mercoledì 23 settembre 2015

Lo scambio di informazioni sulle operazioni del Fondo Europeo per lo sviluppo rurale


Lo scambio di informazioni sulle operazioni del FEASR (Fondo Europeo Agricolo e di Sviluppo Rurale) è un aspetto importante della Politica agricola europea. 
Ecco un elenco che  presenta vari esempi di iniziative di sviluppo rurale cofinanziate dall’UE attraverso il FEASR. 
Ogni opuscolo è disponibile in sei lingue (DE, EN, ES, FR, IT, PL), in formato cartaceo e in PDF.
Se avete idee e suggerimenti per le prossime edizioni della Rivista rurale, scrivete all’indirizzo: news@enrd.eu

Inclusione sociale

L’inclusione sociale contribuisce a garantire la parità di accesso dei singoli individui e delle comunità a opportunità, diritti e risorse – come l’occupazione, l’assistenza sanitaria, i servizi abitativi e l’impegno civico – che sono fondamentali per l’integrazione sociale.
I progetti cofinanziati dal FEASR offrono un sostegno su misura per le esigenze specifiche delle zone rurali. Questo prevede forme di assistenza specificamente destinate a gruppi prioritari come i bambini in stato di necessità, i disabili, gli anziani, le persone in condizioni di povertà e le minoranze etniche. Questo opuscolo dei Progetti FEASR presenta una serie di esempi di progetti a sostegno dell’inclusione sociale realizzati nell’Europa rurale.
Numero di catalogo: K3-AK-13-001-IT-C
Pagine: 21
Dimensioni del file: 846 kb
Anno di pubblicazione 2012

Indice

Esempi di progetti FEASR a sostegno dell’inclusione sociale:
  • Introduzione: progetti di inclusione sociale nell’Europa rurale
  • Un esempio riuscito di agricoltura sociale: Austria
  • Aiuto alle minoranze: Ungheria
  • Servizi per esigenze speciali: Spagna
  • Coordinare l’assistenza nelle zone rurali: Belgio
  • Opportunità di terapia rurale: Finlandia
  • Accoglienza agli immigrati nelle zone rurali: Svezia
  • Inclusione digitale: Slovenia
  • Servizi di assistenza mobile: Portogallo
  • Aiuto alla soluzione di problemi: Regno Unito
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              Servizi ambientali
Sono vari i servizi ambientali che possono essere finanziati attraverso il FEASR, facendo ricorso alle dotazioni a disposizione dei programmi di sviluppo rurale degli Stati membri dell’UE.
Numero di catalogo: K3-AK-12-003-IT-C
Pagine: 29
Dimensioni del file: 1420 kb
Anno di pubblicazione: 2012
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Giovani agricoltori e gioventù nell’Europa rurale
Una serie di esempi di progetti che mostrano come il FEASR può contribuire a offrire opportunità di sviluppo per i giovani agricoltori e per la gioventù dell’Europa rurale.
Numero di catalogo: K3-AK-12-002-IT-C
Pagine: 21
Dimensioni del file: 1509 kb
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Altri fondi europei
Tema di questa edizione della brochure è l’uso, nelle zone rurali, del FAESR in concomitanza con altre fonti di fondi UE
Numero di catalogo: K3-AK-12-001-IT-C
Pagine: 21
Dimensioni del file: 1903 kb
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Settore forestale
Questa pubblicazione contiene una serie di articoli che analizzano i possibili contributi del FEASR per uno sviluppo sostenibile delle risorse forestali presenti nell’UE.
Numero di catalogo: K3-AK-11-006-IT-C
Pagine: 21
Dimensioni del file: 1037 kb
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Settore alimentare
Gli esempi forniti in questo opuscolo illustrano i molteplici benefici, negli Stati membri, dell’attività di sviluppo rurale correlata al settore alimentare nell’ambito della PAC.
Numero di catalogo: K3-AK-11-007-IT-C
Pagine: 21
Dimensioni del file: 1002 kb
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Crescita ecosostenibile
Gli studi dei casi relativi ai progetti PSR presentati in questa pubblicazione mostrano come le zone rurali europee possano trarre benefici dall’adozione di approcci ecosostenibili per il proprio sviluppo.
Numero di catalogo: K3-AK-11-004-IT-C
Pagine: 24
Dimensioni del file: 906 kb
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LEADER
Questo opuscolo illustra e sottolinea il valore aggiunto di LEADER, una metodologia di sviluppo rurale ampiamente diffusa e produttiva.
Numero di catalogo: K3-AK-11-003-IT-C
Pagine: 24
Dimensioni del file: 903 kb
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Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)
Questa pubblicazione evidenzia il ruolo fondamentale delle TIC per liberare il potenziale delle zone rurali e renderle luoghi più attraenti in cui vivere, lavorare e da visitare.
Numero di catalogo: K3-31-11-006-IT-C
Pagine: 21
Dimensioni del file: 1719 kb
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FEASR
Questa prima collana di opuscoli sugli esempi di progetto finanziati dal FEASR raccoglie un’ampia gamma di casi di studio che illustrano il sostegno del FEASR in materia di sviluppo rurale in Europa.
Numero di catalogo: K3-AK-10-001-IT-C
Pagine: 22
Dimensioni del file: 1098 kb
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domenica 20 settembre 2015

CHI HA PAURA DEL BENESSERE?

Ormai e' da troppo tempo che se ne discute ma...Nessun risultato tangibile e' stato sinora raggiunto e la discussione sulla validita' del PIL continua a mancare nelle agende politiche dei governi europei. Probabilmente fa paura mettere definitivamente in discussione il PIL come unico metro per stabilire come vanno veramente le cose in Europa, nelle nostre regioni e nelle citta'... 
La gran parte delle persone, pur facendo spesso riferimento  al PIL, non sa in effetti di cosa si tratta. Il PIL viene quindi ab-usato quotidiamente da politici e mezzi d’informazione per comunicare e confrontare la situazione di ogni Paese, benche' il suo aumento o diminuzione non corrisponda mai ad un effettivo miglioramento (o peggioramento) del benessere e della felicita' delle persone.
Per questo, le basi sulle quali si fonda il suo calcolo convincono sempre meno.
In sintesi, il PIL (cioè il ‘prodotto interno lordo’) è tutto quello che un paese produce, in termini di beni e servizi, in un certo periodo di tempo. Per calcolarlo si somma la spesa dei consumatori, i soldi investiti, i soldi spesi dal governo e il valore delle esportazioni, detratte le importazioni.
Il PIL e' un indicatore comodo, sintetico e immediato. E' “una cifra che comprime una grandezza immensa come l’economia di una nazione in unico dato” (Jon Gertner in un articolo uscito su Internazionale).
Purtroppo il PIL non solo non riflette la distribuzione del reddito, ma non include neanche parti importanti della vita delle persone comuni come il lavoro delle casalinghe, gli ambiti di tantissime attività informali non riconosciute e non considera i gravi danni ambientali provocati dalla crescita economica che, al contrario, contribuiscono al suo aumento. Il PIL tiene conto di tutte le transazioni in moneta trascurando tutte quelle a titolo gratuito (pensate al baratto), restano quindi escluse le prestazioni nell'ambito familiare e quelle attuate dal volontariato (trascurando quindi il valore economico del non-profit). 
Il PIL tratta tutte le transazioni come positive e non fa quindi distinzione tra le attività che contribuiscono al benessere e quelle che lo diminuiscono (ad esempio, se improvvisamente non ci fossero più incidenti stradali il PIL calerebbe in modo sensibile mentre il benessere e la felicità delle persone aumenterebbe notevolmente). 
Dunque, nonostante la gran parte degli studiosi convengono che il benessere e la felicità delle persone non potranno mai essere valutati numericamente, il mito del PIL viene oggi messo in discussione in tutti i modi possibili sia da autorevoli politici (è entrato ormai nella storia il celebre discorso di Robert Kennedy all'università del Kansas nel quale evidenziava, tra l'altro, l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate) che economisti e premi Nobel (tra cui il Dalai Lama) o grandi capi di Stato del nostro tempo, come Pepe Mujica. Nel 2008 fu lo stesso presidente francese Nicolas Sarkozy a incaricare due premi Nobel per l'economia, l'americano Joseph Stiglitz e l'indiano Armatya Sen (le cui idee e posizioni politiche non paiono proprio in linea con quelle del Presidente francese!), di riflettere su come cambiare gli indicatori della crescita in Francia. "Bisogna cambiare il nostro strumento di misura della crescita", ha detto Sarkozy, convinto che contabilità nazionale e PIL abbiano "evidenti limiti" che non rispecchiano "la qualità della vita dei francesi". Dal 13 al 15 ottobre 2015 si terra' a Guadalajara (Mexico) il 5º Forum Mondiale "Beyond GDP" ("Oltre il PIL") su "Statistica, Conoscenza e Politica", organizzato dall'OCSE. La Conferenza richiama leader politici, rappresentanti di governo ed esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, con l'obiettivo di chiarire, tra l'altro, quali possano essere gli indicatori più appropriati per misurare il progresso.
Da qualche tempo e da varie parti si è dunque iniziato a riflettere sul concetto di BIL (Benessere Interno Lordo), soprattutto nell'ambito delle ricerche e dei movimenti legati al concetto di DECRESCITA o DOPOSVILUPPO. In tale contesto, nella ricerca di nuovi indici in grado di misurare l'effettivo benessere delle persone, si coinvolgono anche gli stessi cittadini e cittadine, anche con lo scopo di integrare e completare i tentativi di misurazione della qualità di vita o "benessere" della popolazione - ma anche di una comunità, città o nazione - in cui, come è noto, pur essendo gli indici economici facilmente misurabili, in relazione agli indicatori sociali - quali ad esempio la  - gli specialisti riscontrano notevoli difficoltà.
Tra gli indicatori alternativi al PIL - o che si accompagnano a quest'ultimo al fine di dare un quadro realista della situazione economica e sociale di un territorio valutando anche il grado di benessere e la qualità delle relazioni sociali ( ad esempio in relazione a elementi quali: sicurezza dal crimine, la sperequazione sociale, la libertà politica, la salute fisica, l'accesso all'istruzione, l'inquinamento, etc..) - i più significativi sono il GPI (Genuine Progress Indicator) e il il QUARS (Qualità regionale dello sviluppo).
- Il Genuine Progress Indicator (GPI), cioè l'indicatore del progresso reale (spesso tradotto anche come indice di progresso effettivo o indicatore del vero/reale progresso) ha l'obiettivo di misurare l'aumento della qualità della vita di una nazione. Per questi motivi è calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali); ciò diversamente dal PIL che, invece, considera tutte le spese come positive e non considera tutte quelle attività che, pur non registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (volontariato, casalinghe, ecc..).  Alcuni studi sul GPI hanno mostrato che mentre il PIL è cresciuto negli ultimi decenni, il GPI è aumentato solo fino ai primi anni 1970, dopodiché ha iniziato a diminuire sensibilmente. Sono ormai numerosi i paesi sviluppati in cui la ricchezza nazionale viene anche ricalcolata attraverso il GPI (USA, Canada, Australia, Germania...).
- Il QUARS (Qualità regionale dello sviluppo) è un  indice di benessere individuato nel corso di una campagna, denominata "Sbilanciamoci!" alla quale aderiscono più di trenta organizzazioni sociali, tra cui, Aiab, Arci, Carta, Lunaria, Rete Lilliput, Wwf.... Gli indicatori del QUARS sono suddivisi in sette categorie: ambiente, economia, diritti, salute, istruzione, pari opportunità e partecipazione. Ad esempio, in relazione al macroindicatore "Ambiente", si comprendono le valutazioni dell'impatto ambientale che derivano dalle forme di produzione, distribuzione e consumo e le buone prassi scelte per mitigare i relativi effetti. Ai primi due posti di questo ambito, secondo l'ultimo rapporto, si collocano il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta.
Altri indicatori che da più parti si inizia a prendere in considerazione sono:
- il FIL (felicità interna lorda o, in lingua inglese,  gross national happiness - GNH). Il FIL, di cui il Dalai Lama è un convinto sostenitore, costituisce un tentativo di definire uno standard di vita sulla falsariga del PIL;
- Il Prodotto Interno Lordo Verde (P.I.L. verde) è un indice di sviluppo economico che tiene conto delle conseguenze ambientali dello sviluppo. Il PIL verde inizia oggi a trovare diffusa applicazione in Cina dove viene difeso dallo stesso ministro dell´Ambiente Pan Yue. Attualmente sono diverse le regioni e le province cinesi che, utilizzando  il "PIL verde", cominciano a raccogliere le statistiche del loro reddito sottraendo il costo delle distruzioni ambientali;
- Un altro indicatore è il cosiddetto "subjective well-being" (SWB), vale a dire la percezione che gli individui hanno della propria vita e del grado di soddisfazione che provano per essa. Questo indicatore della felicità delle persone, per quanto sintetico, ha il vantaggio d'essere stato rilevato da diversi decenni e in molti paesi del mondo.
Sergio Diana

"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana... Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari... Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago... Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari... Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione... Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta". Robert Kennedy, Università del Kansas, 18 marzo 1968.


SLIDE PER DOCUMENTARE LA TRANSIZIONE DEI FOSSILI AL SOLE

Ecco un utile strumento per sostenere e documentare la necessità di orientare l’attuale sistema energetico, centralizzato e basato sulle fonti fossili e sul nucleare, verso energie rinnovabili decentrate sul territorio.
(si ringrazia: http://www.energiafelice.it )
Si tratta di una sequenza logica di 462 slide in formato PowerPoint suddivise in 8 sezioni . I dati esposti in grafici, immagini, proposizioni sintetiche, sono i più aggiornati disponibili e possono essere organizzati e utilizzati liberamente. L’accesso è libero e gratuito, sia per scopi didattici, che di documentazione e come supporto a ricerche.
Il filo conduttore è quello esposto nel libro “Cercare il sole. Dopo Fukushima” (2011) di Agostinelli, Meregalli e Tronconi, edito da EDIESSE. L’energia è trattata come un bene comune e sono valutati i risvolti della stessa sia sul piano ambientale che climatico, nonché considerati gli effetti per l’economia e il lavoro. Il modello della crescita indefinita è analizzato come percorso senza via d’uscita e sono ampiamente trattate le implicazioni di nuovi stili di vita, di minori consumi di materia ed energia, della prevalenza della vita sull’economia.
Le sezioni in cui il database è suddiviso sono:
Ogni sezione è indipendente e contribuisce a un insieme di 8 presentazioni da affiancare alle 462 slides complete per una ricca documentazione “free”.
Le presentazioni sono state compilate da Mario Agostinelli (agostinelli.mario@gmail.com) su materiale per la maggior parte elaborato originalmente. Per le slides scambiate in occasione di incontri e dibattiti, si ringraziano gli autori che le hanno rese disponibili.

I PDF SCARICABILI

venerdì 18 settembre 2015

LA PUBBLICITÀ INGANNEVOLE DELLA SOGIN


di Alfonso Navarra (Energia Felice - www.energiafelice.it)

La pubblicità della SOGIN, che possiamo vedere in spot televisivi e leggere su paginoni acquistati persino sul "Manifesto", ci sta mettendo in avviso: arriva il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che finalmente "oggi possiamo fare insieme in modo trasparente".
(Vai su www.depositonazionale.it)
La trasparenza, secondo proprio l'ufficio Stampa SOGIN, sarebbe necessaria per per evitare una Scanzano bis, quando nel 2003 la scelta del sito fu imposta dall'alto e poi dovette essere revocata per la mobilitazione popolare (14 giorni di blocchi stradali e ferroviari in Basilicata), ma anche per gravi errori tecnici.
Osserva Ennio Remondino sul sito web Megachip: "Più che trasparenza, sembra prudenza esercitata anche ad alti costi (3,2 milioni di euro). Promuovi con mille prudenze, uno spot dopo l'altro, la partita del Deposito nazionale di scorie nucleari, ma in realtà non informi sulla sostanza".
La sostanza è quella di una GRANDE OPERA INUTILE, di una operazione costosissima (1,5 miliardi preventivati, ma sicuramente vedremo crescere il budget) che semina l'illusione di tenere a bada un problema, quello dell'inquinamento radioattivo, in realtà aggravandolo, di un impatto ambientale pari a quello di migliaia di inceneritori concentrati nello stesso posto ma prolungato per tempi "geologici", non storici!
(Ricordiamo, per chi ha dimenticato le nozioni liceali, che, tanto per fare un esempio, il plutonio resta pericoloso per 200.000 anni dimezzandosi in circa 25.000; la diossina, la sostanza chimica più tossica e nociva per l'ambiente, invece si degrada in appena 1.000 anni! 1 grammo di plutonio, ottimalmente distribuito, può provocare 18 milioni di tumori al polmone; gli effetti cancerogeni della diossina non vanno sottovalutati ma non sono assolutamente comparabili, se mettiamo in conto pesi minuscoli della sostanza).
Il piano governativo, di cui la SOGIN è soggetto attuatore - ed anche, di fatto, controllore - prevede la realizzazione di un deposito unico nazionale per la bassa e media attività (prima e seconda categoria, 75.000 metri cubi), dalla durata di 300 anni, ma che ospiti, “temporaneamente di lungo periodo” (70-100 anni) anche i rifiuti ad alta attività (terza categoria, 15.000 metri cubi). Per questi ultimi le linee guida dell’Agenzia di Vienna (IAEA) prevedono la sistemazione in depositi geologici profondi, ma una soluzione di questo genere non è ancora mai IN NESSUNA PARTE DEL MONDO stata messa in opera e testata per un tempo sufficientemente lungo.
Dovrebbe essere noto - e notificato dalla stampa seria - che non esiste ancora una “soluzione” per i rifiuti di alta attività, che rimangono uno dei nodi irrisolti - ed irrisolvibili per chissà quanto tempo - dell’industria nucleare nel mondo (il cui ciclo è inestricabilmente connesso alle attività militari).
Abbiamo quindi una particolarità dell'Italia: è il primo Paese che sperimenterà (speriamo di no) la messa assieme dei rifiuti di bassa e media con quelli di alta attività!
Questo avverrà, dopo la selezione dei siti potenzialmente idonei, con una “gara” tra i Comuni che vogliono ospitare il Deposito. La pubblicazione della mappa di questi siti idonei era stata annunciata ad aprile, poi è stata spostata ad agosto, dopo le elezioni regionali, quindi a settembre... aspettiamo ancora fiduciosi nella rimozione dello strategico, delicatissimo e ferale segreto!
Sarebbe - la mappa - una versione preliminare di un documento chiamato "CNAPI" (sta per "Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee"), che dovrebbe essere sottoposto a consultazione imitando il "debat public" francese, fino all'approvazione definitiva prevista nel giugno 2016.
Le "compensazioni" offerte - che si dichiara non siano in cambio della sicurezza, ma del “fastidio” arrecato alle comunità - ce la faranno a convincere le comunità locali ad accettare l'insediamento?
Pare che comunque - la fonte che ho è della Confederazione COBAS - Massafra in Puglia si sia già fatta avanti! Ma in generale nei territori sta montando la protesta: Puglia, Basilicata, Sicilia e specialmente la Sardegna sono già sul piede di guerra.
Ma questo famoso sito unico ce lo chiede poi l'Europa? a dire il vero, la normativa europea non ci obbliga al deposito nazionale ma semplicemente ad elaborare un piano razionale di gestione. Ritorniamo dunque al punto vero. Abbiamo di fronte l'ennesimo GRANDE BARACCONE, deposito più Parco Tecnologico, 10 ettari di superficie coperti da una costruzione alta 5 piani, per miliardi da buttare nelle tasche dei soliti "amici degli amici".
Ma non siamo affatto obbligati ad una scelta che gli stessi USA non stanno seguendo!
Di recente, la Nuclear Regulatory Commission statunitense ha risposto a un quesito dell’Alta Corte USA: che fare se il Deposito geologico di Yucca Mountain (quello che nel best seller dell'ex ecologista Cravens avrebbe dovuto "salvare il mondo") non si dovesse realizzare (dopo miliardi di dollari buttati, mi permetto di aggiungere)? La risposta dell'organo americano è che, modificando la gestione dei siti, la parte più delicata e pericolosa dell’intero ciclo nucleare, il combustibile irraggiato (negli USA il ritrattamento del combustibile è stato fermato dal 1977) può essere STOCCATO A SECCO NEI SITI ATTUALI. Senza entrare nel merito della pronuncia della NRC, i rifiuti di bassa e media attività rappresentano un rischio infinitamente minore del combustibile irraggiato: se fossimo nel pieno del dibattito sulla scelta del sito, questa decisione della NRC può in un certo senso "sdoganare" il trattamento delle scorie là dove attualmemnte sono, senza bisogno di concentrarle in un unico posto.
E senza bisogno degli altrettanto inutili e pericolossissimi trasporti nucleari delle scorie radioattive verso la Francia, da Saluggia (Eurex) e Trino (ex centrale nucleare), a Les Hague, dove, con la tecnologia PUREX, un po' di plutonio viene ricavato e destinato alle bombe nucleari francesi.
Possiamo infine fidarci del nostro governo e delle nostre istituzioni, fiducia che si deve basare sui fatti e non può certamente essere assicurata da campagne pubblicitarie farlocche?
Ad esempio, all’Eurex di Saluggia, che ho appena citato, il sito più critico tra quelli esistenti, "il posto più pericoloso in Italia per gli italiani tutti", ci sono ancora rifiuti nucleari ad alta attività liquidi. Greenpeace ne chiede la cementazione che avrebbe già dovuto essere completata lustri fa. Ma qui occorre andare ben oltre: così come non si può costruire una centrale nucleare sulle pendici di un vulcano, non si può mantenere un deposito nucleare in una zona in cui gli eventi alluvionali sono la regola. E, udite udite, la mafia dell'EXPO (Frigerio, Greganti, Grillo e Cattozzo) avrebbe, tanto per cambiare, preso appalti dietro tangenti persino a Saluggia! La nostra sicurezza, allora, è in ottime mani e, come reacitano gli spot della SOGIN, possiamo dormire sonni assolutamente tranquilli. Fino al prossimo disastro annunciato.

POST SCRIPTUM: Sabato 26 settembre a Villar Focchiardo - Valle di Susa - la discussione di un Seminario antinucleare (che inizia il 25 settembre sul "diritto al disarmo nucleare") è più focalizzata sull'attuazione del referendum del 2011, quindi sul deposito unico dei rifiuti radioattivi e sui trasporti nucleari che attraversano la Valle.

mercoledì 16 settembre 2015

LA SCUOLA DI VELA PIU' GRANDE E IMPORTANTE DEL MEDITERRANEO

Prendo spunto dalla bella iniziativa di alcuni consiglieri comunali di Cagliari - tra cui Giovanni Dore che l'ha promossa, Enrico Lobina e altri - che propongono la città di Cagliari quale “località nella quale potrebbero svolgersi competizioni velistiche ed eventuali altre discipline nell’ambito della candidatura dell’Italia e della città di Roma ai Giochi Olimpici e Paraolimpici del 2024”.

Faccio una piccola riflessione. Il 2024 e' lontano e per quell'occasione, sia che i giochi si tengano in Italia o meno, gli equipaggi e gli atleti di mezzo mondo hanno bisogno di allenarsi. Quale mare migliore per farlo se non il nostro? Avete idea dei campioni e “campioncini” che il nostro mare sforna ogni anno? Avete idea dei campioni che vengono qui a “svernare” e ad allenarsi? Andrea Mura con la sua “Vento di Sardegna” e' solo un caso? Pensate che Prada, i Laser, i windsurfer, i 49er, etc...vengano gia' da tempo qui da noi ad allenarsi perche' siamo bellini? Puo' essere ma...preferisco essere realista e guardare alle condizioni meteo-marine del nostro Golfo degli Angeli che, per andare a vela e gareggiare sono: FANTASTICHE!!!Un campo d'allenamento che il mondo intero ci invidia! Penso anche ad un'altra cosa interessante: in Sardegna, pur esistendo tante piccole scuole di vela locali, non c'e' una Centro Velico importante (sto parlando del livello dei Glénansla mitica scuola di vela Bretone) degno di rappresentare la nostra invidiabile posizione metereologica e geografica.

Tiro le somme da questa riflessione e viene fuori una proposta: IL VECCHIO OSPEDALE MARINO DEVE DIVENTARE LA SCUOLA DI VELA PIU' GRANDE E IMPORTANTE DEL MEDITERRANEO. Lascio perdere le considerazioni politiche che una simile proposta puo' generare, soprattutto in quanto fuori dai classici schemi lobbistico/impresariali/speculativi che assediano la nostra Isola e la nostra Citta' e che vorrebbero fare di quella struttura tante cose divertenti, tipo hotel a 5 stelle, beauty farm, etc. Che sino a quando non si mettono d'accordo su come spartirsi la frittata continuiamo a goderci il rudere sulla spiaggia piu' grosso del Mediterraneo.

Un progetto tutto cagliaritano, a costi limitati e pienamente sostenibile, che valorizza finalmente UNA delle tante nostre risorse durante quasi tutto l'anno. Un'idea in grado di dare prestigio internazionale alla Citta' e all'Isola. Tanti posti di lavoro, un indotto importante e, soprattutto, la citta' piena di giovani e di gente bella e sana.......Secondo me vale la pena di provarci. Chi ci sta batta un colpo.

Buon vento.

Sergio

giovedì 9 luglio 2015

TTIP, passa la vergognosa relazione Lange. Renato Soru e' complice.

«Con un gioco di cavilli, permesso dal presidente Shulz, l'Europarlamento evita lo scontro salvando il testo originale».  «tutti gli emendamenti della società civile vengono sacrificati all'altare del grande compromesso Popolare - Socialdemocratico». 

Anche Renato Soru fa la sua parte e vota contro tutti gli emendamenti, "borzandosi" sulla Risoluzione. E' la Societa' Civile Sarda? E i danni che quell'accordo provochera' in Sardegna?

Almeno Moi del M5S fa il suo dovere....


domenica 5 luglio 2015

ευχαριστώ

Sono felice e commosso! Stiamo vivendo un momento storico! Grazie Popolo greco, grazie! Vi stimo! Avete messo la prima pietra per costruire un Europa e, forse, un Mondo migliore. GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!!

OXI

Oggi il Popolo greco decide sul proprio destino. Oggi si decide se in Europa vince la Democrazia o il potere della paura. Oggi si decide se a governare saranno i popoli o i mercati. Coraggio Popolo greco, il nostro futuro dipende anche da voi. Farete sicuramente la scelta giusta.

SARA' GUERRA?

E' vergognoso cio' che sta accadendo in Europa in queste ore. Le istituzioni finanziarie, l'UE ed i "potenti" hanno lanciato una campagna di disinformazione in grande stile, mobilitando tutti i principali media europei per condizionare il voto dei greci e l'opinione degli europei a favore dello status quo, di questa UE e del predominio dei mercati e della finanza sul benessere e sulla felicita' della Gente. Non illudiamoci dunque. Se i greci faranno la scelta giusta, ponendo la prima pietra per costruire il NO dei popoli d'Europa a questo sistema che ci sta umiliando, sara' GUERRA. Non si combattera' nei campi di battaglia ma dietro le scrivanie, nelle stanze dei ministeri, nelle assemblee, nelle aule dei parlamenti e nelle piazze. Ma ci saranno comunque morti e feriti, ovviamente tra i piu' deboli.

martedì 16 giugno 2015

Mi vergogno

Ci ho creduto sin dall'inizio ed ho partecipato con entusiasmo a quel progetto meraviglioso che ha guidato la mia vita e il mio lavoro durante molti anni. L'ho vista crescere, diffondersi, infiammare gli animi, ridando speranza e aprendo la strada a nuovi ideali comuni. Ho visto i suoi popoli confrontarsi, discutere, bisticciare tra di loro e unirsi ancora per lottare insieme costruendo la Pace e il benessere per tutti, dentro e fuori i suoi confini. Ho conosciuto veri e grandi leader che inseguivo nei corridoi del Berlaymont per stringergli la mano e conservare il loro sguardo fiero dentro di me. Ho visto gente piangere davanti alla solennita' dell'Assemblea, issando al cielo dodici stelle, simbolo di unione, vessillo di Pace. Oggi, ogni giorno che passa, mi vergogno di cio' che sta diventando QUESTA Unione Europea. Mi vergogno profondamente.

martedì 26 maggio 2015

I conti non tornano, Mr. Draghi!

Se questo e' vero, allora sarebbe il caso che la Commissione UE  spiegasse agli europei quale e' stato l'effettivo impatto dei Fondi Strutturali e della "Politica Regionale" dell'UE. Soldi nostri che, sin dagli anni 80, hanno finanziato l'eliminazione dei divari infrastrutturali esistenti tra le regioni piu' ricche e meno ricche d'Europa. Una valanga di quattrini che, a detta di Draghi, sarebbe stata spesa male, considerato che quelle profonde differenze in termini di infrastrutture, non solo materiali ma anche "immateriali", continuano ad esistere e sono ormai una "minaccia" per l'esistenza stessa dell'UE. Ne sa qualcosa la Grecia ma anche noi in Sardegna conosciamo bene il fenomeno. Qualcuno di voi ha notato i benefici derivanti da quei fondi, programmati da decenni anche qui da noi attraverso i mitici "POR"? Guardiamoci intorno. La risposta e' dinanzi agli occhi di tutti.

mercoledì 20 maggio 2015

UN ANNO DI EUROGAZZOSA

Un anno fa circa si celebravano anche in Sardegna le elezioni europee. Io le contestai fermamente. e non andai a votare. Proprio quel giorno ero a Bruxelles, da solo, a manifestare tutta la mia indignazione davanti al Parlamento europeo. Quelle elezioni erano fondate su una legge truffa che discriminava la nostra Isola, impedendoci di eleggere liberamente coloro che si candidavano in un confronto elettorale democratico. Un pacco voluto dai partiti per mandare a Bruxelles chi volevano loro o mandarci qualcuno scelto a caso, tanto per dimostrare di avere dei numeri da giocare. E cosi' che meno del 42% dei sardi mandava a Strasburgo ben tre parlamentari. Un risultato definito da molti "storico". Quella "storia" ci regalava: Renato Soru (Pd), eletto con più di 182.000 voti, di cui 40mila circa raccolti in Sicilia!!! Salvatore Cicu di Forza Italia che finisce a Strasburgo con solo 51mila voti . E infine Giulia Moi, del Movimento 5 Stelle, eletta con il sistema del "gratta & vinci". E' passato un anno e mi sono chiesto quali fossero i visibili risultati ottenuti da quelle persone in merito al miglioramento della situazione in Sardegna e in Europa. Quali contributi concreti quelle persone hanno fornito per il miglioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro, per un Europa migliore, piu' vicina o al servizio dei propri cittadini, piuttosto che degli oscuri interessi che governano il Pianeta. Non frequento i giornaletti locali e, quindi, non ho una visione immediata del nulla prodotto da quelle persone. Ho dedicato quindi un po' di tempo a frugare nel web. Ho trovato solo: resoconti circa la partecipazione a riunioni e commissioni varie (remunerata con compensi vari che possono raggiungere i 17.000 € al mese); la partecipazione o l'organizzazione dei soliti e inutili seminari e convegnetti, dove se la cantano e se la suonano in merito a Crescita, Economia della Conoscenza, Giovani, Occupazione, Piccola Media Impresa, Agricoltura.....e dove l'Europa è  sempre presente come "parte integrante della nostra vita quotidiana", creando "opportunità, progresso, crescita e innovazione" di cui, ovviamente, beneficiano solo loro; la creazione di improbabili centri studi e "laboratori" sull'UE. Lasciando perdere i record di assistenti parlamentari , mi soffermo, infine, sulla patetica minaccia di ricorrere alla Commissione europea per risolvere problemi gravissimi - come quello dell'inquinamento industriale - attraverso iniziative e strumenti gia' da tempo e abbondantemente usati dalle nostre associazioni e dai cittadini impegnati su vari fronti. Occorre eleggere degli europarlamentari per questo?

domenica 8 marzo 2015

LA SARDEGNA E' "ANCORA" LA REGIONE PIU' INQUINATA D'ITALIA

L'ennesima conferma arriva dal quotidiano locale l'UNIONE SARDA che riprende un'articolo pubblicato dalla Nuova Sardegna circa 4 anni fa, per l'esattezza nel novembre del 2011. In quell'articolo si illustravano i dati  allarmanti contenuti nel rapporto sui siti di interesse nazionale che devono essere bonificati, elaborato da Greenpeace con il Sin Italy. In quel tempo durissima fu la reazione di Cappellacci, allora presidente della Regione, che tuonava: "si dovrà dare il via in tempi brevissimi ai primi interventi urgenti finalizzati alla rimozione delle situazioni di pericolo, nonchè per fronteggiare i danni conseguenti all'inquinamento del territorio", e di Giorgio Oppi, allora assessore all'ambiente, che non lesinava un: "Finora è stato speso pochissimo, stiamo lavorando per accelerare al massimo gli interventi".
La notizia non pare abbia destato grande scalpore ne allora ne ieri. Evidentemente ai sardi non interessa se bevono Carignano al piombo ne, tantomeno, se la notizia vola anche dove non dovrebbe, cioe' nelle case di coloro che vedevano la Sardegna come "luogo incontaminato" dove trascorrere le vacanze. Tutti sappiamo bene che ai nostri illuminati amministratori interessa piu' l'industria chimica piuttosto che quella turistica, anche se nessuno sa bene perche'. Probabilmente perche' in determinate aree dell'Isola vengono  votati da una parte della popolazione che ha piu' a cuore il proprio misero orticello, piuttosto che l'interesse comune alla salute e al benessere. Ma ora la cosa dovrebbe farsi seria poiche' ne va della salute di tutti noi e delle generazioni future. Eppure no. Non succede nulla. "Destra" e "sinistra" si alternano allegramente al governo di una Regione che sta morendo ma...Niente. Nulla cambia. Tantomeno le facce di coloro che, sempre gli stessi e ben pagati, giocano da decenni nell'assurdo sport regionale di "fottere l'Isola". Forse, le persone intelligenti e per bene di questa Terra martoriata di Sardegna, dovrebbero sedersi intorno a un tavolo, guardarsi negli occhi e decidere finalmente se fare qualcosa per mandarli tutti a casa e, finalmente, Governare l'Isola per il benessere e la felicita' dei suoi abitanti. Oppure, considerando tutto cio' una battaglia persa, andarsene. Si, andare via. Perche' restare significa rischiare la vita.

venerdì 30 gennaio 2015

Il 4 febbraio contro il Ttip

VOI NE SAPETE QUALCOSA? NO? STRANO, EPPURE, SE APPROVATO, PEGGIORERA' ULTERIORMENTE LA NOSTRA SITUAZIONE!! Ttip, e' il trattato cavallo di Troia per imporre gli interessi dei più forti sui diritti di tutti nel cuore delle istituzioni europee

di Monica Di Sisto *, 29.1.2015
Il 4 feb­braio la Com­mis­sione euro­pea rice­verà una visita a sor­presa. Dal 2 starà cuci­nando a Bru­xel­les insieme ai nego­zia­tori Usa l’ottavo ciclo di trat­ta­tive del Ttip, il Trat­tato tran­sa­tlan­tico che vuole imporre la più spre­giu­di­cata libe­ra­liz­za­zione di com­mer­cio e inve­sti­menti tra le due sponde dell’Atlantico. Quando si affac­ce­ranno entrambi sulla rotonda Schu­man, infatti, vedranno un gigan­te­sco cavallo di Troia soste­nuto da cen­ti­naia di atti­vi­sti delle cam­pa­gne Stop Ttip di Europa e Stati uniti, che in que­gli stessi giorni si incon­trano per capire come bloc­care le trat­ta­tive entro il 2015. Un com­mer­cio più libero tra le due sponde dell’Atlantico come ricetta anti­crisi, infatti, è il pre­te­sto con il quale le élite cor­po­ra­tive di Usa e Ue vogliono sot­trarre ai pro­pri cit­ta­dini il potere di deci­dere demo­cra­ti­ca­mente regole e livelli di pro­mo­zione sociale, ambien­tale ed eco­no­mica per tutti.
Ieri, infatti, è stato «sot­tratto» alla segre­tezza il testo con cui l’Ue vuole pro­porre agli Usa di avviare col Ttip una «coo­pe­ra­zione» per ren­dere più simili tra i nostri Paesi non solo pro­dotti e ser­vizi, ma stan­dard di qua­lità, di sicu­rezza, leggi e regole, avendo come prio­rità non la pro­te­zione dei diritti e dei livelli di garan­zia più alti a dispo­si­zione, ma l’abbattimento dei costi per le imprese e la faci­li­ta­zione dei loro affari. Gli ele­menti più imba­raz­zanti sono quat­tro. Innan­zi­tutto che uno Stato o un orga­ni­smo di rego­la­zione prima di intro­durre una nuova regola, anche la più ragio­ne­vole, che possa avere un influsso sul com­mer­cio tran­sa­tlan­tico, debba comu­ni­carlo all’altra parte, espo­nen­dosi, così, a un poten­ziale fuoco incro­ciato delle rispet­tive imprese che attual­mente hanno a libro paga il più con­si­stente numero di lob­bi­sti ed esperti a difen­derli. In secondo luogo che ogni regola nuova dovrà essere sot­to­po­sta ad una valu­ta­zione d’impatto che assi­curi che in nes­sun modo ne dan­neggi com­mer­cio o inve­sti­menti. Se un por­ta­tore d’interesse, poi, si sen­tirà leso da una regola o uno stan­dard annun­ciato, si dovrà aprire obbli­ga­to­ria­mente un tavolo per risol­vere il pro­blema, anche a livello di Stati mem­bri. Infine non saranno più gli Stati o i livelli regio­nali, ma per l’Europa la Com­mis­sione e per gli Usa l’Office of Infor­ma­tion on Regu­la­tory Affairs (Oira), rego­lar­mente con­te­stato per opa­cità dalle asso­cia­zioni dei con­su­ma­tori, a gui­dare l’organismo che man­derà avanti que­sto pro­cesso e che dovrà, leg­giamo all’art. 15, «pre­stare accu­rata con­si­de­ra­zione» alle pro­po­ste delle imprese sulle rego­la­zioni esi­stenti e future.
Sono pas­sate poche set­ti­mane dal richiamo mosso alla Com­mis­sione Ue dall’Ombusman, l’autorità per il buon fun­zio­na­mento delle isti­tu­zioni euro­pee, che le chie­deva mag­giore tra­spa­renza e coin­vol­gi­mento degli Stati mem­bri e dei cit­ta­dini nel Ttip, oltre che rispetto per la giu­sti­zia ordi­na­ria e per i pro­cessi nor­ma­tivi esi­stenti. È pas­sato ancor meno da quando la Com­mis­sa­ria al Com­mer­cio Ceci­lia Mael­strom ha dovuto ammet­tere che oltre l’80% delle rispo­ste alla con­sul­ta­zione online aperta dalla Com­mis­sione stessa sull’opportunità di intro­durre nel Ttip la pos­si­bi­lità per gli inve­sti­tori pri­vati di far causa a que­gli Stati che aves­sero o intro­du­ces­sero regole che ne dan­neg­gias­sero gli inte­resse pre­senti, pas­sati o futuri, si era espressa per un secco no. In Europa, però, c’è chi preme per­ché quest’operazione con­ti­nui come se nulla fosse. Popo­lari e Social­de­mo­cra­tici sem­brano voler imporre a mag­gio­ranza in Par­la­mento un parere, atteso per il pros­simo mag­gio, di pieno appog­gio al Ttip nono­stante la con­tra­rietà cre­sca nell’opinione pub­blica. Per que­sto la Cam­pa­gna Stop Ttip Ita­lia ha lan­ciato sul suo sito (stop​-ttip​-ita​lia​.net) la rac­colta di firme che chiede di bloc­care imme­dia­ta­mente i nego­ziati e che ha già supe­rato quota 1 milione e 500mila no in tutta Europa. Dopo l’approvazione anche in Comune di Milano di un ordine del giorno che chiede lo stop delle trat­ta­tive, la Cam­pa­gna inten­si­fi­cherà le pres­sioni sui par­la­men­tari euro­pei e nazio­nali e gli incon­tri pub­blici pre­pa­ran­dosi al 18 aprile, quando si cele­brerà la prima gior­nata tran­sa­tlan­tica di mobi­li­ta­zione. Per­ché il Ttip è il cavallo di Troia per imporre gli inte­ressi dei più forti sui diritti di tutti nel cuore delle isti­tu­zioni euro­pee. E biso­gna fer­marlo subito, prima che sia troppo tardi.

*Vice­pre­si­dente dell’associazione Fair­watch, tra i pro­mo­tori della Cam­pa­gna Stop Ttip Ita­lia.

Per fir­mare la peti­zione, leg­gere tutti i testi del trat­tato e le pros­sime ini­zia­tive www​.stop​-ttip​-ita​lia​.net

martedì 13 gennaio 2015

Cultura e Audiovisivo, al via i primi bandi per il 2015 di Europa Creativa

Nuove opportunità per i settori dell’audiovisivo e della cultura atraverso il Programma Europa Creativa. Sono stati recentemente pubblicati i primi bandi per il 2015 nei seguenti ambiti:
  • Per il settore cinematografico e dell’audiovisivo, coperto dal Sottoprogramma di Europa Creativa denominato MEDIA:
- il bando EACEA/24/2014 per il sostegno alla programmazione TV di opere audiovisive che intende finanziare progetti promossi da società di produzione riguardanti la produzione di opere audiovisive destinate alla diffusione televisiva. Sono fissate due scadenze: 13/01/2015 e 28/05/2015.
– i bandi EACEA/17/2014 per il sostegno a singoli progetti di produzione e EACEA/18/2014 (Slate funding). Si tratta di accrescere la capacità dei produttori di sviluppare opere audiovisive e ad agevolare le co-produzioni. I bandi finanziano rispettivamente lo sviluppo di singoli progetti di produzione di opere audiovisive per il cinema, la televisione o lo sfruttamento commerciale su piattaforme digitali, o lo sviluppo di un pacchetto di 3-5 progetti (Slate funding). La scadenza per lo Slate funding è fissata al 05/02/2015, mentre per i singoli progetti vengono indicate due scadenze: 15/01/2015 e 16/04/2015.
- il bando EACEA/29/2014 per il sostegno all’accesso ai mercati e' rivolto a facilitare gli scambi Business to Business nel settore audiovisivo. L’obiettivo e' di migliorare la dimensione europea/internazionale dell’industria del settore, accrescere la visibilità dei professionisti e delle opere, aumentare le co-produzioni europee e migliorare la competitività e la circolazione delle opere audiovisive europee nei mercati internazionali. Il bando scade il 22/01/2015.
  •  Nel settore culturale e creativo, coperto dal Sottoprogramma denominato CULTURA, sono stati  pubblicati i due bandi seguenti:
- il bando EACEA/47/2014 per piattaforme europee, mirato a sostenere piattaforme di organizzazioni culturali a vocazione europea che operano per accrescere il prestigio e la visibilità degli artisti e dei creatori europei, promuovendo lo sviluppo di talenti emergenti. Con questo bando la Commissione UE intende finanziare un numero limitato di piattaforme con cui siglare un accordo quadro di partenariato di durata biennale. La scadenza per la presentazione delle candidature è fissata al 25/02/2015.
- il bando EACEA/46/2014 per il sostegno alla traduzione letteraria,  intende finanziare progetti per la traduzione di opere letterarie, comprese quelle in formato digitale (e-books). Il bando è rivolto unicamente a editori e case editrici e il sostegno è destinato a progetti biennali riguardanti la traduzione e promozione di un pacchetto di 3-10 opere letterarie. Il bandoe' aperto sino al 04/02/2015.