mercoledì 16 ottobre 2013

Cosa c’è dietro Quirra?

Le armi o, per usare il termine attualmente più politically correct, gli “equipaggiamenti di difesa” sono una merce con caratteristiche che la rendono particolarmente interessante: non satura mai il mercato; c’è una continua necessità di miglioramento del prodotto; non conosce crisi di sovra-produzione; genera numerosi filoni di investimento ad essa collegati (ad esempio: distruzione-ricostruzione); contribuisce a risolvere le cosiddette “crisi di stagnazione”; etc. etc..
Gli investimenti nell’industria delle armi continuano dunque a crescere in tutto il mondo, anche perché la gran parte dei governi e delle organizzazioni internazionali li considerano una carta importante da giocare nella partita contro la “crisi”.
L’Unione Europea lo sa bene e per questo, nel quadro della sua Politica Europea di Sicurezza e di Difesa (PESD), si propone di migliorare e razionalizzare le capacità militari degli Stati membri anche attraverso la creazione di un vero e proprio Mercato interno delle armi, più competitivo sulla scena internazionale e in cui venga assicurata, tra l’altro, la libera circolazione.
Ma la parte più interessante della PESD è, ovviamente, il ricco sostegno finanziario allo sviluppo delle conoscenze, della ricerca e all’applicazione delle nuove tecnologie nel settore degli armamenti.
E’ soprattutto qui che il Poligono Sperimentale di Addestramento Interforze del Salto di Quirra esprime tutta la sua importanza, considerato che non è facile trovare siti dove testare queste nuove tecnologie.
Non è facile sostanzialmente per due motivi:
1) I rischi sulla salute umana e l’integrità del territorio sono elevatissimi;
2) Si accetta la complicità con qualcosa che, nel mondo, è responsabile di morte, distruzione e miseria.
Ciò senza considerare che si tratta di attività coperte dal “segreto”e, quindi, difficili da tenere sotto controllo come tutte le normali attività di ricerca e test.
In relazione al primo punto, in Sardegna il problema non si pone. Da decenni i sardi e le sarde muoiono in silenzio di asbestosi, leucemia e altri terribili mali che raggiungono anche i loro figli. Ma nessuno deve sapere; nessuno può permettersi di compromettere il posto di lavoro.
In relazione al secondo punto, tutti/e sappiamo che non esiste produzione e commercio o traffico di armi se non ci sono guerre.
Dunque, sino a quando esisterà il commercio o il traffico di armi, le guerre continueranno ad esserci. Dappertutto.
Ma la gran parte dei sardi e delle sarde forse queste cose non le sa. Forse nessuno gliele dice oppure…Gli vengono presentate come inutili dettagli da una “classe politica” che, a destra come a sinistra, vede solo l’ennesima, grande, opportunità per il riscatto dell’Isola. Come la chimica sporca. Come il GALSI. Come i parchi eolici. Come la cementificazione delle coste. Come le scorie radioattive. Tutto è ammesso in nome dello sviluppo e della crescita. Soprattutto in tempo di crisi.

Ma vediamo cosa c’è dietro Quirra.
Se avete un po’ di pazienza spulciamo un po’ i dati che, qualche mese fa, il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) l'autorevole Istituto di ricerca sulla pace, ha messo a disposizione ne suo Rapporto annuale 2010.

La Pace nel mondo è sulla bocca di tutti.
Ma la produzione globale di armamenti continua ad aumentare. Nel 2009 le vendite delle cento principali aziende del settore hanno raggiunto i 347 miliardi di dollari registrando un incremento del 37% rispetto al 1999. Tra queste cento aziende, 44 sono aziende negli Stati Uniti (61% delle vendite nel mercato USA e internazionale), 32 dell´Europa occidentale ( il 31% della produzione mondiale) e le restanti sono industrie di Russia, Giappone e Israele, che assicurano il rimanente 8% della produzione (1) . L´azienda italiana Finmeccanica, con il sostegno del nostro Ministero dell´Economia, suo principale azionista con i nostri soldi, da diversi anni mantiene il nono posto nel mondo, con oltre 9,8 miliardi di vendite (2) . Ma l’Italia rimane sempre saldamente ai primi posti nella classifica della produzione mondiale di armi leggere.
Stati Uniti (31% del totale) e Russia (25%) sono i principali esportatori di armamenti, seguiti da Germania (10%), Francia (8%) e Gran Bretagna (4%). Questi paesi coprono circa l´80% del volume mondiale di trasferimenti di armi. Peraltro, hanno mantenuto la loro posizione sin dalla fine della Guerra Fredda.
Tra i maggiori importatori di armamenti convenzionali troviamo la Cina che, con l´11% del totale, è il principale acquirente mondiale del quinquennio 2004-8. A seguire l’India (7% del totale), gli Emirati Arabi Uniti (6%), la Corea del Sud (6%) e la Grecia (4%).

La Pace nel mondo è sempre sulla bocca di tutti.
Ma la spesa militare nel mondo, nonostante la crisi finanziaria internazionale, negli ultimi 10 anni è aumentata del 45% , circa il 2,4% del Prodotto interno lordo mondiale. Significa, in un anno, quasi 217 dollari per ogni abitante del pianeta. Questa spesa ha raggiunto, nel 2008, i 1.464 miliardi di dollari (oltre 1000 miliardi di euro). Stiamo parlando di 15 volte gli aiuti internazionali ai paesi impoveriti.
Registriamo oggi una nuova cifra record dalla fine della Guerra Fredda.

Ma non tutti si possono permettere la stessa spesa.
Gli Stati Uniti mantengono sempre, comunque e stabilmente il primo posto in classifica, con una spesa di 607 miliardi di dollari (il 41,5% del totale mondiale, oltre 40 volte le spese militari di tutti i cosiddetti “stati canaglia” messi insieme).
La spesa militare complessiva dei paesi dell´America Centrale e del Sud non raggiunge i 39 miliardi di dollari. Cifra che è comunque superiore a quella di tutta l´Africa (20,4 miliardi di dollari), anche se nell´ultimo decennio nel Continente Africano si registra un’impressionante incremento del 40%. L´Oceania è il continente con minor spesa militare (16,6 miliardi), mentre l´Asia sfiora i 190 miliardi di dollari di cui 157 miliardi sono spesi dai Paesi dell´Asia Orientale.
In ogni caso, 1/3 del debito estero dei paesi impoveriti va in armi.

Per quanto riguarda l’Italia, con 40,6 miliardi di dollari mantiene, anche nel periodo 2008-2009, l´ottavo posto nel mondo per spese militari, ricoprendo il 2,8% della spesa militare mondiale. Si tratta del 2% del PIL italiano. E’ singolare come, dal 1989 al 2009, l’Italia sia l’unico paese europeo a non esser mai sceso al di sotto di tale percentuale (3). In classifica, sopra il Bel Paese, la Cina e la Francia. Con i suoi 85 miliardi di dollari Pechino si piazza per la prima volta al secondo posto nel mondo e, grazie al suo 5,8%, scavalca la Francia(4,5%). Triplica la spesa anche la Russia (più 24 miliardi di dollari nell´ultimo decennio), al quinto posto dietro la Gran Bretagna. Completano la top ten della corsa agli armamenti Germania, Giappone, Italia, Arabia Saudita ed India.
I 320 miliardi di dollari spesi nel continente europeo, sono suddivisi in oltre 277 miliardi per i paesi dell´Europa occidentale e centrale e 43,6 miliardi di dollari per l´Europa Orientale che, nell´ultimo decennio, risulta essere la zona con maggior incremento del budget militare (più 174%), seguita dai paesi del Nord Africa (più 94%) e del Nord America (più 66%), mentre il Medio Oriente registra un aumento del 56%.

Tutto ciò alimenta il complesso militare industriale che, nel mondo intero, ha raggiunto un potere tale da compromettere gravemente non solo la Pace ma anche la Democrazia nell’intero Pianeta. Più aumenta la spesa militare e più aumentano i conflitti (4) e le situazioni di crisi; e più crescono gli interessi che si celano dietro a tali situazioni che, in molti casi, contribuiscono alla militarizzazione delle relazioni sociali legittimando, in nome della “sicurezza” - che, peraltro, non è mai aumentata ne migliorata - la diminuzione delle libertà personali. Le cifre d’affari che abbiamo appena letto motivano, inoltre, l’intromissione indebita dell’industria bellica nell’agenda politica di gran parte dei paesi ricchi e meno ricchi del mondo.

Un gravissimo deficit democratico di cui tutti siamo vittime.

I sardi e le sarde vogliono veramente continuare ad essere complici di tutto questo?
 
I dati di questa nota risalgono al 2010, per aggiornarli:



1) Nel 2007 le dieci principali aziende produttrici di armamenti - escludendo quelle cinesi - risultano la Boeing, con vendite di armamenti per quasi 30,5 miliardi di dollari, seguita dalla britannica BAE Systems (29,9 miliardi), e quindi dalle statunitensi Lockheed Martin (29,4 miliardi), Northrop Grumman (24,6 miliardi), General Dynamics (21,5 miliardi) e Raytheon (19,5 miliardi). Al settimo posto è segnalata l´europea EADS (13,1 miliardi) seguita dall´americana L-3 Communications, dall´italiana Finmeccanica e dalla francese Thales (9,3 miliardi).
2) Nel 2008 Finmeccanica ha acquisito l´azienda americana di elettronica militare DRS Technologies. Un´operazione da 5,2 miliardi di dollari che risulta essere la prima e principale acquisizione di una compagnia militare americana da parte di una ditta dell´Europa Occidentale.
3) La Germania è passata dal 2,9% del PIL all’1,4%. La Spagna dal 2,9 all’1,3.
4) Al momento sono 24 i conflitti in corso nel mondo.