È appena trascorsa la "giornata della liberazione", inventata da Trump per annunciare i nuovi dazi. Proietterà inevitabilmente anche l'Unione Europea in un conflitto commerciale con gli Stati Uniti.
È inutile negare che l'Europa ne risulterà particolarmente colpita e, di conseguenza, sta lavorando ad una risposta adeguata pur lasciando sempre aperta la porta al negoziato. Ursula von der Leyen, profondamente dispiaciuta, nell'esprimere "profondo rammarico per le misure americane" ha affermato che queste non rimarranno senza risposta.
Si sente dunque riparlare di ACI, lo Strumento Europeo "anti-coercizione", il meccanismo di rappresaglia finanziaria, economica e commerciale a disposizione dell'UE, che qualcuno ha addirittura paragonato al mitico "pulsante rosso" da premere per far partire un attacco nucleare.
Lo strumento, mai utilizzato finora, esiste dal 2023. Progettato come mezzo di "dissuasione", prevede una serie di "contromisure" che vanno dai dazi doganali alle restrizioni al commercio ed ai servizi, dalla limitazione degli investimenti diretti esteri all'accesso agli appalti pubblici, sino a colpire i diritti di proprietà intellettuale. Per poter usare l'ACI occorre l'accordo di almeno 15 dei 27 Stati membri dell'UE, ossia di circa il 65% della popolazione.
Nel frattempo, ogni Paese dell'UE si mobilita per cercare di ridurre l'impatto delle misure americane. L'Italia per il momento considera le misure "sbagliate" e intende fare "il possibile per trovare un accordo ed evitare una guerra commerciale che indebolirebbe l’Occidente”.
Prepariamoci.