domenica 2 aprile 2017

Fondi Europei e Open-data: un processo aperto di diffusione dei dati e di valutazione pubblica

L'Unione Europea finanzia in Italia 75 programmi nazionali e regionali attraverso i Fondi Strutturali e di Investimento Europei (ESIF). Si tratta di circa 42,7 miliardi di euro (ovvero, facendo i "conti della serva", una media di circa 702 euro per abitante) per il periodo 2014-2020. 
La Sardegna, che rientra insieme ad Abruzzo, Molise e Basilicata tra le regioni dette "in transizione", con un PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media comunitaria (mentre, magia del PIL, regioni meno sviluppate della Sardegna, oltre alla Calabria, sarebbero: la Sicilia, la Puglia e la Campania), riceve nel periodo dal 2014 al 2020 oltre 4 miliardi di € ripartiti all'incirca in questo modo:

930.979.082 dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) attraverso il Programma Operativo Regionale gestito dalla Regione Sardegna;

444.800.000 dal Fondo Sociale Europeo (FSE) attraverso il Programma Operativo Regionale gestito sempre dalla Regione Sardegna;

1.308.406.250 attraverso il Programma di Sviluppo Rurale, gestito anche questo direttamente dalla Regione Sardegna;

199.649.897 dal Programma di cooperazione Interreg Italia-Francia Marittimo, gestito dalla Regione Toscana;

36.000.000 dal Programma finanziato nel quadro del FEAMP, il fondo per la politica marittima e della pesca dell'UE, gestito dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali;

200,000.000 nel quadro del Programma Operativo Nazionale (PON) “Istruzione”, gestito dal competente Ministero italiano;

Nel quadro del PON “Reti e Mobilità”, gestito dal Governo italiano, in Sardegna si prevede: il rafforzamento del sistema ferroviario (variante Campomela-Sassari - con 166,68 milioni di euro -; Bonorva Terralba - 71 milioni di euro -; il potenziamento del Porto Canale di Cagliari, con 100 milioni di euro; il completamento della “maglia viaria fondamentale”, cioè la SS131, con 120 milioni di euro, e la SS125, con 50 milioni di euro.

Per quanto riguarda sia il PON “Ricerca e competitività” (13.415.000 euro) che il PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO (484 milioni di euro), i fondi spettanti alle singole regioni non sono stati ancora definiti.

In merito al PON “Governance e Assistenza Tecnica”, di competenza del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, le risorse destinate alla Sardegna ammontano a circa 25 milioni di euro.

Tale programmazione non comprende, ovviamente, le risorse nazionali che giungono in Sardegna attraverso la Programmazione Operativa Nazionale prevista dalle varie Delibere CIPE.

Rimanendo in tema di risorse europee, in Epoca di “crisi” e mentre si assiste all'assottigliarsi delle risorse, diventa unproblema urgente capire e valutare se e come i quattrini europei (che sono anche i nostri) vengono spesi e se i progetti che sono stati finanziati funzionano davvero ed hanno un effettivo impatto sul miglioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro.
È nostro estremo interesse, infatti, verificare che l’importante ammontare di denaro pubblico(che, ripeto, è anche nostro) assegnato da Bruxelles alle nostre regioni e città, contribuisca effetivamenteagli obiettivi di creazione di occupazione, di inclusione sociale, di istruzione, di salvaguardia dell'ambiente, di dotazione di infrastrutture, etc...
Purtroppo siamo in tanti a guardarci intorno ed a chiederci: “ma dove sono finiti tutti quei soldi?”.
Credo che questa domanda non possa trovare una risposta solo nell’analisi di “dati aggregati” o nel ricorso a “modelli econometrici”. Occorre piuttosto un efficace e diretto coinvolgimento dei beneficiari”*, delle comunità e degli “attori” locali, dei “portatori di interessi”, della stampa, degli analisti, dei decisori pubblici, etc.., inun ambito che, spesso, viene volutamente reso “complesso” al fine di tenere alla larga sguardi “indiscreti”: si tratta della disponibilità dei dati relativi agli investimenti effettuati ed ai risultati ottenuti nella gestione dei programmi co-finanziati dalla Politica di Coesione Europea e gestiti dalle regioni o dagli stati membri dell'UE. 
In questo ambito è importante sapere che la Commissione europea pone a disposizione uno strumento estremamente importante, che consente a chiunque di tenere sotto controllo la situazione relativa all'attuazione ed alla spesa dei fondi europei.Si tratta della Piattaforma di dati aperti (Open Data). Lo strumento mette a disposizione visualizzazioni sulla progettazione, sulla realizzazione degli investimenti e sui risultati raggiunti a livello nazionale e regione per regione.
La conoscenza ed il buon uso di questo strumento**, oltre ad assicurare la trasparenza del sistema, costituisce un passo avanti importante in un processo di cambiamento che in molti abbiamo sempre auspicato. Cambiamento verso una gestione sempre più partecipativa ed in grado di coinvolgere effetivamente ibeneficiari” del sostegno finanziario europeo,in unprocesso aperto di diffusione dei dati e di valutazione pubblica dei programmi e degli interventi.
La diffusionedella Piattaforma Open Data e l'organizzazione “dal basso”di eventi e occasioni di incontro per la valutazione dei dati in essa contenuti, può essere un valido contributo a cambiare un sistema che, altrimenti, nel 2022, chiusa questa programmazione, ci troverà a riproporci la solita domanda: “ma dove sono finiti tutti quei soldi?”.

In merito all'uso concreto della Piattaforma, ecco alcuni dati relativi alla situazione dei programmi di una Regione italiana a caso: la Sardegna:



* Il termine «beneficiari» comprende un’ampia gamma di soggetti interessati, dalle piccole e medie imprese (PMI) alle grandi aziende, dagli enti pubblici alle organizzazioni non governative e della società civile. Nella definizione di beneficiari rientrano anche università, studenti, ricercatori, agricoltori o pescatori....
** Peraltro, l’Articolo 115 del Regolamento UE n. 1303/2013 dispone che gli Stati membri e, quindi, le regioni, siano responsabili di garantire la creazione di un sito web unico o di un portale web unico che fornisca informazioni su tutti i Programmi Operativi (PO) di uno Stato membro e sull’accesso agli stessi, di informare i potenziali beneficiari in merito alle opportunità di finanziamento e di pubblicizzare presso i cittadini dell’Unione il ruolo e le realizzazioni della politica di coesione e dei Fondi. Vengono inoltre prescritte indicazioni dettagliate sulle modalità di pubblicazione delle informazioni relative alla gestione dei Fondi, e imposti nuovi obblighi sul formato con cui rendere disponibili tali informazioni.