, nella lotta alla corruzione e nel buon uso delle nuove tecnologie per rafforzare la governance. L'OGP sostiene i paesi che intendono usare questi strumenti basati sul principio della PREVALENZA DELL' INTERESSE GENERALE SUGLI INTERESSI PARTICOLARI. I principali obiettivi vanno dalla cittadinanza attiva, alla modifica della legislazione e dei comportamenti, per giungere sino al recupero del rapporto di FIDUCIA reciproca tra governi e cittadini, basato soprattutto sulla TRASPARENZA. Ad esempio, si tratta del coinvolgimento dei giovani nel circuito finanziario pubblico per capire dove vanno i soldi e valutare i risultati, come di alleanze tra cittadini e pubblica amministrazione al fine di capire insieme cosa puo essere migliorato e in che modo. Altro esempio importante è l'approccio avviato in Olanda e rivolto ad instaurare « contatti piacevoli » dei cittadini con il Governo, ossia contatti personali dove i rappresentanti del Governo o dell'istituzione coinvolta spiegano personalmente determinati aspetti o problemi al cittadino interessato « mettendoci la faccia », cio migliora il rapporto di fiducia reciproca.
L'OGP, che sinora ha promosso 3000 riforme diverse in 75 paesi, si basa su un programma di riforma che, partendo dalla base, coinvolge vari attori in tutti gli ambiti, interessati alla promozione e attuazione del cambiamento a livello legislativo e istituzionale, con la consapevolezza che l'energia e il contributo dei citadini è imprenscindibile come lo è il DIALOGO TRA CITTADINI E GOVERNI. DIALOGO e cooperazione che vengono monitorate costantemente e che puntano a risultati concreti. Si tratta, in sintesi, di un modello basato sulle persone che, insieme, vogliono cambiare le cose. I cittadini partecipano attivamente ai processi di riforma proposti nel quadro di OGP, costruendo il rapporto di fiducia uno scalino alla volta.
In relazione al COLLEGAMENTO TRA FIDUCIA E TRASPARENZA, è particolarmente interessante il lavoro svolto da ACCESS INFO EUROPE, che opera al fine di sostenere e promuovere in Europa il Diritto di accesso alle informazioni, considerato come uno strumento fondamentale sia per la difesa delle libertà civili ed i diritti umani, che al fine di agevolare la partecipazione pubblica nei processi decisionali e favorire il controllo dell'operato dei governi. Il loro lavoro si fonda sui meccanismi e gli strumenti considerati necessari per rendere più chiari e trasparenti i processi di formazione delle leggi. A tale scopo, uno strumento importante è la TRACCIABILITÀ o mappatura dei processi legislativi.
Interessanti le osservazioni svolte in merito alla riluttanza della Commissione UE ad affrontare in maniera incisiva determinate problematiche relative alla la mancanza di trasparenza che, spesso, viene giustificata con il fatto che, se fossero liberamente accessibili determinate notizie, questo non favorirebbe il processo in corso e provocherebbe danni a determinati soggetti (ad esempio multinazionali, imprese,etc..), ripercussioni sui mercati finanziari, etc.. Nel caso della diffusione di info quali, ad esempio, l'ammontare dei compensi percepiti a vario titolo dai parlamentari, si arriva anche a sostenere che questo li distrarrebbe dallo svolgimento del loro incarico in quanto verrebbero impegnati a rispondere agli attacchi su twitter! In realtà, un CAMBIAMENTO DI COMPORTAMENTO è possibile unicamente se si è OSSERVATI e, quindi, in un sistema basato sulla TRASPARENZA. In tale quadro è fondamentale illustrare chiaramente quelli che sono i COSTI che i cittadini e la Pubblica Amministrazione devono subire a causa della MANCANZA DI TRASPARENZA, e l'impatto che questa ha sulla FIDUCIA, insistendo su CASI POSITIVI, RISULTATI E BUONE PRASSI. Un caso che chiarisce la situazione è quello di un relativo ad un Parere giuridico sui registri di trasparenza in cui non si poteva accedere ai relativi documenti!
In tale contesto è importante il ruolo svolto dall'OSCE l'Organizzazione per la  sicurezza e la cooperazione in Europa. Il 27 e 28 marzo prossimo si terrà a Parigi il FORUM in materia di interesse pubblico e corruzione che fa seguito all'iniziativa tenutasi quest'anno). L'ufficio dell'OSCE denominato ODHIR(Office for Democratic Institutions and Human Rights), si occupa di promozione delle istituzioni democratiche e di assicurare il rispetto delle leggi una volta adottate. Si occupa anche di monitorare i processi elettorali, il rispetto dei diritti umani e la non-discriminazione. ODIHR fornisce anche « consulenza » ai governi che intendono sviluppare la democrazia delle proprie istituzioni.
E' responsabilità di tutti, ed a tutti i livelli, agire per un sistema di riforme efficaci al fine recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni ed eliminare il fenomeno della mancanza di trasparenza. Ciascuno deve fare la sua parte.
Per questo è di fondamentale importanza l'accesso alle informazioni e, quindi, sia il ruolo degli open data come l'accesso ai data base sul circuito finanziario dell'intervento pubblico e sulle azioni delle lobby, considerando anche i circuiti finanziari che giungono, infine, nei paradisi fiscali. È ugualmente fondamentale spiegare le cose alla Gente, soprattutto per quanto concerne le conseguenze negative della mancanza di trasparenza ed i danni e l'impatto negativo provocato sulla nostra Società sia dalla mancanza di trasparenza, che dalla corruzione e dalla scarsa o inesistente fiducia dei cittadini nelle istituzioni. In questo contesto, la collaborazione tra istituzioni trasparenti e societa`civile produce importanti risultati.

CONCLUSIONI di Elly Schlein, Membra del Parlamento Europeo

L'evento di TI è una risposta alla crescente domanda da parte dei cittadini europei soprattutto per la maggior trasparenza. Ed è in quella direzione che va il lavoro di TI nei confronti delle istituzioni europee, anche attraverso il suo lavoro di analisi, raccolta dati e reporting rivolti a infrormare e coinvolgere soprattutto la Società Civile. Ciò con la consapevolezza che non basta lavorare solo sulla trasparenza ma anche al fine di ridurre il divario e la distanza che si è creata tra la politica e la Socieà. In relazione a tale aspetto risulta fondamentale il lavoro relativo sia alla registrazione dei gruppi di interesse che in relazione ad altri dossier in discussione presso le istituzioni UE, in cui spesso appare ridicolo doversi impegnare tanto per tutelare l'interesse pubblico rispetto a quello privato (Panama Papers, Paradise Papers, etc..). Purtroppo, è necessario concentrarsi per coinvolgere opportunamente istituzioni europee come la Commissione e il Consiglio. L'istituzione che manifesta maggior apertura è il PE che dimostra maggior apertura al dialogo, all'ascolto e maggior trasparenza. Si ricorda l'uccisone della giornalista maltese ed il difficile e purtroppo pericoloso ruolo dei giornalisti in prima linea nella lotta alla corruzione. Occorre insistere su una legislazione europea che tuteli adeguatamente sia questi che i whistleblowers e, soprattutto, non li lasci soli nel loro impegno. Il PE ha fatto la sua parte in tal senso, adesso è compito della Commissione Europea attivarsi in questo ambito come in quello relativo al fenomeno dell'evasione fiscale tramite i cosidetti paradisi, che interessa le persone più facoltose e le più potenti società e multinazionali del Mondo ; proprio le stesse che, in genere, sono ampiamente rappresentate dalle loro lobby presso le istuzioni dell'UE. Questi soggetti sono assistiti da famosi e agguerriti studi legali e consulenti che lavorano per ricercare, nei meandri dei sistemi fiscali europei, il posto giusto e legalmente accettabile per evadere il fisco. Per evitare questo occorre un sistema europeo di tassazione ispirato alla trasparenza e all'equita. Occorre ricordare che a pagare i lauti guadagni accumulati in tal modo sono sempre i paesi ed i soggetti più deboli, con particolare riferimento ai paesi in via di sviluppo. Per questo occorre ridiscutere i sistemi internazionali di tassazione anche a livello europeo, trasformando il Comitato fiscale in un organismo intergovernativo che discute queste regole in un contesto globale, coinvolgendo concretamente anche i paesi in via di sviluppo. Solo agendo in un quadro internazionale si può affontare una piaga così globalmente diffusa che concerne tutti. Occorre reagire concretamente con sistemi di sanzioni adeguate e non solo con semplici elenchi politicamente corretti (il riferimento è alla recentepubblicazione di una « black list » di 17 paradisi fiscali). Occorre sollecitare maggiormente la Commissione europea ad operare come previsto e nei tempi previsti, senza indugi o ritardi. La lotta alla corruzione dovrebbe essere una priorità per l'UE e occorre proseguire nel lavoro di redazione e divulgazione dei repport annuali sulla situazione relativa alla corruzione in ciascun Paese membro, e proseguire nello studio e nell'applicazione di misure concrete per combattere la corruzione, applicando la trasparenza anche ai processi in atto presso le istuzioni europee, in relazione ai quali occorre aumentare la pressione della Società Civile soprattutto nei confronti del Consiglio dei ministri dell'UE.


*Transparency International è la più diffusa organizzazione a livello globale che si occupa di prevenire e contrastare la corruzione. Fondata nel 1993, con sede a Berlino, è diffusa in oltre 100 Paesi del mondo. La sua missione è dare voce alle vittime e ai testimoni di corruzione e collabora con Governi, aziende e con i cittadini per mettere un freno alla piaga della corruzione. Pochi anni dopo la sua nascita, verso metà degli anni novanta, la notorietà dell’azione internazionale di Transparency International raggiunge in Italia ambienti sensibili al problema della corruzione, dando così impulso alla creazione del capitolo italiano dell’organizzazione. Transparency International Italia è stata fondata nel 1996 da persone di diversa estrazione sociale e professionale (imprenditori, accademici, funzionari e privati) e si rivolge a tutti gli individui, gli enti, le istituzioni, le associazioni private e pubbliche che condividano le finalità e intendano perseguire gli obiettivi propri del movimento internazionale e dell’organizzazione italiana. Scopri di più su Visione, Missione, Valori

** Si tratta di appunti personali presi durante la Conferenza. Solo i repport ufficiali di TI fanno testo.

Ulteriore documentazione:

Parlamento europeo:  
Corruption in the EU 
Organised Crime and Corruption. Cost of Non-Europe Report 
The Cost of Non-Europe in the area of Organised Crime and Corruption
Corruption in the European Union: Prevalence of corruption, and anti-corruption efforts in selected EU Member States
Commissione Europea
Anti-Corruption report
Summaries of the national chapters from the European Anti-Corruption Report  
Sondaggio Eurobarometrosull'opinione degli europei riguardo alla corruzione
Flash sondaggio in italiano 
Comitato economico e sociale
Comitato delle Regioni

Altri
Consiglio d’Europa - Noi contro la corruzione
Fondazione Pirelli: Corruzione, una “zavorra” da 60 miliardi sulla fragile economia



 

 


giovedì 30 novembre 2017

Erasmus+: un altro anno record

Mentre si concludono le celebrazioni per il 30º anniversario del programma Erasmus, la Commissione europea presenta i risultati del programma Erasmus+  nel 2016.
La relazione Erasmus+ 2016 conferma il ruolo fondamentale che il programma ha avuto nella costruzione di un'Europa più resiliente, unita intorno a valori europei comuni.
Aumentando del 7,5 % la dotazione di bilancio di Erasmus+ rispetto all'anno precedente, l'UE ha investito la cifra record di 2,27 miliardi di EUR per offrire a 725 000 cittadini europei, attraverso una sovvenzione di mobilità, la possibilità di studiare, formarsi, insegnare, lavorare o fare volontariato all'estero. Dalla data di avvio dell'attuale programma nel 2014, sono stati superati i due milioni di beneficiari. Nel 2016 il programma ha inoltre investito in 21 000 progetti a cui hanno partecipato 79 000 organizzazioni attive nei settori dell'istruzione, della formazione e dei giovani, con un aumento del 15 % rispetto al 2015.
I risultati dimostrano che Erasmus+ è sulla buona strada per conseguire l'obiettivo di sostenere il 3,7 % dei giovani dell'UE tra il 2014 e il 2020. Dai risultati si evince inoltre che il programma può contribuire a un'Europa aperta in cui la mobilità di chi studia rappresenti la norma, come stabilito dalla Commissione nella comunicazione "Rafforzare l'identità europea grazie all'istruzione e alla cultura", discussa dai leader dell'UE nel corso del pranzo di lavoro tenutosi a Göteborg (Svezia) il 17 novembre.
Nell'anno accademico 2015/2016, Erasmus+ ha permesso agli istituti di istruzione superiore di far partire e di ospitare 330 000 persone tra studenti e membri del personale, di cui 26 000 da e verso paesi partner. La Francia, la Germania e la Spagna sono stati i tre principali paesi di partenza, mentre la Spagna, la Germania e il Regno Unito sono stati i tre paesi ospitanti preferiti.
La relazione pubblicata oggi mostra anche come nel 2016 il programma abbia contribuito alla gestione di sfide sociali più ampie, ad esempio tramite azioni volte a promuovere l'inclusione sociale e a garantire che i giovani acquisiscano competenze sociali, civiche e interculturali e imparino a pensare in modo critico:
  • nel 2016, 200 milioni di EUR provenienti dal programma Erasmus+ hanno permesso di finanziare 1 200 progetti di cooperazione incentrati sulla promozione della tolleranza, della non discriminazione e dell'inclusione sociale;
  • il settore dei giovani, con progetti rivolti a rifugiati, richiedenti asilo e migranti, è stato particolarmente attivo in questo ambito;
  • è stato varato uno specifico invito a presentare proposte (13 milioni di EUR) per l'elaborazione di politiche e strategie volte a prevenire la radicalizzazione violenta e a promuovere l'inclusione di studenti svantaggiati, anche provenienti da un contesto migratorio. In tale contesto sono stati finanziati 35 progetti a cui hanno partecipato 245 organizzazioni.
30° anniversario di Erasmus+: una campagna di successo
La pubblicazione della relazione coincide con la chiusura della campagna per la celebrazione del 30° anniversario del programma Erasmus e con la presentazione della dichiarazione della generazione Erasmus+ sul futuro di Erasmus+. Durante tutto il 2017, più di 750 000 persone hanno partecipato a oltre 1 900 eventi in 44 paesi per celebrare il programma Erasmus+, discutere del suo impatto e dibattere sul suo futuro. Sul programma sono stati pubblicati 65 000 articoli, che hanno totalizzato più di due milioni di condivisioni sui social media e raggiunto oltre 90 milioni di persone. La nuova app Erasmus+ per dispositivi mobili, lanciata nel giugno 2017, è già stata scaricata più di 22 000 volte.
A Göteborg il Presidente Juncker ha invitato i leader dell'UE a raddoppiare il numero dei giovani dell'UE che partecipano al programma Erasmus+ (dal 3,7 % al 7,5 %) entro il 2025; per questo sarà necessaria una dotazione di 29,4 miliardi di EUR per il periodo 2021-2027. Durante la riunione i leader dell'UE hanno convenuto di potenziare la mobilità e gli scambi, anche attraverso un programma Erasmus+ notevolmente rafforzato, inclusivo ed esteso a tutte le categorie di discenti.
La Commissione ha inoltre invitato la generazione Erasmus+ a partecipare al dibattito e ha creato il Punto d'incontro online della generazione Erasmus+. Queste discussioni hanno portato a 30 raccomandazioni su come trasformare Erasmus+ in "un programma più ampio" con "una maggiore incidenza sul futuro dell'Europa". La dichiarazione redatta dalla generazione Erasmus+ sarà presentata ufficialmente e discussa oggi durante la cerimonia di chiusura della campagna per l'anniversario.
Contesto
Erasmus+ e i suoi predecessori sono tra i programmi di maggior successo dell'Unione europea. Da tre decenni offrono ai giovani in particolare la possibilità di acquisire nuove esperienze e allargare gli orizzonti andando all'estero. Iniziato nel 1987 come un semplice programma di mobilità per gli studenti dell'istruzione superiore, con solo 3 200 studenti partecipanti nel primo anno di attività, è divenuto un programma faro di cui usufruiscono circa 300 000 studenti universitari all'anno.
L'attuale programma Erasmus+, che riguarda il periodo dal 2014 al 2020, ha una dotazione di bilancio di 14,7 miliardi di EUR e offrirà al 3,7 % dei giovani dell'UE la possibilità di studiare, formarsi, acquisire esperienza professionale e fare volontariato all'estero (per un totale di circa 3,3 milioni di giovani nell'arco del periodo). La portata geografica del programma è aumentata, passando dagli 11 paesi del 1987 agli attuali 33 (tutti i 28 Stati membri più la Turchia, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Norvegia, l'Islanda e il Liechtenstein). Il programma è inoltre aperto ai paesi partner di tutto il mondo.
Per ulteriori informazioni

Tassazione equa: la Commissione propone nuovi strumenti per contrastare la frode dell'IVA



Oggi la Commissione europea ha presentato nuovi strumenti per rendere più resistente alla frode il sistema dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) dell'UE e colmare le lacune che possono portare a frodi dell'IVA su vasta scala.
Le nuove norme mirano a instaurare un clima di fiducia tra gli Stati membri, in modo che possano scambiare più informazioni e promuovere la cooperazione fra le autorità fiscali e le autorità di contrasto nazionali.
Secondo le stime più caute, le frodi dell'IVA possono comportare perdite di gettito superiori a 50 miliardi di EUR all'anno per gli Stati membri dell'UE, risorse che dovrebbero essere utilizzate per investimenti pubblici in ospedali, scuole e strade. Le rivelazioni dei Paradise Papers hanno mostrato ancora una volta come i meccanismi di elusione fiscale possono essere utilizzati da individui facoltosi e società per eludere le norme UE sull'IVA ed evitare di pagare la giusta quota di tasse. Secondo relazioni recenti, i meccanismi di frode ai danni dell'IVA possono essere utilizzati per finanziare organizzazioni criminali, anche terroristiche.
Le proposte odierne consentirebbero agli Stati membri di intensificare lo scambio di informazioni pertinenti e la cooperazione nella lotta a queste attività.
È vero che le autorità fiscali degli Stati membri si scambiano già alcune informazioni sulle imprese e sulle vendite transfrontaliere, ma tale cooperazione è basata principalmente sul trattamento manuale delle informazioni. Allo stesso tempo, le informazioni sull'IVA e le informazioni riservate sui gruppi organizzati coinvolti nei casi più gravi di frodi dell'IVA non sono sistematicamente condivise con gli organismi di contrasto dell'UE. Infine, la mancanza di coordinamento investigativo fra le amministrazioni fiscali e le autorità di contrasto a livello nazionale e dell'UE ha come conseguenza il fatto che questa attività criminale in continua evoluzione non è attualmente tracciata e affrontata con sufficiente rapidità.
Le proposte odierne rafforzerebbero la cooperazione tra gli Stati membri permettendo loro di contrastare la frode dell'IVA con maggiore rapidità ed efficacia, anche nel caso delle frodi online. Nel complesso, le proposte potenzierebbero considerevolmente la nostra capacità di tracciare e bloccare truffatori e criminali che sottraggono entrate fiscali a loro vantaggio.
Misure principali della normativa proposta
  • Rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri - Le frodi dell'IVA si possono verificare in pochissimo tempo, per cui gli Stati membri devono disporre degli strumenti per agire il più rapidamente possibile. La proposta odierna prevede l'attuazione di un sistema online di condivisione delle informazioni nell'ambito di "Eurofisc", la rete europea esistente di esperti sulle frodi. Il sistema consentirebbe agli Stati membri di trattare, analizzare e verificare i dati su attività transfrontaliere per garantire che il rischio possa essere valutato il più rapidamente e accuratamente possibile. Per potenziare la capacità degli Stati membri di controllare le forniture transfrontaliere sarebbero introdotti audit congiunti, nell'ambito dei quali funzionari di due o più autorità fiscali nazionali formerebbero un gruppo di audit unico allo scopo di lottare contro la frode, in particolare nel settore del commercio elettronico. Sarebbero inoltre conferiti nuovi poteri a Eurofisc per il coordinamento delle indagini transfrontaliere.
  • Collaborazione con gli organismi di contrasto - Le nuove misure aprirebbero nuovi canali di comunicazione e di scambio di dati tra le autorità fiscali e gli organismi europei di contrasto (OLAF, Europol e la Procura europea (EPPO), istituita di recente) sulle attività transfrontaliere sospette di portare a frodi dell'IVA. La cooperazione con gli organismi europei consentirebbe di effettuare controlli incrociati fra le informazioni nazionali e i casellari giudiziali, le banche dati e le altre informazioni detenute da Europol e OLAF al fine di identificare i reali responsabili delle frodi e le loro reti.
  • Condivisione delle informazioni fondamentali sulle importazioni da paesi terzi - La condivisione di informazioni fra le autorità fiscali e le autorità doganali sarebbe ulteriormente migliorata per alcuni regimi doganali che attualmente sono aperti al rischio di frode dell'IVA. Nell'ambito di un regime speciale le merci che arrivano da un paese terzo con destinazione finale in uno Stato membro possono entrare nell'UE attraverso un altro Stato membro e da lì transitare verso la loro destinazione in esenzione IVA. L'IVA è addebitata solo quando le merci raggiungono la destinazione finale. Questa caratteristica del sistema UE dell'IVA mira a facilitare gli scambi per le imprese oneste, ma può essere utilizzata impropriamente per deviare le merci verso il mercato nero ed eludere così completamente il pagamento dell'IVA. Con la nuova normativa le informazioni sulle merci in arrivo sarebbero condivise e la cooperazione tra autorità fiscali e autorità doganali sarebbe rafforzata in tutti gli Stati membri.
Condivisione delle informazioni sugli autoveicoli - Anche il commercio degli autoveicoli può essere soggetto alla frode in quanto l'IVA è applicata in modo diverso alle auto nuove e a quelle usate. Auto nuove o recenti, il cui intero valore è imponibile, possono essere vendute come beni d'occasione per i quali solo il margine di profitto è soggetto all'IVA. Per porre fine a questo tipo di frode, ai funzionari di Eurofisc sarebbe dato accesso ai dati relativi all'immatricolazione degli autoveicoli degli altri Stati membri.
Queste proposte legislative saranno ora trasmesse al Parlamento europeo per consultazione e al Consiglio per adozione.
Contesto
Le misure proposte si collegano ai "pilastri" di un nuovo e definitivo spazio unico europeo dell'IVA, proposto nell'ottobre 2017, e al piano d'azione sull'IVA - Verso uno spazio unico europeo dell'IVA, presentato nell'aprile 2016.
Il sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (IVA) svolge un ruolo importante nel mercato unico europeo. L'IVA è una fonte di entrate importante e in crescita nell'Unione, che ha raccolto più di 1 000 miliardi di EUR nel 2015, pari al 7% del PIL dell'UE. Anche una delle risorse proprie dell'Unione si basa sull'IVA.
Nonostante numerose riforme, il sistema dell'IVA non è riuscito a stare al passo con le sfide dell'economia odierna, che è globale, digitale e mobile. L'attuale sistema dell'IVA, introdotto come sistema transitorio nel 1993, è frammentario, troppo complesso per il numero crescente di imprese che operano a livello transfrontaliero e vulnerabile alle frodi: operazioni interne e transfrontaliere sono trattate in maniera diversa e beni e servizi possono essere acquistati in esenzione dall'IVA all'interno del mercato unico. Da tempo la Commissione sollecita una riforma del sistema dell'IVA. Per le imprese che operano nell'UE, le frontiere fanno ancora parte della realtà di ogni giorno quando si tratta di IVA e le norme in materia attualmente in vigore costituiscono uno degli ultimi ambiti del diritto dell'UE non ancora allineati ai principi alla base del mercato unico.
Per ulteriori informazioni
Domande e risposte sugli strumenti proposti per combattere le frodi in materia di IVA
Comunicato stampa sulla riforma delle norme UE in materia di IVA
Domande e risposte sulla riforma delle norme UE in materia di IVA
Scheda informativa sulla riforma delle norme UE in materia di IVA
Domande e risposte sull'IVA per il commercio elettronico

Unione Europea: politiche, diritto, programmi e finanziamenti europei

https://euyou.blogspot.it/

Mogherini e Juncker a scuola di comunicazione e strategia politica da Macron


28.11.2017, Macron a Ouagadougou 
Il 29 novembre scorso ad Abidjan, in Costa d'Avorio, l'Unione europea, l'Unione africana e l'Onu, a margine del Summit UE-Africa che si tiene in questi giorni, hanno raggiunto un accordo per la creazione di "una task force congiunta per salvare e proteggere le vite di migranti e rifugiati lungo le rotte migratorie e in particolare in Libia, accelerando i rimpatri volontari assistiti verso i paesi di origine e il reinsediamento di coloro che ne hanno bisogno". Il 28 novembre Manuel Macron, in tournee in Africa, annunciava da Ouagadougou (in Burkina Faso) la sua proposta di un'iniziativa rivolta a evacuare dalla Libia "le popolazioni in pericolo", soffermandosi sul fatto che si tratta di "crimini contro l'Umanità che abbiamo davanti agli occhi" che  "occorre nominare non per accusare qualcun'altro ma per agire con forza e con vigore".
Oltre che sui contenuti, sulla tempistica e sul contesto, vi invito ad osservare le foto degli eventi in questione ed a riflettere....

28.11.2017 - Ouagadougou, Macron incontra gli studenti
29-30.11.2017 - Abidjan, incontro ONU-UE-Africa

29-30.11.2017 - Abidjan, incontro ONU-UE-Africa
29-30.11.2017 - Abidjan, incontro ONU-UE-Africa


29-30.11.2017 - Abidjan, incontro ONU-UE-Africa