giovedì 16 giugno 2011

OLTRE IL PIL...anche l'UE ci fa un pensierino..

Pesantissimo il rischio che tutto venga ridimensionato e strumentalizzato dal sistema, come é accaduto nel corso degli ultinmi decenni alle varie forme di sviluppo, incluso lo "sviluppo sostenibile". I movimenti per la decrescita e il dopo-sviluppo dovrebbero prendere in mano la situazione e partecipare attivamente a questi dibattiti che, altrimenti, continuano ad andare avanti praticamente a porte chiuse in quanto nessuno sa dove e quando si tengono. Il problema é che poi, quei dibattiti, si traducono in decisioni con cui tutti/e noi siamo costretti a fare i conti!

L'indicatore del prodotto interno lordo PIL, è stato sviluppato nel 1930 e da allora è la più conosciuta unità di misura dell'attività macroeconomica. Ma, seppur indice di sviluppo generale, il PIL ha limiti evidenti perché non tiene conto degli aspetti ambientali e sociali del progresso. Alla ricerca di indici complessi alternativi, che fotografino in maniera più completa il benessere effettivo di un paese, i deputati stanno discutendo la cosiddetta iniziativa "Oltre il PIL".  Ci ha detto di più la deputata danese conservatrice Anna Rosbach, autrice del rapporto che verrà votato martedì in Aula.
Il PIL misura l'attività macroeconomica ormai da 80 anni. Perché non basta più?
I paesi africani sono un perfetto esempio: grazie alle miniere di materie prime come oro e diamanti, sono molto ricchi sulla carta, ma quando si passa alle persone, queste sono talmente povere da non avere neppure energia elettrica o acqua. Visti attraverso la lente del PIL molti Stati africani sono benestanti, ma in realtà i soldi sono tutti nelle tasche dei dittatori e non arrivano ai cittadini. Per questo il PIL non è più sufficiente.
Nel rapporto si sottolinea la necessità di sviluppare ulteriori indicatori. Di cosa dovrebbero tener conto?
Mi piacerebbe vedere indicatori che misurino il tipo di istruzione ricevuta e la qualità del lavoro; cosa si può comprare con il proprio stipendio e come si viene trattati in caso di malattia; quali sono le opportunità per una buona qualità della vita durante la vecchiaia...Ma è solo la mia opinione. Queste idee non sono nel rapporto perché siamo ancora in una fase preliminare, in cui la priorità è mettere insieme un documento di compromesso da spedire, una volta adottato, alla Commissione con la raccomandazione di proporre indicatori concreti che possano essere misurati appropriatamente. Abbiamo bisogno di fenomeni misurabili dalle statistiche Eurostat nel corso degli anni. Dunque questioni concrete e non da sognatori, come uno stato felice o il sole tutti i giorni...
Entro quando pensa che questi indicatori potranno diventare realtà?
Spero in un termine molto breve, perché ne abbiamo davvero bisogno. Ne stanno discutendo già molti dei principali Stati membri, come Francia e Regno Unito, tanti paesi fuori dall'Europa e anche l'OECD. L'UE è arrivata in ritardo e, a mio parere, bisogna fare pressione per accelerare i tempi.

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