giovedì 21 giugno 2018

La parodia della Democrazia va ancora in scena




Le notizie e le foto fanno ben intendere quanto sia complesso e ancora terribilmente in salita il processo di costruzione dell'Europa di domani. Qui si tratta della delegittimazione delle istituzioni europee che il sistema attuale consente anche in modo così spudorato e arrogante. 
Questo è l'ennesimo esempio quotidiano della tremenda mancanza di democrazia che caratterizza il sistema Europeo attuale. C'è ancora molto, molto lavoro da fare ...

The news and the photo reflect on how complex and still terribly uphill is the process of building tomorrow's Europe. This is about the delegitimation of the European institutions that the current system allows, even in such a shameless and arrogant way. This is the umpteenth daily example of the tremendous lack of democracy that characterizes the current European system. There's still a lot, a lot of work to do ...

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giovedì 7 giugno 2018

Sei un giovane manager del settore culturale? Ecco il programma che fa per te!

 

Sei un giovane manager o professionista del settore culturale che cerca di sviluppare e rafforzare le proprie capacità di leadership? Ti piacerebbe far parte di una rete internazionale di giovani professionisti della cultura?

La terza edizione del Global Cultural Leadership Program (GCLP) intende costituire una Cultural Diplomacy Platform coinvolgendo manager culturali di successo provenienti da Brasile, Canada, Cina, Giappone, India, Messico, Russia, Sud Africa, Corea del Sud, Stati Uniti e dai 28 Stati membri dell'Unione europea.
Il Global Cultural Leadership Program è creato e sviluppato da: Bozar, British Council, EUNIC, Goethe Institut and Institut Francais. Si tratta di un programma di apprendimento progettato per sviluppare e rafforzare le conoscenze, le competenze e le reti tra professionisti della cultura emergenti sulla scena internazionale. 
Al bando in esame possono candidarsi persone preferibilmente di età compresa tra i 25 ed i 39 anni.
Le candidature vanno presentate entro il 14 giugno 2018

Vai al bando di gara

InvestEU, un unico programma europeo per i prestiti e le garanzie

Il Programma InvestEU scaturisce dalle analisi che confermano ancora una notevole carenza di investimenti in tutta l'Europa. InvestEu accorperà i numerosi programmi di finanziamento attualmente disponibili, continuando a mobilitare gli investimenti pubblici e privati per contribuire a rimediare alla carenza di investimenti, ancora consistente in tutta Europa. Il nuovo Fondo consentirà in particolare di:

  • fare di più con meno: la Commissione propone di destinare al Fondo InvestEU 15,2 miliardi di €. Il bilancio dell'UE potrà quindi fornire una garanzia di 38 miliardi di €, che saranno utilizzati a sostegno dei progetti di importanza strategica in tutta l'UE. Attirando investimenti pubblici e privati, la Commissione prevede che InvestEU consentirà di mobilitare oltre 650 miliardi di € di investimenti aggiuntivi in tutta l'UE nel periodo di 7 anni;
  • creare un portafoglio diversificato e flessibile: il Fondo InvestEU sosterrà quattro settori di intervento: infrastrutture sostenibili; ricerca, innovazione e digitalizzazione; piccole e medie imprese; investimenti sociali e competenze. InvestEU sarà inoltre flessibile: potrà reagire ai cambiamenti del mercato e all'evolvere nel tempo delle priorità politiche;
  • razionalizzare e semplificare: Il programma InvestEU avrà un'unica struttura di governance coerente e un insieme unico e coerente di requisiti di rendicontazione, evitando in tal modo sovrapposizioni. Con il fondo unico sarà possibile integrare la molteplicità di strumenti finanziari diversi esistenti a livello UE e di norme ad essi applicabili. Maggiore attenzione potrà pertanto essere dedicata ai settori di intervento e agli obiettivi delle politiche: InvestEU sarà strettamente connesso alle priorità delle politiche dell'UE, dal contributo al raggiungimento degli obiettivi di Parigi sui cambiamenti climatici al rispetto del nostro impegno nel pilastro europeo dei diritti sociali;
  • mettere a frutto le competenze locali, nazionali e a livello UE dei nostri partner finanziari: dato il suo ruolo di banca pubblica dell'UE, la sua capacità di operare in tutti gli Stati membri e la sua esperienza nella gestione del FEIS, il Gruppo Banca europea per gli investimenti (BEI) continuerà a essere il partner finanziario principale della Commissione nel quadro di InvestEU. Inoltre, a determinate condizioni potranno diventare partner finanziari le banche di promozione nazionali e regionali e altri enti che detengono specifiche competenze ed esperienze;
  • aiutare gli Stati membri a utilizzare al meglio i fondi dell'UE a loro disposizione: gli Stati membri avranno la possibilità di convogliare nella garanzia di bilancio di InvestEU parte delle risorse loro assegnate nel quadro dei fondi per la politica di coesione. I fondi convogliati nel Fondo InvestEU beneficeranno della garanzia dell'UE e del suo elevato rating del credito, il che conferirà ulteriore forza agli investimenti nazionali e regionali.I fondi saranno esclusivamente utilizzati a favore dello Stato membro che ha scelto questa soluzione. Inoltre, per agevolare l'attuazione uniforme del Fondo InvestEU, la Commissione sta lavorando all'ulteriore razionalizzazione del controllo in materia di aiuti di Stato sui fondi erogati dagli Stati membri tramite InvestEU.

Polo di consulenza InvestEU

Sulla scia del modello del polo europeo di consulenza sugli investimenti del piano per gli investimenti, il polo di consulenza InvestEU integrerà i 13 diversi servizi di consulenza disponibili in uno sportello unico di assistenza allo sviluppo dei progetti. Esso fornirà supporto tecnico e assistenza per contribuire alla preparazione, allo sviluppo, alla strutturazione e all'attuazione di progetti, con particolare riguardo allo sviluppo delle capacità.
Portale dei progetti di investimento europei
Nel quadro del programma InvestEU continuerà ad operare il portale dei progetti di investimento europei del piano di investimenti, che dà visibilità ai progetti di investimento in tutta l'UE. Il portale riunirà gli investitori e i promotori di progetti, fornendo una base di dati facilmente accessibile e di facile utilizzo, conferendo maggiore visibilità ai progetti e consentendo agli investitori di trovare opportunità di investimento nel settore o nel luogo di loro interesse.
Le riforme strutturali restano essenziali
Da soli i finanziamenti dell'UE non sono sufficienti per risolvere il problema del basso livello di investimenti in Europa. Gli Stati membri dovrebbero utilizzare tutto il sostegno offerto per rimuovere gli ostacoli nazionali agli investimenti e migliorare il contesto imprenditoriale nel loro paese, in particolare attraverso l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese del semestre europeo. Il 31 maggio la Commissione ha proposto la creazione di un programma di sostegno alle riforme, che consentirà di sostenere le riforme prioritarie in tutti gli Stati membri dell'UE, con un bilancio complessivo di 25 miliardi di €. Oltre al sostegno finanziario alle riforme, questo nuovo programma prevede anche l'assistenza tecnica e la consulenza.

Prossime tappe

Un accordo in tempi brevi sul bilancio complessivo a lungo termine dell'UE e sulle relative proposte settoriali è fondamentale per assicurare che i fondi dell'UE consentano di ottenere risultati concreti il prima possibile. In caso di ritardi perdurerebbe il basso livello di investimenti pubblici e privati nell'UE, il che avrebbe conseguenze tangibili sulla crescita e l'occupazione negli Stati membri.
Un accordo nel 2019 sul prossimo bilancio a lungo termine consentirebbe una transizione agevole tra il vigente bilancio a lungo termine (2014-2020) e il nuovo bilancio, assicurando la prevedibilità e la continuità dei finanziamenti a beneficio di tutti.

Contesto

Il Programma scaturisce dalle analisi che confermano ancora una notevole carenza di investimenti in tutta l'Europa:
  • gli investimenti in attività che presentano un maggiore rischio, come la ricerca e l'innovazione, sono ancora inadeguati, con conseguenze dannose per la competitività economica e industriale dell'Unione e per la qualità della vita dei suoi cittadini;
  • nell'UE gli investimenti infrastrutturali sono stati pari all'1,8% del PIL dell'UE (link is external) nel 2016, rispetto al 2,2% nel 2009;
  • inoltre, dobbiamo soddisfare il fabbisogno di investimenti strutturali dell'UE per far fronte allo sviluppo tecnologico e alla competitività a livello mondiale, anche per quanto riguarda l'innovazione, le competenze, le infrastrutture, le piccole e medie imprese, e alla necessità di affrontare le principali sfide sociali, quali la sostenibilità e l'invecchiamento della popolazione.
Il piano di investimenti per l'Europa, il cosiddetto piano Juncker, è stato lanciato nel novembre 2014, per invertire il calo tendenziale dei livelli già bassi degli investimenti e per riportare l'Europa sulla via della ripresa economica. Secondo le previsioni, le operazioni approvate nell'ambito del Fondo europeo per gli investimenti strategici del piano Juncker dovrebbero generare, al maggio 2018, 287 miliardi di € di investimenti. Circa 635 000 piccole e medie imprese dovrebbero beneficiare di un migliore accesso ai finanziamenti.
Il 12 dicembre 2017 il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno raggiunto un accordo sul regolamento per rafforzare il FEIS e per estendere l'obiettivo di investimento a 500 miliardi di € entro la fine del 2020. Il regolamento FEIS 2.0 è entrato in vigore il 30 dicembre 2017.
Il documento di riflessione della Commissione sul futuro delle finanze dell'UE del 28 giugno 2017 ha evidenziato la necessità di “fare di più con meno” e di sfruttare al meglio il bilancio dell'UE in tempi di restrizioni di bilancio.
La valutazione indipendente del FEIS pubblicata nel giugno 2018, conclude che la garanzia dell'UE è un modo efficace per la BEI di aumentare il volume delle operazioni più rischiose, oltre a richiede meno risorse di bilancio rispetto agli strumenti finanziari. Essa sottolinea anche la necessità di continuare a migliorare l'accesso ai finanziamenti per favorire l'innovazione, nonché di rafforzare le sinergie con altri programmi di finanziamento dell'UE.

Per ulteriori informazioni

Scheda informativa: Che cos'è InvestEU? 
Proposta di regolamento che istituisce il programma InvestEU
Il vicepresidente Katainen su Twitter: @jyrkikatainen (link is external)
InvestEU su Twitter: #InvestEU (link is external)

sabato 2 giugno 2018

Come sarà la politica agricola comune dopo il 2020?




Per il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE (2021-2027), la Commissione propone di modernizzare e semplificare la politica agricola comune (PAC). Vediamo in cosa consiste la Proposta, in attesa delle reazioni del Mondo agricolo...


Con un bilancio di 365 miliardi di EUR, le proposte assicurano che la PAC resti una politica “a prova di futuro”, continui a sostenere gli agricoltori e le comunità rurali, guidi lo sviluppo sostenibile dell'agricoltura dell'UE e rispecchi l'ambizione dell'UE in materia di tutela ambientale e di azione per il clima. Le proposte odierne conferiscono agli Stati membri maggiore flessibilità e responsabilità per scegliere come e dove investire i propri finanziamenti PAC al fine di raggiungere traguardi ambiziosi stabiliti a livello dell'UE per un settore agricolo intelligente, resiliente, sostenibile e competitivo, assicurando al tempo stesso un sostegno equo e più mirato al reddito degli agricoltori.

Ecco le principali caratteristiche delle proposte avanzate dalla Commissione:

1. Un nuovo metodo di lavoro. Gli Stati membri godranno di una maggiore flessibilità per quanto riguarda le modalità di utilizzo delle dotazioni loro assegnate e potranno progettare programmi su misura che rispondano più efficacemente alle preoccupazioni degli agricoltori e delle comunità rurali in senso ampio. Gli Stati membri avranno anche la possibilità di trasferire fino al 15% delle proprie dotazioni PAC dai pagamenti diretti allo sviluppo rurale e viceversa, per assicurare il finanziamento delle proprie priorità e misure. Saranno assicurate condizioni di parità tra gli Stati membri attraverso:
  • piani strategici definiti per l'intero periodo, che stabiliscano le modalità con cui ciascuno Stato membro intende conseguire nove obiettivi economici, ambientali e sociali a livello dell'UE, utilizzando sia il sostegno sotto forma di pagamenti diretti che quello per lo sviluppo rurale. La Commissione approverà ogni piano per assicurare la coerenza e la tutela del mercato unico;
  • la Commissione seguirà da vicino i risultati di ciascun paese e i progressi verso il raggiungimento dei target concordati.
2. Una politica più equa mediante un sostegno più mirato. I pagamenti diretti rimarranno una componente essenziale della politica, assicurandone la stabilità e la prevedibilità per gli agricoltori. Sarà data priorità al sostegno delle aziende agricole di piccole e medie dimensioni, che costituiscono la maggioranza nel settore agricolo dell'UE, e agli aiuti ai giovani agricoltori. La Commissione continuerà ad adoperarsi per una distribuzione più equa dei pagamenti diretti tra gli Stati membri mediante la convergenza esterna.
Inoltre:
  • i pagamenti diretti agli agricoltori saranno ridotti a partire da 60 000 € e limitati a 100 000 € per azienda agricola. Si terrà debitamente conto del costo del lavoro. In questo modo si assicura una distribuzione più equa dei pagamenti;
  • le aziende agricole di piccole e medie dimensioni riceveranno un sostegno più elevato per ettaro;
  • i paesi dovranno accantonare almeno il 2% della dotazione per pagamenti diretti per aiutare i giovani agricoltori ad avviare la propria attività. Tale iniziativa sarà integrata da un sostegno finanziario per lo sviluppo rurale e diverse misure per facilitare l'accesso alla terra e i trasferimenti di terreni.
3. Ambizioni più elevate in materia di ambiente e di azione per il clima. I cambiamenti climatici, le risorse naturali, la biodiversità, gli habitat e i paesaggi sono tutti aspetti compresi negli obiettivi a livello dell'UE proposti oggi. Il sostegno al reddito degli agricoltori dipende già dall'attuazione di pratiche rispettose dell'ambiente e del clima e la nuova PAC richiederà agli agricoltori di conseguire obiettivi più ambiziosi grazie a misure obbligatorie e basate su incentivi:
  • i pagamenti diretti saranno subordinati a requisiti ambientali e climatici più rigorosi;
  • ciascuno Stato membro dovrà offrire regimi ecologici che aiuteranno gli agricoltori ad andare oltre i requisiti obbligatori e che saranno finanziati con una quota delle dotazioni nazionali per i pagamenti diretti;
  • almeno il 30% di ciascuna dotazione nazionale per lo sviluppo rurale sarà dedicata alle misure ambientali e climatiche;
  • il 40% del bilancio complessivo della PAC dovrebbe contribuire all'azione per il clima;
  • oltre alla possibilità di trasferire il 15% delle dotazioni tra i pilastri, gli Stati membri avranno anche la possibilità di trasferire un ulteriore 15% dal pilastro 1 al pilastro 2 per le spese relative alle misure climatiche e ambientali (senza cofinanziamento nazionale).
4. Maggiore utilizzo di conoscenze e innovazioni. Una PAC più moderna si avvarrà delle tecnologie e delle innovazioni più recenti, fornendo un aiuto sul campo agli agricoltori e alle pubbliche amministrazioni, in particolare:
  • mettendo a disposizione un bilancio di 10 miliardi di € nell'ambito del programma di ricerca dell'UE Orizzonte Europa destinati a progetti di ricerca e innovazione nel settore dell'alimentazione, dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della bioeconomia;
  • incoraggiando gli Stati membri a utilizzare i big data e le nuove tecnologie per i controlli e il monitoraggio (ad esempio, verificando le dimensioni dell'azienda agricola ai fini delle domande di pagamenti diretti mediante dati satellitari), con una conseguente diminuzione della necessità di effettuare controlli in loco;
  • promuovendo la digitalizzazione della vita rurale, ad esempio ampliando l'accesso alla banda larga nelle regioni rurali, migliorando così la qualità della vita in queste regioni e contribuendo ulteriormente alla competitività della produzione agricola europea.
Prossime tappe
Un accordo in tempi brevi sul bilancio complessivo a lungo termine dell'UE e sulle relative proposte settoriali è fondamentale per garantire che i fondi dell'UE comincino a produrre risultati sul terreno quanto prima possibile e che gli agricoltori possano contare sulla certezza e sulla prevedibilità necessarie per prendere le proprie decisioni commerciali e di investimento.
Ritardi come quelli registrati all'inizio dell'attuale periodo di bilancio 2014-2020 comprometterebbero la possibilità per gli agricoltori e le amministrazioni nazionali di beneficiare della riduzione della burocrazia, della maggiore flessibilità e dei risultati più efficaci legati alla nuova PAC. I ritardi di approvazione del futuro bilancio ritarderebbero anche l'avvio di migliaia di potenziali nuovi progetti in tutta l'UE che sono concepiti per sostenere gli agricoltori e le comunità rurali e che affrontano tematiche che vanno dal rafforzare la tutela ambientale ad attrarre nuovi agricoltori.
Un accordo nel 2019 sul prossimo bilancio a lungo termine consentirebbe una transizione agevole tra l'attuale bilancio a lungo termine (2014-2020) e quello successivo, garantendo la prevedibilità e la continuità dei finanziamenti a beneficio di tutti.
Per ulteriori informazioni
Schede informative sulle proposte legislative sono disponibili qui
MEMO: La politica agricola comune dopo il 2020
Ulteriori informazioni sul bilancio dell'UE per il futuro sono disponibili qui
Fonte: European Commission Press Release 

venerdì 1 giugno 2018

Come funzioneranno i fondi per lo sviluppo regionale oltre il 2020. Le proposte della Commissione e i dubbi dell'Alleanza Europea per la Coesione


Per il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE (2021-2027) la Commissione Europea propone uno schema di modernizzazione della principale politica di investimenti dell'UE, la Politica di Coesione Economica, Sociale e Territoriale. Secondo Bruxelles, l'economia dell'UE sarebbe in ripresa ma per rimediare agli squilibri che tuttora persistono tra gli Stati membri e al loro interno, è necessario un ulteriore impegno in termini di investimenti che, con una dotazione di 373 miliardi di €per il periodo 2021-2027(1), possono contribuire a ridurre tali squilibri. Secondo la recente proposta della Commissione, le risorse continueranno ad essere indirizzate verso le regioni che più necessitano di mettersi alla pari con il resto dell'UE.
Un risultato importante per la Coalizione Europea per la Coesione (Cohesion Alliance)(2) che, mobilitando tutte le parti coinvolte direttamente o indirettamente nella Politica di Coesione dell'UE, ha svolto nel corso dell'ultimo anno un ruolo importante per evitare i previsti ulteriori tagli al bilancio (-15% o -30%) e per assicurare il sostegno finanziario dell'UE a tutte le regioni e le città europee dopo il 2020.
La coalizione Europea #CohesionAlliance accoglie le proposte della Commissione per estendere l'azione a tutte le regioni e con un forte ruolo per queste e per le città dell'UE ma mette in guardia contro l'impatto dei tagli al bilancio.

Le principali caratteristiche della proposta avanzata dalla Commissione concernono:
- La fissazione di una serie di Priorità di Investimento. La maggior parte degli investimenti a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale e sul Fondo di coesione sarà destinata all'innovazione, al sostegno delle piccole imprese, alle tecnologie digitali e alla modernizzazione industriale. Contribuirà inoltre alla transizione verso un'economia circolare a basse emissioni di carbonio e alla lotta contro i cambiamenti climatici, rispettando gli impegni assunti con l'accordo di Parigi.
- Proseguire con gli investimenti in tutte le regioni. Le regioni ancora in ritardo in termini di crescita o di reddito, principalmente situate nell'Europa meridionale e orientale, continueranno a beneficiare di un considerevole sostegno dell'UE in quanto, molte di esse e anche se situate negli Stati membri più ricchi, hanno difficoltà a “realizzare la transizione industriale, a contrastare la disoccupazione e ad affermarsi in un'economia globalizzata”.
- Rimane la distinzione traregioni meno sviluppate, in transizione e più sviluppate e il PIL pro capite resta sempre il criterio predominante per l'assegnazione dei fondi. Tuttavia,considerati gli importanti limiti visibilmente dimostrati da tale criterio (è emblematico il caso dell'ingresso della Sardegna tra le regioni “in transizione” nell'attuale programmazione), vengono introdotti alcuni nuovi criteri diretti a rispecchiare più fedelmente la realtà: disoccupazione giovanile, istruzione, basso livello di istruzione, cambiamenti climatici come pure l'impegno per l'accoglienza e l'integrazione dei migranti.
- Gestione a livello locale e maggioreautonomia e responsabilità delle regioni, anche sostenendo strategie di sviluppo gestite a livello locale.Le autorità competenti a livello locale, urbano e territoriale verrebbero maggiormente coinvolte nella gestione dei fondi dell'UE, mentre si vorrebbero aumentare i loro tassi di cofinanziamento,al fine di accrescere la titolarità (e le responsabilità) dei progetti co-finanziati dai fondi dell'UE alle regioni e alle città.
- Meno burocrazia e più flessibilità, per un accesso più semplice ai fondi, anchealleggerendo i controlli per le imprese e gli imprenditoriche beneficiano del sostegno dell'UE e prevedendo un corpusunico di norme per facilitare l'attività dei gestori dei programmi finanziati tramite fondi dell'UE e agevolare le sinergie. Ad esempio, lo sviluppo di strategie locali tra i fondi della Politica di Coesione e i finanziamenti a titolo del Fondo Asilo e migrazionefavorirebbe l'integrazione dei migranti. Il quadro unico di normeconsentirebbe anche collegamenti più efficienti con altri fondiche rientrano negli strumenti di bilancio dell'UE. Gli Stati membri potranno, ad esempio, scegliere di trasferire parte delle risorse della Politica di Coesione al programma InvestEU. Inoltre, un maggior livello di flessibilità aiuterebbe a far fronte agli imprevisti, attraverso un adeguamento alle esigenze che favorirebbela stabilità necessaria per la pianificazione degli investimenti a lungo termine. Viene proposto un Riesame Intermedio, rivoltoa determinare l'eventuale necessità di modificare i programmi operativi regionali per gli ultimi 2 annidel periodo di finanziamento, con la possibilità di trasferire risorse limitatenell'ambito degli stessi.
- La proposta della Commissione prevede il collegamento della Programmazione dei fondi con il Semestre Europeo, con l'obbiettivo di migliorare il contesto degli investimenti in Europafavorendo l'integrazione con il potenziale degli investimenti nazionali e garantendo la complementarità ed il coordinamento con un Programma di sostegno alle riforme e una “Funzione di stabilizzazione degli investimenti”.

La posizione dell'Alleanza per la Coesione

  L'Alleanza esprime soddisfazione per il fatto che la Politica di Coesione rimarrà lo strumento di investimento più potente dell'UE nel corso degli anni 2021-2017, coprendo tutte le regioni e coinvolgendo i partner locali nel pieno rispetto dei principi chiave della governance multilivello.

Questi elementi di base rispecchiano le principali richieste formulate in seno alla #CohesionAlliance, la coalizione di coloro che credono che la Politica di Coesione dell'UE debba continuare a essere un pilastro del futuro dell'UE. L'Alleanza, creata attraverso la cooperazione tra le principali associazioni europee di città e regioni e il Comitato Europeo delle Regioni, esige che il bilancio dell'UE dopo il 2020 renda la Politica di Coesione più forte, più efficace, visibile e disponibile per ogni regione dell'Unione europea.

Nei prossimi mesi, l'attività dell'Alleanza si concentrerà su:
  • la riduzione dei tagli del 10% proposti dalla Commissione;
  • vigilare ed evitare che il proposto rafforzamento del legame tra la Politica di Coesione e il Semestre Europeo, unito a determinate misure di semplificazione, non finiscano per escludere gli attori locali dalle decisioni chiave circa la pianificazione e l'implementazione degli investimenti.
Al riguardo, il Presidente del Comitato europeo delle regioni, Karl-Heinz Lambertz ha affermato:"La forte mobilitazione a Bruxelles e negli Stati membri ha permesso alla CohesionAlliance di raggiungere i primi importanti risultati. Accogliamo con favore le proposte della Commissione europea per rafforzare l'impatto della Politica di Coesione, in particolare nelle molte regioni che subiscono un declino industriale, e il fatto che le nuove proposte indicano chiaramente la necessità per gli Stati membri di coinvolgere adeguatamente i partner regionali e locali nella preparazione e nell'attuazione dei programmi. Tuttavia, una tendenza alla centralizzazione minaccia ancora l'essenza stessa della Politica di Coesione dell'UE, come nel caso delle regole che la collegano al coordinamento delle politiche macroeconomiche nell'ambito del Semestre Europeo. Lavoreremo sodo e coopereremo con il Parlamento europeo per garantire che l'attuale punto di partenza positivo della Commissione sia migliorato nell'interesse di tutti i cittadini dell'UE ".
Anche la
CRPMha manifestato preoccupazione sia circa la possibile frammentazione della Politica di Coesione, che per l'eliminazione dei programmi marittimi transfrontalieri e l'introduzione della possibilità di trasferire i fondi della Politica di Coesione verso altri strumenti dell'UE diversi dalla Politica di Coesione. La CRPM è inoltre preoccupata che il FSE possa diventare un fondo autonomonel bilancio e con propri obiettivi, poiché ciò potrebbe comportare la perdita della dimensione territoriale del Fondo. Il Presidente della CRPM, Vasco Cordeiro, ha dichiarato: "In primo luogo, il 2 maggio scorso la Commissione ha proposto di ridurre il bilancio della Politica di Coesione del 10%. Ora la Commissione propone di ridurre in modo sostanziale il contributo dell'UE al tasso di co-finanziamento dei programmi nel quadro della Coesione. Ciò significa una doppia riduzione dei fondi della Politica e un doppio onere per le regionie gli Stati membri che lavorano per raggiungere la coesione sociale, economica e territoriale ".
Secondo il Presidente di
EUROCITIESe sindaco di Gand (Belgio), Daniël Termont: "La Politica di Coesione deve svolgere un ruolo importante nel portare l'UE più vicina ai cittadini ma tale aspetto non rileva nelle nuove proposte di modifica.Abbiamo bisogno di accentuare in modo forte e deciso il ruolo delle città nella definizione delle priorità della futura programmazione e ci opponiamo fermamente alle proposte rivolte ad isolare il FSE. Per affrontare le sfide urbane è vitale che il FSE e il FESR lavorino insieme di più e non di meno: questo è l'unico modo in cui questi fondi ci aiuteranno a ottenere risultati negli ambiti di maggior interesse per i cittadini."
Particolarmente critico il Presidente della AER e della Regione Västra Götaland in Svezia, Magnus Berntsson, ha dichiarato:
"Accogliamo con favore la proposta della Commissione per una Politica di Coesione a favore di tutte le regioni e a mantenere le tre categorie di regioni attualmente previste. Il principio del partenariato e l'approccio di governance multilivello, unitamente all'impegno di stabilire regole più semplici e flessibili per accedere e gestire i fondi della Politica di Coesione sono anch'essi benvenuti. Tuttavia, siamo
delusi dalla proposta della Commissione di escludere il Fondo Sociale Europeo dai fondi della Coesione. Nutriamo inoltre serie preoccupazioniriguardo alla possibilità per gli Stati membri di trasferire parte delle risorse della loro Politica di Coesione nel nuovo fondo denominatio InvestEU. Inoltre, non riteniamo accettabile la proposta del collegamento con il Semestre Europeo, in quanto riteniamo possa consentire di allontanare i fondi dalla Politica di Coesione e dai suoi obiettivi in ​​incentivi dall'alto verso il basso per le riforme strutturali. Le mosse per centralizzare i fondi UE sono inaccettabili.
Il Presidente di
AEBR, Oliver Paasch, Ministro-Presidente della Comunità di lingua tedesca del Belgio, ha sottolineato "la cooperazione all'interno dell'Alleanza della Coesione ha reso possibile una Politica per tutte le regioni europee, suddivise nelle tre categorie attuali. Accogliamo con favore anche l'accordo su un'autentica semplificazione e flessibilità dei regolamenti, nonché l'impegno a mantenere un forte sostegno per la cooperazione territoriale, in particolare transfrontaliera, quale strumento principale per l'integrazione europea che parte dal basso. Tuttavia, perdiamo i programmi transfrontalieri marittimie auspichiamo che questa tipo di cooperazione venga riconvertita in uno strumento più appropriato e forse più efficiente, poichè da esso dipendono numerose regioni europee interessate a rafforzare i loro legami con i propri vicini. Ciò vale anche per i programmi che coinvolgono le frontiere esterne dell'UE. Siamo inoltre preoccupati per la crescente tendenza verso la centralizzazione, invece di promuovere una partecipazione più efficiente degli enti locali e regionali nell'intero ciclo di programmazione. Anche l'esclusione del Fondo Sociale dalla Politica di Coesione, unitamente ad altri segnali di frammentazione, costituiscono ulteriori motivi di preoccupazione".
Ana Luís, Presidente della CALREe dell'Assemblea legislativa della Regione autonoma delle Azzorre, ha sottolineato che: "L'Europa del futuro deve essere un'Europa che lavora per la convergenza tra le sue diverse regioni; per questo motivo i fondi messi a disposizione devono consentire loro di convergere. Solo così ci sarà un'Europa forte e coesa".


Per ulteriori informazioni 
Sviluppo regionale e Politica di Coesione oltre il 2020:   
Testi giuridici e schede informative
  
Ulteriori informazioni sul bilancio dell'UE per il futuro sono disponibili qui

Dotazioni a favore della Politica di Coesione per il periodo 2021-2027*
VISUAL

  [*]Prezzi correnti, tenendo conto dell'inflazione.


1) Più di 350 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020, la Politica di Coesione, attuata attraverso i fondi strutturali e di investimento europei, è il principale strumento di investimento dell'UE che riduce le disparità regionali, crea occupazione, apre nuove opportunità commerciali e affronta importanti problemi globali come il clima cambiamento e migrazione. È l'unica politica dell'UE che copre tutte le comunità locali europee, coinvolgendo le parti interessate locali a fornire strategie di crescita guidate da obiettivi condivisi dell'UE.
2)Governi nazionali, regionali e locali, PMI, ONG, scuole, università, organizzazioni culturali, chiunque crede e intende beneficiare concretamente della Politica di Coesione dell'UE è invitato ad aderire alla #CohesionAlliance, firmando la dichiarazione. La coalizione lanciata dai cittadini e cittadine europei, dalle principali associazioni di regioni e città (quali: l'Associazione delle regioni frontaliere europee (AEBR), l'Assemblea delle regioni europee (ARE), la Conferenza di Assemblee legislative regionali europee (CALRE), il Consiglio dei comuni e delle regioni europee (CCRE), la Conferenza delle regioni periferiche marittime d'Europa (CRPM) e EUROCITIES) e dal Comitato Europeo delle Regioni, che ha attirato circa 5500 singoli firmatari, 115 regioni, 80 città, 50 associazioni di autorità regionali e locali, 40 membri del Parlamento europeo e 30 associazioni settoriali che rappresentano oltre il 90% della popolazione dell'UE.

Copyleft: euyou.info - 2018





mercoledì 2 maggio 2018

Disinformazione online: proposta della Commissione per un codice di buone pratiche dell'UE


La Commissione Europea ha proposto una serie di misure rivolte a contrastare la disinformazione online. Tra queste la realizzazione di un codice di buone pratiche dell'UE sul tema della disinformazione, il sostegno a una rete indipendente di verificatori di fatti e l'adozione di una serie di azioni volte ad incentivare il giornalismo di qualità e promuovere l'alfabetizzazione mediatica.


Le recenti rivelazioni del caso Facebook/Cambridge Analytica hanno dimostrato con estrema
chiarezza come i dati personali possano essere sfruttati in contesti elettorali e giungono al momento opportuno per ricordarci che occorre intervenire con maggiore decisione per garantire processi democratici solidi. Oggi la Commissione europea sta compiendo passi avanti nella lotta contro la disinformazione per garantire la protezione dei valori e della sicurezza europei.
In base al Rapporto indipendente pubblicato nel marzo 2018 dal gruppo ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione online e ad ampie consultazioni condotte nel corso degli ultimi sei mesi, la Commissione definisce la disinformazione quale "informazione rivelatasi falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente il pubblico, e che può arrecare un pregiudizio pubblico".
Secondo l'ultima indagine Eurobarometro, l'83% degli intervistati ha dichiarato che le notizie false costituiscono un pericolo per la democrazia. Desta particolare preoccupazione presso i rispondenti la disinformazione intenzionale tesa a influenzare le elezioni e le politiche di immigrazione. L'indagine ha anche evidenziato l'importanza di disporre di mezzi di comunicazione di qualità: le persone intervistate ritengono che le fonti di informazione più affidabili siano i mezzi di comunicazione tradizionali (radio 70%, TV 66%, stampa 63%), mentre ci si fida di meno delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video, con tassi di fiducia rispettivamente del 26% e del 27%.
Il Centro comune di ricerca della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle notizie false e la disinformazione in cui si rileva che i due terzi dei fruitori di notizie online preferiscono l'accesso mediante piattaforme guidate da algoritmi, come motori di ricerca e aggregatori di notizie, e siti web di social media. Nello studio si afferma inoltre che il potere di mercato e i flussi di entrate si sono spostati dagli editori di notizie agli operatori di piattaforme in possesso di dati che permettono loro di abbinare articoli e annunci ai profili dei lettori.
Misure per contrastare la disinformazione online
Per dare risposta a questi problemi e affrontare queste tendenze, la Commissione propone una serie di misure volte a contrastare la disinformazione online, fra le quali:
  • un codice di buone pratiche sul tema della disinformazione: entro luglio, come primo passo, le piattaforme online dovrebbero mettere a punto e applicare un codice comune di buone pratiche con l'obiettivo di:
    • garantire trasparenza circa i contenuti sponsorizzati, in particolare per quanto riguarda i messaggi pubblicitari di natura politica, restringere il numero di possibili bersagli di propaganda politica e ridurre il profitto dei vettori di disinformazione;
    • fare maggiore chiarezza in merito al funzionamento degli algoritmi e consentire verifiche da parte di terzi;
    • agevolare la scoperta e l'accesso da parte degli utenti di fonti di informazione diverse, che sostengano differenti punti di vista;
    • applicare misure per identificare e chiudere gli account falsi e per affrontare il problema dei bot automatici;
    • fare in modo che i verificatori di fatti, i ricercatori e le autorità pubbliche possano monitorare costantemente la disinformazione online;
  • una rete europea indipendente di verificatori di fatti: la rete stabilirà metodi di lavoro comuni, scambierà le migliori pratiche e opererà per conseguire la più ampia copertura possibile di correzioni fattuali in tutta l'UE; i verificatori saranno scelti tra i membri dell'UE facenti parte della rete internazionale dei verificatori di fatti (International Fact Checking Network), che segue un rigido codice etico;
  • una piattaforma online europea sicura sulla disinformazione che supporti la rete dei verificatori di fatti e i ricercatori del mondo accademico raccogliendo e analizzando dati a livello transfrontaliero, nonché dando loro accesso a dati riguardanti l'intera Unione europea;
  • promozione dell'alfabetizzazione mediatica: una maggiore alfabetizzazione mediatica aiuterà gli europei a riconoscere la disinformazione online e ad accostarsi con occhio critico ai contenuti online. A questo fine la Commissione inviterà verificatori di fatti e organizzazioni della società civile a fornire materiale didattico a scuole e insegnanti e ad organizzare una settimana europea dell'alfabetizzazione mediatica;
  • sostegno agli Stati membri nel garantire processi elettorali solidi contro minacce informatiche sempre più complesse, fra cui la disinformazione online e gli attacchi informatici;
  • promozione di sistemi di identificazione online volontari per migliorare la tracciabilità e l'identificazione dei fornitori di informazioni e promuovere maggiore fiducia e affidabilità delle interazioni online e dell'informazione stessa e delle sue fonti;
  • sostegno all'informazione diversificata e di qualità: la Commissione invita gli Stati membri ad aumentare il loro sostegno al giornalismo di qualità, per un ambiente mediatico pluralistico, vario e sostenibile. Nel 2018 la Commissione lancerà un invito a presentare proposte per la produzione e la diffusione di notizie di qualità sui temi dell'UE tramite mezzi di informazione basati su dati;
  • in base a una politica di comunicazione strategica coordinata, elaborata dai servizi della Commissione, che combini le iniziative attuali e future dell'UE in tema di disinformazione online con quelle degli Stati membri, saranno definite attività di sensibilizzazione mirate a contrastare le notizie false sull'Europa e la disinformazione all'interno e al di fuori dell'UE.
Prossime tappe
A breve la Commissione convocherà un forum di soggetti interessati per realizzare un quadro operativo per una cooperazione efficace tra le parti interessate, tra cui le piattaforme online, l'industria della pubblicità e i principali inserzionisti, e per ottenere l'impegno a coordinare e intensificare gli sforzi per contrastare la disinformazione. Per cominciare, il forum dovrebbe realizzare un codice di buone pratiche a livello di UE sul tema della disinformazione, da pubblicarsi entro il luglio 2018, con l'obiettivo di ottenere un impatto misurabile entro l'ottobre 2018. 
Entro il dicembre 2018 la Commissione presenterà una relazione sui progressi compiuti, nella quale sarà esaminata la necessità di ulteriori attività per garantire il monitoraggio continuo e la valutazione delle azioni delineate.
Informazioni generali
Con lettera di incarico del maggio 2017 il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha incaricato la Commissaria responsabile per l'Economia e la società digitali, Mariya Gabriel, di delineare le sfide che le piattaforme online pongono alle nostre democrazie per quanto riguarda la disinformazione e di proporre una soluzione europea.
Nel febbraio 2018 la Commissione ha adottato un elenco di raccomandazioni in vista delle elezioni del Parlamento europeo che si terranno nel 2019, che invita "le autorità nazionali competenti […] a individuare, in base alle esperienze acquisite dagli Stati membri, le migliori pratiche in materia di identificazione, mitigazione e gestione dei rischi che gli attacchi informatici e la disinformazione comportano per il processo elettorale".
Per il contrasto della disinformazione online la Commissione si avvale della consulenza di un gruppo di esperti ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione, le cui conclusioni e raccomandazioni sono state pubblicate il 12 marzo 2018.
Prima di queste iniziative, l'Unione europea era già attiva nella lotta alla disinformazione: nel 2015, a seguito di una decisione del Consiglio europeo del marzo 2015, aveva istituito la task force East StratCom, sotto la responsabilità dell'Alta rappresentante/Vicepresidente Federica Mogherini, volta a far fronte alle campagne di disinformazione organizzate dalla Russia. La task force opera nell'ambito del Servizio europeo per l'azione esterna dal settembre 2015, comunicando in modo efficace le politiche dell'UE nei paesi orientali limitrofi, rafforzando l'ambiente mediatico generale nel vicinato orientale, anche grazie al sostegno fornito in favore della libertà dei mezzi di informazione e al rafforzamento dei media indipendenti, e migliorando le capacità dell'Unione di prevedere e affrontare le attività di disinformazione a favore del Cremlino e di sensibilizzare il pubblico nei loro confronti.
Per ulteriori informazioni
Consultazione pubblica (relazione di sintesi)
Relazione del gruppo di esperti ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione

(Fonte: Commissione Europea)

Pensioni nell'UE: adeguate, ma resta ancora molto da fare


Soprattutto per tutti coloro che "inseguono la pensione", merita attenzione la Relazione del 2018 sull'adeguatezza delle pensioni, pubblicata qualche giorno fa. Il documento analizza le modalità secondo cui le pensioni attuali e future dovrebbero contribuire a prevenire la povertà in età avanzata e a mantenere costante il reddito percepito da uomini e donne per tutta la durata del pensionamento.
La Relazione evidenzia che, sebbene gli Stati membri prestino sempre maggiore attenzione, nell'ambito delle loro riforme, a pensioni adeguate e sostenibili, in futuro sarà necessario adottare ulteriori misure.

Attualmente i cittadini europei anziani a rischio di povertà o di esclusione sociale sono 1,9 milioni in meno rispetto a dieci anni fa, mentre il numero di lavoratori anziani occupati è aumentato di 4,1 milioni nei soli ultimi tre anni. Nonostante questi miglioramenti nella situazione dei pensionati europei, non è il momento di autocompiacersi. Secondo quanto indicato nella relazione, attualmente nell'UE circa 17,3 milioni di persone in età avanzata (superiore ai 65 anni), vale a dire il 18,2%, continuano ad essere a rischio di povertà o di esclusione sociale. Tale cifra è rimasta pressoché invariata dal 2013. Persistono inoltre differenze notevoli tra i vari paesi e tra i gruppi di popolazione. Per citare un esempio, le pensioni percepite dalle donne sono ancora del 37% inferiori a quelle degli uomini a causa di retribuzioni più basse e di una vita lavorativa più breve, dovuta alla loro responsabilità di assistenza. Analogamente, le persone impiegate in forme di occupazione atipiche o i lavoratori autonomi incontrano spesso condizioni meno favorevoli di accesso e costituzione dei diritti a pensione rispetto a quelle occupate in forme di lavoro standard. Il rischio di povertà e di esclusione sociale tra gli anziani aumenta inoltre con l'età. Oltre la metà di tutte le persone anziane a rischio di povertà o di esclusione sociale nell'UE ha un'età superiore a 75 anni. Ciò è dovuto al fatto che, mentre con l'età le esigenze aumentano, durante il pensionamento il valore delle pensioni diminuisce.
Gli Stati membri hanno posto in primo piano, al centro del loro impegno politico, le misure intese a salvaguardare l'adeguatezza delle pensioni, in particolare quelle a basso reddito, ma occorre fare qualcosa in più. Per garantire l'adeguatezza e la sostenibilità delle pensioni attuali e future, i sistemi pensionistici devono promuovere l'allungamento della vita lavorativa, anche alla luce della sempre maggiore aspettativa di vita. Tale obiettivo può essere conseguito incoraggiando l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, offrendo un ambiente di lavoro sicuro e sano, adeguando l'età pensionabile, premiando chi posticipa il pensionamento e scoraggiando l'uscita anticipata dalla vita attiva. Le opzioni lavorative flessibili, che comprendano la possibilità di combinare la pensione con un reddito da lavoro, e gli incentivi fiscali atti a promuovere il posticipo del pensionamento, si stanno diffondendo sempre di più e continueranno a svolgere un ruolo rilevante.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre adottare ulteriori provvedimenti per ridurre il divario di genere nelle pensioni attuando politiche delle pari opportunità mirate per donne e uomini in età lavorativa, ad esempio promuovendo l'equilibrio tra vita professionale e vita privata e un'equa distribuzione delle responsabilità di assistenza, affrontando le problematiche inerenti la partecipazione al mercato del lavoro, l'intensità del lavoro e le interruzioni della carriera. In particolare, le politiche pensionistiche dovrebbero proteggere adeguatamente le interruzioni correlate con l'assistenza. In linea con il pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione intende sostenere gli Stati membri nel loro impegno, ad esempio con la sua proposta di creare un migliore equilibrio tra la vita privata e la carriera professionale per i genitori e i prestatori di assistenza che lavorano.
Infine, è importante anche continuare ad estendere la copertura pensionistica alle persone impiegate in forme di occupazione atipiche o ai lavoratori autonomi e incentivare i risparmi integrativi a fini pensionistici. A tale proposito e sotto l'egida del pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione ha recentemente presentato una proposta di raccomandazione sull'accesso alla protezione sociale.
Contesto
Il pilastro dei diritti sociali è stato presentato dalla Commissione nell'aprile 2017 e proclamato dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione in occasione del vertice sociale svoltosi a Göteborg nel novembre 2017. Il principio 15 del pilastro europeo dei diritti sociali riconosce il diritto dei lavoratori dipendenti e autonomi a percepire una pensione che garantisca un reddito adeguato.
La relazione sull'adeguatezza delle pensioni viene redatta ogni tre anni dalla Commissione europea e dal comitato per la protezione sociale. L'edizione del 2018 analizza le modalità secondo cui le pensioni attuali e future contribuiscono a prevenire la povertà in età avanzata e a mantenere costante il reddito percepito da uomini e donne per tutta la durata del pensionamento.
La relazione è dedicata all'analisi comparativa dell'adeguatezza delle pensioni nell'UE-28, esamina l'attuale tenore di vita delle persone in età avanzata e in che modo esso venga plasmato dai sistemi pensionistici; procede quindi con una panoramica delle recenti riforme pensionistiche e conclude analizzando le principali sfide inerenti l'adeguatezza delle future pensioni e i modi di affrontarle.
La relazione fornisce anche una descrizione più dettagliata del sistema pensionistico e dell'adeguatezza delle pensioni in ciascuno dei 28 Stati membri.
La relazione del 2018 sull'adeguatezza della pensioni e la serie di conclusioni strategiche ivi contenute sono state adottate dal comitato per la protezione sociale il 25 aprile 2018. Si prevede che le conclusioni strategiche della relazione saranno approvate dal consiglio "Occupazione, politica sociale, salute e consumatori" nel mese di giugno 2018 e confluiranno nel processo del semestre europeo.
La relazione sull'adeguatezza delle pensioni è complementare rispetto alla prossima relazione 2018 sull'invecchiamento elaborata dal comitato di politica economica, che valuterà l'impatto della futura spesa pensionistica sulla sostenibilità delle finanze pubbliche.
Per ulteriori informazioni
Relazione 2018 sull'adeguatezza delle pensioni: adeguatezza del reddito attuale e futuro nella terza età nell'UE, volume I e volume II
Marianne Thyssen su Facebook e Twitter
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(Fonte: Commissione Europea)