venerdì 1 giugno 2018

Come funzioneranno i fondi per lo sviluppo regionale oltre il 2020. Le proposte della Commissione e i dubbi dell'Alleanza Europea per la Coesione


Per il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE (2021-2027) la Commissione Europea propone uno schema di modernizzazione della principale politica di investimenti dell'UE, la Politica di Coesione Economica, Sociale e Territoriale. Secondo Bruxelles, l'economia dell'UE sarebbe in ripresa ma per rimediare agli squilibri che tuttora persistono tra gli Stati membri e al loro interno, è necessario un ulteriore impegno in termini di investimenti che, con una dotazione di 373 miliardi di €per il periodo 2021-2027(1), possono contribuire a ridurre tali squilibri. Secondo la recente proposta della Commissione, le risorse continueranno ad essere indirizzate verso le regioni che più necessitano di mettersi alla pari con il resto dell'UE.
Un risultato importante per la Coalizione Europea per la Coesione (Cohesion Alliance)(2) che, mobilitando tutte le parti coinvolte direttamente o indirettamente nella Politica di Coesione dell'UE, ha svolto nel corso dell'ultimo anno un ruolo importante per evitare i previsti ulteriori tagli al bilancio (-15% o -30%) e per assicurare il sostegno finanziario dell'UE a tutte le regioni e le città europee dopo il 2020.
La coalizione Europea #CohesionAlliance accoglie le proposte della Commissione per estendere l'azione a tutte le regioni e con un forte ruolo per queste e per le città dell'UE ma mette in guardia contro l'impatto dei tagli al bilancio.

Le principali caratteristiche della proposta avanzata dalla Commissione concernono:
- La fissazione di una serie di Priorità di Investimento. La maggior parte degli investimenti a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale e sul Fondo di coesione sarà destinata all'innovazione, al sostegno delle piccole imprese, alle tecnologie digitali e alla modernizzazione industriale. Contribuirà inoltre alla transizione verso un'economia circolare a basse emissioni di carbonio e alla lotta contro i cambiamenti climatici, rispettando gli impegni assunti con l'accordo di Parigi.
- Proseguire con gli investimenti in tutte le regioni. Le regioni ancora in ritardo in termini di crescita o di reddito, principalmente situate nell'Europa meridionale e orientale, continueranno a beneficiare di un considerevole sostegno dell'UE in quanto, molte di esse e anche se situate negli Stati membri più ricchi, hanno difficoltà a “realizzare la transizione industriale, a contrastare la disoccupazione e ad affermarsi in un'economia globalizzata”.
- Rimane la distinzione traregioni meno sviluppate, in transizione e più sviluppate e il PIL pro capite resta sempre il criterio predominante per l'assegnazione dei fondi. Tuttavia,considerati gli importanti limiti visibilmente dimostrati da tale criterio (è emblematico il caso dell'ingresso della Sardegna tra le regioni “in transizione” nell'attuale programmazione), vengono introdotti alcuni nuovi criteri diretti a rispecchiare più fedelmente la realtà: disoccupazione giovanile, istruzione, basso livello di istruzione, cambiamenti climatici come pure l'impegno per l'accoglienza e l'integrazione dei migranti.
- Gestione a livello locale e maggioreautonomia e responsabilità delle regioni, anche sostenendo strategie di sviluppo gestite a livello locale.Le autorità competenti a livello locale, urbano e territoriale verrebbero maggiormente coinvolte nella gestione dei fondi dell'UE, mentre si vorrebbero aumentare i loro tassi di cofinanziamento,al fine di accrescere la titolarità (e le responsabilità) dei progetti co-finanziati dai fondi dell'UE alle regioni e alle città.
- Meno burocrazia e più flessibilità, per un accesso più semplice ai fondi, anchealleggerendo i controlli per le imprese e gli imprenditoriche beneficiano del sostegno dell'UE e prevedendo un corpusunico di norme per facilitare l'attività dei gestori dei programmi finanziati tramite fondi dell'UE e agevolare le sinergie. Ad esempio, lo sviluppo di strategie locali tra i fondi della Politica di Coesione e i finanziamenti a titolo del Fondo Asilo e migrazionefavorirebbe l'integrazione dei migranti. Il quadro unico di normeconsentirebbe anche collegamenti più efficienti con altri fondiche rientrano negli strumenti di bilancio dell'UE. Gli Stati membri potranno, ad esempio, scegliere di trasferire parte delle risorse della Politica di Coesione al programma InvestEU. Inoltre, un maggior livello di flessibilità aiuterebbe a far fronte agli imprevisti, attraverso un adeguamento alle esigenze che favorirebbela stabilità necessaria per la pianificazione degli investimenti a lungo termine. Viene proposto un Riesame Intermedio, rivoltoa determinare l'eventuale necessità di modificare i programmi operativi regionali per gli ultimi 2 annidel periodo di finanziamento, con la possibilità di trasferire risorse limitatenell'ambito degli stessi.
- La proposta della Commissione prevede il collegamento della Programmazione dei fondi con il Semestre Europeo, con l'obbiettivo di migliorare il contesto degli investimenti in Europafavorendo l'integrazione con il potenziale degli investimenti nazionali e garantendo la complementarità ed il coordinamento con un Programma di sostegno alle riforme e una “Funzione di stabilizzazione degli investimenti”.

La posizione dell'Alleanza per la Coesione

  L'Alleanza esprime soddisfazione per il fatto che la Politica di Coesione rimarrà lo strumento di investimento più potente dell'UE nel corso degli anni 2021-2017, coprendo tutte le regioni e coinvolgendo i partner locali nel pieno rispetto dei principi chiave della governance multilivello.

Questi elementi di base rispecchiano le principali richieste formulate in seno alla #CohesionAlliance, la coalizione di coloro che credono che la Politica di Coesione dell'UE debba continuare a essere un pilastro del futuro dell'UE. L'Alleanza, creata attraverso la cooperazione tra le principali associazioni europee di città e regioni e il Comitato Europeo delle Regioni, esige che il bilancio dell'UE dopo il 2020 renda la Politica di Coesione più forte, più efficace, visibile e disponibile per ogni regione dell'Unione europea.

Nei prossimi mesi, l'attività dell'Alleanza si concentrerà su:
  • la riduzione dei tagli del 10% proposti dalla Commissione;
  • vigilare ed evitare che il proposto rafforzamento del legame tra la Politica di Coesione e il Semestre Europeo, unito a determinate misure di semplificazione, non finiscano per escludere gli attori locali dalle decisioni chiave circa la pianificazione e l'implementazione degli investimenti.
Al riguardo, il Presidente del Comitato europeo delle regioni, Karl-Heinz Lambertz ha affermato:"La forte mobilitazione a Bruxelles e negli Stati membri ha permesso alla CohesionAlliance di raggiungere i primi importanti risultati. Accogliamo con favore le proposte della Commissione europea per rafforzare l'impatto della Politica di Coesione, in particolare nelle molte regioni che subiscono un declino industriale, e il fatto che le nuove proposte indicano chiaramente la necessità per gli Stati membri di coinvolgere adeguatamente i partner regionali e locali nella preparazione e nell'attuazione dei programmi. Tuttavia, una tendenza alla centralizzazione minaccia ancora l'essenza stessa della Politica di Coesione dell'UE, come nel caso delle regole che la collegano al coordinamento delle politiche macroeconomiche nell'ambito del Semestre Europeo. Lavoreremo sodo e coopereremo con il Parlamento europeo per garantire che l'attuale punto di partenza positivo della Commissione sia migliorato nell'interesse di tutti i cittadini dell'UE ".
Anche la
CRPMha manifestato preoccupazione sia circa la possibile frammentazione della Politica di Coesione, che per l'eliminazione dei programmi marittimi transfrontalieri e l'introduzione della possibilità di trasferire i fondi della Politica di Coesione verso altri strumenti dell'UE diversi dalla Politica di Coesione. La CRPM è inoltre preoccupata che il FSE possa diventare un fondo autonomonel bilancio e con propri obiettivi, poiché ciò potrebbe comportare la perdita della dimensione territoriale del Fondo. Il Presidente della CRPM, Vasco Cordeiro, ha dichiarato: "In primo luogo, il 2 maggio scorso la Commissione ha proposto di ridurre il bilancio della Politica di Coesione del 10%. Ora la Commissione propone di ridurre in modo sostanziale il contributo dell'UE al tasso di co-finanziamento dei programmi nel quadro della Coesione. Ciò significa una doppia riduzione dei fondi della Politica e un doppio onere per le regionie gli Stati membri che lavorano per raggiungere la coesione sociale, economica e territoriale ".
Secondo il Presidente di
EUROCITIESe sindaco di Gand (Belgio), Daniël Termont: "La Politica di Coesione deve svolgere un ruolo importante nel portare l'UE più vicina ai cittadini ma tale aspetto non rileva nelle nuove proposte di modifica.Abbiamo bisogno di accentuare in modo forte e deciso il ruolo delle città nella definizione delle priorità della futura programmazione e ci opponiamo fermamente alle proposte rivolte ad isolare il FSE. Per affrontare le sfide urbane è vitale che il FSE e il FESR lavorino insieme di più e non di meno: questo è l'unico modo in cui questi fondi ci aiuteranno a ottenere risultati negli ambiti di maggior interesse per i cittadini."
Particolarmente critico il Presidente della AER e della Regione Västra Götaland in Svezia, Magnus Berntsson, ha dichiarato:
"Accogliamo con favore la proposta della Commissione per una Politica di Coesione a favore di tutte le regioni e a mantenere le tre categorie di regioni attualmente previste. Il principio del partenariato e l'approccio di governance multilivello, unitamente all'impegno di stabilire regole più semplici e flessibili per accedere e gestire i fondi della Politica di Coesione sono anch'essi benvenuti. Tuttavia, siamo
delusi dalla proposta della Commissione di escludere il Fondo Sociale Europeo dai fondi della Coesione. Nutriamo inoltre serie preoccupazioniriguardo alla possibilità per gli Stati membri di trasferire parte delle risorse della loro Politica di Coesione nel nuovo fondo denominatio InvestEU. Inoltre, non riteniamo accettabile la proposta del collegamento con il Semestre Europeo, in quanto riteniamo possa consentire di allontanare i fondi dalla Politica di Coesione e dai suoi obiettivi in ​​incentivi dall'alto verso il basso per le riforme strutturali. Le mosse per centralizzare i fondi UE sono inaccettabili.
Il Presidente di
AEBR, Oliver Paasch, Ministro-Presidente della Comunità di lingua tedesca del Belgio, ha sottolineato "la cooperazione all'interno dell'Alleanza della Coesione ha reso possibile una Politica per tutte le regioni europee, suddivise nelle tre categorie attuali. Accogliamo con favore anche l'accordo su un'autentica semplificazione e flessibilità dei regolamenti, nonché l'impegno a mantenere un forte sostegno per la cooperazione territoriale, in particolare transfrontaliera, quale strumento principale per l'integrazione europea che parte dal basso. Tuttavia, perdiamo i programmi transfrontalieri marittimie auspichiamo che questa tipo di cooperazione venga riconvertita in uno strumento più appropriato e forse più efficiente, poichè da esso dipendono numerose regioni europee interessate a rafforzare i loro legami con i propri vicini. Ciò vale anche per i programmi che coinvolgono le frontiere esterne dell'UE. Siamo inoltre preoccupati per la crescente tendenza verso la centralizzazione, invece di promuovere una partecipazione più efficiente degli enti locali e regionali nell'intero ciclo di programmazione. Anche l'esclusione del Fondo Sociale dalla Politica di Coesione, unitamente ad altri segnali di frammentazione, costituiscono ulteriori motivi di preoccupazione".
Ana Luís, Presidente della CALREe dell'Assemblea legislativa della Regione autonoma delle Azzorre, ha sottolineato che: "L'Europa del futuro deve essere un'Europa che lavora per la convergenza tra le sue diverse regioni; per questo motivo i fondi messi a disposizione devono consentire loro di convergere. Solo così ci sarà un'Europa forte e coesa".


Per ulteriori informazioni 
Sviluppo regionale e Politica di Coesione oltre il 2020:   
Testi giuridici e schede informative
  
Ulteriori informazioni sul bilancio dell'UE per il futuro sono disponibili qui

Dotazioni a favore della Politica di Coesione per il periodo 2021-2027*
VISUAL

  [*]Prezzi correnti, tenendo conto dell'inflazione.


1) Più di 350 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020, la Politica di Coesione, attuata attraverso i fondi strutturali e di investimento europei, è il principale strumento di investimento dell'UE che riduce le disparità regionali, crea occupazione, apre nuove opportunità commerciali e affronta importanti problemi globali come il clima cambiamento e migrazione. È l'unica politica dell'UE che copre tutte le comunità locali europee, coinvolgendo le parti interessate locali a fornire strategie di crescita guidate da obiettivi condivisi dell'UE.
2)Governi nazionali, regionali e locali, PMI, ONG, scuole, università, organizzazioni culturali, chiunque crede e intende beneficiare concretamente della Politica di Coesione dell'UE è invitato ad aderire alla #CohesionAlliance, firmando la dichiarazione. La coalizione lanciata dai cittadini e cittadine europei, dalle principali associazioni di regioni e città (quali: l'Associazione delle regioni frontaliere europee (AEBR), l'Assemblea delle regioni europee (ARE), la Conferenza di Assemblee legislative regionali europee (CALRE), il Consiglio dei comuni e delle regioni europee (CCRE), la Conferenza delle regioni periferiche marittime d'Europa (CRPM) e EUROCITIES) e dal Comitato Europeo delle Regioni, che ha attirato circa 5500 singoli firmatari, 115 regioni, 80 città, 50 associazioni di autorità regionali e locali, 40 membri del Parlamento europeo e 30 associazioni settoriali che rappresentano oltre il 90% della popolazione dell'UE.

Copyleft: euyou.info - 2018





mercoledì 2 maggio 2018

Disinformazione online: proposta della Commissione per un codice di buone pratiche dell'UE


La Commissione Europea ha proposto una serie di misure rivolte a contrastare la disinformazione online. Tra queste la realizzazione di un codice di buone pratiche dell'UE sul tema della disinformazione, il sostegno a una rete indipendente di verificatori di fatti e l'adozione di una serie di azioni volte ad incentivare il giornalismo di qualità e promuovere l'alfabetizzazione mediatica.


Le recenti rivelazioni del caso Facebook/Cambridge Analytica hanno dimostrato con estrema
chiarezza come i dati personali possano essere sfruttati in contesti elettorali e giungono al momento opportuno per ricordarci che occorre intervenire con maggiore decisione per garantire processi democratici solidi. Oggi la Commissione europea sta compiendo passi avanti nella lotta contro la disinformazione per garantire la protezione dei valori e della sicurezza europei.
In base al Rapporto indipendente pubblicato nel marzo 2018 dal gruppo ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione online e ad ampie consultazioni condotte nel corso degli ultimi sei mesi, la Commissione definisce la disinformazione quale "informazione rivelatasi falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente il pubblico, e che può arrecare un pregiudizio pubblico".
Secondo l'ultima indagine Eurobarometro, l'83% degli intervistati ha dichiarato che le notizie false costituiscono un pericolo per la democrazia. Desta particolare preoccupazione presso i rispondenti la disinformazione intenzionale tesa a influenzare le elezioni e le politiche di immigrazione. L'indagine ha anche evidenziato l'importanza di disporre di mezzi di comunicazione di qualità: le persone intervistate ritengono che le fonti di informazione più affidabili siano i mezzi di comunicazione tradizionali (radio 70%, TV 66%, stampa 63%), mentre ci si fida di meno delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video, con tassi di fiducia rispettivamente del 26% e del 27%.
Il Centro comune di ricerca della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle notizie false e la disinformazione in cui si rileva che i due terzi dei fruitori di notizie online preferiscono l'accesso mediante piattaforme guidate da algoritmi, come motori di ricerca e aggregatori di notizie, e siti web di social media. Nello studio si afferma inoltre che il potere di mercato e i flussi di entrate si sono spostati dagli editori di notizie agli operatori di piattaforme in possesso di dati che permettono loro di abbinare articoli e annunci ai profili dei lettori.
Misure per contrastare la disinformazione online
Per dare risposta a questi problemi e affrontare queste tendenze, la Commissione propone una serie di misure volte a contrastare la disinformazione online, fra le quali:
  • un codice di buone pratiche sul tema della disinformazione: entro luglio, come primo passo, le piattaforme online dovrebbero mettere a punto e applicare un codice comune di buone pratiche con l'obiettivo di:
    • garantire trasparenza circa i contenuti sponsorizzati, in particolare per quanto riguarda i messaggi pubblicitari di natura politica, restringere il numero di possibili bersagli di propaganda politica e ridurre il profitto dei vettori di disinformazione;
    • fare maggiore chiarezza in merito al funzionamento degli algoritmi e consentire verifiche da parte di terzi;
    • agevolare la scoperta e l'accesso da parte degli utenti di fonti di informazione diverse, che sostengano differenti punti di vista;
    • applicare misure per identificare e chiudere gli account falsi e per affrontare il problema dei bot automatici;
    • fare in modo che i verificatori di fatti, i ricercatori e le autorità pubbliche possano monitorare costantemente la disinformazione online;
  • una rete europea indipendente di verificatori di fatti: la rete stabilirà metodi di lavoro comuni, scambierà le migliori pratiche e opererà per conseguire la più ampia copertura possibile di correzioni fattuali in tutta l'UE; i verificatori saranno scelti tra i membri dell'UE facenti parte della rete internazionale dei verificatori di fatti (International Fact Checking Network), che segue un rigido codice etico;
  • una piattaforma online europea sicura sulla disinformazione che supporti la rete dei verificatori di fatti e i ricercatori del mondo accademico raccogliendo e analizzando dati a livello transfrontaliero, nonché dando loro accesso a dati riguardanti l'intera Unione europea;
  • promozione dell'alfabetizzazione mediatica: una maggiore alfabetizzazione mediatica aiuterà gli europei a riconoscere la disinformazione online e ad accostarsi con occhio critico ai contenuti online. A questo fine la Commissione inviterà verificatori di fatti e organizzazioni della società civile a fornire materiale didattico a scuole e insegnanti e ad organizzare una settimana europea dell'alfabetizzazione mediatica;
  • sostegno agli Stati membri nel garantire processi elettorali solidi contro minacce informatiche sempre più complesse, fra cui la disinformazione online e gli attacchi informatici;
  • promozione di sistemi di identificazione online volontari per migliorare la tracciabilità e l'identificazione dei fornitori di informazioni e promuovere maggiore fiducia e affidabilità delle interazioni online e dell'informazione stessa e delle sue fonti;
  • sostegno all'informazione diversificata e di qualità: la Commissione invita gli Stati membri ad aumentare il loro sostegno al giornalismo di qualità, per un ambiente mediatico pluralistico, vario e sostenibile. Nel 2018 la Commissione lancerà un invito a presentare proposte per la produzione e la diffusione di notizie di qualità sui temi dell'UE tramite mezzi di informazione basati su dati;
  • in base a una politica di comunicazione strategica coordinata, elaborata dai servizi della Commissione, che combini le iniziative attuali e future dell'UE in tema di disinformazione online con quelle degli Stati membri, saranno definite attività di sensibilizzazione mirate a contrastare le notizie false sull'Europa e la disinformazione all'interno e al di fuori dell'UE.
Prossime tappe
A breve la Commissione convocherà un forum di soggetti interessati per realizzare un quadro operativo per una cooperazione efficace tra le parti interessate, tra cui le piattaforme online, l'industria della pubblicità e i principali inserzionisti, e per ottenere l'impegno a coordinare e intensificare gli sforzi per contrastare la disinformazione. Per cominciare, il forum dovrebbe realizzare un codice di buone pratiche a livello di UE sul tema della disinformazione, da pubblicarsi entro il luglio 2018, con l'obiettivo di ottenere un impatto misurabile entro l'ottobre 2018. 
Entro il dicembre 2018 la Commissione presenterà una relazione sui progressi compiuti, nella quale sarà esaminata la necessità di ulteriori attività per garantire il monitoraggio continuo e la valutazione delle azioni delineate.
Informazioni generali
Con lettera di incarico del maggio 2017 il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha incaricato la Commissaria responsabile per l'Economia e la società digitali, Mariya Gabriel, di delineare le sfide che le piattaforme online pongono alle nostre democrazie per quanto riguarda la disinformazione e di proporre una soluzione europea.
Nel febbraio 2018 la Commissione ha adottato un elenco di raccomandazioni in vista delle elezioni del Parlamento europeo che si terranno nel 2019, che invita "le autorità nazionali competenti […] a individuare, in base alle esperienze acquisite dagli Stati membri, le migliori pratiche in materia di identificazione, mitigazione e gestione dei rischi che gli attacchi informatici e la disinformazione comportano per il processo elettorale".
Per il contrasto della disinformazione online la Commissione si avvale della consulenza di un gruppo di esperti ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione, le cui conclusioni e raccomandazioni sono state pubblicate il 12 marzo 2018.
Prima di queste iniziative, l'Unione europea era già attiva nella lotta alla disinformazione: nel 2015, a seguito di una decisione del Consiglio europeo del marzo 2015, aveva istituito la task force East StratCom, sotto la responsabilità dell'Alta rappresentante/Vicepresidente Federica Mogherini, volta a far fronte alle campagne di disinformazione organizzate dalla Russia. La task force opera nell'ambito del Servizio europeo per l'azione esterna dal settembre 2015, comunicando in modo efficace le politiche dell'UE nei paesi orientali limitrofi, rafforzando l'ambiente mediatico generale nel vicinato orientale, anche grazie al sostegno fornito in favore della libertà dei mezzi di informazione e al rafforzamento dei media indipendenti, e migliorando le capacità dell'Unione di prevedere e affrontare le attività di disinformazione a favore del Cremlino e di sensibilizzare il pubblico nei loro confronti.
Per ulteriori informazioni
Consultazione pubblica (relazione di sintesi)
Relazione del gruppo di esperti ad alto livello sulle notizie false e la disinformazione

(Fonte: Commissione Europea)

Pensioni nell'UE: adeguate, ma resta ancora molto da fare


Soprattutto per tutti coloro che "inseguono la pensione", merita attenzione la Relazione del 2018 sull'adeguatezza delle pensioni, pubblicata qualche giorno fa. Il documento analizza le modalità secondo cui le pensioni attuali e future dovrebbero contribuire a prevenire la povertà in età avanzata e a mantenere costante il reddito percepito da uomini e donne per tutta la durata del pensionamento.
La Relazione evidenzia che, sebbene gli Stati membri prestino sempre maggiore attenzione, nell'ambito delle loro riforme, a pensioni adeguate e sostenibili, in futuro sarà necessario adottare ulteriori misure.

Attualmente i cittadini europei anziani a rischio di povertà o di esclusione sociale sono 1,9 milioni in meno rispetto a dieci anni fa, mentre il numero di lavoratori anziani occupati è aumentato di 4,1 milioni nei soli ultimi tre anni. Nonostante questi miglioramenti nella situazione dei pensionati europei, non è il momento di autocompiacersi. Secondo quanto indicato nella relazione, attualmente nell'UE circa 17,3 milioni di persone in età avanzata (superiore ai 65 anni), vale a dire il 18,2%, continuano ad essere a rischio di povertà o di esclusione sociale. Tale cifra è rimasta pressoché invariata dal 2013. Persistono inoltre differenze notevoli tra i vari paesi e tra i gruppi di popolazione. Per citare un esempio, le pensioni percepite dalle donne sono ancora del 37% inferiori a quelle degli uomini a causa di retribuzioni più basse e di una vita lavorativa più breve, dovuta alla loro responsabilità di assistenza. Analogamente, le persone impiegate in forme di occupazione atipiche o i lavoratori autonomi incontrano spesso condizioni meno favorevoli di accesso e costituzione dei diritti a pensione rispetto a quelle occupate in forme di lavoro standard. Il rischio di povertà e di esclusione sociale tra gli anziani aumenta inoltre con l'età. Oltre la metà di tutte le persone anziane a rischio di povertà o di esclusione sociale nell'UE ha un'età superiore a 75 anni. Ciò è dovuto al fatto che, mentre con l'età le esigenze aumentano, durante il pensionamento il valore delle pensioni diminuisce.
Gli Stati membri hanno posto in primo piano, al centro del loro impegno politico, le misure intese a salvaguardare l'adeguatezza delle pensioni, in particolare quelle a basso reddito, ma occorre fare qualcosa in più. Per garantire l'adeguatezza e la sostenibilità delle pensioni attuali e future, i sistemi pensionistici devono promuovere l'allungamento della vita lavorativa, anche alla luce della sempre maggiore aspettativa di vita. Tale obiettivo può essere conseguito incoraggiando l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, offrendo un ambiente di lavoro sicuro e sano, adeguando l'età pensionabile, premiando chi posticipa il pensionamento e scoraggiando l'uscita anticipata dalla vita attiva. Le opzioni lavorative flessibili, che comprendano la possibilità di combinare la pensione con un reddito da lavoro, e gli incentivi fiscali atti a promuovere il posticipo del pensionamento, si stanno diffondendo sempre di più e continueranno a svolgere un ruolo rilevante.
Gli Stati membri dovrebbero inoltre adottare ulteriori provvedimenti per ridurre il divario di genere nelle pensioni attuando politiche delle pari opportunità mirate per donne e uomini in età lavorativa, ad esempio promuovendo l'equilibrio tra vita professionale e vita privata e un'equa distribuzione delle responsabilità di assistenza, affrontando le problematiche inerenti la partecipazione al mercato del lavoro, l'intensità del lavoro e le interruzioni della carriera. In particolare, le politiche pensionistiche dovrebbero proteggere adeguatamente le interruzioni correlate con l'assistenza. In linea con il pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione intende sostenere gli Stati membri nel loro impegno, ad esempio con la sua proposta di creare un migliore equilibrio tra la vita privata e la carriera professionale per i genitori e i prestatori di assistenza che lavorano.
Infine, è importante anche continuare ad estendere la copertura pensionistica alle persone impiegate in forme di occupazione atipiche o ai lavoratori autonomi e incentivare i risparmi integrativi a fini pensionistici. A tale proposito e sotto l'egida del pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione ha recentemente presentato una proposta di raccomandazione sull'accesso alla protezione sociale.
Contesto
Il pilastro dei diritti sociali è stato presentato dalla Commissione nell'aprile 2017 e proclamato dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione in occasione del vertice sociale svoltosi a Göteborg nel novembre 2017. Il principio 15 del pilastro europeo dei diritti sociali riconosce il diritto dei lavoratori dipendenti e autonomi a percepire una pensione che garantisca un reddito adeguato.
La relazione sull'adeguatezza delle pensioni viene redatta ogni tre anni dalla Commissione europea e dal comitato per la protezione sociale. L'edizione del 2018 analizza le modalità secondo cui le pensioni attuali e future contribuiscono a prevenire la povertà in età avanzata e a mantenere costante il reddito percepito da uomini e donne per tutta la durata del pensionamento.
La relazione è dedicata all'analisi comparativa dell'adeguatezza delle pensioni nell'UE-28, esamina l'attuale tenore di vita delle persone in età avanzata e in che modo esso venga plasmato dai sistemi pensionistici; procede quindi con una panoramica delle recenti riforme pensionistiche e conclude analizzando le principali sfide inerenti l'adeguatezza delle future pensioni e i modi di affrontarle.
La relazione fornisce anche una descrizione più dettagliata del sistema pensionistico e dell'adeguatezza delle pensioni in ciascuno dei 28 Stati membri.
La relazione del 2018 sull'adeguatezza della pensioni e la serie di conclusioni strategiche ivi contenute sono state adottate dal comitato per la protezione sociale il 25 aprile 2018. Si prevede che le conclusioni strategiche della relazione saranno approvate dal consiglio "Occupazione, politica sociale, salute e consumatori" nel mese di giugno 2018 e confluiranno nel processo del semestre europeo.
La relazione sull'adeguatezza delle pensioni è complementare rispetto alla prossima relazione 2018 sull'invecchiamento elaborata dal comitato di politica economica, che valuterà l'impatto della futura spesa pensionistica sulla sostenibilità delle finanze pubbliche.
Per ulteriori informazioni
Relazione 2018 sull'adeguatezza delle pensioni: adeguatezza del reddito attuale e futuro nella terza età nell'UE, volume I e volume II
Marianne Thyssen su Facebook e Twitter
Iscrizione gratuita alla newsletter su Occupazione, affari sociali e inclusione della Commissione europea.
(Fonte: Commissione Europea)

martedì 1 maggio 2018

Aspettando il bando di gara di INTERREG EUROPE....

Il 4 maggio prossimo verrà pubblicato il bando di gara relativo al programma INTERREG EUROPE. I progetti dovranno essere presentati entro il 22 giugno 2018 alle 12.

 

Interreg Europe?

Interreg Europe, ispirandosi al Principio: " Prestazioni migliori = risultati migliori", sostiene i governi regionali e locali di tutta Europa nel decidere e attuare politiche migliori, creando un ambiente favorevole e opportunità per la condivisione di buone prassi e soluzioni ai problemi dei nostri territori. Il Programma punta a garantire che gli investimenti pubblici e la relativa programmazione abbiano un impatto effettivo, integrato e sostenibile sui territori dell'UE e sugli abitanti. Costruito sulle esperienze del suo precursore, il Programma INTERREG IVC (periodo di programmazione 2007-2013), Interreg Europe mira a ottenere il massimo rendimento dai 359 milioni di euro finanziati attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) per il periodo 2014-2020.
Anche questa volta si tratta di far  bene ma di farlo al meglio! Esistono soluzioni che possono aiutare le nostre regioni nei loro sforzi per dare il meglio di se stesse. Oggi, nell'attuale Programma INTERREG EUROPE, l'UE pone l'enfasi sul modo in cui le regioni realizzano il loro pieno potenziale, sostenendole nel capitalizzare le proprie forze e sfruttando al meglio le opportunità offerte dal progresso economico, sociale e ambientale. Per raggiungere questo obiettivo, Interreg Europe offre alle autorità pubbliche regionali e locali di tutta l'Europa l'opportunità di condividere idee ed esperienze sulle politiche pubbliche nella loro pratica applicazione, migliorando quindi le strategie a vantaggio dei propri cittadini e comunità.

 

Chi sostiene?

Interreg Europe si rivolge a tre tipi di beneficiari:
Le organizzazioni che partecipano a Interreg Europe devono avere sede in uno dei 28 Stati membri dell'UE, in Svizzera o in Norvegia.
 

Cosa supporta?

Qualsiasi progetto che intende avvalersi del sostegno finanziario di Interreg Europe deve rientrare in una delle seguenti quattro categorie:
  •     Ricerca e innovazione
  •  
  •     Competitività delle PMI
  •  
  •     Economia a basse emissioni di carbonio
  •  
  •     Ambiente ed efficienza delle risorse

Poiché siamo in un Epoca in cui è necessario "fare di più con meno", questa volta INTERREG EUROPE insiste su un approccio semplificato per agire in modo molto più mirato e, quindi, aumentare le possibilità di successo dei vostri progetti.

In che modo?

La Cooperazione, la Collaborazione e l'impegno delle nostre  Comunità sono al centro di Interreg Europe. Queste '3 C' sono ben presenti nei principali servizi di supporto offerti da Interreg Europe allo scopo di aiutare la comprensione e il pensiero critico, creando spazi per nuove idee, prospettive diverse e la condivisione dell'apprendimento.

1. Progetti di cooperazione interregionale

Interreg Europe cofinanzierà fino all'85% delle attività previste dal vostro progetto impostato sulla collaborazione tra organizzazioni con sede in diversi paesi europei.
Attraverso i progetti di cooperazione interregionale voi ed i vostri partner, identificato un interesse comune, vi impegnate a lavorare insieme per 3-5 anni. Inizialmente, condividerete esperienze, idee e know-how su come affrontare al meglio il problema che vi impegna tutti. In questa prima fase ogni partner deve:
  •   Produrre un piano d'azione
  •   Crea un gruppo di stakeholder
  •  Partecipare alla "Policy Learning Platform" (La Piattaforma di apprendimento delle politiche Interreg Europe)
Conclusa questa fase, ciascun partner deve monitorare i progressi fatti nell'attuazione del proprio piano di azione e riferire al Partner principale del progetto. In questa fase possono essere supportate anche delle Azioni Pilota.
A seconda del numero di partner coinvolti, della durata e della complessità del Progetto,
il sostegno finanziario medio complessivo del FESR per progetto si aggira tra 1 e 2 milioni di euro.



2. La "Policy Learning Platform" (Piattaforma di apprendimento delle politiche)

Si tratta di un nuovo strumento di Interreg Europe rivolto ad accrescere ed aprire la conoscenza del Programma, a beneficio di tutti i partner di un progetto e dell'intera comunità di stakeholder coinvolti dalla Politica di Coesione dell'UE. Mira a facilitare l'apprendimento continuo a favore delle organizzazioni che si occupano di politiche di sviluppo regionale in Europa, al fine di migliorare il modo in cui progettano e attuano le loro politiche pubbliche nelle aree di intervento del Programma: 1) ricerca e innovazione (anche in campo sociale), 2) competitività delle PMI, 3) economia a basse emissioni di carbonio, 4) l'ambiente e l'efficienza delle risorse.

Sono numerosi i servizi offerti per favorire la partecipazione al Programma. Forum e eventi, un'equipe di esperti a disposizione, strumenti online per la ricerca dei partner, peer review, newsletter online, workshop tematici, iniziative di capacity building, attività di apprendimento online.....Sono alcuni dei servizi disponibili.... ma occorre registrarsi!

Trovate qui maggiori informazioni sui servizi proposti e come registrarsi ora per accedere a tutta la gamma dei servizi:  Opuscolo Interreg Europe

Tutta l'Assistenza in un colpo d'occhio:

Sono molte le regioni che stanno rivedendo le proprie attività nel quadro europeo, anche alla luce della complessità dell'attuale contesto di bilancio. Interreg Europe può aiutare la tua città e/o regione nei seguenti modi:

  
Sostegno finanziario: sono disponibili finanziamenti per progetti di cooperazione interregionale che possono potenzialmente sfociare in collaborazioni e partnership a lungo termine;

  
Apprendere dai propri colleghi: acquisendo conoscenze e esperienze da una serie di opportunità di scambio e apprendimento con i tuoi colleghi di tutta l'Europa;

  
Consulenza e consigli di esperti: possono essere richiesti attraverso la 
Policy Learning Platform ed i rappresentanti del Programma nel vostro paese;

  
Metti
in pratica la Politica: fai tu la differenza!  Traducendo le politiche dell'UE in un'azione concreta sul tuo territorio!!

    
Sviluppo di politiche "bottom-up": utilizzando opportunamente i risultati e l'impatto positivo dei vostri progetti di successo per ispirare e alimentare le politiche europee e nazionali;

    
Risparmia tempo: piuttosto che reinventare la ruota, scopri quali risposte alle sfide dello sviluppo sostenibile esistono già in altre parti d'Europa. Un problema condiviso è un problema risolto!

    
Sviluppo organizzativo e professionale: riporta a casa ciò che hai appreso dalla collaborazione a vantaggio tuo, della tua organizzazione e di coloro per cui lavori;

    
Espandi la tua rete: incontra nuovi partner che la pensano come te, gli stakeholder e nuovi colleghi d'affari, in tutta l'Europa;

 
Costruisciti un profilo internazionale: tra i tuoi colleghi di progetto e con le istituzioni dell'UE;

Ma, soprattutto.....
Rendi felici le persone! I nostri concittadini e le Comunità fanno affidamento su di noi per rendere le nostre città e regioni luoghi di benessere, progresso, di opportunità economiche, sociali e ambientali. 
Interreg Europe può contribuire a far sì che ciò accada.
Progetto Balentes
Balentes, l'dea-progetto che viene dalla Sardegna
 

 Copyleft - Traduzione libera dall'Inglese a cura di Sergio Diana 









martedì 20 marzo 2018

Dalla Sardegna la "Balentia" approda in Europa

 Villages as Agents of Change & Sustainable Communities of Europe

Villaggi Agenti del Cambiamento
&
Comunità Sostenibili d'Europa

L'idea verrà discussa il 22 marzo a Bruxelles nel quadro del settore "Ricerca e Innovazione" del Forum europeo sulla Cooperazione Interregionale "Let's Cooperate!" del Programma INTERREG EUROPE.


Balentes sono i Villaggi e le Comunità d'Europa che si impegnano in un Progetto Comune rivolto ad assicurare il Benessere e la Felicità degli abitanti e la coerenza e la sostenibilitá di tutte le politiche e le azioni che decidono di definire, condividere e gestire nei propri territori.
Balentes è un “Club” di enti locali virtuosi che si pongono delle regole e si impegnano a definire, condividere e attuare nei propri territori precise scelte politiche, programmatiche e progettuali che, insieme, promuovono e difendono nei contesti opportuni, da quello regionale sino a quello Europeo e internazionale.

Balentes è............

Colui che riesce a resistere e vivere in un ambiente povero, aspro, duro e violento è un BALENTE” (Bachisio Bandinu)
Balente deriva da Balentia, che in lingua sarda significa Valore. Nell’Isola diSardegna, inun’antichità quasi scomparsa, il ruolo di Balente, il protettore del Villaggio, era riservato all'uomo. Itempi sono cambiati. È Balente chi vale, chi ha il coraggio di affrontare un futuro non facile. Lo fa per amore e per passione, senza distinzioni di sesso, di razza, di religione.....

BALENTES

Villages as Agents of Change & Sustainable Communities of Europe




About the project

Balentes is an European "Club" of local authorities that set their own rules and commit themselves to define, share and implement agreed political, planning and project choices. It brings together villages and communities engaged in a common project aimed at ensuring the well being and happiness of their inhabitants, through solidarity, cohesion, good governance, efficiency and transparency of the administration and by a commitment to fight corruption, A new political and programmatic approach that, starting from the most fragile territorial realities, by building: new relationships between the Center and the Periphery, the inter-culturality, equal opportunities, social infrastructures and the involvement of schools, universities and the world of culture, establishes and developes the tools needed to meet the challenges that they have to confront. It is inspired by Circular Economy, by the Resilience, and by Regions and the Cities seen as
"Agents of Change".

Types of partners you are looking for

Municipalities (including their associations and consortia) of any size. It privileges smaller and isolated villages who face troubling problems such as: unemployment, depopulation, youth deviation and school dropout, environmental degradation, social inequality, loss of local identity, reduction of the sovereignty (including the energetic one) and of the autonomy of local economies.....
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