lunedì 24 settembre 2018

IVA: perdite di entrate per quasi 150 miliardi di euro per gli Stati membri dell'UE



Secondo un nuovo studio pubblicato dalla Commissione europea, nel 2016 i paesi dell'UE hanno perso quasi 150 miliardi di euro di entrate provenienti dall'imposta sul valore aggiunto (IVA). Il cosiddetto "divario dell'IVA" corrisponde alla differenza tra il gettito IVA previsto e quello effettivamente riscosso. Sebbene gli Stati membri abbiano svolto un lavoro considerevole per migliorare la riscossione dell'IVA, le cifre odierne indicano la necessità di una riforma dell'attuale sistema dell'IVA dell'UE, associata a una più efficace cooperazione a livello dell'Unione, per consentire agli Stati membri di utilizzare appieno le entrate IVA nei loro bilanci.
In termini nominali il divario dell'IVA è diminuito di 10,5 miliardi di euro nel 2016 passando a 147,1 miliardi di euro, attestandosi così al 12,3 % delle entrate totali dell'IVA rispetto al 13,2 % dell'anno precedente. I risultati ottenuti dai singoli Stati membri variano ancora in modo significativo. Il divario dell'IVA è diminuito in 22 Stati membri, con ottimi risultati ottenuti da Bulgaria, Lettonia, Cipro e Paesi Bassi, in ciascuno dei quali si è registrato un calo di oltre 5 punti percentuali. Il divario dell'IVA è tuttavia aumentato in sei Stati membri: Romania, Finlandia, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Francia. Sebbene siano stati compiuti progressi notevoli per migliorare la riscossione e l'amministrazione dell'IVA a livello dell'UE, gli Stati membri dovrebbero ora passare alla fase successiva ed esprimere il loro accordo il prima possibile sulla più ampia riforma intesa a ridurre le frodi dell'VA nel sistema dell'UE, come proposto lo scorso anno dalla Commissione. Tale nuova iniziativa dovrebbe migliorare e modernizzare il sistema sia per le amministrazioni che per le imprese, rendendolo più solido e più facile da utilizzare per le imprese.
Contesto
Lo studio sul divario dell'IVA è finanziato dal bilancio dell'UE e i suoi risultati sono pertinenti sia per l'Unione che per gli Stati membri, in quanto l'IVA rappresenta un contributo cospicuo ai bilanci nazionali e dell'Unione. Lo studio applica una metodologia "dall'alto verso il basso" che utilizza dati di contabilità nazionale per produrre stime del divario dell'IVA.
Per la prima volta la relazione del 2018 comprende una più ampia analisi dell'effetto di alcuni fattori esterni, come la struttura produttiva dell'economia e la disoccupazione, nonché di quelli sotto il controllo diretto dell'amministrazione fiscale, quali le dimensioni dell'amministrazione fiscale e le spese per l'informatica. Questo aspetto è particolarmente importante in quanto un aumento degli investimenti nelle tecnologie informatiche generalmente conduce a un calo del divario dell'IVA, come indicato nelle raccomandazioni precedentemente formulate dalla Commissione agli Stati membri.
Link utili
Per maggiori informazioni, consultare le domande frequenti.
La relazione completa e una scheda informativa sono consultabili qui.