domenica 20 settembre 2015

CHI HA PAURA DEL BENESSERE?

Ormai e' da troppo tempo che se ne discute ma...Nessun risultato tangibile e' stato sinora raggiunto e la discussione sulla validita' del PIL continua a mancare nelle agende politiche dei governi europei. Probabilmente fa paura mettere definitivamente in discussione il PIL come unico metro per stabilire come vanno veramente le cose in Europa, nelle nostre regioni e nelle citta'... 
La gran parte delle persone, pur facendo spesso riferimento  al PIL, non sa in effetti di cosa si tratta. Il PIL viene quindi ab-usato quotidiamente da politici e mezzi d’informazione per comunicare e confrontare la situazione di ogni Paese, benche' il suo aumento o diminuzione non corrisponda mai ad un effettivo miglioramento (o peggioramento) del benessere e della felicita' delle persone.
Per questo, le basi sulle quali si fonda il suo calcolo convincono sempre meno.
In sintesi, il PIL (cioè il ‘prodotto interno lordo’) è tutto quello che un paese produce, in termini di beni e servizi, in un certo periodo di tempo. Per calcolarlo si somma la spesa dei consumatori, i soldi investiti, i soldi spesi dal governo e il valore delle esportazioni, detratte le importazioni.
Il PIL e' un indicatore comodo, sintetico e immediato. E' “una cifra che comprime una grandezza immensa come l’economia di una nazione in unico dato” (Jon Gertner in un articolo uscito su Internazionale).
Purtroppo il PIL non solo non riflette la distribuzione del reddito, ma non include neanche parti importanti della vita delle persone comuni come il lavoro delle casalinghe, gli ambiti di tantissime attività informali non riconosciute e non considera i gravi danni ambientali provocati dalla crescita economica che, al contrario, contribuiscono al suo aumento. Il PIL tiene conto di tutte le transazioni in moneta trascurando tutte quelle a titolo gratuito (pensate al baratto), restano quindi escluse le prestazioni nell'ambito familiare e quelle attuate dal volontariato (trascurando quindi il valore economico del non-profit). 
Il PIL tratta tutte le transazioni come positive e non fa quindi distinzione tra le attività che contribuiscono al benessere e quelle che lo diminuiscono (ad esempio, se improvvisamente non ci fossero più incidenti stradali il PIL calerebbe in modo sensibile mentre il benessere e la felicità delle persone aumenterebbe notevolmente). 
Dunque, nonostante la gran parte degli studiosi convengono che il benessere e la felicità delle persone non potranno mai essere valutati numericamente, il mito del PIL viene oggi messo in discussione in tutti i modi possibili sia da autorevoli politici (è entrato ormai nella storia il celebre discorso di Robert Kennedy all'università del Kansas nel quale evidenziava, tra l'altro, l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate) che economisti e premi Nobel (tra cui il Dalai Lama) o grandi capi di Stato del nostro tempo, come Pepe Mujica. Nel 2008 fu lo stesso presidente francese Nicolas Sarkozy a incaricare due premi Nobel per l'economia, l'americano Joseph Stiglitz e l'indiano Armatya Sen (le cui idee e posizioni politiche non paiono proprio in linea con quelle del Presidente francese!), di riflettere su come cambiare gli indicatori della crescita in Francia. "Bisogna cambiare il nostro strumento di misura della crescita", ha detto Sarkozy, convinto che contabilità nazionale e PIL abbiano "evidenti limiti" che non rispecchiano "la qualità della vita dei francesi". Dal 13 al 15 ottobre 2015 si terra' a Guadalajara (Mexico) il 5º Forum Mondiale "Beyond GDP" ("Oltre il PIL") su "Statistica, Conoscenza e Politica", organizzato dall'OCSE. La Conferenza richiama leader politici, rappresentanti di governo ed esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, con l'obiettivo di chiarire, tra l'altro, quali possano essere gli indicatori più appropriati per misurare il progresso.
Da qualche tempo e da varie parti si è dunque iniziato a riflettere sul concetto di BIL (Benessere Interno Lordo), soprattutto nell'ambito delle ricerche e dei movimenti legati al concetto di DECRESCITA o DOPOSVILUPPO. In tale contesto, nella ricerca di nuovi indici in grado di misurare l'effettivo benessere delle persone, si coinvolgono anche gli stessi cittadini e cittadine, anche con lo scopo di integrare e completare i tentativi di misurazione della qualità di vita o "benessere" della popolazione - ma anche di una comunità, città o nazione - in cui, come è noto, pur essendo gli indici economici facilmente misurabili, in relazione agli indicatori sociali - quali ad esempio la  - gli specialisti riscontrano notevoli difficoltà.
Tra gli indicatori alternativi al PIL - o che si accompagnano a quest'ultimo al fine di dare un quadro realista della situazione economica e sociale di un territorio valutando anche il grado di benessere e la qualità delle relazioni sociali ( ad esempio in relazione a elementi quali: sicurezza dal crimine, la sperequazione sociale, la libertà politica, la salute fisica, l'accesso all'istruzione, l'inquinamento, etc..) - i più significativi sono il GPI (Genuine Progress Indicator) e il il QUARS (Qualità regionale dello sviluppo).
- Il Genuine Progress Indicator (GPI), cioè l'indicatore del progresso reale (spesso tradotto anche come indice di progresso effettivo o indicatore del vero/reale progresso) ha l'obiettivo di misurare l'aumento della qualità della vita di una nazione. Per questi motivi è calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali); ciò diversamente dal PIL che, invece, considera tutte le spese come positive e non considera tutte quelle attività che, pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (volontariato, casalinghe, ecc..).  Alcuni studi sul GPI hanno mostrato che mentre il PIL è cresciuto negli ultimi decenni, il GPI è aumentato solo fino ai primi anni 1970, dopodiché ha iniziato a diminuire sensibilmente. Sono ormai numerosi i paesi sviluppati in cui la ricchezza nazionale viene anche ricalcolata attraverso il GPI (USA, Canada, Australia, Germania...).
- Il QUARS (Qualità regionale dello sviluppo) è un  indice di benessere individuato nel corso di una campagna, denominata "Sbilanciamoci!" alla quale aderiscono più di trenta organizzazioni sociali, tra cui, Aiab, Arci, Carta, Lunaria, Rete Lilliput, Wwf.... Gli indicatori del QUARS sono suddivisi in sette categorie: ambiente, economia, diritti, salute, istruzione, pari opportunità e partecipazione. Ad esempio, in relazione al macroindicatore "Ambiente", si comprendono le valutazioni dell'impatto ambientale che derivano dalle forme di produzione, distribuzione e consumo e le buone prassi scelte per mitigare i relativi effetti. Ai primi due posti di questo ambito, secondo l'ultimo rapporto, si collocano il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta.
Altri indicatori che da più parti si inizia a prendere in considerazione sono:
- il FIL (felicità interna lorda o, in lingua inglese,  gross national happiness - GNH). Il FIL, di cui il Dalai Lama è un convinto sostenitore, costituisce un tentativo di definire uno standard di vita sulla falsariga del PIL;
- Il Prodotto Interno Lordo Verde (P.I.L. verde) è un indice di sviluppo economico che tiene conto delle conseguenze ambientali dello sviluppo. Il PIL verde inizia oggi a trovare diffusa applicazione in Cina dove viene difeso dallo stesso ministro dell´Ambiente Pan Yue. Attualmente sono diverse le regioni e le province cinesi che, utilizzando  il "PIL verde", cominciano a raccogliere le statistiche del loro reddito sottraendo il costo delle distruzioni ambientali;
- Un altro indicatore è il cosiddetto "subjective well-being" (SWB), vale a dire la percezione che gli individui hanno della propria vita e del grado di soddisfazione che provano per essa. Questo indicatore della felicità delle persone, per quanto sintetico, ha il vantaggio d'essere stato rilevato da diversi decenni e in molti paesi del mondo.
Sergio Diana

"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana... Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari... Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago... Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari... Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione... Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta". Robert Kennedy, Università del Kansas, 18 marzo 1968.