Il TG1 di qualche giorno fa è stato spettacolare. In particolare, l’annuncio in pompa magna dell'elezione di Draghi alla testa della BCE era degno dei migliori servizi del cinegiornale dell’Istituto Luce.
La nomina è stata venduta agli italiani come una grande conquista diplomatica di Berlusconi in persona, descritto come impegnato da mesi in una fitta trama di negoziati diplomatici, al fine di ottenere che un audace compatriota occupasse l’ambita e prestigiosa poltrona, sancendo ancora una volta il predominio della razza italica sui barbari popoli d’Oltralpe.
Ma candu mai!!
Oltre a Draghi, l’altro candidato di rilievo in corsa per quel posto (insieme al presidente della Federal Reserve, Ben S. Bernanke, il finlandese già commissario europeo Erkki Liikanen e il lussemburghese Yves Mersch) era il presidente della Bundesbank Axel Weber, fortemente sponsorizzato da Angel Merkel. Weber si è da sempre distinto nella lotta contro l’inflazione, dimostrando un costante impegno nella riduzione dei rischi per la stabilità dei prezzi. Il professore di economia tedesco, che non pare abbia molti amici all’interno del Consiglio direttivo della BCE, ha avuto peraltro più di una scaramuccia con politici e banchieri europei, in particolare su come debellare il contagio del debito, ed ha da sempre criticato gli acquisti di obbligazioni dei paesi in difficoltà attuate dalla BCE. Inoltre, ha ripetuto più volte che non avrebbe cambiato la sua linea per diventare presidente della BCE! Caso strano, la Merkel ha deciso quindi di sostenere la candidatura di Draghi.
Non dimentichiamo che la Banca centrale europea è, per importanza, il secondo istituto del mondo. La BCE fa parte del sistema europeo che ha la pesante responsabilità della conduzione della politica monetaria per tutta l’area dell’euro, la seconda maggiore economia al mondo dopo gli Stati Uniti. Si ricorda anche che gli oltre 20 membri del consiglio direttivo della BCE, che detengono un potere enorme sulle stesse economie europee e, dunque, sulla nostra vita di tutti i giorni, non vengono eletti dagli europei bensí nominati dai governi degli stati membri, ovviamente dietro fortissime pressioni da parte del sistema bancario internazionale che, lo ripetiamo, e´il primo responsabile della "crisi" in corso.