sabato 2 marzo 2024

Il 2024 sarà come il 1933: l’anno della distruzione della Democrazia?

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...Centinaia di milioni di persone quest'anno voteranno in elezioni decisive e, sebbene i segnali d’allarme siano sotto gli occhi di tutti, sono pochi gli analisti pronti a dirlo ad alta voce: il 2024 potrebbe essere il nuovo 1933!.....

Qui sotto la mia traduzione in italiano dell'interessante analisi di Mark Jones*, pubblicata su El Pais del 2 febbraio scorso.

Il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler fu nominato Cancelliere della Germania. Per i suoi seguaci fu un giorno di “rivoluzione nazionale e di rinascita". Secondo lui la Germania aveva bisogno della forza restauratrice di un uomo forte e autoritario, dopo i 14 anni di “sistema" liberal-democratico di Weimar.
Quella notte le camicie marroni di Hitler marciarono con le fiaccole accese nel centro di Berlino per segnare l’inizio di una nuova era.
Ma fu anche un momento di trionfo nella storia dell'inganno popolare.
Sin dai primi giorni della Repubblica di Weimar la politica di Hitler si era basata su campagne di disinformazione, tra le quali la menzogna secondo cui la democrazia di Weimar era l'opera di una cospirazione tra ebrei e socialisti che avevano “pugnalato la Germania alle spalle” allo scopo di garantirne la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale.
Al giorno d'oggi, quasi tutti concordano sul fatto che l'ascesa di Hitler segnò un punto di svolta nella storia mondiale e fu l'inizio di un processo politico che si sarebbe concluso con la seconda guerra mondiale e l'Olocausto.
Ma Hitler non “prese il potere”, come dissero in seguito i nazisti. Al contrario, come ha spiegato il suo biografo Ian Kershaw, venne “innalzato al potere” da un piccolo gruppo di uomini influenti.
Uno di questi uomini era Franz von Papen, che aveva ricoperto la carica di Cancelliere nel 1932. Papen era convinto che Hitler e il partito nazista — di gran lunga il più grande partito dopo le elezioni del Reichstag del 1932 — potessero essere utilizzati per promuovere un’agenda conservatrice. Similmente, l'ex feldmaresciallo Paul von Hindenburg, Presidente della Germania, intendeva usare Hitler per ristabilire la monarchia.
Ma i piani di questi conservatori vennero ben presto spazzati via sia dalla spietata leadership di Hitler, che dalla violenza nazista e dall'impazienza del popolo tedesco di aderire al regime per partecipare così alla rinascita nazionale che gli era stata promessa. I liberali e i socialdemocratici che si opponevano a Hitler o furono vittime di violenza oppure restavano intrappolati nel loro stesso ottimismo. Infatti, per quanto male potessero mettersi le cose, per tranquillizzarli era sufficiente il solo pensiero che il regime di Hitler un bel giorno sarebbe caduto. Le dispute interne al nazismo avrebbero senza dubbio condotto alla fine del nuovo governo.
Ma, al di là dei liberali e dei socialisti, la maggior parte della società tedesca riteneva che Hindenburg, che aveva promesso di essere il presidente di tutti i tedeschi, avrebbe tenuto a bada Hitler; mentre altri confidavano sul fatto che se ne sarebbe occupato l'esercito.
Tutti erano comunque stati tratti in inganno dalla capacità di Hitler di apparire rispettabile negli ultimi anni della Repubblica di Weimar.
Come ha dimostrato lo storico Peter Fritzsche, fu nei 100 giorni successivi all'ascesa di Hitler come Cancelliere che divenne assolutamente evidente lo spietato impeto dei nazisti per la conquista del potere. Alla fine dell’estate del 1933 la società tedesca era già allineata. I partiti politici, i sindacati e le organizzazioni culturali indipendenti non esistevano più. Solo le chiese cristiane conservavano un certo grado di indipendenza.
Un anno dopo, nell'estate del 1934, Hitler ordinò l'assassinio dei suoi rivali interni al partito e il 2 agosto, dopo la morte di Hindenburg, si proclamò Führer della Germania. La sua dittatura era assoluta. I primi campi di concentramento erano già operativi e l’economia si avviava verso la guerra.
Questo periodo storico continua ad essere molto rilevante anche ai giorni nostri.
Quest’anno saranno centinaia di milioni le persone che voteranno per elezioni decisive e, sebbene i segnali d’allarme siano sotto gli occhi di tutti, sono pochi gli analisti disposti a dire ad alta voce: il 2024 potrebbe essere il nuovo 1933!
Proviamo ad immaginare il mondo tra un anno, dopo che la disinformazione avrà abbattuto le maggioranze democratiche in tutto il mondo.
Il presidente Donald Trump pone fine al sostegno degli Stati Uniti verso l'Ucraina.
La NATO non è più un ostacolo al sogno di Vladimir Putin di costruire un nuovo impero in tutta l'Europa orientale.
In seno al Parlamento europeo una massa critica di partiti di estrema destra blocca una posizione comune europea.
Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia sono state abbandonate alla loro sorte. Ora che la guerra a Gaza è diventata un conflitto regionale, Putin coglie l’occasione per lanciare un altro bombardamento, accompagnato da missili a lungo raggio.
E, nel bel mezzo del caos, la Cina decide di impadronirsi di Taiwan.
Le prospettive per il 2024 sono talmente cupe che in tanti si rifiutano di prenderle in considerazione.
Proprio come nel 1933, quando i liberali predicevano che Hitler avrebbe presto fallito, anche oggi sono ancora le illusioni ad annebbiare il nostro giudizio. Avanziamo come sonnambuli - prendendo in prestito la appropriata metafora di Christopher Clark circa l'inizio della Prima Guerra Mondiale — verso un nuovo ordine internazionale.
Zara Steiner, nei due volumi della sua storia magistrale sul periodo tra le due guerre (The Lights that Failed: EuropeanInternational History 1919-1933) definisce il periodo 1929-1933 come gli “anni a cerniera”, in cui l’idealismo nelle relazioni internazionali fu sostituito dal “trionfo delle tenebre”.
Era la fine del 1926, i liberali sembravano aver vinto: il primo ministro francese Aristide Briand e il suo omologo tedesco Gustav Stresemann si dividevano il premio Nobel per la pace grazie al loro lavoro per la riconciliazione franco-tedesca. La Germania aderiva alla Lega delle Nazioni. L'estremismo nazionalista sembrava essere confinato nell'Italia di Mussolini.
Di fronte alle crisi globali di oggi, non c'è spazio per l'ottimismo. Siamo giunti, potenzialmente, ad un altro periodo “a cerniera”.
Se i progressisti si muovono adesso, possono ancora riuscire a prevalere.
Ecco un segnale incoraggiante: centinaia di migliaia di tedeschi sono scesi in piazza a sostegno della democrazia e della diversità, denunciando l'estrema destra.
Ma non bastano le manifestazioni di un solo paese .
Anche altri paesi, in tutta l'Europa, devono unirsi ai progressisti tedeschi.
Solo una manifestazione di respiro continentale manderebbe un messaggio forte.
Il senso di urgenza deve crescere e raggiungere, in particolare, anche leader aziendali come Jamie Dimon, il CEO di JPMorgan Chase che, proteggendo le sue scommesse, ha già iniziato ad avvicinarsi a Trump.
Non molto tempo fa, i leader europei si sono uniti e hanno fatto ciò che era necessario fare per salvare l’euro, riconoscendo che il fallimento della moneta unica avrebbe significato anche la fine dell’Unione europea stessa.
Oggi gli europei devono pretendere la stessa urgenza nell'affrontare le minacce che caratterizzano l’anno in corso.
L’UE ha bisogno di un piano per un mondo senza la NATO. Ha bisogno di nuovi strumenti per gestire i leader di Stati membri, come il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il primo ministro slovacco Robert Fico, che preferirebbero baciare l'anello di Putin piuttosto che difendere la democrazia. E’ semplicemente inaccettabile che Orbán continui a esercitare un potere di veto sul processo decisionale dell’UE.
Negli Stati Uniti, la mobilitazione politica è una grande variabile. Gli oppositori di Trump devono mettere da parte le loro differenze e serrare i ranghi dietro al Presidente Joe Biden.
Tutti noi sappiamo bene dove possono condurci la disunione e l’ingenuo ottimismo.

*Mark Jones, professore associato di storia presso l'University College di Dublino. Autore di: 1923- La crisi dimenticata nell'anno del colpo di stato di Hitler - Basic Books, 2023