Si ripropongono alcuni post ancora attuali....
Raffaele Fitto, Ministro per "affari europei, Sud, politiche di coesione e PNRR" il 16 febbraio scorso ha illustrato al Consiglio dei Ministri la Relazione sullo stato di attuazione in Italia della "Politica di Coesione Economica, Sociale e Territoriale" dell'UE 2014-2020. Un disastro annunciato.
Per i non “addetti ai lavori”: la "Politica di Coesione economica, sociale e territoriale" è uno degli ambiti di competenza dell'UE in cui questa intervenire in modo particolarmente incisivo, sia dal punto di vista programmatico che, soprattutto, finanziario e principalmente attraverso i cosiddetti "Fondi Strutturali e di Investimento Europei" (SIE). La Politica di Coesione ed i fondi SIE assorbono circa un terzo della spesa complessiva del bilancio UE che, è opportuno ricordarlo, è composto anche dai nostri quattrini. Questo importante ammontare di risorse (stiamo parlando di 352 miliardi di euro per il periodo 2014-2020) dovrebbe contribuire all'obiettivo fondamentale di ridurre le differenze di sviluppo che, purtroppo, ancora esistono in Europa tra regioni meno sviluppate e più sviluppate, tra aree più ricche e più povere. Questo denaro viene principalmente gestito dalle nostre regioni e dal Governo anche attraverso i cosiddetti POR (Programmi Operativi Regionali).
Non è facile per i comuni mortali capire come ma, il periodo di programmazione oggetto della Relazione del Ministro, il 2014-2020, in realtà non è ancora terminato. Infatti, in base ai "Regolamenti" europei (che, non si dimentichi, sono anche leggi dello Stato), per il periodo in questione vige la regola cosiddetta dell' "N+3", ossia: le certificazioni e i conti circa i quattrini effettivamente spesi devono essere presentate alla Commissione Europea entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello dell’impegno nel bilancio europeo, ossia entro il 31 dicembre 2023. Se questi termini non vengono rispettati, i soldi europei vengono "disimpegnati" automaticamente e, cioè, persi.
Ed è altrettanto difficile da capire come, ad esempio, una regione come la Sardegna, che nella programmazione 2014-2020 si era conquistata il ruolo di regione “in transizione” (cioè messa meglio rispetto alle regioni "in ritardo"), nella programmazione 2021-2027 è retrocessa allo status di regione “meno sviluppata”.
Purtroppo, anche per questo ciclo di programmazione dei fondi SIE in Italia, l'analisi svolta dal Ministro Fitto ci da il solito triste quadretto a cui siamo purtroppo abituati e in cui, uno dei paesi dell'UE che maggiormente beneficia dei fondi SIE, si trova agli ultimi posti in classifica per "efficienza ed efficacia" nel loro utilizzo.
Non voglio annoiarvi con sterili percentuali ma, a fine ottobre 2022, il livello di spesa era pari al 55% di quanto programmato (la media europea è intorno al 69%) e quello dei pagamenti al 34%! Una situazione in cui, mancando pochi mesi alla chiusura dei conti con la rendicontazione finale da fare alla Commissione europea, restano ancora da spendere, per non perderli definitivamente, circa 29,9 miliardi di euro, cioè il 46% del valore delle risorse programmate dall'Italia e dalle sue regioni!
Se volete vedere i dati relativi alla vostra Regione andate qui.
Si tratta di un problema serio che si trascina da troppo tempo e che ha fortissime implicazioni politiche, considerato anche che, sia l'uso dei fondi che pressoché tutto ciò che concerne le relazioni con l'UE, in Italia viene spesso strumentalizzato politicamente e relegato ad una faccenda riservata agli "addetti ai lavori" che, nella maggioranza dei casi e soprattutto in alcune regioni, sono espressione dei partiti politici o di "lobby". Una gravissima forma di contaminazione che, purtroppo, invece di favorire la diffusione delle competenze e delle capacità nei nostri territori, ponendo l'enfasi sui risultati e sull'impatto concreto e visibile dei fondi europei, si concentra invece sulla spesa, nella maggior parte dei casi fine a se stessa. In brutale sintesi, la domanda è "Dove sono i soldi"? Invece di "dove sono i progetti? I programmi? Le strategie per migliorare la situazione, risolvere i problemi, creare opportunità? Dove sono le infrastrutture che ci salvano la vita?".
Ma vi tranquillizzo. State pur certi/e che il 31 dicembre prossimo i conti quadreranno e i vari presidenti, soprattutto al sud, avranno il loro momento di gloria nei giornaletti locali dove leggeremo dei complimenti della Commissione Europea per aver speso tutti i soldi della programmazione 2014-2020.
Se avete interesse vi posso fare una bella carrellata di esempi, trucchetti e artifizi per far quadrare i conti. Dopodiché ci facciamo una passeggiata, ci guardiamo intorno e, insieme, cerchiamo di capire dove sono finiti tutti quei quattrini.
Non sono cose che vi faccio notare solo io in questa umile nota. Sono aspetti che, ad esempio, la stessa Corte dei Conti Europea ci fa notare già da tempo (1).
Anche il Ministro inizia già a mettere le mani avanti, mettendo in risalto i problemi di "monitoraggio", di governance e di “spoliazione” dei programmi che disperdono le risorse con il solito, ben noto, approccio "a pioggia" o alla "vai che ce n'é". Si parla anche questa volta di adottare "rimedi strutturali" per rendere "efficiente l’utilizzo dei fondi UE" o roba del genere.
E la programmazione "bottom-up", cioè di "approccio dal basso"? Un sano approccio allo sviluppo locale che, purtroppo, si è convertito in un brutto fallimento. Ciò senza che nessuno si sia mai chiesto come avrebbe potuto funzionare, considerato che il "bottom", il livello "basso", non aveva - e non ha - la più pallida idea di cosa si tratta e, se anche ce l'ha, è costretto ad arrabattarsi con le solite "risorse umane" a disposizione.
Di diffondere concretamente nei territori, e soprattutto tra gli enti locali, la cultura del progetto e della programmazione, rafforzandone l'organico e le competenze, anche attraverso giovani in gamba e anche (perché no? Visto che si parla dappertutto di "innovazione"?) rafforzando concretamente il partenariato con le Università.....Non se ne parla.
E ora arriva il peggio. Attualmente le nostre regioni ed i nostri comuni sono alle prese non solo con la chiusura della programmazione 2014-2020 ma anche con l'ingresso nella nuova programmazione 2021-2027 della Politica di Coesione dove, anche dando seguito ai pressanti avvertimenti della sua Corte dei Conti, l'UE imposta un nuovo approccio fondato più sull'"impatto" ed i risultati che sulla "spesa". Basta soffermarsi sul fatto che nella nuova programmazione si ritorna alla regola dell'"N+2", cioè 2 anni, invece di 3, per far quadrare i conti e spendere bene.
Attualmente le pagine web delle nostre regioni rigurgitano di piani, programmi, strategie, approcci strategici, misure,... Corroborate da forum, laboratori tematici, reti....E da valanghe di graziose slides. Senz'altro un'impegno lodevole che fa ben sperare. Tuttavia io ci aggiungerei anche qualche "sopraluogo". Ad esempio, immagino il Ministro Fitto che, durante una visitina agli uffici dei nostri piccoli comuni, dando uno sguardo alle scrivanie ingolfate del Segretario Comunale si chiede onestamente: "Ce la faremo?"
E intanto, noi che ci abbiamo ingenuamente creduto e che continuiamo testardamente a crederci, siamo ancora qui, guardandoci intorno, col naso all'insù, a domandarci: ma dove sono finiti tutti quei soldi?
(1) Suggerisco caldamente la lettura di queste relazioni:
- Basso tasso di assorbimento dei fondi e di attenzione ai risultati
- Fondi europei alle regioni: la Corte dei Conti invita ad una maggior attenzione alla performance
- Investimenti nei siti culturali: tutto da rifare? Ecco il parere della Corte dei Conti Europea