giovedì 15 giugno 2023

Regione Sardegna: Disparità economiche, sociali, territoriali e diseguaglianze....

 Si ripropongono alcuni post ancora attuali....


L’unica regione del Sud con un tasso di disoccupazione giovanile crescente è la Sardegna con +7,58%......

 Sempre in tema di fondi europei proponiamo alcuni spunti di riflessione tratti dal Programma Regionale (PR) della Sardegna co-finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE+) per il nuovo periodo di programmazione dei fondi europei  2021-2027

 "......... Al fine di identificare le principali sfide a cui il PR intende dare risposta, sono stati analizzati nel dettaglio i principali indicatori di disagio economico e sociale e delle diseguaglianze che sono contenuti nel “Regional Social Scoreboard - Report di posizionamento della Regione” che la Regione ha predisposto ed esaminato con il Partenariato istituzionale, economico e sociale nella fase preparatoria del PR.

Le fonti ufficiali dei dati riportati in questa sezione sono ISTAT, in particolare gli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo e i censimenti permanenti, ed EUROSTAT. I dati fanno prevalentemente riferimento al 2020; altri dati inseriti per annualità diverse dal 2020 sono indicati nel testo.

Gli indicatori del mercato del lavoro restituiscono evidenze di disagio occupazionale piuttosto gravi che inevitabilmente intersecano il disagio scolastico e sociale. Tra gli indicatori è incluso il tasso di attività, quale propensione alla partecipazione al mercato del lavoro, ossia l’offerta di lavoro. La sua dinamica è correlata al contesto economico e rappresenta un sensore della recettività del mercato del lavoro. Esso si attesta nella Regione al 60,3% della popolazione in età lavorativa, con un gap relativamente importante rispetto all’Italia (64,1%) in contrazione rispetto all’anno precedente di -3,1 punti percentuali. Appare di interesse per la strategia del PR evidenziare i dati occupazionali relativi alle persone con disabilità: 41.537 (+11,7% rispetto al 2016) che nel 2018 risultano disponibili al lavoro. Le assunzioni nel triennio 16-18 sono state in totale 993, decisamente poche rispetto ai disponibili al lavoro, va osservato tuttavia, nello stesso periodo, un trend positivo del +13%, con contratti prevalentemente a tempo determinato (66%).

 La disoccupazione nella Regione esprime un importante disagio occupazionale, con un tasso al 13,3%, contro una media nazionale del 9,2%. È, tuttavia, il tasso di mancata partecipazione al lavoro che restituisce una prospettiva più realistica del fenomeno, in quanto include anche le persone inattive ma disponibili a lavorare. Esso è pari in Sardegna al 26,4%, contro un tasso nazionale del 19% e nel Mezzogiorno del 33,5%.

La platea dei disoccupati è caratterizzata da gruppi sociali che maggiormente evidenziano aspetti di rilevante criticità e necessità di investimenti sociali quali i giovani, le donne, i disoccupati di lunga durata e i soggetti particolarmente fragili quali immigrati e soggetti con disabilità.

La disoccupazione giovanile (15-24 anni) registra un tasso del 40,9% contro il 29,4% nazionale; tale dato, di per sé critico, diviene emergenziale se si osserva l’indicatore più realistico della mancata partecipazione al lavoro, pari al 60,1% contro un 47,2% nazionale. La disoccupazione femminile si attesta al 13,2% contro il 10,2% nazionale. Anche in tal caso il tasso di mancata partecipazione al lavoro delle donne restituisce più evidentemente una condizione di forte criticità, posizionandosi al 29,6% contro il 22,7% nazionale, ma con un differenziale negativo di 5,8 p.p. rispetto ai maschi, posizionati al 24,8%.

Il tasso di disoccupazione di lunga durata (DLD) rappresenta uno dei principali indicatori di sofferenza del mercato del lavoro, in quanto misura la persistenza dello stato di disoccupazione degli individui, dando un’informazione indiretta su fenomeni di disagio sociale. Il tasso di DLD in Regione risulta del 6,6% a fronte di un dato nazionale del 4,7%. Se invece,si osserva l’incidenza dei DLD sulla platea totale dei disoccupati, il fenomeno è pari 49,7% contro una media nazionale del 52,5% trainata dagli alti valori del Mezzogiorno.

L’accesso e la permanenza nel sistema di istruzione rappresenta tuttora una sfida decisiva per il sistema regionale. Si assiste all’abbandono dei percorsi scolastici da parte dei giovani (18-24 anni) con valori ancora significativi, seppure in miglioramento. In Sardegna, i giovani che hanno abbandonato i percorsi di istruzione sono il 12%, recuperando gradualmente il gap rispetto al valore nazionale pari al 13,5%. Da rilevare un significativo differenziale di genere: i maschi rappresentano un target vulnerabile con un tasso di abbandono pari al 21,9% rispetto al 13,1% delle femmine.

Correlato all’abbandono scolastico da segnalare l’ancora elevata presenza dei c.d. NEET (15-29 anni): il tasso dei giovani NEET è pari al 26,1% contro un valore nazionale del 23,3%, equivalente a 58mila giovani. Tra il 2011 e il 2020 il livello dell’istruzione nella Regione è complessivamente migliorato, definendo una popolazione in possesso di titoli di istruzione sempre più alti e specialistici, pur se ancora insufficienti rispetto alla domanda potenziale delle imprese. Il tasso di scolarizzazione superiore risulta ancora ridotto rispetto alla media nazionale: il 74,5% regionale contro l’81,8% nazionale e il 77,7% del Mezzogiorno, mentre il tasso di istruzione terziaria in Sardegna si attesta al 25,1% contro il 27,8% nazionale.

Esaminando l’educazione degli adulti, il livello di istruzione della popolazione adulta (25-64 anni) fino al livello di istruzione secondaria inferiore è pari al 47% rispetto al 37,5% nazionale, segnalando un gap da colmare. Gli occupati (25-64 anni) che partecipano ad attività formative e di istruzione sono il 9,4% della platea degli occupati, dato che rappresenta una buona performance rispetto al dato nazionale del 7,6%, ma si tratta pur sempre di numeri marginali e insufficienti a sostenere politiche di cambiamento e strategie di sviluppo. Gli adulti che partecipano all’apprendimento permanente sono in Sardegna il 10% IT 11 IT rispetto al valore nazionale del 7,2%.

Nell’ambito del disagio sociale in Sardegna, tra gli anni 2014-2019, si registra un importante contenimento del valore dell’indicatore relativo alle persone a rischio povertà ed esclusione sociale (AROPE), che dal 37,7% del 2014 scende al 28,10% nel 2019, con una variazione percentuale pari a - 25,46%, rimanendo, tuttavia, a livelli ancora superiori ai valori UE e nazionali. Da considerare, ancora, che la Sardegna è la terza regione con il più alto tasso di povertà relativa minorile (0-17 anni). Nel 2019 il 35,3% dei minori in Sardegna è considerato in stato di povertà relativa, dato equivalente a 80.419 minori (elaborazioni su dati ISTAT).

 Il Terzo settore ha un ruolo fondamentale, per la sua presenza diffusa e radicata nel territorio per sostenere la struttura della rete sociale. Secondo l’ultimo Censimento l’ISTAT (2018), in Sardegna erano operative 11.269 istituzioni no profit, con un’incidenza di 22,5 istituzioni ogni 10mila abitanti e con un incremento del quasi 9% rispetto all’anno precedente. Le cooperative sociali impiegavano quasi il 68% degli occupati nel settore.

Fallimenti del mercato La dimensione dei fallimenti di mercato è insita nei fenomeni descritti al precedente paragrafo, che ancora oggi si manifestano in termini di squilibri economici, occupazionali, formativi e sociali nella Regione. Ad esempio, nell’ambito del lavoro la forte disoccupazione, in specie femminile e giovanile, è sintomo che il sistema economico-produttivo regionale non è in grado, da solo, di rispondere pienamente alle sfide del cambiamento e dell’innovazione e portare ad un elevata occupazione, tenendo conto anche dei forti effetti economici da CoViD-19.

Le politiche per l’istruzione e la formazione, a eccezione della formazione continua, sono, invece, di piena competenza pubblica e non assegnate al mercato nell’ordinamento italiano. Al riguardo, permane la necessità di investimenti per contrastare l’abbandono scolastico e per colmare una carenza di formazione terziaria, associabile anche a scarsi investimenti in ricerca e sviluppo, sia pubblici che privati, che concorre a una fragilità del sistema delle competenze necessarie all’occupazione e allo sviluppo.

Infine, anche le reti dei servizi per il lavoro e socio-sanitari sono di competenza pubblica, pur se, in questo caso, nel quadro di un sistema pubblico-privato. Tali reti non risultano adeguate al fabbisogno quantitativo e qualitativo, con difficoltà di accesso in particolare da parte delle persone più fragili e vulnerabili. Trasversalmente agli elementi descritti, la difficoltà diffusa di accesso al credito, in particolare per le piccole e microimprese sarde e per le famiglie, evidenzia l’esistenza di un fallimento delle dinamiche del mercato anche da questo punto di vista, con impatto sulla capacità di resilienza del sistema economico-produttivo e di promozione dell’occupazione e dell’inclusione. Secondo Banca D’Italia (Economie regionali 2020), le difficoltà di accesso al credito, in particolare per le piccole e microimprese sarde, continuano a persistere. Il tasso d’interesse (dicembre 2020) dei prestiti connessi alle imprese piccole si attesta al 9,33%, valore particolarmente alto rispetto alla media delle imprese (5,52%) e alle imprese medio-grandi (5,04%), collegabile alla scarsa capitalizzazione e al maggior rischio di insolvenza imputato alle micro e piccole imprese. Inoltre, il valutatore del PO 14/20 ha segnalato ampie difficoltà di capitalizzazione delle cooperative, nonostante il loro importante ruolo in molteplici campi dell’economia sociale. In merito, permane valida la strategia nella “Valutazione ex ante” degli Strumenti Finanziari per la Programmazione 14/20 della Regione, secondo la quale “(…) emerge una strategia trasversale che attribuisce agli SIF un ruolo chiave a supporto delle politiche attive di intervento a sostegno dell’autoimpiego e dell’autoimprenditorialità. L’acquisizione di tale ruolo passa attraverso interventi sull’architettura finanziaria dei fondi che assicurino: (…) continuità; (…) sostenibilità; (…) integrazione; (…)”. Bisogni di investimento e complementarità e sinergie con altre forme di sostegno Alla luce dell’analisi di contesto e delle sfide identificate come prioritarie, si evidenziano di seguito gli investimenti ritenuti necessari da porre in stretta correlazione con il quadro fino a qui delineato. Gli investimenti sul lavoro sono finalizzati ad accrescere l’occupazione in particolare dei giovani e delle donne, dei disoccupati di lunga durata con particolare attenzione ai soggetti vulnerabili……..".

LA RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA (E NON SOLO) SULL'UE

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