mercoledì 2 maggio 2018

Disinformazione online: proposta della Commissione per un codice di buone pratiche dell'UE


La Commissione Europea ha proposto una serie di misure rivolte a contrastare la disinformazione online. Tra queste la realizzazione di un codice di buone pratiche dell'UE sul tema della disinformazione, il sostegno a una rete indipendente di verificatori di fatti e l'adozione di una serie di azioni volte ad incentivare il giornalismo di qualità e promuovere l'alfabetizzazione mediatica.


Le recenti rivelazioni del caso Facebook/Cambridge Analytica hanno dimostrato con estrema
chiarezza come i dati personali possano essere sfruttati in contesti elettorali e giungono al momento opportuno per ricordarci che occorre intervenire con maggiore decisione per garantire processi democratici solidi. Oggi la Commissione europea sta compiendo passi avanti nella lotta contro la disinformazione per garantire la protezione dei valori e della sicurezza europei.
In base al Rapporto indipendente pubblicato nel marzo 2018 dal gruppo ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione online e ad ampie consultazioni condotte nel corso degli ultimi sei mesi, la Commissione definisce la disinformazione quale "informazione rivelatasi falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente il pubblico, e che può arrecare un pregiudizio pubblico".
Secondo l'ultima indagine Eurobarometro, l'83% degli intervistati ha dichiarato che le notizie false costituiscono un pericolo per la democrazia. Desta particolare preoccupazione presso i rispondenti la disinformazione intenzionale tesa a influenzare le elezioni e le politiche di immigrazione. L'indagine ha anche evidenziato l'importanza di disporre di mezzi di comunicazione di qualità: le persone intervistate ritengono che le fonti di informazione più affidabili siano i mezzi di comunicazione tradizionali (radio 70%, TV 66%, stampa 63%), mentre ci si fida di meno delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video, con tassi di fiducia rispettivamente del 26% e del 27%.
Il Centro comune di ricerca della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle notizie false e la disinformazione in cui si rileva che i due terzi dei fruitori di notizie online preferiscono l'accesso mediante piattaforme guidate da algoritmi, come motori di ricerca e aggregatori di notizie, e siti web di social media. Nello studio si afferma inoltre che il potere di mercato e i flussi di entrate si sono spostati dagli editori di notizie agli operatori di piattaforme in possesso di dati che permettono loro di abbinare articoli e annunci ai profili dei lettori.
Misure per contrastare la disinformazione online
Per dare risposta a questi problemi e affrontare queste tendenze, la Commissione propone una serie di misure volte a contrastare la disinformazione online, fra le quali:
  • un codice di buone pratiche sul tema della disinformazione: entro luglio, come primo passo, le piattaforme online dovrebbero mettere a punto e applicare un codice comune di buone pratiche con l'obiettivo di:
    • garantire trasparenza circa i contenuti sponsorizzati, in particolare per quanto riguarda i messaggi pubblicitari di natura politica, restringere il numero di possibili bersagli di propaganda politica e ridurre il profitto dei vettori di disinformazione;
    • fare maggiore chiarezza in merito al funzionamento degli algoritmi e consentire verifiche da parte di terzi;
    • agevolare la scoperta e l'accesso da parte degli utenti di fonti di informazione diverse, che sostengano differenti punti di vista;
    • applicare misure per identificare e chiudere gli account falsi e per affrontare il problema dei bot automatici;
    • fare in modo che i verificatori di fatti, i ricercatori e le autorità pubbliche possano monitorare costantemente la disinformazione online;
  • una rete europea indipendente di verificatori di fatti: la rete stabilirà metodi di lavoro comuni, scambierà le migliori pratiche e opererà per conseguire la più ampia copertura possibile di correzioni fattuali in tutta l'UE; i verificatori saranno scelti tra i membri dell'UE facenti parte della rete internazionale dei verificatori di fatti (International Fact Checking Network), che segue un rigido codice etico;
  • una piattaforma online europea sicura sulla disinformazione che supporti la rete dei verificatori di fatti e i ricercatori del mondo accademico raccogliendo e analizzando dati a livello transfrontaliero, nonché dando loro accesso a dati riguardanti l'intera Unione europea;
  • promozione dell'alfabetizzazione mediatica: una maggiore alfabetizzazione mediatica aiuterà gli europei a riconoscere la disinformazione online e ad accostarsi con occhio critico ai contenuti online. A questo fine la Commissione inviterà verificatori di fatti e organizzazioni della società civile a fornire materiale didattico a scuole e insegnanti e ad organizzare una settimana europea dell'alfabetizzazione mediatica;
  • sostegno agli Stati membri nel garantire processi elettorali solidi contro minacce informatiche sempre più complesse, fra cui la disinformazione online e gli attacchi informatici;
  • promozione di sistemi di identificazione online volontari per migliorare la tracciabilità e l'identificazione dei fornitori di informazioni e promuovere maggiore fiducia e affidabilità delle interazioni online e dell'informazione stessa e delle sue fonti;
  • sostegno all'informazione diversificata e di qualità: la Commissione invita gli Stati membri ad aumentare il loro sostegno al giornalismo di qualità, per un ambiente mediatico pluralistico, vario e sostenibile. Nel 2018 la Commissione lancerà un invito a presentare proposte per la produzione e la diffusione di notizie di qualità sui temi dell'UE tramite mezzi di informazione basati su dati;
  • in base a una politica di comunicazione strategica coordinata, elaborata dai servizi della Commissione, che combini le iniziative attuali e future dell'UE in tema di disinformazione online con quelle degli Stati membri, saranno definite attività di sensibilizzazione mirate a contrastare le notizie false sull'Europa e la disinformazione all'interno e al di fuori dell'UE.
Prossime tappe
A breve la Commissione convocherà un forum di soggetti interessati per realizzare un quadro operativo per una cooperazione efficace tra le parti interessate, tra cui le piattaforme online, l'industria della pubblicità e i principali inserzionisti, e per ottenere l'impegno a coordinare e intensificare gli sforzi per contrastare la disinformazione. Per cominciare, il forum dovrebbe realizzare un codice di buone pratiche a livello di UE sul tema della disinformazione, da pubblicarsi entro il luglio 2018, con l'obiettivo di ottenere un impatto misurabile entro l'ottobre 2018. 
Entro il dicembre 2018 la Commissione presenterà una relazione sui progressi compiuti, nella quale sarà esaminata la necessità di ulteriori attività per garantire il monitoraggio continuo e la valutazione delle azioni delineate.
Informazioni generali
Con lettera di incarico del maggio 2017 il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha incaricato la Commissaria responsabile per l'Economia e la società digitali, Mariya Gabriel, di delineare le sfide che le piattaforme online pongono alle nostre democrazie per quanto riguarda la disinformazione e di proporre una soluzione europea.
Nel febbraio 2018 la Commissione ha adottato un elenco di raccomandazioni in vista delle elezioni del Parlamento europeo che si terranno nel 2019, che invita "le autorità nazionali competenti […] a individuare, in base alle esperienze acquisite dagli Stati membri, le migliori pratiche in materia di identificazione, mitigazione e gestione dei rischi che gli attacchi informatici e la disinformazione comportano per il processo elettorale".
Per il contrasto della disinformazione online la Commissione si avvale della consulenza di un gruppo di esperti ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione, le cui conclusioni e raccomandazioni sono state pubblicate il 12 marzo 2018.
Prima di queste iniziative, l'Unione europea era già attiva nella lotta alla disinformazione: nel 2015, a seguito di una decisione del Consiglio europeo del marzo 2015, aveva istituito la task force East StratCom, sotto la responsabilità dell'Alta rappresentante/Vicepresidente Federica Mogherini, volta a far fronte alle campagne di disinformazione organizzate dalla Russia. La task force opera nell'ambito del Servizio europeo per l'azione esterna dal settembre 2015, comunicando in modo efficace le politiche dell'UE nei paesi orientali limitrofi, rafforzando l'ambiente mediatico generale nel vicinato orientale, anche grazie al sostegno fornito in favore della libertà dei mezzi di informazione e al rafforzamento dei media indipendenti, e migliorando le capacità dell'Unione di prevedere e affrontare le attività di disinformazione a favore del Cremlino e di sensibilizzare il pubblico nei loro confronti.
Per ulteriori informazioni
Consultazione pubblica (relazione di sintesi)
Relazione del gruppo di esperti ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione

(Fonte: Commissione Europea)

Pensioni nell'UE: adeguate, ma resta ancora molto da fare


Soprattutto per tutti coloro che "inseguono la pensione", merita attenzione la Relazione del 2018 sull'adeguatezza delle pensioni, pubblicata qualche giorno fa. Il documento analizza le modalità secondo cui le pensioni attuali e future dovrebbero contribuire a prevenire la povertà in età avanzata e a mantenere costante il reddito percepito da uomini e donne per tutta la durata del pensionamento.
La Relazione evidenzia che, sebbene gli Stati membri prestino sempre maggiore attenzione, nell'ambito delle loro riforme, a pensioni adeguate e sostenibili, in futuro sarà necessario adottare ulteriori misure.

Attualmente i cittadini europei anziani a rischio di povertà o di esclusione sociale sono 1,9 milioni in meno rispetto a dieci anni fa, mentre il numero di lavoratori anziani occupati è aumentato di 4,1 milioni nei soli ultimi tre anni. Nonostante questi miglioramenti nella situazione dei pensionati europei, non è il momento di autocompiacersi. Secondo quanto indicato nella relazione, attualmente nell'UE circa 17,3 milioni di persone in età avanzata (superiore ai 65 anni), vale a dire il 18,2%, continuano ad essere a rischio di povertà o di esclusione sociale. Tale cifra è rimasta pressoché invariata dal 2013. Persistono inoltre differenze notevoli tra i vari paesi e tra i gruppi di popolazione. Per citare un esempio, le pensioni percepite dalle donne sono ancora del 37% inferiori a quelle degli uomini a causa di retribuzioni più basse e di una vita lavorativa più breve, dovuta alla loro responsabilità di assistenza. Analogamente, le persone impiegate in forme di occupazione atipiche o i lavoratori autonomi incontrano spesso condizioni meno favorevoli di accesso e costituzione dei diritti a pensione rispetto a quelle occupate in forme di lavoro standard. Il rischio di povertà e di esclusione sociale tra gli anziani aumenta inoltre con l'età. Oltre la metà di tutte le persone anziane a rischio di povertà o di esclusione sociale nell'UE ha un'età superiore a 75 anni. Ciò è dovuto al fatto che, mentre con l'età le esigenze aumentano, durante il pensionamento il valore delle pensioni diminuisce.
Gli Stati membri hanno posto in primo piano, al centro del loro impegno politico, le misure intese a salvaguardare l'adeguatezza delle pensioni, in particolare quelle a basso reddito, ma occorre fare qualcosa in più. Per garantire l'adeguatezza e la sostenibilità delle pensioni attuali e future, i sistemi pensionistici devono promuovere l'allungamento della vita lavorativa, anche alla luce della sempre maggiore aspettativa di vita. Tale obiettivo può essere conseguito incoraggiando l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, offrendo un ambiente di lavoro sicuro e sano, adeguando l'età pensionabile, premiando chi posticipa il pensionamento e scoraggiando l'uscita anticipata dalla vita attiva. Le opzioni lavorative flessibili, che comprendano la possibilità di combinare la pensione con un reddito da lavoro, e gli incentivi fiscali atti a promuovere il posticipo del pensionamento, si stanno diffondendo sempre di più e continueranno a svolgere un ruolo rilevante.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre adottare ulteriori provvedimenti per ridurre il divario di genere nelle pensioni attuando politiche delle pari opportunità mirate per donne e uomini in età lavorativa, ad esempio promuovendo l'equilibrio tra vita professionale e vita privata e un'equa distribuzione delle responsabilità di assistenza, affrontando le problematiche inerenti la partecipazione al mercato del lavoro, l'intensità del lavoro e le interruzioni della carriera. In particolare, le politiche pensionistiche dovrebbero proteggere adeguatamente le interruzioni correlate con l'assistenza. In linea con il pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione intende sostenere gli Stati membri nel loro impegno, ad esempio con la sua proposta di creare un migliore equilibrio tra la vita privata e la carriera professionale per i genitori e i prestatori di assistenza che lavorano.
Infine, è importante anche continuare ad estendere la copertura pensionistica alle persone impiegate in forme di occupazione atipiche o ai lavoratori autonomi e incentivare i risparmi integrativi a fini pensionistici. A tale proposito e sotto l'egida del pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione ha recentemente presentato una proposta di raccomandazione sull'accesso alla protezione sociale.
Contesto
Il pilastro dei diritti sociali è stato presentato dalla Commissione nell'aprile 2017 e proclamato dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione in occasione del vertice sociale svoltosi a Göteborg nel novembre 2017. Il principio 15 del pilastro europeo dei diritti sociali riconosce il diritto dei lavoratori dipendenti e autonomi a percepire una pensione che garantisca un reddito adeguato.
La relazione sull'adeguatezza delle pensioni viene redatta ogni tre anni dalla Commissione europea e dal comitato per la protezione sociale. L'edizione del 2018 analizza le modalità secondo cui le pensioni attuali e future contribuiscono a prevenire la povertà in età avanzata e a mantenere costante il reddito percepito da uomini e donne per tutta la durata del pensionamento.
La relazione è dedicata all'analisi comparativa dell'adeguatezza delle pensioni nell'UE-28, esamina l'attuale tenore di vita delle persone in età avanzata e in che modo esso venga plasmato dai sistemi pensionistici; procede quindi con una panoramica delle recenti riforme pensionistiche e conclude analizzando le principali sfide inerenti l'adeguatezza delle future pensioni e i modi di affrontarle.
La relazione fornisce anche una descrizione più dettagliata del sistema pensionistico e dell'adeguatezza delle pensioni in ciascuno dei 28 Stati membri.
La relazione del 2018 sull'adeguatezza della pensioni e la serie di conclusioni strategiche ivi contenute sono state adottate dal comitato per la protezione sociale il 25 aprile 2018. Si prevede che le conclusioni strategiche della relazione saranno approvate dal consiglio "Occupazione, politica sociale, salute e consumatori" nel mese di giugno 2018 e confluiranno nel processo del semestre europeo.
La relazione sull'adeguatezza delle pensioni è complementare rispetto alla prossima relazione 2018 sull'invecchiamento elaborata dal comitato di politica economica, che valuterà l'impatto della futura spesa pensionistica sulla sostenibilità delle finanze pubbliche.
Per ulteriori informazioni
Relazione 2018 sull'adeguatezza delle pensioni: adeguatezza del reddito attuale e futuro nella terza età nell'UE, volume I e volume II
Marianne Thyssen su Facebook e Twitter
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(Fonte: Commissione Europea)

martedì 1 maggio 2018

Aspettando il bando di gara di INTERREG EUROPE....

Il 4 maggio prossimo verrà pubblicato il bando di gara relativo al programma INTERREG EUROPE. I progetti dovranno essere presentati entro il 22 giugno 2018 alle 12.

 

Interreg Europe?

Interreg Europe, ispirandosi al Principio: " Prestazioni migliori = risultati migliori", sostiene i governi regionali e locali di tutta Europa nel decidere e attuare politiche migliori, creando un ambiente favorevole e opportunità per la condivisione di buone prassi e soluzioni ai problemi dei nostri territori. Il Programma punta a garantire che gli investimenti pubblici e la relativa programmazione abbiano un impatto effettivo, integrato e sostenibile sui territori dell'UE e sugli abitanti. Costruito sulle esperienze del suo precursore, il Programma INTERREG IVC (periodo di programmazione 2007-2013), Interreg Europe mira a ottenere il massimo rendimento dai 359 milioni di euro finanziati attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) per il periodo 2014-2020.
Anche questa volta si tratta di far  bene ma di farlo al meglio! Esistono soluzioni che possono aiutare le nostre regioni nei loro sforzi per dare il meglio di se stesse. Oggi, nell'attuale Programma INTERREG EUROPE, l'UE pone l'enfasi sul modo in cui le regioni realizzano il loro pieno potenziale, sostenendole nel capitalizzare le proprie forze e sfruttando al meglio le opportunità offerte dal progresso economico, sociale e ambientale. Per raggiungere questo obiettivo, Interreg Europe offre alle autorità pubbliche regionali e locali di tutta l'Europa l'opportunità di condividere idee ed esperienze sulle politiche pubbliche nella loro pratica applicazione, migliorando quindi le strategie a vantaggio dei propri cittadini e comunità.

 

Chi sostiene?

Interreg Europe si rivolge a tre tipi di beneficiari:
Le organizzazioni che partecipano a Interreg Europe devono avere sede in uno dei 28 Stati membri dell'UE, in Svizzera o in Norvegia.
 

Cosa supporta?

Qualsiasi progetto che intende avvalersi del sostegno finanziario di Interreg Europe deve rientrare in una delle seguenti quattro categorie:
  •     Ricerca e innovazione
  •  
  •     Competitività delle PMI
  •  
  •     Economia a basse emissioni di carbonio
  •  
  •     Ambiente ed efficienza delle risorse

Poiché siamo in un Epoca in cui è necessario "fare di più con meno", questa volta INTERREG EUROPE insiste su un approccio semplificato per agire in modo molto più mirato e, quindi, aumentare le possibilità di successo dei vostri progetti.

In che modo?

La Cooperazione, la Collaborazione e l'impegno delle nostre  Comunità sono al centro di Interreg Europe. Queste '3 C' sono ben presenti nei principali servizi di supporto offerti da Interreg Europe allo scopo di aiutare la comprensione e il pensiero critico, creando spazi per nuove idee, prospettive diverse e la condivisione dell'apprendimento.

1. Progetti di cooperazione interregionale

Interreg Europe cofinanzierà fino all'85% delle attività previste dal vostro progetto impostato sulla collaborazione tra organizzazioni con sede in diversi paesi europei.
Attraverso i progetti di cooperazione interregionale voi ed i vostri partner, identificato un interesse comune, vi impegnate a lavorare insieme per 3-5 anni. Inizialmente, condividerete esperienze, idee e know-how su come affrontare al meglio il problema che vi impegna tutti. In questa prima fase ogni partner deve:
  •   Produrre un piano d'azione
  •   Crea un gruppo di stakeholder
  •  Partecipare alla "Policy Learning Platform" (La Piattaforma di apprendimento delle politiche Interreg Europe)
Conclusa questa fase, ciascun partner deve monitorare i progressi fatti nell'attuazione del proprio piano di azione e riferire al Partner principale del progetto. In questa fase possono essere supportate anche delle Azioni Pilota.
A seconda del numero di partner coinvolti, della durata e della complessità del Progetto,
il sostegno finanziario medio complessivo del FESR per progetto si aggira tra 1 e 2 milioni di euro.



2. La "Policy Learning Platform" (Piattaforma di apprendimento delle politiche)

Si tratta di un nuovo strumento di Interreg Europe rivolto ad accrescere ed aprire la conoscenza del Programma, a beneficio di tutti i partner di un progetto e dell'intera comunità di stakeholder coinvolti dalla Politica di Coesione dell'UE. Mira a facilitare l'apprendimento continuo a favore delle organizzazioni che si occupano di politiche di sviluppo regionale in Europa, al fine di migliorare il modo in cui progettano e attuano le loro politiche pubbliche nelle aree di intervento del Programma: 1) ricerca e innovazione (anche in campo sociale), 2) competitività delle PMI, 3) economia a basse emissioni di carbonio, 4) l'ambiente e l'efficienza delle risorse.

Sono numerosi i servizi offerti per favorire la partecipazione al Programma. Forum e eventi, un'equipe di esperti a disposizione, strumenti online per la ricerca dei partner, peer review, newsletter online, workshop tematici, iniziative di capacity building, attività di apprendimento online.....Sono alcuni dei servizi disponibili.... ma occorre registrarsi!

Trovate qui maggiori informazioni sui servizi proposti e come registrarsi ora per accedere a tutta la gamma dei servizi:  Opuscolo Interreg Europe

Tutta l'Assistenza in un colpo d'occhio:

Sono molte le regioni che stanno rivedendo le proprie attività nel quadro europeo, anche alla luce della complessità dell'attuale contesto di bilancio. Interreg Europe può aiutare la tua città e/o regione nei seguenti modi:

  
Sostegno finanziario: sono disponibili finanziamenti per progetti di cooperazione interregionale che possono potenzialmente sfociare in collaborazioni e partnership a lungo termine;

  
Apprendere dai propri colleghi: acquisendo conoscenze e esperienze da una serie di opportunità di scambio e apprendimento con i tuoi colleghi di tutta l'Europa;

  
Consulenza e consigli di esperti: possono essere richiesti attraverso la 
Policy Learning Platform ed i rappresentanti del Programma nel vostro paese;

  
Metti
in pratica la Politica: fai tu la differenza!  Traducendo le politiche dell'UE in un'azione concreta sul tuo territorio!!

    
Sviluppo di politiche "bottom-up": utilizzando opportunamente i risultati e l'impatto positivo dei vostri progetti di successo per ispirare e alimentare le politiche europee e nazionali;

    
Risparmia tempo: piuttosto che reinventare la ruota, scopri quali risposte alle sfide dello sviluppo sostenibile esistono già in altre parti d'Europa. Un problema condiviso è un problema risolto!

    
Sviluppo organizzativo e professionale: riporta a casa ciò che hai appreso dalla collaborazione a vantaggio tuo, della tua organizzazione e di coloro per cui lavori;

    
Espandi la tua rete: incontra nuovi partner che la pensano come te, gli stakeholder e nuovi colleghi d'affari, in tutta l'Europa;

 
Costruisciti un profilo internazionale: tra i tuoi colleghi di progetto e con le istituzioni dell'UE;

Ma, soprattutto.....
Rendi felici le persone! I nostri concittadini e le Comunità fanno affidamento su di noi per rendere le nostre città e regioni luoghi di benessere, progresso, di opportunità economiche, sociali e ambientali. 
Interreg Europe può contribuire a far sì che ciò accada.
Progetto Balentes
Balentes, l'dea-progetto che viene dalla Sardegna
 

 Copyleft - Traduzione libera dall'Inglese a cura di Sergio Diana 









martedì 20 marzo 2018

Dalla Sardegna la "Balentia" approda in Europa

 Villages as Agents of Change & Sustainable Communities of Europe

Villaggi Agenti del Cambiamento
&
Comunità Sostenibili d'Europa

L'idea verrà discussa il 22 marzo a Bruxelles nel quadro del settore "Ricerca e Innovazione" del Forum europeo sulla Cooperazione Interregionale "Let's Cooperate!" del Programma INTERREG EUROPE.


Balentes sono i Villaggi e le Comunità d'Europa che si impegnano in un Progetto Comune rivolto ad assicurare il Benessere e la Felicità degli abitanti e la coerenza e la sostenibilitá di tutte le politiche e le azioni che decidono di definire, condividere e gestire nei propri territori.
Balentes è un “Club” di enti locali virtuosi che si pongono delle regole e si impegnano a definire, condividere e attuare nei propri territori precise scelte politiche, programmatiche e progettuali che, insieme, promuovono e difendono nei contesti opportuni, da quello regionale sino a quello Europeo e internazionale.

Balentes è............

Colui che riesce a resistere e vivere in un ambiente povero, aspro, duro e violento è un BALENTE” (Bachisio Bandinu)
Balente deriva da Balentia, che in lingua sarda significa Valore. Nell’Isola diSardegna, inun’antichità quasi scomparsa, il ruolo di Balente, il protettore del Villaggio, era riservato all'uomo. Itempi sono cambiati. È Balente chi vale, chi ha il coraggio di affrontare un futuro non facile. Lo fa per amore e per passione, senza distinzioni di sesso, di razza, di religione.....

BALENTES

Villages as Agents of Change & Sustainable Communities of Europe




About the project

Balentes is an European "Club" of local authorities that set their own rules and commit themselves to define, share and implement agreed political, planning and project choices. It brings together villages and communities engaged in a common project aimed at ensuring the well being and happiness of their inhabitants, through solidarity, cohesion, good governance, efficiency and transparency of the administration and by a commitment to fight corruption, A new political and programmatic approach that, starting from the most fragile territorial realities, by building: new relationships between the Center and the Periphery, the inter-culturality, equal opportunities, social infrastructures and the involvement of schools, universities and the world of culture, establishes and developes the tools needed to meet the challenges that they have to confront. It is inspired by Circular Economy, by the Resilience, and by Regions and the Cities seen as
"Agents of Change".

Types of partners you are looking for

Municipalities (including their associations and consortia) of any size. It privileges smaller and isolated villages who face troubling problems such as: unemployment, depopulation, youth deviation and school dropout, environmental degradation, social inequality, loss of local identity, reduction of the sovereignty (including the energetic one) and of the autonomy of local economies.....
#balentesinterregeurope, #balentes, #interregeuropebalentes

Lotta alla disinformazione online: un gruppo di esperti raccomanda una maggiore trasparenza delle piattaforme



In una Relazione consegnata qualche giorno fa alla Commissaria Europea per l'Economia e la società digitali Mariya Gabriel, il gruppo di esperti ad alto livello sulle notizie false e sulla disinformazione online suggerisce una definizione del fenomeno e formula una serie di raccomandazioni.Gli esperti indipendenti promuovono la redazione di un codice di principi che le piattaforme online e le reti sociali dovrebbero impegnarsi a rispettare. La relazione integra i primi risultati, anch'essi pubblicati oggi, di una consultazione pubblica e del sondaggio Eurobarometro. Tutti questi contributi confluiranno nella preparazione della comunicazione sulla lotta alla disinformazione online che la Commissione pubblicherà in primavera.
La presidente del gruppo di esperti di alto livello, professoressa Madeleine de Cock Buning, ha dichiarato: “Sono molto soddisfatta dei risultati ottenuti e in particolare dell'impegno con cui tutte le parti interessate, comprese le piattaforme online, si sono dedicate alla formulazione dei provvedimenti che raccomandiamo alla Commissione di adottare. Si tratta di un grande passo in avanti per contrastare la diffusione della disinformazione: abbiamo creato un punto di partenza solido per la creazione di un codice di pratiche sostenuto da una coalizione di più soggetti interessati.
Il gruppo di esperti ad alto livello inquadra il problema
La relazione del gruppo di esperti ad alto livello si concentra in particolare sui problemi legati alla disinformazione online, piuttosto che alle notizie false. Gli esperti hanno volutamente evitato di usare il termine “fake news” (notizie false), ritenendolo inadeguato a rendere la complessità del problema della disinformazione, che riguarda anche la mescolanza di fatti reali e informazioni inventate.
La relazione definisce la disinformazione come “informazione falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o con l'intenzione di arrecare un pregiudizio pubblico.” Ciò può minacciare i processi e i valori democratici e può colpire in modo mirato diversi settori, come la sanità, la scienza, l'istruzione e la finanza. La relazione sottolinea la necessità di coinvolgere tutte le parti interessate nelle misure che saranno eventualmente adottate, raccomandando innanzitutto un approccio di autoregolamentazione.
Il gruppo di esperti raccomanda di promuovere l'alfabetizzazione mediatica per contrastare la disinformazione, sviluppare strumenti che permettano agli utenti e ai giornalisti di combattere la disinformazione, difendere la diversità e la sostenibilità dei mezzi di informazione europei e portare avanti la ricerca sugli effetti della disinformazione in Europa.
Il gruppo sostiene inoltre la redazione di un codice di principi che le piattaforme online e i social network dovrebbero impegnarsi a rispettare. Tra i dieci principi chiave delineati nella relazione, le piattaforme online dovrebbero, per esempio, garantire la trasparenza spiegando come funzionano gli algoritmi che selezionano le notizie da presentare. In cooperazione con alcuni organi d'informazione europei, le piattaforme online sono anche invitate ad adottare misure efficaci per migliorare la visibilità delle notizie affidabili e attendibili e facilitarne l'accesso per gli utenti.
Queste misure sono particolarmente importanti durante i periodi elettorali. Il gruppo raccomanda infine di stabilire una coalizione di le parti interessate finalizzata a garantire l'attuazione, il monitoraggio e la regolare revisione delle misure concordate.
I sondaggi confermano il ruolo dei mezzi di comunicazione di qualità
La Commissione ha raccolto quasi 3 000 risposte alla consultazione pubblica lanciata nel novembre 2017. Secondo i partecipanti, le due principali categorie di disinformazione intenzionale in cui le notizie false hanno maggiore probabilità di causare un danno sociale sono quelle mirate a influenzare le elezioni e le politiche in materia di migrazione.
Secondo l'ultimo sondaggio Eurobarometro (per il quale sono stati intervistati circa 26 000 cittadini), gli europei sentono una forte presenza di notizie false nell'UE e l'83 % degli intervistati ritiene che questo fenomeno rappresenti un pericolo per la democrazia. Il sondaggio sottolinea inoltre l'importanza dei mezzi di comunicazione di qualità: i partecipanti ritengono che le fonti di informazione più affidabili siano i mezzi di comunicazione tradizionali (radio 70 %, TV 66 %, stampa 63 %), mentre ci si fida di meno delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video, con un tasso di fiducia rispettivamente del 26 % e del 27 %.
Questi risultati sono confermati dalla consultazione pubblica, da cui emerge che i social media, gli aggregatori di notizie online e i blog e siti web godono di minor fiducia, mentre maggiore fiducia è riposta nei giornali e nelle riviste tradizionali, nei siti web e nelle pubblicazioni online specializzati, nelle agenzie di stampa e nelle agenzie pubbliche (con un totale di oltre il 70 %).
Secondo la consultazione pubblica, in generale si ritiene che la diffusione della disinformazione sui social media sia agevolata dal fatto che le notizie false si appellano alle emozioni dei lettori (88 %), sono diffuse allo scopo di pilotare il dibattito pubblico (84 %) e sono mirate a generare un profitto (65 %). La metà dei partecipanti è convinta che una verifica dei fatti dopo che la disinformazione è stata pubblicata non sia una soluzione poiché non raggiunge le stesse persone che hanno letto l'informazione originale.
Contesto
Nella sua lettera di incarico, il Presidente Juncker ha incaricato la Commissaria per l'Economia e la società digitali Mariya Gabriel di esaminare le sfide poste dalle piattaforme online alle nostre democrazie in relazione alla diffusione di informazioni false e di avviare una riflessione sulle misure necessarie a livello dell'UE per proteggere i cittadini.
Il gruppo di esperti ad alto livello è stato costituito per consigliare la Commissione sulla portata del fenomeno delle notizie false. I 39 esperti che ne fanno parte sono rappresentanti della società civile, delle piattaforme social media, delle organizzazioni del settore dell'informazione, del giornalismo e del mondo accademico.
L'Unione europea è già attiva nella lotta contro le notizie false: a seguito del Consiglio europeo del marzo 2015, nello stesso anno è stata istituita la task force East StratCom, sotto la responsabilità dell'Alta rappresentante/Vicepresidente Mogherini, con lo scopo di contrastare la disinformazione nel vicinato orientale dell'UE. Inoltre, la recente proposta della Commissione di modernizzare le norme UE sul diritto d'autore includono un provvedimento per tutelare il giornalismo di qualità accordando ai nuovi editori diritti online in modo da permettere loro di adattarsi ai mutamenti del contesto digitale. A livello dell'UE, il gruppo di esperti UE sull'alfabetizzazione mediatica fornisce anche una piattaforma per lo scambio di buone pratiche in materia, nella quale mette a disposizione dei cittadini anche uno strumento per sfatare la disinformazione.

Per ulteriori informazioni

Principali risultati del Consiglio dei ministri dell'Occupazione, Affari Sociali e consumatori

Nella riunione del 15 marzo scorso, i ministri degli affari sociali dei paesi UE ha discusso del futuro dell'Europa sociale dopo il 2020. I ministri hanno inoltre discusso di divario retributivo di genere,  del Programma garanzia per i giovani e del Quadro europeo per apprendistati efficaci e di qualità.




I ministri hanno espresso le loro opinioni su come elaborare le future politiche sociali e occupazionali per accrescere la convergenza sociale ed economica. Hanno inoltre proceduto a uno scambio di opinioni sul modo di affrontare l'impatto dei cambiamenti sul mercato del lavoro quale conseguenza della digitalizzazione. Tale dibattito ministeriale contribuirà a un più ampio dibattito sul futuro dell'Europa. I ministri hanno ribadito l'impegno nei confronti di un'Unione che crea maggiori opportunità di mobilità sociale verso l'alto e crescita economica, in cui convergono occupazione e norme sociali. Sono necessari adeguati investimenti per contribuire a creare un maggior numero di posti di lavoro, promuovere la coesione sociale e incoraggiare la mobilità, l'istruzione e la formazione per tutti. 
Il Consiglio ha proceduto a un dibattito orientativo sui modi per colmare il divario retributivo di genere, uno degli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali. I ministri hanno discusso delle vie per migliorare la trasparenza retributiva in tutta l'UE e hanno proceduto ad uno scambio di opinioni sulle misure nazionali che si sono rivelate più efficaci per ridurre la segregazione di genere, orizzontale e verticale, sul mercato del lavoro.
Il Consiglio ha adottato una raccomandazione relativa a un quadro europeo per apprendistati efficaci e di qualità che ha l'obiettivo di promuovere lo sviluppo di una forza lavoro altamente preparata e qualificata, in grado di rispondere alle esigenze del mercato.
Durante il semestre europeo 2018 il Consiglio ha adottato conclusioni sull'analisi annuale delle crescita e sulla relazione comune sull'occupazione che, insieme, forniscono orientamenti politici nei settori dell'occupazione e della politica sociale. La Commissione ha presentato al Consiglio una panoramica delle relazioni per paese 2018.
Il Consiglio ha approvato i messaggi chiave del comitato per l'occupazione relativi all'attuazione della garanzia per i giovani.
Il Consiglio ha fatto il punto sui preparativi per il vertice sociale trilaterale del 21 marzo, che avrà come tema principale la "realizzazione degli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali".

Plenaria del Parlamento Europeo: selezione di alcuni atti adottati

Ecco una selezione di atti adottati nella recente Sessione Plenaria del PE tenutasi a Strasburgo dal 12 al 15 marzo scorso: