mercoledì 9 maggio 2012

9 maggio, c'è poco da festeggiare

Da diversi anni dal mio blog annuncio e commento il 9 maggio, festa dell'Europa. Giorno in cui l'impeto europeista dovrebbe esplodere un po' in tutta l'UE, con piccole e grandi iniziative per celebrarla. Per la prima volta in 23 anni vi confesso che non mi sento di festeggiare. Anzi, mi domando cosa ci sia da celebrare. Mentre negli anni scorsi, bene o male, qualcosa di buono e giusto più o meno si poteva anche recuperare (oltre alla solita noiosa solfa del lungo periodo di pace e stabilità assicurato in un continente da sempre rissoso e guerrafondaio) per giustificare un minimo di festeggiamenti, in particolare per noi cittadine e cittadini europei, rigorosamente tenuti ai margini di ciò che l'UE fa e decide quotidianamente sulle nostre teste.
Da qualche anno a questa parte, invece, più che festeggiarla l'Europa bisognerebbe, forse, commemorarla.
Al febbraio del 2012 la disoccupazione nell’area dell'euro era a quota 10,8%. In pratica, è dal 1997 (non dimentichiamoci che in quel periodo si ragionava ancora in lire, in dracme, in pesetas, in franchi...) che nei Paesi della moneta unica europea non si assaggia una crisi occupazionale così pesante. Se poi guardiamo all’intera Ue a 27, la percentuale dei disoccupati si attesta al 10,2%, contro il 9,5% di dodici mesi prima. Si tratta di dati forniti dall’Eurostat che, in termini reali, significano 24,5 milioni di europei senza lavoro.
Non solo la disoccupazione ma i tremendi tagli imposti dall'UE allo stato sociale, alla sanità, alla cultura, come a tutto ciò che, direttamente o indirettamente, contribuisce al benessere ed alla felicità delle persone, e non all'aumento del PIL, contribuiscono giorno dopo giorno a fare dell'UE un'area dove il malessere continua ad aumentare ed a diffondersi inesorabilmente. Nel Vecchio Continente le persone affette da depressione sarebbero oltre il 4,5% della popolazione. Stiamo parlando della malattia più diffusa. Ogni anno sono oltre 58.000 i cittadini e le cittadine che muoiono per suicidio, il 90% dei quali hanno vissuto problemi di salute mentale, spesso legati alla depressione.
Depressione causata principalmente dall'insopportabile aumento delle diseguaglianze sociali.
Gli ultimi dati forniti da Eurostat su povertà ed esclusione sociale in Europa sono a dir poco desolanti:
 •            il 23% della popolazione e il 26,7% dei bambini in UE a rischio di povertà o esclusione sociale
•            il 16% della popolazione è in condizioni di povertà (circa 79,2 milioni di persone, poco meno degli abitanti della Germania)
•            il 10% delle persone in età compresa tra 0-59 anni vive in contesti familiari con intensità di lavoro (e capacità di spesa) estremamente bassa,
•            l’8% si é trovato in una situazione di privazione materiale (cioè, incapacità di accedere a risorse essenziali quali cibo e alloggio), nel periodo 2009-2010.
Se è vero che “L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme” è anche vero che “essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Dove sta la solidarietà nei dati che abbiamo appena letto?
Succulenta preda di lobby senza scrupoli. Governata da eurocrati superpagati che vivono in una campana di vetro, noncuranti di ciò che accade fuori ma confortati da un Parlamento costituito, in gran parte, da politici trombati nei rispettivi paesi, che si limitano a sollevare la manina per dare il loro voto, non si sa bene a chi ne per cosa.
Ecco l'immagine dell'UE che si va diffondendo.
A discapito di tutti noi che, sia con il nostro impegno che con la nostra passione e il nostro lavoro, abbiamo fermamente creduto nella UE come a un meraviglioso progetto politico, e non come a uno squallido mercatuccio nelle mani di strozzini assatanati.
Il prossimo 23 maggio si terrà un vertice straordinario dei capi di stato e di governo dell’Unione europea. Il tema centrale dell’incontro dovrebbero essere “le misure da attuare per rilanciare la crescita a fronte della grave crisi in atto in gran parte del vecchio continente”. Lo ha annunciato su Twitter il Signor Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo, precisando che “the meeting” sarà una “cena informale” dove si attende che i capi di stato e di governo dei paesi membri della UE presentino “suggerimenti” per passare “da una politica incentrata su misure di austerity ad una in grado di supportare la crescita, viste le crescenti critiche all’approccio sin qui seguito dalle autorità europee alla crisi”.
Un autentico insulto.
Intanto, il Presidente della Commissione europea Barroso, da sempre fermamente convinto che in Europa siamo tutti cretini, propone di aumentare a 10 miliardi di € il capitale della Banca Europea degli Investimenti (BEI) per “sostenere il finanziamento delle imprese o una tassa sulle transazioni finanziarie”! Dove troveranno quei soldi, considerando che nessuno dei paesi membri è ormai disposto a spendere un € in più? Semplice! Utilizzando i fondi strutturali UE non spesi. Finalmente la regione Sardegna saprà dove andranno a finire le vagonate di soldi dell'UE che regolarmente deve restituire a Bruxelles. E attenzione: “nell'eventualità in cui i fondi strutturali previsti dalla politica di coesione non dovessero essere rapidamente impiegati, il bilancio per il prossimo periodo di finanziamento, dal 2014 al 2020, sarebbe notevolmente ridimensionato”. E' il monito del commissario europeo per la politica regionale, sig. Johannes Hahn, che ha chiesto ai governi regionali e nazionali di accelerare l'attuazione dei progetti cofinanziati dall'UE. Il Sig. Hahn, ovviamente, si guarda bene dal fare un minimo di autocritica, evitando di considerare le relazioni della Corte dei Conti europea, in cui si denunciano le gravissime criticità che il sistema della politica di Coesione si porta dietro ormai da decenni. Sistema di cui i risultati attuali riconfermano l'iniquità: al termine del 2011 (e mancando poco meno di due anni al termine della programmazione attuale) solo il 56% dei 347 miliardi di euro disponibili erano già stati assegnati e, naturalmente, i tagli annunciati per la prossima programmazione ridurrebbero drasticamente gli importi a disposizione delle regioni più povere, minando le possibilità di costruire un'Europa "più prospera e più efficiente".
C'è poco da festeggiare dunque.
Forse è anche l'ora di muoversi non solo nei nostri paesi ma anche in Europa.
Il rischio è che dalla finestra europea passino cose che mai entrerebbero dalla porta nazionale . 
L'EuroCasta esiste, e fa danni...tanti danni.....

"Giustamente è stato detto che l'idea europea é rimasta limitata a taluni settori dell'opinione....Il cittadino europeo non esige ancora dai suoi  politici un'accellerazione dell'unione Europea. A questo proposito il Parlamento Europeo ha una grande responsabilità. I suoi membri hanno ricevuto un mandato dagli elettori e sono al servizio dell'idea europea. Essi devono dare forza e significato alla costruzione dell'Europa con il loro comportamento, le loro proposte e i loro voti in Parlamento. Essi devono convincere gli elettori della sincerità del loro lavoro e delle loro idee, come al tempo stesso essi devono convincere i governi del coraggio delle loro convinzioni, della loro comprensione dei problemi europei, ma anche della loro fermezza nella lotta per l'Unione Europea..." Leo Tindemans