IL CUORE TENERO DI GALSI
Una Società per Azioni in crisi timbra lasciapassare come una dogana, fremendo per accendere le proprie ruspe e, considerato che ha tutti i permessi in tasca, apre finalmente al dialogo con le amminitrazioni. Le stesse che gli devono concedere i permessi. Una impresa privata con il cuore tenero che, tuttavia, si agita di fronte alla collettività rappresentata dalle proprie istituzioni. Ma non tutte gli fanno lo stesso effetto. Tra di esse vi sono quelle che compiono atti talebani, fortunatamente in minoranza rispetto a quelle che chinano il capo dinanzi al potere dell'economia e in nome dello "sviluppo". Il rappresentante del popolo talebano, in quanto Sindaco, si oppone ad andare contro la volontà popolare. Ma è solo un piccolo e insignificante numero, nel caos e nel furore di una improvvistata quanto inutile e noisosa protesta. A venirgli incontro le generose braccia aperte di una società per azioni diversa, che non ha come unico scopo quello di guadagnare con i soldi degli altri. Una multinazionale che non avrebbe mai imposto le sue ragioni. Il gigante buono del gas che, magnanimo, si rifiuta di schiacciare come vermi una Comunità di persone e i propri rappresentanti e, mai e poi mai, userà contro di loro la clava dell'interesse nazionale, interesse ormai non più pubblico ma privato.
L'importante è srotolare quel tubo, poi si vedrà.
Una Società per Azioni in crisi timbra lasciapassare come una dogana, fremendo per accendere le proprie ruspe e, considerato che ha tutti i permessi in tasca, apre finalmente al dialogo con le amminitrazioni. Le stesse che gli devono concedere i permessi. Una impresa privata con il cuore tenero che, tuttavia, si agita di fronte alla collettività rappresentata dalle proprie istituzioni. Ma non tutte gli fanno lo stesso effetto. Tra di esse vi sono quelle che compiono atti talebani, fortunatamente in minoranza rispetto a quelle che chinano il capo dinanzi al potere dell'economia e in nome dello "sviluppo". Il rappresentante del popolo talebano, in quanto Sindaco, si oppone ad andare contro la volontà popolare. Ma è solo un piccolo e insignificante numero, nel caos e nel furore di una improvvistata quanto inutile e noisosa protesta. A venirgli incontro le generose braccia aperte di una società per azioni diversa, che non ha come unico scopo quello di guadagnare con i soldi degli altri. Una multinazionale che non avrebbe mai imposto le sue ragioni. Il gigante buono del gas che, magnanimo, si rifiuta di schiacciare come vermi una Comunità di persone e i propri rappresentanti e, mai e poi mai, userà contro di loro la clava dell'interesse nazionale, interesse ormai non più pubblico ma privato.
L'importante è srotolare quel tubo, poi si vedrà.
Galsi ha molta fretta
Pronta a dialogare con i ribelli di Olbia
Il Comune dice no al sito di Venafiorita, la Provincia è incerta
(LUCA ROJCH)
OLBIA. La centrale che inscatola metano e lo spara alla velocità di un proiettile potrebbe spostarsi di qualche chilometro. Il gigante del gas mostra il suo cuore tenero. Galsi mette in ordine le carte, timbra i lasciapassare per accendere le ruspe. Ma con i permessi in tasca all’improvviso apre al dialogo. L’idea di costruire la stazione contro la volontà popolare agita la multinazionale a metano.
Il terrore che la scintilla faccia scoppiare la rivolta porta Galsi a una apertura inattesa. Il Comune compatto ha votato un documento talebano. No alla centrale in tutto il territorio. La Provincia ha scelto una posizione più sfumata, no a Venafiorita, ni a ipotesi diverse. Ma il furore antigas, il popolo anticentrale, è stato disintegrato nella conferenza di servizi di Roma. Là il sindaco Gianni Giovannelli che portava il voto contrario di tutto il consiglio all’ipotesi di costruire la centrale di compressione a Venafiorita, ha scoperto di essere un piccolo numero. Uno dei 300 invitati alla conferenza.
E l’urlo del primo cittadino si è perso nel caos di una riunione sovraffollata. Le barricate olbiesi sono diventate una riga, una delle tante osservazioni presentate al progetto che è stato approvato. L’ultimo passaggio tra qualche settimana nella conferenza Stato-Regioni. Sardegna e Sicilia si incontreranno con il governo per gli ultimi dettagli. E la rivolta popolare, il no di comitati e consiglio resteranno lettera morta.
Ma Galsi a sorpresa apre al dialogo. «Siamo pronti a discutere con la comunità per trovare un accordo - fa sapere la portavoce della società, Sara Milanesi -. Siamo convinti che un dialogo sia ancora possibile e una soluzione possa essere raggiunta». In altre parole tutti i permessi per costruire la centrale di compressione del gas a Venafiorita sono in tasca della multinazionale, ma Galsi non vuole calare dall’alto una soluzione. «Anche perché la rete in Italia sarà costruita dalla Snam - continua Milanesi -. E non ha mai in tutta la sua storia realizzato un’opera contro la volontà delle popolazioni». La paura è che in terra di Gallura si materializzi una nuova frangia simile ai no tav. Guerriglieri anticentrale. Ma eventuali modifiche del tracciato non potranno portare a sconvolgimenti. La centrale si potrà spostare, spiegano da Galsi, ma non troppo lontano da Venafiorita. Sconvolgimenti, ma non troppo. Perché il progetto dovrebbe riottenere la valutazione di impatto ambientale. Che nei tempi impossibili della burocrazia significa attendere altri due anni. E Galsi, che ha avviato tutto l’iter burocratico nel 2008 e vuole accendere subito le ruspe, non vuole più attendere. La multinazionale del metano smentisce anche in modo categorico l’informazione che si era diffusa negli ultimi giorni di un possibile piano B. Con la deviazione del tracciato sulla dorsale Porto Torres, Ajaccio, Bastia, Toscana. Impossibile pensare a uno stravolgimento di un progetto arrivato alla fine della fase più complicata, quella delle autorizzazioni. Ora l’ultimo passaggio è la conferenza Stato-Regioni. Il passo finale che darà il via libera ai lavori per srotolare il mega tubo che attraverserà tutta l’isola. Resta la resistenza di Olbia che rifiuta la centrale sul suo territorio. Ma il gigante del gas non vuole schiacciare il Comune ribelle con la clava della ragion di Stato. Con pazienza è di nuovo pronto al dialogo.