La
Commissione europea ha avviato due consultazioni pubbliche in merito alla
legge sui servizi digitali e a un nuovo strumento in materia di concorrenza.
1) LEGGE SUI SERVIZI DIGITALI
La Consultazione Pubblica in materia viene richiamata dalla Commissione nella comunicazione "Plasmare il futuro digitale dell'Europa" del 19 febbraio scorso. La
consultazione punta a raccogliere pareri, prove e dati provenienti da
privati, imprese, piattaforme online, rappresentanti del mondo
accademico, società civile e da tutte le parti interessate al fine
aiutare le istituzioni nella formulazione del futuro codice normativo
per i servizi digitali. La consultazione, che scade l'8 settembre, verte
su temi quali la sicurezza online, la libertà di espressione, l'equità e
condizioni di parità nell'economia digitale.
Il
quadro normativo esistente per i servizi digitali risale a vent'anni
fa: ha contribuito sì alla crescita dei servizi digitali europei ma non è
adatto ad affrontare le molte ed urgenti questioni attuali sul ruolo e
sulla responsabilità delle piattaforme online, specialmente quelle più
grandi. L'Europa
ha bisogno di un quadro normativo moderno per ridurre la crescente
frammentazione normativa tra gli Stati membri, per meglio garantire agli
utenti in tutta Europa la stessa protezione, sia online sia offline, e
per offrire a tutte le imprese europee condizioni di parità per
innovare, crescere e competere a livello globale. La sicurezza degli
utenti e il rispetto dei loro diritti fondamentali, in particolare la
libertà di espressione, devono essere garantiti sistematicamente.La consultazione è incentrata sui due filoni di lavoro, annunciati dalla Commissione nell'ambito del pacchetto relativo alla legge sui servizi digitali.
La prima serie di norme riguarderebbe
i principi fondamentali della direttiva sul commercio elettronico, in
particolare la libertà di fornire servizi digitali in tutto il mercato
unico dell'UE secondo le norme del luogo di stabilimento e un'ampia
limitazione della responsabilità per i contenuti creati dagli utenti.
Partendo da questi principi, miriamo a stabilire norme più chiare e
moderne sul ruolo e sugli obblighi degli intermediari online, compresi
gli intermediari di paesi terzi che operano nell'UE, come pure un
sistema di governance più efficace per garantire la corretta
applicazione di tali norme in tutto il mercato unico dell'UE, nel
rispetto dei diritti fondamentali.
La seconda misura tratterebbe
la questione della parità di condizioni nei mercati digitali europei,
l'accesso ai quali è attualmente controllato da alcune grandi
piattaforme online. Studieremo norme per affrontare questi squilibri di
mercato, per fare in modo che i consumatori abbiano la più ampia scelta e
il mercato unico dei servizi digitali nell'UE resti competitivo e
aperto all'innovazione. Queste finalità potrebbero essere conseguite
attraverso norme generali destinate a tutte le piattaforme di una certa
dimensione (ad esempio norme sul cosiddetto "self-preferencing") e/o
attraverso obblighi normativi specifici per determinati "controllori"
dell'accesso (quali obblighi di accesso a dati non personali, condizioni
specifiche in materia di portabilità dei dati personali o requisiti di
interoperabilità).
La Commissione coglie inoltre quest'occasione
per promuovere una consultazione anche su altri temi emergenti connessi
alle piattaforme online, come le opportunità e le difficoltà
riscontrate dai lavoratori autonomi nella fornitura di servizi tramite
le piattaforme online.
Prossime tappe
La
Commissione consulta il pubblico, i fornitori di servizi digitali, tra
cui le piattaforme online, le imprese che si rivolgono online ai
consumatori, le autorità, le ONG, i rappresentanti del mondo accademico e
altre parti interessate. I rispondenti sono invitati a fornire il
contributo alla consultazione entro l'8 settembre 2020 in una delle
lingue ufficiali dell'UE. La consultazione orienterà le proposte della
Commissione per il pacchetto relativo alla legge sui servizi digitali,
che dovrebbero essere pubblicate alla fine dell'anno.
Contesto
Il quadro giuridico relativo ai servizi digitali è rimasto invariato dall'adozione, nel 2000, della direttiva sul commercio elettronico,
che ha armonizzato i principi essenziali su cui si fonda la fornitura
transfrontaliera di servizi e ha gettato le basi per la regolamentazione
dei servizi digitali nell'UE.
In una comunicazione del 2017 e in una raccomandazione del
2018 la Commissione ha definito orientamenti generali rivolti alle
piattaforme online e agli Stati membri per la lotta ai contenuti
illeciti online. La Commissione continua poi a guidare azioni mirate
volte a coordinare la cooperazione tra piattaforme online, autorità e
organizzazioni di fiducia in settori quali la lotta contro l'incitamento
all'odio online o a garantire la sicurezza dei prodotti che arrivano ai
consumatori europei sul mercato unico. Altre misure normative
settoriali sono state varate (in particolare nell'ambito dei servizi di
media audiovisivi e dei diritti d'autore) o proposte (lotta contro i
contenuti terroristici online).
L'adozione del regolamento sulle relazioni piattaforme/imprese,
che si applicherà da luglio di quest'anno, pone le basi orizzontali
essenziali per promuovere un contesto commerciale equo, trasparente e
prevedibile per le piccole imprese e gli operatori commerciali di
piccole dimensioni sulle piattaforme online.
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2) NUOVO STRUMENTO IN MATERIA DI CONCORRENZA
La
Commissione europea ha pubblicato anche una valutazione d'impatto
iniziale e annunciato una consultazione pubblica aperta in cui invita gli interessati a formulare
osservazioni sulla necessità di un eventuale nuovo strumento in materia
di concorrenza che permetta di affrontare i problemi di concorrenza
strutturali in modo tempestivo ed efficace. I portatori d'interesse
possono presentare le loro osservazioni sulla valutazione d'impatto
iniziale fino al 30 giugno 2020 e partecipare alla consultazione
pubblica aperta fino all'8 settembre 2020.
Perchè un nuovo strumento in materia di concorrenza?
Negli
ultimi anni la Commissione ha riflettuto sul ruolo della politica di
concorrenza e sull'adeguatezza di quest'ultima ad un mondo in rapida
evoluzione - sempre più digitale e globalizzato - e che deve diventare
più verde. Questo processo di riflessione fa parte di un più ampio
dibattito politico sulla necessità di modificare l'attuale quadro
normativo in materia di concorrenza, in modo che le autorità di
contrasto di tutto il mondo possano continuare a garantire la
competitività dei mercati. Vari portatori d'interesse hanno partecipato a
questo dibattito presentando relazioni e studi e avanzando proposte su
come adeguare gli strumenti al servizio del diritto della concorrenza o
ampliarne l'ambito di applicazione.
In tale contesto, la
Commissione ha concluso che per garantire la contendibilità e il
corretto funzionamento dei mercati di tutti i settori economici è
probabilmente necessario un approccio olistico e globale che dia la priorità ai seguenti tre pilastri:
1) il proseguimento dell'applicazione rigorosa delle norme vigenti in materia di concorrenza,
facendo pieno ricorso agli articoli 101 e 102 del trattato sul
funzionamento dell'Unione europea (TFUE), compresa l'applicazione
eventuale di misure provvisorie e di misure correttive riparative;
2) un'eventuale regolamentazione specifica ex ante per le piattaforme, compresa l'eventuale introduzione di requisiti supplementari per gli operatori che svolgono un ruolo di controllo (gatekeeper); e
3) un eventuale nuovo strumento in materia di concorrenza
in grado di porre rimedio ai problemi strutturali di concorrenza dei
vari mercati, che non possono essere affrontati o risolti nel modo più
efficace utilizzando le attuali norme in materia di concorrenza (ad
esempio, impedendo la perdita di equilibrio dei mercati).
La
valutazione parallela sull'opportunità di un'eventuale regolamentazione
specifica ex ante per le piattaforme, per la quale è stata avviata oggi
una distinta consultazione dei portatori d'interesse, riguarda il
secondo pilastro, mentre la presente consultazione dei portatori
d'interesse riguarda il terzo pilastro.
L'esperienza maturata
dalla Commissione applicando le norme in materia di concorrenza ai
mercati digitali e agli altri mercati e l'esercizio di riflessione
sull'adeguatezza delle norme settoriali vigenti, svolto dalla
Commissione e dalle autorità nazionali garanti della concorrenza, hanno
aiutato la Commissione a individuare alcuni problemi strutturali in materia di concorrenza che le norme attuali non riescono ad affrontare o a risolvere nel modo più efficace possibile.
Il
nuovo strumento in materia di concorrenza dovrebbe consentire alla
Commissione di colmare le lacune presenti nelle attuali norme di
concorrenza e di intervenire in modo tempestivo ed efficace nei diversi
mercati per porre rimedio ai problemi di concorrenza strutturali.
Dopo aver individuato un problema di concorrenza strutturale grazie ad una rigorosa indagine di mercato,
in cui i diritti della difesa siano pienamente garantiti, il nuovo
strumento dovrebbe permettere alla Commissione di imporre misure
correttive comportamentali e, se del caso, strutturali. Tuttavia, non
sarebbero previste constatazioni di infrazione, né verrebbero inflitte
ammende ai partecipanti al mercato.
Prossime tappe
La
Commissione sta consultando i portatori d'interesse del settore
pubblico e privato, tra cui le autorità garanti della concorrenza e gli
enti governativi, il mondo accademico e i professionisti del settore
giuridico ed economico. I partecipanti alla consultazione sono invitati a
presentare le loro osservazioni sulla valutazione d'impatto iniziale
entro il 30 giugno 2020 e a partecipare alla consultazione pubblica, che
sarà aperta fino all'8 settembre 2020, utilizzando una delle lingue
ufficiali dell'UE. In funzione dell'esito della valutazione d'impatto,
verrà formulata una proposta legislativa nel quarto trimestre del 2020.
Contesto
Il
diritto dell'UE in materia di concorrenza può contrastare gli accordi e
le pratiche concordate anticoncorrenziali tra imprese ai sensi dell'articolo 101 del TFUE e lo sfruttamento abusivo di posizione dominante da parte delle imprese ai sensi dell'articolo 102 del TFUE.
Tuttavia, alcuni problemi di concorrenza strutturali non rientrano nel
campo di applicazione delle norme dell'UE in materia di concorrenza o
non possono essere affrontati nel modo più efficace possibile.
I problemi di concorrenza strutturali
possono emergere in un'ampia gamma di scenari diversi, ma possono
essere classificati in due categorie, a seconda che si tratti di un
danno che sta per incidere sul mercato o di un danno che ha già colpito
il mercato.
- I rischi strutturali per la concorrenza: Alcune caratteristiche dei mercati (ad esempio, gli effetti di rete e di scala, l'indisponibilità del multi-homing e gli effetti di dipendenza (lock-in)),
associate al comportamento delle imprese che operano su tali mercati,
possono costituire una minaccia per la concorrenza. Ciò vale in
particolare per i mercati a rischio di "perdita dell'equilibrio". I
rischi a livello di concorrenza derivano dalla possibilità che si
vengano a creare operatori di mercato molto potenti, con una posizione
di mercato radicata e/o che svolgono un ruolo di controllo (gatekeeper),
possibilità che potrebbe essere evitata con un intervento precoce. Tra
gli altri scenari che rientrano in questa categoria figurano anche le
strategie unilaterali adottate dalle imprese che non detengono una
posizione dominante per monopolizzare il mercato con mezzi
anticoncorrenziali.
- La carenza strutturale di concorrenza:
Alcune strutture di mercato non producono risultati concorrenziali (in
altri termini, evidenziano un fallimento del mercato strutturale), anche
in assenza di imprese che operano in modo anticoncorrenziale. Ad
esempio, i mercati possono presentare carenze sistemiche a causa di
determinate caratteristiche strutturali, quali l'elevata concentrazione e
la presenza di barriere all'ingresso, la situazione di dipendenza (lock-in)
dei consumatori, la mancanza di accesso ai dati o l'accumulo di dati.
Analogamente, le strutture di mercato oligopolistiche comportano un
rischio elevato di collusione tacita, anche nei mercati caratterizzati
da una maggiore trasparenza, resa possibile da soluzioni tecnologiche
basate su algoritmi che si stanno gradualmente affermando in tutti i
settori.
La valutazione d'impatto di un'eventuale iniziativa
che preveda l'adozione di un nuovo strumento in materia di concorrenza
non pregiudica la normativa settoriale vigente, né compromette gli
strumenti di concorrenza esistenti di cui dispongono attualmente la
Commissione e le autorità nazionali garanti della concorrenza degli
Stati membri dell'UE. Essa è inoltre complementare alla valutazione d'impatto sulla regolamentazione specifica ex ante per le piattaforme,
organizzata in parallelo dalla Commissione e che fa parte del pacchetto
relativo alla legge sui servizi digitali annunciato nella comunicazione
"Plasmare il futuro digitale dell'Europa".
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Link alla valutazione d'impatto iniziale e al questionario
Link alla valutazione d'impatto iniziale relativa alla legge sui servizi digitali e al questionario