sabato 14 gennaio 2017

Un'economia dei servizi efficace per i cittadini europei

La Commissione Europea ha presentato un ambizioso pacchetto di misure che dovrebbe rendere più facile alle imprese e ai professionisti offrire servizi a una potenziale clientela di 500 milioni di consumatori nell'UE. L'idea è quella di dare un nuovo impulso al settore dei servizi in tutta l'UE, con l'obiettivo di realizzare vantaggi per i consumatori, le persone in cerca di lavoro e le imprese. Tutto ciò dovrebbe, secondo la Commissione,  promuovere la crescita economica in Europa.
Le misure proposte  rientrano nel quadro della tabella di marcia stabilita nella strategia per il mercato unico, e vorrebbero valorizzare le potenzialità del mercato europeo e renderlo un trampolino di lancio per le imprese europee affinché esse possano prosperare nel quadro dell'economia globale. Tale obiettivo è stato confermato dal Consiglio europeo nelle sue conclusioni del dicembre 2015, del giugno 2016 e del dicembre 2016. Le misure proposte sono dirette a facilitare ai prestatori di servizi l'adempimento delle formalità amministrative e ad aiutare gli Stati membri a individuare le prescrizioni eccessivamente onerose od obsolete per i professionisti che operano a livello nazionale o transfrontaliero. La Commissione, anziché procedere alla modifica delle vigenti norme dell'UE nel settore dei servizi, si adopera per assicurare la migliore applicazione di tali norme, essendo assodato che il pieno sfruttamento delle loro potenzialità darebbe un forte impulso all'economia dell'UE.
In concreto si tratta di quattro iniziative:
  • Una nuova e-card europea dei servizi - Una procedura elettronica semplificata renderà più facile per i prestatori di servizi alle imprese (ad esempio, imprese di ingegneria, consulenti informatici, organizzatori di fiere) e di servizi di costruzione espletare le formalità amministrative necessarie per fornire servizi all'estero. I prestatori di servizi potranno rivolgersi - nella propria lingua - a un interlocutore unico nel proprio paese, il quale dopo aver verificato i dati necessari li trasmetterà allo Stato membro ospitante. Come già avviene, solo quest'ultimo ha il potere di applicare le disposizioni regolamentari nazionali e di decidere se il richiedente può offrire servizi sul suo territorio. L'e-card non pregiudica gli attuali obblighi dei datori di lavoro né i diritti dei lavoratori.
  • Valutazione della proporzionalità delle norme nazionali sui servizi professionali - Circa 50 milioni di persone - il 22% della forza lavoro in Europa - esercitano professioni il cui accesso è riservato ai possessori di qualifiche specifiche o ai detentori di un titolo professionale specifico (ad esempio, farmacista o architetto). Nel caso di diverse professioni, ad esempio quelle connesse alla salute e alla sicurezza, la regolamentazione è spesso giustificata. In molti casi tuttavia norme obsolete ed eccessivamente gravose possono complicare inutilmente l'accesso a tali professioni per i candidati qualificati. Ciò va scapito anche dei consumatori. L'UE non regolamenta né deregolamenta le professioni: tale competenza è esclusiva degli Stati membri. Tuttavia, ai sensi del diritto dell'UE, uno Stato membro deve stabilire se nuove prescrizioni nazionali per le professioni siano necessarie ed equilibrate. Al fine di garantire un approccio coerente e uniforme, la Commissione propone di razionalizzare e di chiarire il modo in cui gli Stati membri sono tenuti a sottoporre a un esame di proporzionalità globale e trasparente le norme nazionali sui servizi professionali prima di adottarle o di modificarle.
  • Orientamenti per le riforme nazionali in materia di regolamentazione delle professioni - Dall'esercizio di valutazione reciproca condotto dagli Stati membri tra il 2014 e il 2016 è emerso che quei paesi che hanno aperto i rispettivi mercati dei servizi (ad esempio l'Italia, la Polonia, il Portogallo e la Spagna) beneficiano ora di una scelta più ampia di servizi a prezzi migliori, pur mantenendo elevati gli standard per i consumatori e i lavoratori. La Commissione offre oggi orientamenti sulle esigenze nazionali di riforma della regolamentazione dei servizi professionali con elevate potenzialità di crescita e di occupazione: servizi professionali di architetti, ingegneri, avvocati, contabili, esperti in brevetti, agenti immobiliari e guide turistiche. Gli Stati membri sono invitati a valutare se le prescrizioni per l'esercizio della professione rispondono agli obiettivi nazionali di politica pubblica perseguiti. Gli orientamenti integrano le valutazioni del semestre europeo, esaminando in maniera specifica le prescrizioni applicabili a tali professioni.
  • Migliore notifica dei progetti di norme nazionali sui servizi - In base al diritto dell'UE, gli Stati membri sono già tenuti a notificare alla Commissione i progetti di norme nazionali sui servizi, consentendo così ad essa e agli altri Stati membri di esprimersi fin dalle prime fasi del processo in merito a eventuali incongruenze con la legislazione dell'UE. Oggi la Commissione propone di perfezionare questo meccanismo al fine di rendere il processo più rapido, efficace e trasparente.
Contesto
Sebbene i servizi rappresentino i due terzi dell'economia dell'UE e creino il 90% circa dei nuovi posti di lavoro, tale settore non sfrutta appieno le sue potenzialità. La crescita della produttività in tale settore è bassa e il resto del mondo sta guadagnando terreno. Gli ostacoli esistenti impediscono la creazione e l'espansione delle imprese e si traducono per i consumatori in prezzi più elevati e in una scelta limitata. Inoltre le prestazioni del settore manifatturiero sono sempre più legate alla competitività dei servizi. Gli ostacoli agli scambi di servizi nel mercato unico costituiscono pertanto un freno alla competitività dell'industria manifatturiera dell'UE. Per riuscire a invertire la tendenza, creare nuovi posti di lavoro e promuovere la crescita, gli Stati membri devono stimolare l'espansione dell'economia dei servizi e sfruttare meglio le potenzialità del mercato unico dei servizi.
Per ulteriori informazioni
Domande più frequenti - MEMO/17/11