giovedì 2 febbraio 2012

Basta accogliere i beni dei dittatori nell'UE

All'interno dell'UE, i leader di regimi autoritari possono spendere liberamente la loro ricchezza, spesso acquisita in maniera discutibile, nonostante vigano misure volte a prevenire ciò, poiché gli Stati membri dell'UE forniscono rifugi sicuri per le loro fortune personali e permettono loro l'accesso ai servizi educativi e del tempo libero. Questo deve finire, dice il Parlamento in una risoluzione approvata il giovedì.

Nella risoluzione approvata per alzata di mano, i deputati rilevano che per numerosi leader autoritari e per le persone a essi collegate l'Unione rappresenta un luogo privilegiato per investimenti, proprietà immobiliare e servizi bancari e per "spendere liberamente la loro ricchezza, spesso acquisita in maniera discutibile".

Per il relatore, Graham Watson (ALDE, UK), "L'atteggiamento ipocrita dell'UE nei confronti dei leader di regimi autoritari deve finire. Abbiamo denunciato pubblicamente le loro violazioni dei diritti umani, ma, al contempo, abbiamo permesso loro di nascondere il proprio denaro nelle nostre banche, di acquistare proprietà all'interno dei nostri confini, di fare affari con le nostre aziende e di passare le vacanze nelle nostre località. Il nostro messaggio deve essere forte e chiaro: l'Unione europea non vi aiuterà a riciclare i vostri guadagni illeciti ".

Basta all'applicazione selettiva delle sanzioni

Il documento approvato, che rappresenta il contributo del PE alla revisione della politica di sanzioni dell'UE richiesto dal Consiglio dei ministri, evidenzia che l'applicazione incoerente delle misure restrittive nuoce alla credibilità dell'UE.

I deputati invitano gli Stati membri a garantire che non si applichino "due pesi e due misure al momento di decidere riguardo a misure restrittive o sanzioni e che queste siano applicate a prescindere dagli interessi politici, economici e di sicurezza".

Invitano inoltre la Commissione e gli Stati membri a coordinare l'embargo sulle armi e garantire che le procedure e le sentenze della Corte penale internazionale relative alla politica dell'UE in materia di sanzioni siano tenute in debita considerazione.

Gli Stati membri dovrebbero dichiarare i nomi delle persone iscritte nell'elenco delle sanzioni che detengono beni o attività finanziarie all'interno dei propri confini e cooperare per individuare e confiscare tali beni. Inoltre, a detti leader e alle persone o alle organizzazioni a essi associati, dovrebbe essere proibito possedere beni e proprietà nell'UE o trascorrere il loro tempo libero viaggiando attraverso l'Europa.

Alle istituzioni accademiche e sportive e alle organizzazioni caritative dovrebbe altresì essere "vietato accettare finanziamenti, sovvenzioni o donazioni da questi leader e dalle entità fisiche e giuridiche a essi chiaramente collegate".

Risparmiare gli innocenti

Allo stesso tempo, l'UE dovrebbe cercare di minimizzare l'impatto delle sanzioni sulle popolazioni vulnerabili e innocenti dei regimi autoritari.

Tutte le misure restrittive devono mirare a colpire solo le "élites" responsabili dei regimi repressivi o criminali e dovrebbero essere accompagnate da un sostegno alla società civile, allo scopo di sviluppare o rafforzare il rispetto della democrazia e dei diritti umani.

Gli Stati membri dovrebbero adoperarsi per mobilitare i fondi congelati e confiscati, al fine di rimpatriarli al più presto nei rispettivi paesi a beneficio della popolazione.

Esempi

In Egitto, l'ex dittatore Hosni Mubarak possiede un patrimonio personale stimato in 70 miliardi di dollari, investito principalmente nell'UE e negli Stati Uniti. Secondo le stime, la famiglia del defunto dittatore libico Muammar Gheddafi detiene beni per il valore di miliardi in tutta l'UE, principalmente costituiti da proprietà private nel Regno Unito. Il Presidente del Sudan, Omar al-Bashir, è sospettato di essere detentore d'ingenti depositi presso le banche britanniche. Infine, nella primavera del 2011, il rettore della "London School of Economics" ha rassegnato le dimissioni in seguito alle rivelazioni sul coinvolgimento dell'Istituto in un affare dal valore di 2,2 milioni di sterline per la formazione di funzionari libici.


Procedura: risoluzione non legislativa


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