Il 19 gennaio prossimo il Parlamento europeo voterà una PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla catena di approvvigionamento dei fattori di produzione agricola, presentata dal noto europarlamentare francese José Bové. Nella Proposta vengono individuati i problemi a monte della produzione agricola, con particolare attenzione al rincaro che nell'ultimo decennio ha interessato fattori di produzione quali energia, macchinari, mangimi composti, fertilizzanti, pesticidi, sementi e acqua. La relazione mette in evidenza le ripercussioni su diversi settori produttivi, sottolinea la crescente dipendenza degli agricoltori da un'industria dei fattori di produzione sempre più concentrata e suggerisce le misure da adottare nel quadro della futura riforma della PAC.
Nella risoluzione del 7 settembre 2010 intitolata "Entrate eque per gli agricoltori: migliore funzionamento della filiera alimentare in Europa", il Parlamento Europeo ha approvato una serie di raccomandazioni intese a risolvere i problemi a valle della produzione agricola, con l'obiettivo di migliorare il reddito degli agricoltori. Il Parlamento ha proposto un cambiamento politico sostanziale della normativa UE sulla concorrenza e ha raccomandato l'inclusione di determinate misure nelle proposte legislative sulla riforma della PAC 2020. Il 23 novembre 2010 la Commissione ha approvato una nota sul seguito da dare a tale risoluzione, indicando le azioni che intende intraprendere in questo ambito. Nella prospettiva di una sostanziale riforma della PAC, che dovrà rispondere alle numerose importanti sfide che gli agricoltori si trovano ad affrontare, la presente relazione si propone di analizzare le strutture e i mercati a monte della produzione agricola e di suggerire opzioni politiche che permettano agli agricoltori di contenere i costi dei fattori di produzione, al fine di aumentare la loro autonomia e il loro reddito e di assicurare un utilizzo più efficiente e sostenibile delle risorse produttive. Il relatore propone di invitare gli Stati membri e la Commissione a fornire più dati sui costi di produzione e dei fattori produttivi, i quali dovrebbero quindi essere analizzati e comunicati periodicamente agli agricoltori da un'agenzia europea di monitoraggio dei prezzi. Gli indici dei prezzi potrebbero altresì migliorare la concorrenza nel settore dei fattori di produzione e sperabilmente aiutare gli agricoltori a uscire dalla morsa costituita da un'agroindustria sempre più concentrata e potente a monte e a valle della produzione primaria. Gli agricoltori devono inoltre essere aiutati a migliorare le prestazioni agronomiche e ambientali per rispondere alle nuove sfide che si profilano dal punto di vista climatico, ambientale ed economico. Nel quadro delle misure di "ecologizzazione" previste dalla nuova PAC, gli agricoltori dovranno reintegrare i costi di produzione esternalizzati relativi a una migliore gestione della biodiversità, delle risorse idriche e dei nutrienti del suolo, e ricevere aiuti adeguati in materia. Questo esborso iniziale recherà certamente agli agricoltori vantaggi a lungo termine, come la resistenza all'instabilità climatica, il miglioramento delle condizioni e della fertilità del suolo e una minore vulnerabilità alle malattie. Nel momento in cui saranno in grado di sfruttare meglio il potenziale dei fattori di produzione aziendali, gli agricoltori risentiranno meno della volatilità dei prezzi. La Commissione Europea dovrebbe inoltre suggerire misure che incoraggino gli agricoltori a organizzare collettivamente la conservazione e l'acquisto dei fattori di produzione in modo da aumentare il loro potere negoziale, in linea con la creazione di organizzazioni di produttori a valle dell'agricoltura. Gli agricoltori dovrebbero inoltre essere incoraggiati a organizzarsi al fine di gestire le risorse in modo più efficace e adottare pratiche sostenibili in grado di ridurre la vulnerabilità nei confronti della volatilità dei prezzi, e in tal caso essere ricompensati. In questo contesto il relatore desidera sottolineare che, in molti paesi, gli agricoltori si sono già adoperati per migliorare le pratiche agronomiche e aumentare l'autonomia economica nei confronti dell'acquisto di fattori di produzione. Da molti anni le reti di agricoltori hanno istituito un'intensa collaborazione tra gli istituti di ricerca governativi e non governativi, da un lato, e le organizzazioni di agricoltori dall'altro (ad es. CEDAPA o CIVAM in Francia), e comunicano attivamente le esperienze e i risultati ottenuti alle comunità agricole più ampie. Questa iniziativa e questo impegno dovrebbero essere riconosciuti appieno attraverso il rafforzamento della collaborazione tra gli istituti di ricerca e le organizzazioni per lo sviluppo agricolo e rurale, e dovrebbero altresì essere presi in considerazione per i futuri servizi di divulgazione agricola e i programmi di formazione in tale ambito.
Il relatore Bové suggerisce di strutturare la risoluzione in base ai seguenti fattori chiave della produzione agricola:
Energia
I dati Eurostat e l'analisi della Commissione indicano che, in molti settori, il crescente divario tra i costi di produzione e dei fattori produttivi e i prezzi alla produzione non è economicamente sostenibile. Il costo dell'energia nel settore agricolo è aumentato circa del 60% tra il 2000 e il 2010, mentre i prezzi alla produzione sono aumentati solo del 25%. Tali aumenti riguardano in generale i carburanti, il gas e l'elettricità.
Il relatore propone misure volte a migliorare la capacità di risparmio energetico delle aziende agricole a livello di fabbricati, pratiche agricole e trasporti attraverso programmi di efficienza energetica, nonché a promuovere gli investimenti nella produzione di energie rinnovabili (energia eolica, solare, geotermica, dal biogas ecc.) all'interno dell'azienda agricola o a livello locale. In tale contesto il relatore invita altresì ad analizzare e valutare i quantitativi e i costi dell'energia dei sistemi agricoli esistenti nonché dei fornitori di fattori di produzione e dei sistemi di trasformazione e distribuzione ad essi associati. Nell'imminente riforma della PAC è importante tenere conto dell'efficienza energetica e dell'utilizzo di fonti di energia sostenibili per rispondere alle nuove sfide, che comprendono il riequilibrio della produzione vegetale e animale in funzione delle risorse energetiche disponibili e la creazione di sistemi di produzione a basso impiego di risorse, come l'allevamento estensivo e ad alimentazione erbacea.
Fertilizzanti e ammendanti
In media il costo dei fertilizzanti e degli ammendanti è raddoppiato negli ultimi dieci anni. L'utilizzo di prodotti a base di nitrati e di fosfati comporta problemi specifici, in particolare in termini di ruscellamento quando i terreni e le colture non riescono a immagazzinare e ad assorbire a sufficienza i nutrienti. Le diverse soluzioni esistenti prevedono di migliorare l'analisi e la gestione dei nutrienti nelle aziende agricole e ridurre la spesa per i fertilizzanti attraverso un'analisi e una gestione della fertilità del suolo più efficaci, in particolare migliorando la struttura glomerulare del terreno e i livelli di humus organico (il che consente una migliore ritenzione dell'acqua e dei nutrienti) attraverso la concimazione naturale, il miglioramento della qualità del letame liquido, l'adozione di pratiche di rotazione delle colture più efficienti, e lo spandimento del letame tramite tubazioni flessibili a traino unitamente all'interramento diretto a bassa profondità (secondo alcuni studi, in Europa settentrionale e occidentale è possibile raggiungere una riduzione pari a 50 kg di N / ha in agricoltura, ovvero fino al 70% degli attuali fattori di produzione, senza perdite di resa). La lisciviazione dei nutrienti, una delle principali fonti di perdite di nitrato negli ambienti acquatici e di diossido di azoto (NO2) nell'atmosfera, potrebbe essere ridotta utilizzando alcune colture energetiche come tampone nelle zone di protezione delle acque e lungo i corsi d'acqua aperti. Anche i sistemi fognari dei paesi e delle città dovrebbero essere considerati possibili fonti di nutrienti (biogas), a condizione che si riesca a garantire una separazione sufficiente delle sostanze potenzialmente nocive.
Sementi
Il costo delle sementi e del postime è aumentato in media quasi del 30% dal 2000. Tale rincaro è in parte dovuto agli elevati costi dell'acquisto di sementi certificate e allo scarso impiego della granella aziendale come seme. L'utilizzo della granella aziendale come seme comporta numerosi vantaggi economici e ambientali: la semente aziendale costa in media il 40% in meno di quella certificata, consente di coltivare piante adattate alle condizioni agronomiche specifiche della regione e spesso richiede un minore impiego di fertilizzanti e prodotti fitosanitari, mantenendo al contempo la biodiversità delle colture. Gli agricoltori possono inoltre scegliere per la semina il periodo più adatto alle condizioni agricole, senza dover dipendere dalle consegne dei produttori di sementi. La granella aziendale è utilizzata come seme in più della metà della superficie coltivata a cereali in Europa (tale quota raggiunge il 90% in Polonia), ma in altri settori, come quello ortofrutticolo, il suo sviluppo è ostacolato, tra le altre cose, dalle disposizioni del regolamento (CE) n. 2100/94, che consente di piantare solo ventuno varietà vegetali di granella aziendale. D'altro canto, l'industria delle sementi ritiene che il diritto di impiegare la granella aziendale come seme rappresenti un'eccezione da abolire nel contesto della futura revisione del regolamento.
Prodotti fitosanitari e altri pesticidi
Negli ultimi dieci anni i prodotti fitosanitari e gli altri pesticidi hanno registrato in media un aumento quasi del 13%. Le possibili soluzioni comprendono la creazione di un rapporto carbonio/azoto equilibrato nel terreno e il miglioramento della struttura del suolo (da cui deriverebbe una minore necessità di utilizzare pesticidi e diserbanti grazie alla diminuzione delle malattie delle piante e a una minore invasione di piante infestanti).
Mangimi animali e spese veterinarie
La dieta utilizzata nei sistemi di allevamento intensivo si basa su alte dosi di mangimi composti concentrati; le proteine e i semi oleosi utilizzati sono prevalentemente importati da oltreoceano. In media, in questo settore i prezzi dei fattori di produzione sono aumentati di oltre il 30% nell'ultimo decennio.
Nella risoluzione del marzo 2011 sul deficit proteico nell'UE, il Parlamento europeo ha chiesto di definire il quadro necessario per sviluppare la produzione di colture proteiche e leguminose nell'UE, in modo da ridurre del 70% il deficit proteico grazie a mangimi di produzione interna. Esistono varie colture leguminose idonee a tal fine, in particolare piselli, fave e lupini. Inoltre, la rotazione delle colture, comprese quelle proteiche leguminose, può ridurre il consumo di carburante nella lavorazione dei terreni, poiché la componente di humus e l'umidità del terreno si conservano meglio, consentendo una preparazione meno complessa. Un recente studio pubblicato dal Parlamento europeo (PE 438.591) e un'analisi del commissariato generale allo sviluppo sostenibile del governo francese ("Études & documents", n. 15, dicembre 2009) stimano una riduzione annua fino a 100 milioni di EUR dei costi per l'uso di fertilizzanti in Francia.
Fabbricati agricoli ed energie rinnovabili
I costi inerenti ai fabbricati agricoli non residenziali sono aumentati in media del 20% a causa del rincaro dei materiali edili e dei lavori di costruzione. Con particolare riferimento al settore dell'allevamento, l'aumento dei costi è altresì imputabile ai requisiti in materia di igiene e di sicurezza alimentare. In alcuni Stati membri gli agricoltori sono stati incentivati a investire nella produzione di energia rinnovabile (energia eolica, solare e dal biogas) a livello di aziende agricole. Ad esempio, in Germania i tetti dei fabbricati agricoli sono diffusamente utilizzati per l'installazione di pannelli solari, l'isolamento degli edifici è stato migliorato e il letame liquido viene utilizzato per la produzione di biogas. In alcuni casi, tuttavia, gli incentivi nazionali nel settore del biogas hanno anche portato alla creazione di impianti per la produzione di biogas a partire da mais e cereali, facendo aumentare i costi di locazione dei terreni e attirando investitori che accumulano profitti a danno degli agricoltori.
Prezzi di acquisto e di locazione dei terreni
La locazione dei terreni rappresenta un importante fattore di costo in molti settori agricoli e in numerosi Stati membri e dovrebbe essere considerata tra i costi dei fattori di produzione. In molti paesi dell'Europa occidentale, i prezzi di acquisto e di locazione dei terreni agricoli hanno raggiunto livelli insostenibili, causando gravi fratture tra le capacità di produzione, l'accesso ai terreni e il valore d'uso agricolo. In alcuni casi tale aumento è imputabile all'espansione urbana incontrollata, alle pressioni esercitate dalle grandi società agricole e alla concentrazione della proprietà fondiaria in poche mani. Il relatore raccomanda l'introduzione di un sistema di monitoraggio dei prezzi dei terreni e dell'accesso ai medesimi, soprattutto per i giovani agricoltori.
Altri beni e servizi, compresa l'acqua
Data la grande importanza delle risorse idriche per la produzione agricola, l'UE dovrebbe aiutare gli Stati membri ad approntare sistemi più efficaci per l'immagazzinamento dell'acqua a scopo agricolo, comprendenti il miglioramento delle capacità di ritenzione dell'acqua nei suoli e della raccolta dell'acqua nelle zone aride, come precauzione dinanzi all'evoluzione dei regimi delle precipitazioni in seguito al cambiamento climatico.
È inoltre urgente gestire e ridistribuire in modo più efficace i diritti sull'acqua, nonché creare e preservare agroecosistemi multifunzionali e sistemi agroforestali che permettano di migliorare le capacità di immagazzinamento idrico.
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