martedì 5 aprile 2011

L'UE, la crisi nel Mediterraneo, la Sardegna e lo spreco di danaro pubblico

La politica di vicinato europea, lanciata nel 2004, avrebbe dovuto garantire stabilità, prosperità e sicurezza ai confini dell'Unione Europea. Tale politica eredita il pesante fallimento della zona Euro-Mediterranea di Libero Scambio che avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2010. Un fallimento dopo l'altro confermano l'assoluta inadeguatezza della Politica estera dell'UE, oggi nelle mani di una baronessa britannica, assistita da un'imponente stuolo di pseudo-diplomatici superpagati con i nostri soldi, che fanno a gara per beccarsi le "ambasciate" al calduccio e in paesi tranquilli. Tale inadeguatezza è oggi più che mai davanti agli occhi di tutti/e, considerato che l'UE è chiamata ad affrontare le conseguenze della cosiddetta "primavera dei paesi arabi" praticamente senza avere nessun potere concreto*. Oltre al conflitto libico, il recente scenario delle rivoluzioni in Tunisia e Egitto, delle proteste in Siria, Yemen e Bahrain, delle dittature ancora striscianti ma tollerate per motivi energetici, come in Algeria, chiedono a gran voce all'Europa una risposta forte, affinché " democrazia, giustizia, diritti umani" non rimangano soltanto belle parole. Una risposta che non arriva e, rebus sic standibus, non arriverà mai.
Intanto, in Sardegna si rischia di perdere oltre 170 milioni di € del programma di cooperazione nel Mediterraneo.
Tuttavia, nella Plenaria in corso, il Parlamento Europeo ha presentato una proposta di risoluzione sulla "revisione della politica europea di vicinato" nella sua dimensione meridionale, che verrà votata giovedì 7 aprile. Il relatore portoghese di centro-destra Mário David, nel presentare il testo ha candidamente ammesso, a nome della commissione per gli affari esteri del Parlamento, il fallimento dell'UE nel "promuovere i diritti umani nei paesi terzi" e nel garantire così la stabilità ai confini dell'Unione**.
David ha quindi esortato l'Europa a trarre insegnamento dagli errori del passato per "correggere, in futuro, eventuali carenze e scelte sbagliate" e per garantire che "l'Unione svolga un ruolo attivo da protagonista e non solo di finanziatore nell'ambito del processo di pace in Medio Oriente e della situazione nel Sahara occidentale".
Belle parole che ci fanno riflettere anche sul ruolo avuto dal regime di Gheddafi nella regolamentazione dei flussi migratori!
L’europarlamentare portoghese, infine, insiste: “C'è bisogno insomma che l'Unione per il Mediterraneo torni a giocare un ruolo chiave nel contesto geopolitico della regione; gli eventi recenti ne hanno sicuramente dimostrato l'importanza” e, in un'impeto di innovazione e originalità, propone di:
• Aumentare i fondi per la politica europea di vicinato
• Collaborare con le organizzazioni della società civile
• Creare una forza di Protezione civile Euro-Mediterranea
David conclude con una buona dose di ottimismo: "alcuni Stati, su entrambe le sponde del Mediterraneo, non hanno ancora capito a pieno i vantaggi di questo modello politico. Ma lo faranno, e molto presto".
Forse si riferisce anche alla Sardegna che, come è noto, è Autorità di Gestione del Programma ENPI CBC MED, dotazione finanziaria per il periodo 2007-2013 di circa 174 milioni di €, di cui è stato speso sinora pressoché nulla, sostenendo unicamente il funzionamento del programma, una nutrita e discutibile schiera di “consulenti esterni” e un unico bando destinato, forse, a finanziare i soliti progettini alla “volemose bene”. Quasi che la nostra Isola, per la posizione che occupa nel Mediterraneo, non si meritasse un ruolo diverso dalla rocambolesca gestione di quattrini che, inevitabilmente, ritorneranno nelle casse dell’UE!
Riconciliare politica di immigrazione e diritti umani? Da un lato si pensa ad ospitare le persone in tendopoli, dall’altro si buttano 174 milioni di € dalla finestra!
Ora il Ministro Maroni sa dove trovare i soldi. Si inizi dunque a riprogrammare ENPI! Così com’è è solo una farsa e uno spreco vergognoso di soldi pubblici.


*La politica estera e di sicurezza è un ambito in cui la competenza essenziale resta ai governi degli Stati membri, anche se la Commissione europea, e in minor misura il Parlamento europeo, sono associati al processo. Le decisioni fondamentali sono adottate all'unanimità e, quindi, se tutti i 27 stati membri non si mettono d'accordo...
**La nostra Isola è situata proprio su quei confini...Anche se pare che nessun@ di noi se ne sia ancora accorto.