mercoledì 5 ottobre 2022

L'UE ad un bivio....E noi?

 E' inutile negarlo.
Questa UE è ad un bivio e pare abbia deciso di incamminarsi mestamente sul viale del tramonto. Non senza confermare la sua vera natura di comodo giocattolino nelle mani degli stati membri e del ben noto "alleato" di sempre.
Non posso quindi non reagire con alcune mie considerazioni personali al riguardo, che riconduco volutamente alla mia esperienza in Europa. Lo faccio riprendendo e adattando alle recenti circostanze un mio post di qualche tempo fa che, tra l'altro, tenta di mettere in discussione il ruolo tristemente passivo dell'Italia nel quadro europeo.

L'UE è il mio lavoro. Sono un'europeista convinto e, lo sottolineo, per me l'Europa significa sia impegno politico che professionale. Si tratta di un lavoro che io e un gruppetto di colleghi italiani ci inventammo a Bruxelles circa 30 anni fa. Fondammo la prima società di consulenza italiana che, direttamente da Bruxelles, si occupava di relazioni con l'allora “Comunità Europea”. Ritengo quindi di conoscerla discretamente e di poter dire la mia non solo in quanto europeista sfegatato ma anche, e soprattutto, per aver vissuto di persona, anche dal punto di vista professionale, alcuni dei momenti fondamentali del processo di costruzione europea tuttora in corso.
Premetto alcuni aspetti di questa UE che in molti, troppi, ignorano. Purtroppo è proprio dalla mancata conoscenza di queste cose che derivano le diverse prese di posizione populiste, sovraniste e via dicendo, tutte caratterizzate da un elemento in comune: l'ignoranza; intesa nel senso di “non conoscere determinate cose per non essersene mai occupato o per non averne avuto notizia”(1)

Un articolo sulla rivista della Confindustria Tedesca circa il mio intervento al 
Simposio “Europa 93 – Avere successo nel Mercato
Interno” durante la Fiera di Colonia (marzo 1995).

Ecco alcune mie considerazioni:


Quando l'Italia in Europa contava qualcosa. 
E pensare che alla fine degli anni 80 l'Italia si stava riprendendo. A Bruxelles tutti noi si iniziava a lavorare all'Obiettivo 92, la creazione del Mercato Unico Europeo, 320 milioni di persone, uno dei più importanti al Mondo. Un'opportunità fondamentale per le nostre aziende! All'epoca ero un giovane funzionario della Delegazione della Confindustria a Bruxelles. Io ed i miei giovani colleghi e colleghe eravamo fieri di rappresentare l'industria italiana in Europa. I tedeschi ci invitavano a casa loro a raccontare il nuovo “Miracolo italiano”....Il tessile, l'industria meccanica, il mobile e l'arredamento, il design, l'agroalimentare.....Che forza!! Ma intanto, viscidamente e subdolamente, in Italia ricominciava il solito magnamagna....Nonostante il nostro impegno la deriva era iniziata.

Mercoledì Nero, Tangentopoli, Mani Pulite... 
Ricordo ancora quel “mercoledì nero” del settembre del 1992 in cui la Lira venne cacciata dal Sistema Monetario Europeo. In quegli anni (91-95) l'Italia era impegnata su alcuni fronti di non poco conto! Stiamo parlando di Tangentopoli, Mani Pulite e della fine della Prima Repubblica. Le parole che ricorrevano di più erano “Corruzione” e “Conflitto di Interessi”. Un triste fardello che inquina ancora oggi l'Italia, sempre ai primi posti in Europa nel contrastare il perseguimento del bene comune per favorire interessi privati in cambio di danaro o altri sporchi benefici. Pensate forse che i nostri Partner europei non sappiano con chi hanno a che fare? Pensate che sia una balla il fatto che in Europa gli italiani sono un punto fermo di riferimento sui mille modi per violare le regole? Spaghetti, Mafia, “se po' fa” e tanta allegria, questa è l'immagine che abbiamo deciso di dare! Senza considerare l'assurda e dannosa burocrazia, frutto dell'assoluta mancanza di fiducia tra la cittadinanza e lo Stato. Iniziò un difficile periodo in cui, ad esempio, quando io ed i miei colleghi partecipavamo a riunioni (spesso nel grattacielo di Bruxelles noto allora come “Olivetti Tower”) con i rappresentanti di altri paesi, sapevamo benissimo che una parte importante del nostro impegno in quella sede doveva essere, purtroppo, quella di sgombrare il terreno da quei pregiudizi. Da allora non è cambiato molto. 
L'Italia ri-affonda nella crisi e questa Europa continua ad essere ciò che è stata sinora: un comodo giocattolino nelle mani degli stati membri (o solo di alcuni) e del suo tradizionale "alleato" di sempre: gli USA. 
In brutale sintesi: quando le cose vanno bene è merito dello Stato; quando vanno male la colpa è dell'Europa e, a prescindere - come direbbe Totò - è colpa dei tedeschi, dei francesi, degli olandesi...Gli inglesi? In quel quadretto ci stavano dentro “ solo per rompere le scatole”.
 
Un esempio? L'Italia e l'€. 
Tra il 1994 ed il 1995 iniziò il percorso di costruzione della Moneta Unica. Fu, come al solito, l’asse franco-tedesco a gestire la questione. Partecipai con entusiasmo a quel processo, anche attraverso un piccolo finanziamento che ricevetti dalla Commissione Europea nel quadro del programma "Prince - L'euro: una moneta per l'Europa", che aveva l'obiettivo di informare il pubblico sull'introduzione della Moneta Unica”. Fu in quello scenario che ebbi modo di toccare con mano il modo in cui l’Italia approcciava uno dei momenti più importanti della sua Storia. La faccio breve. Nella fase di negoziazione dell'€, mentre i tedeschi, i francesi e altri inviavano a Bruxelles persone super-preparate, addestrate a portare a casa i risultati e con ordini precisi da eseguire nell'interesse del loro Paese, l'Italia adottava il solito approccio alla “volemose bbene, aoh, semo tutti europei”, ossia: si a tutto purché si faccia in fretta e poi tutti alla Grand Place a bere birra trappista. E firmarono di tutto, spesso senza sapere bene cosa, ne quali sarebbero state le conseguenze. 
 
Il portachiavi con il progetto
definitivo della moneta da 1€ che mi regalò la Commissione Europea
Ricordo ancora che in quel periodo circolava tra noi "lobbisti" a Bruxelles un documento di riflessione sulla “Politica Europea”, elaborato dall'Unione Cristiano Sociale della Baviera (CSU) e dall'Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU). Il documento delineava che sarebbero stati cinque i paesi del cosiddetto “nucleo duro” dell'€, ossia Germania, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, e spiegava nel dettaglio le condizioni attraverso le quali l’Italia e qualche altro Paese potevano entrare nella partita; cioè quando quei paesi: “avranno risolto alcuni dei loro attuali problemi e nella misura in cui essi stessi intendono assumere gli impegni citati”. Da parte sua Romano Prodi (all'epoca Presidente del Consiglio dei Ministri) rassicurava tutti dichiarando che:” l'Italia ha gli stessi obiettivi di stabilità del collega tedesco (Helmut Kohl)" e che “L'Italia e la Germania vogliono che ci sia un'Europa forte economicamente e più unita politicamente" e, infine “L'Europa deve nascere con criteri di rigore e ciò non solo nell'interesse tedesco ma anche, in questa fase storica, dell'Italia". Iniziava così un periodo in cui la politica italiana, al centro, a destra come a sinistra, decise di investire tutto sull'Europa e l'€, visti come carro su cui salire al volo, costi quel che costi, per aumentare i consensi a livello nazionale. Fu così che iniziarono a firmare di tutto, spesso anche senza leggere. 
 
Il parcheggio a Bruxelles. 
Ma la cosa peggiore è che nulla abbiamo appreso dagli errori del passato. Ancora oggi l'approccio che ho appena descritto è vivo e vegeto e continua a mietere disperazione e...antieuropeismo.
Sapete che l'UE mette il naso in circa il 70% della legislazione che adottiamo in Italia? 
E noi chi ci mandiamo al Parlamento Europeo? A parte la Bonanima di David Sassoli e pochissimi altri che apprezzo, il nostro Paese è famoso in Europa per la lunga schiera di cantanti, veline, attori, atleti e politici ormai trombati in Italia, che si avvicendano nella massima Assemblea europea. E non solo. Le rappresentanze di istituzioni nazionali e regionali che dovrebbero svolgere a Bruxelles un delicato lavoro di lobby nella difesa dei nostri interessi vengono, troppo spesso, affidate a personaggi inviati a Bruxelles a suon di calci nel sedere e non per le loro conoscenze e capacità tecniche. Di funzionari e dirigenti italiani in gamba ne ho conosciuto tantissimi a Bruxelles. Purtroppo la gran parte di loro lamentava il fatto che, troppo spesso, il loro lavoro non veniva compreso o restava senza seguito. In sintesi: a Bruxelles puoi anche avere le persone più competenti del Mondo...Ma se poi a Roma, a Milano o a Cagliari.....
 
Italexit?
 C'è chi sostiene che la Brexit sia da attribuire a "ordini superiori" provenienti dal "tradizionale alleato di sempre" ma, in ogni caso, se è avvenuta è anche “grazie” al duro e intenso lavorio, soprattutto nei social network, di persone spesso inconsapevoli e opportunamente manipolate. 
Anche in Italia il lavorio all'ombra dei social network e dei mezzi pubblici di comunicazione funziona alla grande.  Soprattutto in realtà caratterizzate da preoccupanti percentuali di analfabetismo - anche funzionale -, dispersione scolastica, corruzione, etc... 
Social e mezzi di comunicazione che, nell'offrire un ampio panorama  di superficialità, improvvisazione e di protagonismo attribuito a persone che ragionano con parti del corpo diverse dal cervello, hanno fatto e continuano a fare tanti, tanti danni all'Italia, alle sue Regioni e al Progetto Europeo
Un collaudato sistemino che si fonda sull'attribuire a qualcun'altro la colpa di tutto. Oltre alla solita e ben collaudata storiella dei "negri che vengono a rubarci il lavoro", evidenzio un'attimo quella degli italiani poveretti, dell'Europa cattivona e dei tedeschi nazisti. E poi, "a prescindere", la colpa è in ogni caso dell'"Europa matrigna" che discrimina i poveri italiani.
 
L'UE, cos'è?
Ricordo le barzellette sull'italiano, il francese e il tedesco. Noi ci scherzavamo sopra da sempre ma... oggi rifletto sul livello di importanza che il nostro Paese attribuiva e attribuisce all'UE. 
E' determinato dal solito "furbetto" italiano che frega tutti oppure.... anche dal livello della sua stessa “Classe Politica”?
Tutto tranne cambiare non “Questa” Classe Politica italiana ma “La” Classe politica italiana. 
Tutto tranne che impegnarsi per cambiare, ovviamente in meglio, questa UE assicurando anche una presenza italiana a Bruxelles forte e qualificata.
Ma per farlo occorre sforzarsi per conoscere cosa sia l'UE, cosa faccia e, soprattutto, cosa possa fare per noi. Ne più e ne meno di come conosciamo l'esistenza del nostro Parlamento, del Consiglio dei Ministri e, più o meno, cosa fanno e come funzionano le nostre istituzioni. 
Perchè non ci interessa avere almeno una pallida idea dell'esistenza del Consiglio dei Ministri dell'UE o di cosa faccia il Parlamento Europeo o la Commissione Europea?
Chi si ritrova poi sul groppone le decisioni che prendono? 
Indovinate un pò? 
Forse il politico trombato di turno che, vinta la lotteria del Parlamento Europeo, si intasca un interessante stipendietto ed una bella pensioncina
Ma per l'Italia e buona parte degli stati membri dell'UE va benissimo così!
Sinora qualsiasi governo italiano ha avuto ed ha tutto l'interesse a che il Popolo continui a ignorare cosa è, cosa fa o cosa può fare l'UE. Meno la gente sa e meglio è. Altrimenti si rischia di rompere il giocattolino!
 
Ma quale Progetto Europeo? 
Non mi dilungo. E' il progetto voluto dalla gran parte dei padri fondatori e delle madri fondatrici dell'UE: L'Europa dei Popoli! L'Europa delle istituzioni che più di altre li rappresentano: le Regioni. Un'Europa dove gli stati - in gran parte vecchi carrozzoni governati da lobby - non hanno più nessun senso di esistere e vengono “rottamati”. Tra l'altro, a credere fortemente in questo progetto fu un sardo come me. Il compianto Mario Melis, che ebbi l’onore di conoscere quando era Euro-Parlamentare, contribuì fortemente a quella conquista delle regioni europee - e di noi “europeisti sino al midollo” - che fu la creazione con il Trattato di Maastricht del Comitato delle Regioni. Conservo ancora le copie cartacee del suo intervento al Parlamento Europeo nel febbraio del 1990, e della sua Relazione alla “II Conferenza Parlamento Europeo-Regioni della Comunità” che si tenne a Strasburgo nel 1991. Si trattava, tra l’altro, del “ruolo delle regioni, quali forze emergenti per articolare e organizzare una moderna democrazia nel governo dell’Europa”.
Molte prese di posizione, anche autorevoli, che leggo in questo periodo, nell'attribuire a tutti tranne che a noi stessi le colpe e le responsabilità dei problemi che stiamo vivendo, continuano a far riferimento e ad assolvere gli unici, veri, colpevoli di ciò che accade: gli stati. 
Ed è una pia illusione credere che l'UE abbia risolto in Europa il problema, radicato nella sua Storia, dei continui conflitti tra gli europei. Come dice un caro amico: “L'Europa è un Continente molto pericoloso”.
L'UE ha soltanto spostato il terreno del conflitto. Non ci scanniamo più tra noi nei campi di battaglia, ma dietro le scrivanie dei ministeri o nelle sedi delle istituzioni europee è una guerra continua. Una guerra che, come tutte, fa morti e feriti, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione. 
Inoltre: una Pace posticcia dentro ai nostri confini ma fuori da quei confini, altrove, l'inferno. 
Un inferno che oggi minaccia di inghiottire anche noi!
La soluzione? 
C'è ma è troppo costosa, soprattutto in termini di volontà politica e di impegno da parte di tutti/e.
E poi....Devo dire tutto io?

Sergio Diana

“L’Europa ha bisogno di svegliarsi. È mezza addormentata.”Agatha Christie

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  1. Dal Vocabolario Treccani
     
    La foto è tratta da un dipinto di Michael Sowa

FONTI: