martedì 20 marzo 2012

Come aumentare le "quote rosa"? Forse cambiandogli il nome. Non è molto ma può essere un buon inizio!


La Commissione europea vorrebbe sapere la nostra opinione su come aumentare le "quota rosa" nei consigli di amministrazione delle società, considerato che in quelli delle principali aziende europee solo un membro su 7 è donna. 
Considerato che non si ha molto tempo da perdere in stupidi sondaggi, io un'idea l'avrei: innanzitutto dovrebbero smetterla di usare quell'orrenda e machista espressione! "Quote rosa"!! E la partecipazione dei maschietti come la vogliamo chiamare: "Quote celesti"? 
Ma per favore! Tra l'altro, la cosa peggiore e che, considerato che certe espressioni vengono da "Bruxelles", fanno tendenza. Ho sentito parlare addirittura di "prestito rosa" e, recentemente, nei market ho ammirato i "parcheggi rosa"......
In ogni caso, forse bisognerebbe ricordare alla Commissione europea che, ad esempio, in Spagna è OBBLIGATORIO destinare una certa percentuale di posti alle donne

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Pochi cambiamenti ai vertici Se analizziamo i consigli di amministrazione delle maggiori imprese dell'UE quotate in borsa, ci accorgiamo che le donne rappresentano appena il 14% dei membri, contro il 12% nel 2010. Solo nel 3% dei casi il presidente del CdA è una donna, un risultato pressoché invariato rispetto a due anni fa. Gli europei concordano sul fatto che si debba intervenire per eliminare questo squilibrio. Un recente sondaggio  ha rivelato infatti che quasi 9 intervistati su 10 auspicano una parità di rappresentanza nei vertici aziendali (a parità di qualifiche). 3 su 4 sono a favore di leggi sulla parità uomo-donna nei consigli di amministrazione. Aprire le porte alle posizioni apicali incoraggia le donne a entrare e rimanere nel mondo del lavoro, consentendo di sfruttare appieno le loro competenze e contribuendo in tal modo ad accrescere il tasso di occupazione femminile. Una maggiore rappresentanza delle donne nei vertici aziendali rafforzerebbe la competitività dell'Europa. Gli studi condotti dalle società di consulenza McKinsey ed Ernst & Young (che a suo tempo non tollerava nei propri lussuosi uffici donne vestite in un certo modo) rivelano infatti che le aziende con un maggiore equilibrio tra uomini e donne registrano utili più elevati. Lo scorso anno la Commissione ha incoraggiato le imprese pubbliche a impegnarsi volontariamente a portare la percentuale di donne nei loro CdA al 30% entro il 2015 e al 40% entro il 2020. Da allora, solo 24 imprese in Europa hanno tenuto fede a questo impegno. La Commissione sta ora valutando altre misure, compreso il ricorso alle quote, ed ha avviato una consultazione pubblica  per capire se l'UE può fare di più. Francia, Belgio, Italia, Paesi Bassi e Spagna hanno già varato leggi che introducono le quote rosa nei consigli di amministrazione. Nel frattempo, Danimarca, Finlandia, Grecia, Austria e Slovenia hanno elaborato norme per l'equilibrio tra i sessi nei CdA delle imprese statali. 
La consultazione è stata avviata il 5 marzo in occasione della Giornata europea della parità retributiva, che mette in evidenza lo scarto esistente nelle retribuzioni concesse a uomini e donne per lo stesso tipo di lavoro. La consultazione online è aperta fino al 28 maggio. I vostri commenti aiuteranno la Commissione a presentare proposte (alla fine di quest'anno) su come migliorare l'equilibrio tra i sessi nei vertici aziendali. Sul link riportato di seguito potete partecipare alla consultazione: http://ec.europa.eu/justice/newsroom/gender-equality/opinion/120528_en.htm
(Fonte Commissione Europea)

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