Ma non di morte naturale. Viene lentamente e brutalmente assassinata dalla menzogna, dall'ignoranza e dalla malafede di chi vuole armare l'Europa. Per difenderla da chi? Da cosa? Forse da se stessa o, meglio, dai suoi stessi membri, gli stati sovrani, quelli il cui PIL ingrassa, in buona %, grazie all'industria degli "equipaggiamenti di difesa", un modo gentile per chiamare gli strumenti usati per ammazzare la gente?
In realtà c'è da chiedersi se non sia il caso di iniziare a riflettere seriamente se organizzarci anche noi, europei ed europee, per difendere - ovviamente in modo pacifico - ciò che l'UE rappresenta per noi: un meraviglioso progetto di Unione tra i Popoli, un esempio, un simbolo di Pace, di distensione e di progresso nel Mondo.
D'accordo, ormai dovremo esserci abituati/e. Soprattutto in periodi come questo, in cui in Europa si parla di soldini, di bilanci, etc.. spuntano regolarmente le solite, noiose chiamate "alle armi"- come quella allegata - che da un lato, velatamente, mendicano denaro e dall'altro, pubblicamente, ripropongono la necessità di risolvere i classici e sempreverdi rischi di "sicurezza". Quei rischi che - Ahinoi!! - correrebbe il nostro Continente a causa dell’assenza di uno "strumento militare europeo".
Tra questi rischi troviamo, nell'ordine:
- La "Destabilizzazione di aree confinanti", con l’esempio della Libia e della Siria in quanto scenari di guerra civile che Russia, Turchia e Iran userebbero come "piattaforme di penetrazione strategica" in Europa. Russia, Turchia e Iran vengono considerati "antagonisti e nemici dell’UE", in barba non solo agli sforzi diplomatici europei che durano decenni e nonostante i limitatissimi poteri che gli stati membri riconoscono all'UE in materia, ma anche fingendo di non sapere che, nell'ormai lontano aprile del 1987, la Turchia presentò domanda di adesione all'Unione europea e che, nel 1999, il Consiglio Europeo riunito ad Helsinki accettò la candidatura avviando dei negoziati ancora in corso!
- Le "pressioni migratorie" assimilate ai "conflitti o aggressioni che minacciano gli Stati membri". A parte la tristezza che simili considerazioni suscitano nell'animo di qualsiasi persona normale, si noti bene che, come al solito, tale "minaccia" grava sugli "stati membri" e non sull'UE.
Dal linguaggio usato in talune note - come quella allegata - che circolano ogni tanto nel web, ben si comprende che si tratta di cose che hanno senz'altro beneficiato dell'opportuna consulenza dell'addetto militare di turno. Spesso si tratta di un vecchio generale in pensione, oppure di un giovane ufficiale rampante che non vede l'ora di menare le mani (salvo poi scappare a gambe levate davanti al fumo di un piatto di spaghetti).
Ma è così che, purtroppo, ci tocca leggere dell'auspicata attribuzione all'UE di "responsabilità di
ingaggio e controllo". Già ammiriamo la futura articolazione della Commissione Europea con la Direzione Generale, nuova di zecca, dedicata all'"Ingaggio in Battaglia"!
Questo genere di "articoli" passa generalmente dal linguaggio militaresco al brutale ricatto: pagheremo cara l'"inanità" dell’Europa sulla sicurezza, poichè è proprio questa che alimenta i pregiudizi antieuropei e indebolisce l’immagine stessa delle
istituzioni europee. A ognuno il suo mestiere. Non si può di certo biasimare un soldato per l'ignoranza su tematiche che esulano dall'uso della mitraglia. Ed è anche per tale motivo che tralascio di commentare l'allegra e spensierata interpretazione che viene data all'art. 20 del TUE!
In conclusione, non si può che accogliere positivamente la recente proposta della Commissione europea che, per il futuro bilancio dell'UE sino al 2027, prevede una
sforbiciata ai fondi (nostri) destinati alla "Difesa".
Non è molto ma qualcosa si muove e, forse, anche quel ben noto microorganismo ha aiutato a capire che esistono cose più importanti su cui investire per il benessere delle persone.
"Quale
ardita scommessa fu per i padri fondatori dell’Europa decidere di
interrompere la spirale di violenza, mettere fine alla logica di
vendetta, costruire un futuro migliore, insieme. Quale potente forza
immaginativa."
Dall'intervento
del Presidente del Consiglio Europeo durante la cerimonia di consegna
del Premio Nobel per la Pace all'Unione Europea - Oslo 10 dicembre 2012)