giovedì 18 gennaio 2018

L'ultimo numero della rivista dello Sviluppo Rurale in Europa

È disponibile qui, in italiano, l'ultimo numero di RURAL CONNECTIONS, la rivista dello Sviluppo Rurale in Europa.

 In questo numero:


NOTIZIE E AGGIORNAMENTI
LAVORO TEMATICO SULLE IMPRESE RURALI
NUOVI STRUMENTI INTERATTIVI PER I GAL
COMUNICAZIONE SUL FUTURO DELL'ALIMENTAZIONE E DELL'AGRICOLTURA

QUESTIONI RURALI, PROSPETTIVE RURALI
PUÒ LEADER FUNGERE DA MOTORE DELLA CONNETTIVITÀ RURALE?
LA CINA APRE ALLA COOPERAZIONE RURALE
PRIMO PARLAMENTO RURALE EUROPEO DEI GIOVANI

IN EVIDENZA:
RURAL PROOFING

Nuove misure per dare impulso alle competenze chiave, alle competenze digitali e alla dimensione europea dell'istruzione

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©EC


Dando seguito al vertice di Göteborg, la Commissione europea ha adottato oggi nuove iniziative per migliorare le competenze chiave e le competenze digitali dei cittadini europei, per promuovere valori comuni e la conoscenza del funzionamento dell'Unione europea nelle scuole. Le nuove proposte giungono appena due mesi dopo che i capi di Stato e di governo europei hanno parlato di istruzione, formazione e cultura al vertice di Göteborg del novembre 2017 e mirano a ridurre le disuguaglianze socioeconomiche, sostenendo nel contempo la competitività, al fine di costruire un'Europa più unita, più forte e più democratica.
Le nuove proposte saranno anche discusse al primo Vertice europeo dell'istruzione che il commissario Navracsics ospiterà il 25 gennaio a Bruxelles, dedicato al tema "Porre le basi dello spazio europeo dell'istruzione - Per un'istruzione innovativa, inclusiva e basata sui valori".
Le tre iniziative proposte dalla Commissione sono:
1. Una raccomandazione del Consiglio relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente: prendendo le mosse dalla raccomandazione relativa alle competenze chiave adottata nel 2006, la nuova proposta contiene aggiornamenti importanti che riflettono la rapida evoluzione verificatasi nel frattempo nell'insegnamento e nell'apprendimento. Essa mira a un migliore sviluppo delle competenze chiave delle persone di qualsiasi età durante tutto l'arco della vita e a fornire orientamento agli Stati membri su come pervenire allo scopo. Si sottolinea in particolare la promozione dello spirito imprenditoriale e della mentalità orientata all'innovazione, al fine di liberare il potenziale personale, la creatività e lo spirito di iniziativa. La Commissione raccomanda inoltre misure volte a promuovere le competenze in scienze, tecnologie, ingegneria e matematica (gli ambiti STEM) e a motivare un maggior numero di giovani a intraprendere carriere in tali ambiti. Le proposte avanzate oggi rientrano nella risposta all'esigenza di migliorare urgentemente i sistemi di istruzione europei per far fronte alle numerose sfide rivelate dalla più recente indagine PISA. Più in generale, le misure aiuteranno gli Stati membri a preparare meglio i discenti ai cambiamenti dei mercati del lavoro e alla cittadinanza attiva in società globali più differenziate, mobili e digitali.
2. Un piano d'azione per l'istruzione digitale che delinea in quali modi l'UE può aiutare cittadini, istituti e sistemi di istruzione a prepararsi meglio a vivere e lavorare in un'era di rapidi cambiamenti digitali mediante:
  • un migliore impiego delle tecnologie digitali per l'insegnamento e l'apprendimento;
  • lo sviluppo delle competenze e delle abilità digitali necessarie per vivere e lavorare in un'era di trasformazioni digitali e
  • il miglioramento dell'istruzione mediante una previsione e un'analisi dei dati più attente.
Le iniziative comprendono il sostegno alle scuole con connessioni a banda larga ad alta velocità, lo sviluppo di un nuovo strumento di autovalutazione per le scuole in relazione all'uso della tecnologia per l'insegnamento e l'apprendimento (SELFIE) e una campagna di sensibilizzazione alla sicurezza online, all'alfabetizzazione mediatica e all'igiene cibernetica.
3. Una raccomandazione del Consiglio sui valori comuni, l'istruzione inclusiva e la dimensione europea dell'insegnamento: tale iniziativa propone modi in cui l'istruzione può aiutare i giovani a comprendere l'importanza dei valori comuni sanciti dall'articolo 2 del trattato sull'Unione europea e a farli propri. Gli obiettivi perseguiti sono rafforzare la coesione sociale e contribuire a contrastare l'avanzata del populismo, della xenofobia, del nazionalismo fonte di divisioni e della diffusione di notizie false. Tale proposta potenzia inoltre l'istruzione inclusiva per promuovere l'istruzione di qualità per tutti gli studenti insieme alla dimensione europea dell'insegnamento, in modo che a scuola si possano conoscere anche il patrimonio comune e la diversità dell'Europa, oltre a comprendere il funzionamento dell'UE. A sostegno di tali obiettivi la Commissione adotterà misure per aumentare gli scambi virtuali tra le scuole, in particolare tramite la riuscita rete e-Twinning (link is external) e per stimolare la mobilità nell'ambito del programma Erasmus+
Contesto
I capi di Stato e di governo hanno parlato informalmente di istruzione e formazione al Vertice sociale di Göteborg nel novembre 2017 a partire dalla comunicazione della Commissione "Rafforzare l'identità europea grazie all'istruzione e alla cultura". Le discussioni hanno portato alle conclusioni del Consiglio europeo del 14 dicembre 2017 che invitavano gli Stati membri, il Consiglio e la Commissione a portare avanti il lavoro sugli argomenti discussi a Göteborg. La revisione della raccomandazione del Consiglio del 2006 sulle competenze chiave per l'apprendimento permanente è stata annunciata nella comunicazione "Una nuova agenda per le competenze in Europa" adottata nel giugno 2016. Per la redazione della propria proposta la Commissione ha condotto una consultazione pubblica e una conferenza dei portatori di interessi nel 2017.
La proposta di raccomandazione del Consiglio sulla promozione dei valori comuni, di un'istruzione inclusiva e della dimensione europea dell'insegnamento prende le mosse dalla dichiarazione di Parigi sulla promozione della cittadinanza e dei valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l'istruzione adottata alla riunione informale dei ministri dell'Istruzione il 17 marzo 2015. Era stata annunciata nella comunicazione della Commissione "Sostenere la prevenzione della radicalizzazione che porta all'estremismo violento del 14 giugno 2016. Per la sua elaborazione la Commissione ha condotto una consultazione pubblica nel 2017.
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Rifiuti di plastica: una strategia europea per proteggere il pianeta e i cittadini e responsabilizzare le imprese

Simbolo riciclo con scritta plastic strategy
©EC

La prima strategia sulla plastica, adottata oggi, si inserisce nel processo di transizione verso un'economia più circolare. La strategia è intesa a proteggere l'ambiente dall'inquinamento da plastica e a promuovere al contempo la crescita e l'innovazione, trasformando così una sfida in un programma positivo per il futuro dell'Europa. Vi è un forte interesse commerciale nel modificare il modo in cui i prodotti sono progettati, realizzati, utilizzati e riciclati nell'UE e assumendo un ruolo guida in questa transizione potremo creare nuove opportunità di investimento e nuovi posti di lavoro.

Ai sensi dei nuovi piani, tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell'UE saranno riciclabili entro il 2030, l'utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l'uso intenzionale di microplastiche sarà limitato. Ogni anno gli europei generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma meno del 30 % è raccolta per essere riciclata. Nel mondo, le materie plastiche rappresentano l'85 % dei rifiuti sulle spiagge. Le materie plastiche raggiungono anche i polmoni e le tavole dei cittadini europei, con la presenza nell'aria, nell'acqua e nel cibo di microplastiche i cui effetti sulla salute umana restano sconosciuti. Basandosi sui lavori precedenti della Commissione, la nuova strategia europea sulla plastica affronterà la questione in modo diretto.
La strategia sulla plastica di oggi cambierà la progettazione, la realizzazione, l'uso e il riciclaggio dei prodotti nell'UE: troppo spesso il modo in cui le materie plastiche sono attualmente prodotte, utilizzate e gettate non permette di cogliere i vantaggi economici derivanti da un approccio più circolare e arreca danni all'ambiente. Il duplice obiettivo è quello di tutelare l'ambiente e, al tempo stesso, di porre le basi per una nuova economia delle materie plastiche, in cui la progettazione e la produzione rispettano pienamente le necessità del riutilizzo, della riparazione e del riciclaggio e in cui sono sviluppati materiali più sostenibili.
L'Europa è nella posizione migliore per guidare tale transizione e questo approccio sarà fonte di nuove possibilità di innovazione, competitività e creazione di posti di lavoro. Con la strategia sulla plastica, la Commissione ha adottato un quadro di monitoraggio, costituito da una serie di dieci indicatori chiave che coprono tutte le fasi del ciclo, che misurerà i progressi compiuti nella transizione verso un'economia circolare a livello nazionale e di UE.
All'interno di questo quadro, l'Unione europea:
  • Renderà il riciclaggio redditizio per le imprese: saranno sviluppate nuove norme sugli imballaggi al fine di migliorare la riciclabilità delle materie plastiche utilizzate sul mercato e accrescere la domanda di contenuto di plastica riciclata. Con l'aumento della plastica raccolta, si renderebbe necessaria la creazione di impianti di riciclaggio perfezionati e con una capacità maggiore, oltre a un sistema per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti in tutta l'UE migliore e standardizzato. In questo modo sarà possibile risparmiare circa un centinaio di euro per tonnellata raccolta e si creerà inoltre valore aggiunto per un'industria delle materie plastiche più competitiva e resiliente.
  • Ridurrà i rifiuti di plastica: la normativa europea ha già determinato una significativa riduzione dell'uso di sacchetti di plastica in diversi Stati membri. I nuovi piani si concentreranno ora su altri prodotti di plastica monouso e attrezzi da pesca, sostenendo campagne di sensibilizzazione nazionali e determinando l'ambito di applicazione delle nuove norme che saranno proposte a livello di UE nel 2018 sulla base di una consultazione delle parti interessate e di studi scientifici. La Commissione adotterà inoltre nuove misure per limitare l'uso delle microplastiche nei prodotti e stabilire l'etichettatura delle plastiche biodegradabili e compostabili.
  • Fermerà la dispersione di rifiuti in mare: nuove disposizioni relative agli impianti portuali di raccolta si concentreranno sui rifiuti marini nelle acque prevedendo misure intese a garantire che i rifiuti generati a bordo di imbarcazioni o raccolti in mare non siano abbandonati, ma riportati a terra e lì adeguatamente gestiti. Sono inoltre comprese misure volte a ridurre l'onere amministrativo che grava sui porti, le navi e le autorità competenti.
  • Orienterà gli investimenti e l'innovazione: la Commissione fornirà orientamenti alle autorità nazionali e alle imprese europee su come ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte. Il sostegno all'innovazione sarà aumentato, con 100 milioni di EUR di finanziamenti ulteriori per lo sviluppo di materiali plastici più intelligenti e più riciclabili, per processi di riciclaggio più efficienti e per tracciare e rimuovere le sostanze pericolose e i contaminanti dalle materie plastiche riciclate.
  • Stimolerà il cambiamento in tutto il mondo: oltre a fare la propria parte, l'Unione europea lavorerà con i suoi partner in tutto il mondo per proporre soluzioni globali e sviluppare standard internazionali. Continueremo inoltre a sostenere gli altri, come abbiamo fatto con il disinquinamento del fiume Gange in India.
Prossime tappe
La nuova direttiva relativa agli impianti portuali di raccolta proposta oggi sarà ora sottoposta al Parlamento europeo e al Consiglio per l'adozione.
In linea con quanto disposto dalla comunicazione “Legiferare meglio”, la Commissione presenterà la proposta in materia di prodotti di plastica monouso nel corso del 2018.
I portatori di interessi hanno tempo fino al 12 febbraio 2018 per apportare il proprio contributo alla consultazione pubblica in corso.
La Commissione intende avviare la revisione della direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi ed elaborare orientamenti per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti perché siano pronti nel 2019.
Per l'elenco completo delle misure e il loro calendario si veda l'allegato della strategia sulla plastica qui.
Informazioni generali
Nello spirito del pacchetto sull'economia circolare del 2015, la strategia sulla plastica è stata elaborata da un gruppo di coordinamento principale di cui hanno fatto parte il primo vicepresidente Frans Timmermans, il vicepresidente Jyrki Katainen e i commissari Karmenu Vella ed Elżbieta Bieńkowska. Molti altri commissari sono stati coinvolti nella sua preparazione e hanno contribuito a individuare gli strumenti di intervento più efficaci in una vasta gamma di ambiti.
Le iniziative adottate dal collegio in data odierna si articolano come segue:
  • una comunicazione su una strategia europea sulla plastica in un'economia circolare;
  • una comunicazione sull'interazione tra le politiche in materia di sostanze chimiche, prodotti e rifiuti;
  • un quadro di monitoraggio per l'economia circolare;
  • una nuova direttiva sugli impianti portuali di raccolta.
Esse sono integrate dalla relazione sulle materie prime essenziali e dalla relazione sulle oxoplastiche.
Il 2 dicembre 2015 la Commissione ha adottato un ambizioso pacchetto sull'economia circolare all'interno del quale si iscrivono le misure odierne.
La strategia sulla plastica contribuirà inoltre concretamente al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 e degli obiettivi dell'accordo di Parigi in materia di cambiamenti climatici.
L'UE ha già compiuto passi importanti stabilendo l'obbligo per gli Stati membri di adottare misure per ridurre l'utilizzo di sacchetti di plastica e di monitorare e ridurre i rifiuti marini.
Guardando al futuro, vi sono importanti prospettive anche per lo sviluppo di un'innovativa industria della plastica circolare su scala mondiale.
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mercoledì 17 gennaio 2018

SOCIAL EUROPE: PROSSIMI EVENTI IN EUROPA

 

Second International Seminar on the Active Ageing Index

The European Commission, UNECE, the University of the Basque Country, the Oxford Institute of Population Ageing, with the support of the Government of Biscay (Spain), are organising a Second International Seminar on the Active Ageing Index (AAI) in Bilbao in September 2018.
05/09/2018 - 08/09/2018

9th European Society on Family Relations Conference

​The 2018 annual conference of the European Society on Family Relations (ESFR) will be held in Porto from 5 to 8 September.
02/09/2018 - 05/09/2018

ISPCAN XXII International Congress on Child Abuse and Neglect

The International Society for Prevention of Child Abuse and Neglect (ISPCAN) will host an international conference for professionals in the field of child welfare, from 2 to 5 September in Prague.
01/06/2018 - 02/06/2018

European Youth Event

The European Youth Event (EYE2018), organised by the European Parliament in Strasbourg, is an opportunity for young people aged 16-30 to take part in a programme of workshops and events with policymakers and propose ideas for the future of Europe.
28/05/2018 - 30/05/2018

26th European Social Services Conference

The European Social Network (ESN) will host its annual European Social Services Conference (ESSC) in Seville from 28 to 30 May.
18/04/2018 - 19/04/2018

Eurochild General Assembly 2018

​The 2018 Eurochild General Assembly and Member’s Day will be held in Brussels in April 2018.
18/04/2018 - 20/04/2018

8th European Conference for Social Work Research

The 2018 conference which will be hosted in Edinburgh from 18 to 20 April by the European Social Work Research Association will focus on Social Work in Transition: Challenges for Social Work Research in a Changing Local and Global World.
08/03/2018

Integrated social services for activating minimum income recipients: success factors and reform pathways

The final conference of the "Study on integrated delivery of social services (IDSS) aiming at the activation of minimum income recipients in the labour market – success factors and reform pathways" will take place in Brussels on 8 March.
08/03/2018 - 09/03/2018

60 years of our lives: A scientific conference celebrating the National Child Development Study at 60

The UK Centre for Longitudinal Studies, part of University College London, is organising a conference to mark the anniversary of 60 years of the UK National Child Development Study (NCDS).
15/02/2018 - 16/02/2018

European Conference: Investing in people – the way forward

The European Conference "Investing in people – the way forward" is taking place on 15-16 February in Sofia. The event is part of the Bulgarian Presidency's events program and will conclude the celebrations of the 60-year anniversary of the European Social Fund.

sabato 13 gennaio 2018

Promozione dei prodotti agricoli europei: la Commissione aumenta i finanziamenti

La Commissione Europea fornirà un finanziamento supplementare pari a 169 milioni di EUR per la promozione dei prodotti agricoli dell'UE nel mondo, 27 milioni in più rispetto al 2017.
La Commissione europea ha pubblicato gli inviti a presentare proposte per i programmi per la promozione dei prodotti agricoli europei in tutto il mondo e all'interno dell'UE. Per il cofinanziamento dei programmi sono a disposizione 169 milioni di EUR, in aumento rispetto ai 142 milioni del 2017. I programmi possono riguardare un'ampia gamma di tematiche: da campagne generali sull'alimentazione sana a specifici settori di mercato.

Due terzi dei finanziamenti disponibili sono destinati alla promozione dei prodotti alimentari dell'UE in paesi terzi, in particolare quelli in cui esiste un notevole potenziale di crescita per le esportazioni agroalimentari dell'UE, come Canada, Giappone, Cina, Messico e Colombia. Per i programmi all'interno dell'UE, occorre porre l'accento sull'informazione dei consumatori sui vari regimi ed etichette di qualità dell'UE, come le indicazioni geografiche o i prodotti biologici. I finanziamenti settoriali saranno destinati ai programmi che promuovono l'allevamento sostenibile, incluso l'allevamento di ovini e caprini. Inoltre, parte dei finanziamenti è stata riservata per le campagne volte a promuovere l'alimentazione sana e il consumo di frutta e verdura. Un elenco completo delle priorità della Commissione e dei finanziamenti disponibili è consultabile qui.
Chi può presentare domanda?
Un'ampia gamma di organizzazioni, come ad esempio organizzazioni di categoria, organizzazioni di produttori e organismi dell'agroalimentare che si occupano di attività di promozione, sono ammesse a presentare domanda di finanziamento tramite l'invito a presentare proposte pubblicato oggi. I cosiddetti “programmi semplici” possono essere proposti da una o più organizzazioni provenienti dallo stesso paese UE; i programmi “multipli” possono essere presentati da almeno due organizzazioni nazionali provenienti da almeno due Stati membri o da una o più organizzazioni europee. Solitamente, le campagne finanziate si sviluppano nell'arco di tre anni.
Le proposte devono essere presentate entro il 12 aprile 2018 tramite il portale dedicato. La Commissione valuterà le proposte e annuncerà i beneficiari in autunno.
CHAFEA, l'Agenzia esecutiva per i consumatori, la salute e la sicurezza alimentare dell'UE, mette a disposizione una serie di strumenti per aiutare i richiedenti a presentare con successo le loro proposte. Maggiori informazioni saranno disponibili nel corso di una serie di “giornate informative”, che si terranno in tutta l'UE. La prima giornata informativa avrà luogo a Bruxelles il 31 gennaio ed è aperta a tutti i potenziali beneficiari, alle agenzie pubblicitarie e alle autorità nazionali.
Per ulteriori informazioni
Programma di lavoro annuale 2018 per la politica di promozione

« La Commission européenne est comme l’administration coloniale de jadis, elle méprise les peuples »

Joseph Kasa-Vubu, premier président de 1960 à 1965 de la République du Congo, aujourd’hui République démocratique du Congo (RDC).
Joseph Kasa-Vubu  è stato il primo Presidente della Repubblica Democratica del Congo, dal 1960 al 1965.

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Chronique. La presse occidentale de qualité semble depuis peu obsédée par un parallèle historique. « Revivons-nous les années 1930 ? », s’interroge The Guardian après le Brexit. « Le monde revient-il aux années 1930 avec le triomphe de Trump ? », écrit El Pais. « Donald Trump : est-ce déjà le fascisme ? », questionne le rédacteur en chef du Spiegel.

En temps de houle, nous cherchons des points de repère familiers. A l’époque aussi, il y avait une crise bancaire, une récession considérable, un chômage massif et d’immenses inégalités. Mais le problème que posent les années 1930 est l’idée qu’une guerre mondiale s’ensuivra obligatoirement. Et cela ne facilite pas le débat. Chaque analyse est immédiatement éclipsée par les conséquences dévastatrices.

Un eurocentrisme exacerbé

N’y a-t-il pas d’autres comparaisons possibles ? Nous clamons être des citoyens du monde, mais nous évaluons l’histoire européenne de préférence à la lumière de… l’histoire européenne. Que des tendances émergentes en Afrique, en Asie, en Amérique latine puissent être des outils pour comprendre l’Union européenne (UE) ne semble pas nous venir à l’esprit. Cet eurocentrisme exacerbé me dérange toujours.
Les douze dernières années, je me suis intéressé de très près aux processus de décolonisation des Indes néerlandaises et du Congo belge. Qu’ont-ils à nous apprendre ? Peut-on comparer l’anticolonialisme croissant d’alors à l’anti-européanisme d’aujourd’hui ?
De toute évidence, l’UE est tout autre chose qu’une colonie. Elle s’est créée de l’intérieur, par le biais de la diplomatie et à sa propre demande. Les colonies, elles, sont créées sans y avoir été invitées, manu militari et de l’extérieur. Elles étaient pétries de pensées raciales.
Et pourtant, les dernières années, dans des documents de la fin de la période coloniale, j’ai trouvé des passages qui m’ont paru familiers. Sukarno, qui deviendrait le premier président de l’Indonésie, s’exprima ainsi à son procès en 1930 : « Un peuple assujetti, donc tout peuple qui ne peut gérer sa propre administration comme le prescrivent son intérêt et son bien-être, vit en état de “désordre permanent”. (…) Le peuple indonésien est aujourd’hui un peuple vivant dans l’affliction. Et ce n’est pas notre incitation, pas l’incitation de “provocateurs”, mais cette affliction, ces larmes du peuple, qui sont la cause de ce mouvement populaire. »
Où avons-nous déjà entendu ceci ? Le désir d’avoir voix au chapitre. Le malaise social croissant. Le refus de voir les larmes. La diabolisation de facilité de ceux qui nomment et activent ce malaise.

Quelques « pommes véreuses »

En matière de style et de vision, les partisans d’alors peuvent difficilement être comparés aux dirigeants populistes d’aujourd’hui, mais ils étaient tout aussi honnis. Hendrikus Colijn, l’ancien ministre des colonies néerlandais, trouvait le nationalisme naissant aux Indes néerlandaises « futile, ne découlant d’aucun mouvement populaire réel, plutôt une action dans laquelle seule la couche supérieure de la société, aussi fine que la pellicule argentée d’un grain de riz, est impliquée ».
Réduire le « problème » à quelques « pommes véreuses » qui pourrissent les autres est un procédé familier. L’une de ces « pommes pourries » était Sutan Sjahrir, qui deviendra plus tard le premier ministre d’Indonésie. Le colonisateur l’avait banni en 1934 et pour une durée illimitée au camp d’internement de Boven-Digoel, au cœur de la forêt vierge des Papous.
Dans l’une de ses lettres inspirées, il écrit : « Il faut croire que le gouvernement a trouvé une manière facile de gouverner. Expédier tous les malcontents à Digoel et intimider ainsi la population. Mais s’ils avaient un peu plus de bon sens, ils comprendraient que cette solution est trop simple et trop facile pour être aussi bonne et juste. Plus cela perdurera, plus il apparaîtra que c’est le gouvernement qui crée une situation révolutionnaire par l’agression qu’elle exerce à tous les niveaux, situation qui tend paradoxalement à politiser les couches profondes de la population. »
Naturellement, l’Union européenne n’envoie personne en camp pénitentiaire en pleine brousse. Les dirigeants populistes se voient parfois traînés en justice, mais cela n’a rien à voir avec les procès politiques théâtraux d’alors. Et pourtant, nous pourrions nous demander si le populisme de notre temps ne ressemble pas plus au nationalisme des colonies qu’au fascisme en Europe.

Une imposture injuste

Question du jour : qui a prononcé le discours suivant, Boris Johnson ou Yannis Varoufakis ? « Et que toutes les mesures qui se trament là-bas, à Bruxelles, bien loin de chez nous, sans nous, mais pour nous, sont considérées comme une imposture injuste. Nous avons toujours combattu cette méthode qui n’inspire pas confiance du fait que ces mesures ne résultent pas d’un dialogue sincère, franc et d’égal à égal. » Réponse : aucun des deux. C’est Joseph Kasa-Vubu qui prend ici la parole, en 1958. Deux ans plus tard, il serait le premier président du Congo.
Les mots de Patrice Lumumba, son premier ministre, sont eux aussi d’une actualité étonnante. « Le progrès réalisé ici dans le domaine économique et social surpasse – comme nous l’avons constaté de nos propres yeux – celui de certains pays. Mais là où le bât blesse, c’est que le gouvernement belge a négligé l’émancipation politique des Congolais. (…) Nous regrettons la politique qui consiste à n’accorder aux Congolais que les droits que le gouvernement consent à leur octroyer au compte-gouttes comme une aumône et non les droits légitimes que les nationaux réclament. »
L’émancipation sans participation conduit à la frustration. C’est aussi simple que cela. « Entrer en ligne de compte », voilà de quoi il en retourne. Qu’on l’ignore, et la situation vire à l’explosif.
Dans une société de fin du colonialisme, les gens vivent sous le joug d’une administration qui réglemente pour ainsi dire tous les aspects de la vie publique et privée. Malgré son omniprésence, cette administration de nature énigmatique est plutôt invisible. Des accords sont passés avec des potentats locaux préexistants. Ce qui permet à la population indigène d’accéder à la nouvelle prospérité : l’enseignement et la santé publique pénètrent jusque dans les villages. Mais les possibilités de participation de la population à la vie publique, et donc politique, restant extrêmement limitées, la frustration s’installe, en premier lieu chez les jeunes qui ont pu faire des études, et plus tard chez les masses populaires qu’ils réussissent à mobiliser. Le colonisateur se voit forcé d’instituer des organes officiels de codécision, comme le Volksraad aux Indes néerlandaises et le Conseil colonial au Congo. Mais ceux-ci n’auront finalement que peu à décider. De plus en plus de gens rêvent dès lors de scénarios radicaux. La décolonisation s’avère dès lors inévitable.

Sous le joug d’une administration omniprésente

Qu’en est-il de l’UE ? Nous aussi, nous vivons sous le joug d’une administration omniprésente, invisible, qui façonne notre existence jusque dans ses moindres détails. L’UE compose elle aussi avec les potentats locaux tout en parvenant à améliorer le sort de beaucoup. Nous aussi, nous avons un organe de codécision, le Parlement européen. Il a plus de pouvoir que les organes consultatifs coloniaux de jadis, mais toujours bien moins que la Commission européenne et le Conseil européen. Le déficit démocratique ne s’en trouve pas comblé. Nombreux sont ceux qui trouvent l’UE hautaine et élitaire. Avec pour corollaire que l’UE voit aussi de plus en plus de ses habitants s’en distancer. Le Brexit est entre-temps un fait, et la crise profonde que connaît l’Europe est loin d’être terminée. L’aventure européenne, comme l’aventure d’outre-mer pourrait bien se terminer abruptement.
Outre le déficit démocratique, un autre s’est ajouté, le déficit bureaucratique. L’Europe a commis de graves erreurs, dans les années 1990. Quelle idée d’opter pour une monnaie unique en 1992, sans développer auparavant les institutions nécessaires à une gestion monétaire, financière et économique ! Et quelle idée d’avoir aboli les frontières intérieures depuis 1993, sans avoir réfléchi sérieusement aux frontières extérieures, avec toutes les répercussions possibles sur la gestion de l’asile et de la migration !
Ce n’est qu’aujourd’hui que les lacunes systémiques se révèlent : la crise de l’euro a commencé en 2010, la crise migratoire a culminé en 2015. Ne pas avoir voix au chapitre est grave en soi, mais être livré à une technocratie défaillante est catastrophique.
Dans son dernier livre De nieuwe politiek van Europe (éd. Historische Uitgeverij, 2017), l’écrivain et philosophe néerlandais Luuk Van Middelaar décrit comment ces crises ont profondément remanié l’UE. Soudain, il a fallu improviser, pratiquer des choix drastiques. Ménager la Grèce ou pas ? Répartir les réfugiés ou pas ? L’Union s’en est trouvée plus politisée que jamais auparavant. La question est : s’est-elle aussi plus démocratisée ?
A l’heure où l’UE aurait dû miser sur la démocratie, elle est retournée, sous la pression des circonstances, à sa bonne vieille technocratie. Il a fallu sauver l’euro à coups de réunions nocturnes d’urgence, et le flot soudain de réfugiés ne tolérait plus une approche réfléchie. Agir, et vite, tel était le mot d’ordre. Le déficit démocratique a ainsi augmenté. Le citoyen le voyait et le subissait, muré dans l’impuissance – tout comme le colonisé.

Enième petit jeu des politiques

Vivre en Europe en l’an 2017 ressemble de plus en plus à vivre sous la gouvernance d’un colonialisme finissant. S’étonne-t-on dès lors que la révolte gronde ? Le populisme actuel est une tentative brutale de politiser à nouveau l’espace européen. La politique est une question de choix, affirme-t-il, pas de conformité aux lois. L’austérité n’est pas la seule solution, dit le populiste de gauche. La crise migratoire n’a pas à être subie les bras croisés, dit le populiste de droite.
Plus de prospérité grâce à l’UE ? En fait, les couches vulnérables de la société se sentent surtout menacées. Il suffit au populiste d’affirmer qu’il parle « au nom du peuple » – contre l’élite au-dessus, contre les migrants au-dessous – et sa fortune est faite. Intérêt médiatique garanti, clics sur Internet, sièges au Parlement.
Le populiste laisse parler le peuple tant que c’est sous la forme d’un référendum, par lequel il peut parfaitement manipuler les masses. Le peuple croit que les référendums sont libérateurs, mais ne comprend pas qu’il s’agit du énième petit jeu des politiques. La politique du parti s’en trouve renforcée, pas restreinte.
Si l’UE ne se démocratise pas radicalement, la fin peut arriver très vite. Et cette démocratisation exige plus que quelques tours de passe-passe avec des têtes de liste. Car cela ne livre qu’encore plus de médiatisation et de personnalisation, ces mêmes processus qui ont fait un tel spectacle de la politique nationale.
Et si le peuple pouvait vraiment avoir voix au chapitre ? Cela pourrait se traduire ainsi. Aux élections européennes de 2019, chaque bulletin de vote avec les candidats serait accompagné d’une liste de vingt-cinq prises de position sur l’avenir de l’Europe. Elles pourraient énoncer : « L’UE doit interdire les voitures à carburant fossile à partir de 2040. » Ou encore : « L’UE doit mettre en place une armée européenne. » Le votant indiquerait en cochant à quel point il est d’accord avec chacun de ces énoncés. A la fin, il indiquerait aussi quels sont les cinq énoncés qui lui paraissent les plus importants.

Participation citoyenne

Cela ressemble à la boussole électorale, mais il s’agit ici de vos propres idées, et pas de pour qui il vous faut voter. En amont des élections, vous pourriez recevoir une brochure avec les arguments en faveur ou contre, comme le font les Suisses dans le cas d’un référendum. Le soir à la télévision, vous ne suivriez pas seulement qui a remporté le vote, mais aussi quelles propositions ont été adoptées. Cette liste de priorités partagées offrirait un canevas pour la politique européenne des Pays-Bas pour les cinq ans à venir.
A qui revient de rédiger le second billet de vote ? Le laisser aux mains de la politique serait une mauvaise idée. Alors comment ? Par tirage au sort. Réunissons par un échantillonnage représentatif quelques centaines de citoyens lambda par pays. Donnons-leur quelques mois pour délibérer, un lieu pour le faire et des modérateurs, neutres quant à la teneur, mais qui font en sorte que chacun ait voix au chapitre. Les participants se voient toutes les trois semaines. Ils peuvent inviter des experts à leur convenance. Ils n’ont pas à être d’accord sur tous les points. La seule chose qu’ils doivent faire, c’est rédiger la liste des vingt-cinq énoncés, en accord avec les panels citoyens dans les autres états membres.
Cette forme innovante de démocratie participative a été utilisée les dernières années en Irlande et en Australie dans le cas de sujets politiquement délicats, comme le mariage entre homosexuels, l’avortement ou la gestion des déchets nucléaires. Des citoyens tirés au sort ont été invités à statuer sur des sujets brûlants que les politiques préféraient éviter. Avec pour résultat, des décisions dûment informées qui misent sur le long terme.
Cette démarche tout à fait faisable renforcerait la teneur de la démocratie européenne. Elle combine les trois formes de participation citoyenne que nous connaissons à ce jour : élections, référendum et tirage au sort. L’avantage d’une élection est qu’elle permet de choisir, son inconvénient est qu’il ne s’agit que du personnel politique. L’avantage du référendum est qu’il porte sur le contenu, son inconvénient est de n’offrir qu’un oui ou un non en réponse. L’avantage du tirage au sort est un processus décisionnel informé, son inconvénient est qu’il ne concerne qu’une petite partie de la population.
En impliquant tout citoyen votant dans ces choix politiques cruciaux, l’Europe donnerait à sa population l’autorité que les colonies déniaient à leurs sujets. Qui comprend que le populisme européen ressemble davantage au colonialisme finissant qu’au fascisme naissant, n’impose pas le silence au citoyen mécontent, mais lui donne la parole.
David Van Rebrouck est un écrivain belge de langue néerlandaise, anthropologue, historien de l’art, archéologue et préhistorien. Il est notamment l’auteur de Congo, une histoire, paru chez Actes Sud en 2012.

giovedì 21 dicembre 2017

Parte l'organizzazione della Green Week 2018 - Candida un evento nella tua zona!!


L'edizione 2018 del più importante evento pubblico sull'ambiente organizzato in Europa, la GREEN WEEK (Settimana Verde), si terrà a Bruxelles dal 22 al 24 maggio. Il tema dell'evento è "Green Cities for a greener future" (Città verdi per un futuro più verde). Si discuterà su come l'UE deve intervenire per aiutare le nostre città a diventare luoghi migliori in cui vivere e lavorare. A margine dell'evento, la Commissione europea da la possibilità di presentare candidature per l'organizzazione di eventi collaterali (partner event) da realizzarsi in qualsiasi località dell'Unione europea e in un periodo compreso tra il 21 aprile e il 10 giugno del 2018, con preferenza per quelli che si svolgono in concomitanza con la Conferenza di Bruxelles.
Il termine per inviare la candidatura come "partner event" è il  28 febbraio 2018.