Il video-messagio di Tullio Solenghi mi ha disgustato. Ho sempre adorato Solenghi. Lui e la compianta Anna Marchesini mi hanno regalato un sacco di sana allegria. Ma il suo messaggio sui tedeschi che circola in questi giorni - insieme a tanta spazzatura che guarnisce un neo-patriotismo da quattro soldi - è stato per me come una pugnalata. Non posso quindi non reagire con alcune mie considerazioni al riguardo, che riconduco volutamente alla mia esperienza personale in Europa e non ai complessi aspetti tecnici della questione.
L'UE è il mio lavoro. Sono un'europeista convinto e, lo sottolineo, per me l'Europa significa sia impegno politico che professionale. Si tratta di un lavoro che io e un gruppetto di miei colleghi italiani ci inventammo a Bruxelles circa 30 anni fa. Fondammo la prima società di consulenza italiana che, direttamente da Bruxelles, si occupava di relazioni con l'allora “Comunità Europea”(1). Ritengo quindi di conoscerla discretamente e di poter dire la mia non solo in quanto europeista sfegatato ma anche, e soprattutto, per aver vissuto di persona, anche dal punto di vista professionale, alcuni dei momenti fondamentali del processo di costruzione europea tuttora in corso.
A
ciascuno il suo mestiere e, senza nulla togliere al diritto di
esprimere la propria opinione: che i comici facciano i comici.
Al riguardo mi ha insegnato molto l'esperienza di Beppe Grillo. La
cosa che mi rattrista di più è vedere un comico che ho sempre
apprezzato che, dismessi quei panni, non mi fa più ridere, anzi mi
deprime, seminando odio e rancore contro un intero Popolo e senza
nemmeno avere un idea chiara dell'argomento. Ripeto che non voglio
scendere nei dettagli tecnici e mi limito a sottolineare alcuni
aspetti di questa UE che in molti, troppi, sembrano non conoscere.
Purtroppo è proprio dalla mancata conoscenza di queste cose che
derivano le diverse prese di posizione populiste, sovraniste, e via
dicendo, tutte caratterizzate da un elemento in comune: l'ignoranza;
intesa nel senso di “non conoscere determinate cose per non
essersene mai occupato o per non averne avuto notizia”(2)
|
Ecco alcune mie considerazioni:
Quando
l'Italia in Europa contava qualcosa.
E pensare che alla fine
degli anni 80 l'Italia si stava riprendendo. A Bruxelles tutti noi si
iniziava a lavorare all'Obiettivo 92, la creazione del Mercato Unico
Europeo, 320 milioni di persone, uno dei più importanti al Mondo.
Un'opportunità fondamentale per le nostre aziende. All'epoca
ero un giovane funzionario della Delegazione della Confindustria a
Bruxelles. Io ed i miei giovani colleghi e colleghe eravamo fieri di
rappresentare l'industria italiana in Europa. I tedeschi ci
invitavano a casa loro a raccontare il nuovo “Miracolo
italiano”....Il tessile, l'industria meccanica, il mobile e
l'arredamento, il design, l'agroalimentare.....Che forza!! Ma
intanto, viscidamente e subdolamente, in Italia ricominciava il
solito magnamagna....Nonostante
il nostro impegno la deriva era iniziata.
Mercoledì
Nero, Tangentopoli, Mani Pulite...
Ricordo
ancora quel “mercoledì nero” del settembre del 1992 in cui la
Lira venne cacciata dal Sistema Monetario Europeo. In quegli anni
(91-95) l'Italia era impegnata su alcuni fronti di non poco conto!
Stiamo parlando di Tangentopoli,
Mani Pulite e della
fine della Prima Repubblica. Le
parole che ricorrevano di più erano “Corruzione”
e “Conflitto di
Interessi”. Un triste
fardello che inquina ancora oggi l'Italia, sempre ai primi posti in
Europa nel contrastare il perseguimento del bene comune per
favorire interessi privati in cambio di danaro o altri sporchi
benefici. Caro
Solenghi, pensa forse che i nostri Partner europei non sappiano con
chi hanno a che fare?
Pensa che sia una balla il fatto che in Europa gli italiani sono un
punto fermo di riferimento sui mille modi per violare le regole?
Spaghetti, Mafia, “se po' fa”
e tanta allegria, questa è l'immagine che abbiamo deciso di dare!
Senza considerare l'assurda e dannosa burocrazia,
frutto dell'assoluta mancanza di fiducia tra i/le cittadini/e e lo
Stato. C'è stato un periodo in cui io ed i miei colleghi, quando
(spesso nel grattacielo di Bruxelles noto allora come “Olivetti
Tower”) partecipavamo alle riunioni con i rappresentanti di altri
paesi, sapevamo benissimo che una parte importante del nostro impegno
in quella sede doveva essere, purtroppo, quella di sgombrare il
terreno da quei pregiudizi. Da
allora non è cambiato molto.
L'Italia
e l'€.
Tra il 1994 ed il 1995 iniziò il percorso di costruzione della Moneta Unica. Fu,
come al solito, l’asse franco-tedesco a gestire la questione.
Partecipai con entusiasmo a quel processo, anche attraverso un
piccolo finanziamento che ricevetti dalla Commissione Europea nel
quadro del programma "Prince
- L'euro: una moneta per l'Europa", che aveva
l'obiettivo di informare il pubblico sull'introduzione della Moneta
Unica”. Fu in quello scenario che ebbi modo di toccare con mano il
modo in cui l’Italia approcciava uno dei momenti più importanti
della sua Storia. La faccio breve. Nella fase di negoziazione
dell'€, mentre i tedeschi, i francesi e altri inviavano a Bruxelles
persone super-preparate, addestrate a portare a casa i risultati e
con ordini precisi da eseguire nell'interesse del loro Paese,
l'Italia adottava il solito approccio alla “volemose bbene, aoh,
semo tutti europei”, ossia: si a tutto purché si faccia in
fretta e poi tutti alla Grand Place a bere birra trappista. E
firmarono di tutto, spesso senza sapere bene cosa, ne quali sarebbero
state le conseguenze. Caro Solenghi, ti domando: cosa c'entrano i
tedeschi con tutto ciò?
Il
portachiavi con il progetto
definitivo
della moneta da 1€ che mi regalò la Commissione Europea
|
Il
“Nucleo duro” dell'€.
Era, credo, il 1995 e
ricordo ancora che circolava a Bruxelles un documento di riflessione
sulla “Politica Europea” elaborato dall'Unione Cristiano Sociale
della Baviera (CSU)
e dall'Unione Cristiano-Democratica di Germania
(CDU).
Il documento delineava che sarebbero stati cinque i paesi del
cosiddetto “nucleo duro”
dell'€, ossia Germania,
Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, e spiegava nel dettaglio le
condizioni attraverso le quali l’Italia e qualche altro Paese
potevano entrare nella partita;
cioè quando quei paesi: “avranno risolto alcuni dei
loro attuali problemi e nella misura in cui essi stessi intendono
assumere gli impegni citati”.
Da parte sua Romano Prodi (all'epoca Presidente del Consiglio dei Ministri)
rassicurava tutti dichiarando
che:” l'Italia ha gli stessi obiettivi di stabilità
del collega tedesco (Helmut
Kohl)" e che “L'Italia e la Germania vogliono che ci
sia un'Europa forte economicamente e più unita politicamente"
e, infine “L'Europa deve nascere con criteri di rigore e
ciò non solo nell'interesse tedesco ma anche, in questa fase
storica, dell'Italia". Iniziava
così un periodo in cui la politica italiana, al centro, a destra
come a sinistra, decise di
investire tutto sull'Europa e l'€,
visti
come carro su cui salire al volo, costi quel che costi, per
aumentare i consensi a livello nazionale.
Fu così che iniziarono a firmare di tutto, spesso anche senza
leggere. Chiedo ancora a
Tullio Solenghi: cosa c'entrano i tedeschi con tutto ciò?
Il parcheggio a Bruxelles.
Ma la cosa peggiore è che nulla abbiamo appreso dagli errori del
passato. Ancora oggi l'approccio che ho appena descritto è
vivo e vegeto
e continua a mietere disperazione
e...antieuropeismo.
Sapete che l'UE mette il naso in circa il 70% della legislazione che
adottiamo in Italia? E
noi chi ci mandiamo al Parlamento Europeo?
A parte David Sassoli e pochissimi altri che apprezzo, il nostro
Paese è famoso in Europa per la lunga
schiera di cantanti, veline, attori, atleti e politici ormai
trombati in Italia,
che si avvicendano nella massima Assemblea europea. E non solo. Le
rappresentanze di
istituzioni nazionali e regionali
che dovrebbero svolgere a Bruxelles un delicato
lavoro di lobby nella
difesa dei nostri interessi
vengono, troppo spesso, affidate a personaggi inviati a Bruxelles a
suon di calci nel sedere e non per le loro conoscenze e capacità
tecniche. Di funzionari e dirigenti italiani in gamba ne ho
conosciuto tantissimi a Bruxelles. Purtroppo la gran parte di loro
lamentava il fatto che, troppo spesso, il loro lavoro non veniva
compreso o restava senza seguito. In sintesi: a Bruxelles puoi anche
avere le persone più competenti del Mondo...Ma se poi a Roma, a
Milano o a Cagliari.....
Ma
tanto poi è colpa dell'UE o dei tedeschi. Comodo no?
Noi ci scherziamo sopra ma è proprio da li che si comprende
il livello di importanza che un Paese attribuisce all'UE, determinato
ovviamente anche dal livello della sua stessa “Classe Politica”. L'Italia
affondava nella crisi e l'Europa diveniva ciò che oggi è: un
comodo giocattolino nelle mani degli stati membri (o solo di alcuni).
In brutale sintesi: quando le cose vanno bene è merito dello
Stato; quando vanno male la colpa è dell'Europa e, a prescindere -
come direbbe Totò - è colpa dei tedeschi, dei francesi, degli
olandesi...Gli inglesi? In quel quadretto ci stavano dentro “
solo per rompere le scatole”.
I
danni di Solenghi & C.
Non
era da loro ma poi,
purtroppo, i Brits sono fuggiti come conigli invece di
restare, combattere e vincere, come hanno quasi sempre fatto nella
loro Storia. Se ciò è avvenuto è anche “grazie” al duro e intenso
lavorio, soprattutto nei social network, di persone spesso
inconsapevoli, proprio come Tullio Solenghi. Similmente, lo
sforzo di comunicazione di taluni, a volte superficiale, altre volte
improvvisato e, spesso, determinato da reazioni elaborate da parti
del corpo diverse dal cervello, ha fatto e continua a fare tanti,
tanti danni all'Italia, alle sue Regioni e al Progetto Europeo.
Fa danni perché, attribuendo, come in questo caso, le colpe di tutto
ad un Popolo, continua a raccontare la solita storiella
degli italiani poveretti, dell'Europa cattivona e dei tedeschi
nazisti, invece di riflettere
sulle cose che ho appena scritto e, attraverso il loro sforzo
comunicativo, impegnarsi per cambiare non
“Questa”
Classe Politica
italiana ma “La” Classe
politica italiana, e non di certo per emulare i nostri amici Brits
ma per restare in Europa e cambiare le cose,
ovviamente in meglio.
Caro
Solenghi, se questa Europa non ci va bene...Cambiamola!!
Ma
per farlo occorre un piccolo sforzo per conoscerla, considerato che
qualsiasi governo, italiano o degli altri stati membri, ha
tutto l'interesse a che il Popolo continui a ignorare cosa è e cosa
fa o può fare l'UE. Meno gli
europei e le europee conoscono l'Europa e meglio è. Altrimenti
si rischia di rompere il giocattolino che gli fa tanto comodo! Io
considero vergognoso che qualunque cittadino/a italiano/a sappia
dell'esistenza del Parlamento e del Consiglio dei Ministri e, più o
meno, sappia cosa fanno e come funzionano, mentre non ha la più pallida
idea dell'esistenza del Consiglio dei Ministri dell'UE o di cosa
faccia il Parlamento Europeo o la Commissione Europea. Salvo poi
ritrovarsi sul groppone le decisioni che prendono!! E per
gli stati membri va benissimo così!
Ma
quale Progetto Europeo?
Non mi dilungo. E' il progetto voluto
dalla gran parte dei padri fondatori e delle madri fondatrici
dell'UE: L'Europa dei Popoli! L'Europa delle istituzioni che più
di altre li rappresentano: le Regioni. Un'Europa dove gli stati -
in gran parte vecchi carrozzoni governati da lobby - non hanno più
nessun senso di esistere e vengono “rottamati”. Tra l'altro, a
credere fortemente in questo progetto fu un sardo come me. Il
compianto Mario Melis, che ebbi l’onore di conoscere quando era Euro-Parlamentare, contribuì
fortemente a quella conquista delle regioni europee - e di noi
“europeisti sino al midollo” - che fu la creazione con il
Trattato di Maastricht del Comitato
delle Regioni. Conservo ancora le copie cartacee del suo
intervento al Parlamento Europeo nel febbraio del 1990, e della sua
Relazione alla “II Conferenza Parlamento Europeo-Regioni della
Comunità” che si tenne a Strasburgo nel 1991. Si trattava, tra
l’altro, del “ruolo delle regioni, quali forze emergenti
per articolare e organizzare una moderna democrazia nel governo
dell’Europa”.
Molte
prese di posizione, anche autorevoli, che leggo in questo periodo,
nell'attribuire a tutti tranne che a noi stessi le colpe e le
responsabilità dei problemi che stiamo vivendo, continuano a far
riferimento e ad assolvere gli unici, veri, colpevoli di ciò che
accade: gli stati.
Vede caro Solenghi, è una
pura illusione credere che l'UE abbia per sempre risolto in Europa il
problema, radicato nella sua Storia, dei continui conflitti tra gli
europei. Come dice un caro
amico: “L'Europa è un
Continente molto pericoloso”.
L'UE ha soltanto spostato il
terreno del conflitto. Non
ci scanniamo più tra noi nei campi di battaglia, ma dietro le
scrivanie dei ministeri o nelle sedi delle istituzioni europee è una
guerra continua. Una guerra che, come tutte, fa morti e feriti, soprattutto tra le
fasce più deboli della popolazione. Una Pace posticcia dentro ai
nostri confini ma fuori da quei confini, altrove, l'inferno.
La
soluzione?
C'è ma è troppo costosa, soprattutto in termini di
volontà politica. E non è questa la sede.
Bene.
Non mi voglio dilungare oltre e credo di aver messo abbastanza carne
al fuoco. Spero solo di aver contribuito a chiarirvi le idee invece
di scombussolarvele ulteriormente. Ho inoltre accuratamente
evitato qualsiasi riferimento a virus di varia natura, a parte quello
della corruzione.
Se
sono stato convincente mi rivolgo, infine, a Tullio Solenghi -
a cui sicuramente staranno fischiando le orecchie - per invitarlo
umilmente a chiedere scusa al Popolo Tedesco. Lo invito anche a
riflettere sul progetto europeo che ho cercato di illustrare e, se
vuole, a fare anche lui la sua parte ma non come analista
geo-politico-economico-finanziario bensì da comico. Grazie alla
sua splendida comicità, questi argomenti così seri, ostici e
antipatici, diverrebbero accessibili anche alla “gente comune”
che, ridendo, magari inizia a capire....a riflettere...
Sergio
Diana
“L’Europa ha bisogno di svegliarsi. È mezza addormentata.”
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- Caro Solenghi, le ricordo che la “Comunità Europea” in quanto istituzione non esiste più sin dal 1993, essendo stata sostituita dall'attuale “Unione Europea”.
- Dal Vocabolario Treccani
FONTI:
- Riccardo Brizzi Michele Marchi, Il governo Prodi e l’ingresso italiano nella moneta unica: tra difficoltà interne e sfida europea (1995-1998)
- S. Gherardi, Rétablir la confiance pour consolider la lire, in ‟Le Monde”, 16 gennaio 1995.
- Commissione Europea, Corruption in the European Union
- E. Di Carlo (2020), Il conflitto di interessi nelle aziende. Linee guida per imprese, amministrazioni pubbliche e non profit, Giappichelli, Torino.
- Vent'anni di lotta alle mafie e alla corruzione in Italia, a cura di Giulia Migneco e Pierpaolo Romani. Rubettino Editore