E' Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, e non il solito "frikkettone" con idee strampalate, a lanciare l'ennesimo allarme contro l'uso del Prodotto Interno Lordo (PIL) come indicatore buono per tutte le stagioni. Questo classico slogan sempreverde - soprattutto in campagna elettorale o quando chi dovrebbe amministrare la "cosa pubblica" è a corto d'idee dinanzi ai numeri e alle statistiche impietose - diventa finalmente l'elemento centrale di un fallimento, annunciato ormai da qualche decennio.
Quello di Parisi è stato definito un "duro attacco verso i governi", soprattutto in considerazione dei risultati “estremamente modesti“ nell'affrontare la sfida dei cambiamenti climatici che, finora, hanno soltanto comportanto la spesa di ingenti risorse, ovviamente provenienti principalmente dalle nostre tasche.
Ma la sollecitazione di Parisi ad "agire in fretta" non si limita a belle parole o a dichiarazioni di principi. Il Premio Nobel rigira senza pietà la lama nella piaga più profonda di un sistema economico-finanziario ormai insostenibile, fondato principalmente su un indicatore falso, iniquo e perverso: il PIL. Una misura che Parisi, nel suo intervento di qualche giorno fa nel corso della riunione preparatoria della Cop26 a Montecitorio, ha invitato a cambiare, considerato che, “se rimarrà al centro dell’attenzione”, porterà a “un futuro triste”. Il PIL “cattura la quantità ma non la qualità della crescita”; “Bisogna cambiare punto di vista, se il Pil resta centrale, allora non è più centrale la lotta al cambiamento climatico”.
Da parte mia, nell'allegare il link a una mia nota del 2015, mi permetto sommessamente un consiglio a chi, nel pubblico e nel privato, si attiverà per presentare progetti, programmi, strategie, etc... per beneficiare dell'immenso sistema di sostegno finanziario che l'Unione Europea ha messo a nostra disposizione. Un sistema fondato, finalmente, non più sulla spesa allegra dei fondi (solitamente con impatto zero) ma sui risultati visibili e concreti. Il mio consiglio è quello di orientare le vostre idee ed i vostri progetti, in qualunque ambito, verso un obiettivo generale comune: il benessere e la felicità delle persone, intorno a noi e in tutto il Pianeta.
Vai al post del 2015: Chi ha paura del benessere?"
"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana... Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari... Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago... Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari... Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione... Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta". Robert Kennedy, Università del Kansas, 18 marzo 1968.