venerdì 25 giugno 2021

L'Italia e il mancato coinvolgimento degli enti locali nei piani nazionali di ripresa e resilienza

Mentre i capi di Stato e di governo dell'UE si riuniscono a Bruxelles per esaminare lo stato della ripresa economica, il Comitato Europeo delle Regioni (CdR) publica l'ennesimo Comunicato Stampa con cui insiste sullo “scarso coinvolgimento degli enti locali e regionali nella preparazione e nell'attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza”, annunciando un nuovo studio che lancia l'allarme.

Questo in un contesto politico-programmatico in cui “concedere alle città e alle regioni un maggiore margine di manovra politico sull'uso delle risorse per gli investimenti favorirebbe l'appropriazione delle politiche da parte delle comunità locali e stimolerebbe lo sviluppo delle capacità a livello locale.” In sintesi, secondo il CdR, verrebbe a mancare il cruciale intervento delle autorità regionali e locali “nel fornire investimenti e servizi e attuare le riforme” che, in concreto “potrebbe minare l'impatto e l'efficienza dei PNRR”.

Considerazioni che pesano come un macigno soprattutto se si riflette sul fatto che, alla base di tutto, non vi sono semplici dichiarazioni o auspici dell'UE ma un Regolamento che a tutti gli effetti è una Legge anche dello Stato italiano.

Il Regolamento che istituisce il“Dispositivo per la ripresa e la resilienza”, stabilisce che i piani (PNRR) presentati dai governi europei, incluso quello italiano, devono essere debitamente motivati e giustificati. Il Regolamento, tra i vari elementi che devono obbligatoriamente contenere i PNRR richiede, in particolare: “una sintesi del processo di consultazione, condotto conformemente al quadro giuridico nazionale, delle autorità locali e regionali, delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, delle organizzazioni giovanili e di altri portatori di interessi e il modo in cui il piano per la ripresa e la resilienza tiene conto dei contributi dei portatori di interessi.”; ossia: "come il contributo delle parti interessate si riflette nei piani di recupero e di resilienza".

Il PNRR italiano?

Da una prima analisi del PNRR presentato dall'Italia tali aspetti brillano per la loro assenza. Ciò, detto in parole povere, significa che il PNRR non rispetterebbe la legge.

Benchè tutte le Regioni hanno consegnato al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri agli Affari europei e agli Affari regionali un documento contenente delle "Schede Progettuali"......Tutti i documenti da noi esaminati articolano una sorta di "lista della spesa" elaborata nell'intimità degli uffici regionali di programmazione. 

Anche in questo caso risplende l'assenza dei Comuni, soprattutto quelli più piccoli, quelli in difficoltà, impegnati contro lo spopolamento e, evidentemente, destinati a scomparire. 

Le parti del PNRR italiano che coinvolgono maggiormente gli enti locali sono quelle che concernono lo sport e le mense scolastiche.

Per il resto, ecco i passaggi in cui il PNRR illustra il processo di consultazione (Pag. 13 del PNRR italiano):

"I lavori di preparazione del Piano

Il 27 maggio 2020, la Commissione europea ha proposto lo strumento Next Generation EU, dotato di 750 miliardi di euro, oltre a un rafforzamento mirato del bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027. Il 21 luglio 2020, durante il Consiglio Europeo, i capi di Stato o di governo dell'UE hanno raggiunto un accordo politico sul pacchetto.

Nel settembre 2020, il Comitato interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) ha approvato una proposta di linee guida per la redazione del PNRR, che è stata sottoposta all’esame del Parlamento italiano. Il 13 e 14 ottobre 2020 le Camere si sono pronunciate con un atto di indirizzo che invitava il Governo a predisporre il Piano garantendo un ampio coinvolgimento del settore privato, degli enti locali e delle forze produttive del Paese.

Nei mesi successivi, ha avuto luogo un’approfondita interlocuzione informale con la task force della Commissione europea. Il 12 gennaio 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato una proposta di PNRR sulla quale il Parlamento ha svolto un approfondito esame, approvando le proprie conclusioni il 31 marzo 2021.

Il Governo ha provveduto ad una riscrittura del Piano, anche alla luce delle osservazioni del Parlamento. Nel mese di aprile 2021, il piano è stato discusso con gli enti territoriali, le forze politiche e le parti sociali.".

Insomma, sia nei vari governi intrecciati da maglie di qualunque colore, che nei “piani alti” della programmazione nazionale e regionale dei fondi europei (malgrado una pubblica amministrazione con il livello di gradimento da parte della popolazione più basso dell'Unione Europea) si fa ancora finta di non capire che, l'attenta osservanza del mitico Principio di “Sussidiarietà (sancito nella Costituzione e nei Trattati UE) e del “Partenariato”, è fondamentale sia per il buon uso dei fondi che per l'efficacia e la puntualità della spesa e, soprattutto, per l'impatto che tutti quei soldi potevano e possono avere per il nostro benessere e per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nei nostri territori. 

 Ma si continua a fare allegramente finta di niente.

Nel frattempo, gli italiani e le italiane, guardandosi intorno, iniziano a chiedersi: “ma dove sono finiti tutti i soldi che arrivano dall'Europa?”. 

Soprattutto nel meraviglioso Sud, impastato in una situazione di criticità gravissima, acuita non solo dall'emergenza sanitaria in corso ma anche dall'impressionante carenza di infrastrutture materiali e immateriali, dalla corruzione, dall'analfabetismo....Insignificanti dettagli che gli amminsitratori locali conoscono bene.

E nel frattempo, gli italiani e le italiane, soprattutto di giovane età, stanno ricominciando ad andarsene o preparano le valige.

Nonostante tutte le statistiche ed i dati a disposizione inquadrano - già da tanto, troppo, tempo - l'Italia agli ultimi posti in Europa, si continua a trafficare in base a un PIL inaffidabile e, spesso, truccato, proseguendo stancamente sul solito polveroso sentierino degradato di periferia, ingannando il Paese e noi stessi nella solita routine politico-programmatica che si trascina stancamente sin dalla fine degli anni 80*.

Questa è l'ultima occasione che abbiamo.

  

 

 *Allora si che l'Italia contava veramente in Europa! A Bruxelles, nella zona più importante del “business”, troneggiava l'alto edificio noto come “Olietti Tower”, oggi ristrutturato e diventato una delle sedi della Commissione europea. I tedeschi ci invitavano a casa loro a raccontare il nuovo “Miracolo italiano”....Il tessile, l'industria meccanica, il mobile e l'arredamento, il design, l'agroalimentare.....Che forza!! Ma intanto...... La deriva era iniziata ed oggi, toccato il fondo, si continua a scavare....

 

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Ecco il testo del Comunicato stampa del CdR tradotto da noi.

 Un nuovo studio del CdR lancia l'allarme sul mancato coinvolgimento delle regioni e delle città nei piani nazionali di ripresa.

Mentre i capi di Stato e di governo dell'UE si riuniscono a Bruxelles per esaminare lo stato della ripresa economica, i risultati di un nuovo studio commissionato dal Comitato europeo delle regioni (CdR) rivelano lo scarso coinvolgimento degli enti locali e regionali nella preparazione e nell'attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza (NRRP).

Lo studio è stato presentato durante la riunione della commissione Politica economica (ECON) del CdR. I membri della commissione ECON hanno espresso serie preoccupazioni sul fatto che l'inadeguata attenzione alle disparità territoriali mostrata dai piani e l'insufficiente coordinamento con gli obiettivi della politica di coesione comportano il rischio di una sovrapposizione dei fondi.

Secondo lo studio, che analizza otto dei PNR presentati alla Commissione europea entro la fine di maggio, i piani nazionali di ripresa prevedono opportunità molto limitate per le regioni di fornire un contributo democratico.

La maggior parte degli attori regionali e locali sono stati consultati solo in modo formale e unilaterale e saranno principalmente incaricati della consegna amministrativa delle politiche di investimento. Le loro idee sono state raramente trasposte nei piani. Tuttavia, concedere alle città e alle regioni un maggiore margine di manovra politico sull'uso delle risorse per gli investimenti favorirebbe l'appropriazione delle politiche da parte delle comunità locali e stimolerebbe lo sviluppo delle capacità a livello locale. La mancanza di coinvolgimento delle autorità regionali e locali, che sono cruciali per fornire investimenti e servizi e per attuare le riforme, potrebbe minare l'impatto e l'efficienza dei PNR.

Michael Murphy (IE/PPE), presidente della commissione ECON del CdR e membro del consiglio della contea di Tipperary, ha dichiarato: "Lo studio presentato oggi conferma ciò che il nostro lavoro precedente aveva suggerito: c'è una grande diversità di situazioni in tutta l'UE, ma molti Stati membri trattano le consultazioni con gli attori regionali e locali non come scambi significativi, ma piuttosto come processi unilaterali - come esercizi di "spunta delle caselle". Il patrimonio di conoscenze ed esperienze delle regioni e delle città raramente viene inserito nei piani di ripresa, il che è un'opportunità mancata e semplicemente non costituisce una buona governance. Le autorità locali e regionali sono cruciali per fornire investimenti e servizi pubblici, così come per attuare le riforme, ed è un errore tentare di costruire la ripresa dell'UE senza di loro".

I membri dell'ECON hanno espresso il loro rammarico per il fatto che gli investimenti proposti nei PNR non considerano le potenziali sinergie tra il Recovery and Resilience facility (RRF) e i fondi della politica di coesione dell'UE. Le sovrapposizioni tra i due strumenti finanziari potrebbero minare l'efficacia della politica di coesione. A parte l'Italia e il Belgio, non esiste una ripartizione territoriale delle risorse. Lo studio giunge anche alla conclusione che il ruolo che i PNR intendono dare alle autorità locali e regionali nel portare avanti le transizioni verdi e digitali rimane vago e mal definito.

Alla luce dei risultati dello studio, i membri dell'ECON hanno sollecitato la Commissione europea ad effettuare una valutazione approfondita di tutti i PNR, ad insistere - insieme al Parlamento europeo - sulla definizione del ruolo degli enti locali e regionali nelle fasi rimanenti dei PNR, a mantenere la coesione come valore fondamentale e a coinvolgere le regioni e le città dell'UE nel semestre europeo e nel monitoraggio e nella valutazione dei piani.

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Contesto:

Il Recovery and Resilience Facility(RRF) dell'UE è lo strumento fiscale da 672,5 miliardi di euro (312,5 miliardi di euro di sovvenzioni e 360 miliardi di euro di prestiti) concepito per sostenere gli Stati membri nella realizzazione delle riforme e negli investimenti nelle priorità comuni dell'UE. L'RRF è il più grande strumento finanziario incluso nello strumento di recupero da 750 miliardi di euro: Next GenerationEU. Per beneficiare del sostegno dell'RRF, gli Stati membri devono presentare piani nazionali di recupero e di resilienza indicando le riforme e gli investimenti che verrebbero finanziati. Finora, la Commissione europea ha ricevuto 24 piani nazionali su 27, di cui ha approvato 11.

Lo studio su "Gli enti regionali e locali nei piani nazionali di recupero e resilienza", commissionato dal CdR, si concentra su otto dei PNR presentati all'UE entro la fine di maggio 2021: Belgio, Croazia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Romania e Spagna. Lo studio completo è disponibile qui.

Una consultazione congiunta CdR-CEMR presentata a gennaio ha già sottolineato che molti governi dell'UE stavano escludendo le regioni e le città dalla preparazione dei piani di recupero post-COVID. I risultati completi sono disponibili qui.