C'era una volta la strategia di Lisbona. Il programma di riforme economiche approvato nel 2000 a Lisbona dai Capi di Stato e di Governo dei paesi membri dell'Unione europea. L'obiettivo era di fare dell'Unione "la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010".
Posto
che ben pochi hanno capito cosa fosse l'"economia della
conoscenza", la strategia spaziava in tutti i campi della
politica economica europea:
- innovazione e imprenditorialità,
- riforma del welfare e inclusione sociale,
- capitale umano e riqualificazione del lavoro,
- uguali opportunità per il lavoro femminile,
- liberalizzazione dei mercati del lavoro e dei prodotti,
- sviluppo sostenibile.
E'
stato poi il turno della "Strategia
Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva".
L'Obiettivo (anch'esso ampiamente
disatteso) era quello di far uscire dalla povertà e dall'esclusione
sociale almeno 20 milioni di persone e ad aumentare al 75% il tasso
di occupazione della popolazione di età tra i 20 e i 64 anni.
Ovviamente, il tutto condito con una buona dose di "rafforzamento
della competitività dell'Europa" accompagnato dalla sua
"autonomia strategica" in un difficile momento che la
Strategia mirabilmente analizzava come caratterizzato dallo
"spostamento delle placche
geopolitiche e di crescente concorrenza
a livello mondiale".
Oggi, all'inizio del 2020, giunge puntuale l'ennesima Strategia europea.
Questa
volta frutto di un cocktail eterogeneo che miscela le due strategie
precendenti, aggiungendovi la ciliegina finale delle tecnologie
di prossima generazione con la “Strategic European partnership”
relativa alla ricerca e all’innovazione nel campo delle “reti e
servizi intelligenti oltre il 5G e verso il 6G”.
Per
la gioia di coloro che adorano sparare termini in inglese alla moda,
stiamo parlando di: Towards 6G; Digital Services Act; Artificial
Intelligence; Customs Union; Ensuring a level playing field in
investments; Linking defence and space policies; Pharmaceutical
strategy and health data space; Industry’s climate and transport
role.
Tutto
questo pretendendo di far quadrare i conti radicando saldamente tale
Strategia nei "valori europei e nelle
tradizioni del mercato sociale".
Grandi
le novità per le Piccole e Medie Imprese, con misure dedicate a
"ridurre gli oneri burocratici e ad aiutare le numerose PMI
europee a operare in tutto il mercato unico e oltre, ad accedere ai
finanziamenti". Cose di cui sentiamo parlare sin dagli anni
90.
Infine,
giunge puntuale il riferimento alla "rimozione delle barriere
che si frappongono al buon funzionamento del mercato unico" che,
come pochi sanno, benchè sia stato avviato nel lontano 1992 ha
ancora parecchi problemi di funzionamento e resta ancora da
completare!
E
non dimentichiamo che, a detta della Commissione UE, si tratta ancora
della "risorsa più preziosa di cui l'Europa dispone per
consentire a tutte le nostre imprese di crescere e competere in
Europa e oltre".
Di
particolare interesse il fatto che, attraverso la "nuova"
Strategia, la Commissione avrebbe
intenzione di creare un apposito "forum industriale aperto e
inclusivo", che verrebbe istituito entro settembre 2020.
Tale "forum" dovrebbe essere composto dai rappresentanti
dell'industria - tra cui PMI e grandi imprese - le parti sociali, i
ricercatori, nonché gli Stati membri e le istituzioni dell'UE. Nel
quadro del Forum, se necessario, verrebbero invitati a condividere le
loro conoscenze "esperti di settori specifici". Da una
prima analisi di tale mirabile idea integrata dalla Commissione nella
Strategia in esame, rileva senza dubbio
che si tratta di un DOPPIONE di un organismo che già esiste e opera
da tempo nel quadro istituzionale europeo. Si tratta del Comitato
Economico e Sociale Europeo (CESE).
Non si riesce dunque a comprendere la ragione di tale operazione che,
distraendo importanti fondi pubblici da
obiettivi ben più importanti, sottrae legittimità e visibilità ad
un organismo europeo di particolare importanza come il CESE.
CONTESTO:
L'ennesimo pacchetto sulla politica
industriale è la risposta della Commissione europea al
Consiglio Europeo che, nel marzo del 2019,
ha richiesto "una strategia di politica industriale dell'UE
complessiva e a lungo termine, accompagnata da un approccio integrato
per un mercato unico più approfondito e più forte". La
necessità di tale strategia industriale per l'Europa si
rifletterebbe anche nelle priorità stabilite dal Parlamento europeo,
nell'agenda strategica 2019-2024 del Consiglio europeo, nel Green
Deal europeo e nella strategia della Commissione per "Plasmare
l'Europa digitale".
LINK
SCHEDA INFORMATIVA - Una nuova strategia industriale per un'Europa competitiva a livello mondiale, verde e digitaleCerca le traduzioni disponibili del link precedente
SCHEDA INFORMATIVA - Realizzare tutte le potenzialità delle PMI europeeCerca le traduzioni disponibili del link precedente
SCHEDA INFORMATIVA - Un mercato unico all'altezza delle aspettative per le imprese e i consumatoriCerca le traduzioni disponibili del link precedente
Una strategia per le PMI per un'Europa sostenibile e digitaleCerca le traduzioni disponibili del link precedente
Individuare e affrontare le barriere al mercato unicoCerca le traduzioni disponibili del link precedente