mercoledì 9 aprile 2014

SARDEGNA E ELEZIONI EUROPEE: BOTTA E RISPOSTA CON IL PARLAMENTO EUROPEO

Come sapete, a proposito delle elezioni europee in Sardegna ho mandato una letterina a Renzi e, per conoscenza, a Shulz, Presidente del PE. Ovviamente, da Renzi nessuna risposta! In Italia (e in Sardegna) e' prassi normale per lo Stato NON rispondere ai cittadini. Cio' NON avviene invece nei paesi civili e, infatti, benche' non richiesta mi e' giunta una mail dal Parlamento Europeo che vi riporto qui di seguito, insieme alla mia risposta:

A(2014)02964
MP/jc
Egregio Signore,
Il Presidente del Parlamento europeo ha ricevuto il Suo messaggio elettronico del 14 marzo 2014 riguardo alla situazione della Sardegna in vista delle elezioni europee. L'on. Martin Schulz ha incaricato la nostra Unità Richieste di informazioni dei cittadini di risponderLe.
Vorremmo ringraziarLa per la Sua attenzione al lavoro dell'Unione europea e delle sue Istituzioni, e informarLa che abbiamo preso conoscenza delle Sue osservazioni.
Il Parlamento europeo è un'istituzione politica e legislativa dell'Unione europea che agisce in conformità con i poteri assegnatigli dai trattati europei, e non è abilitato ad intervenire per risolvere situazioni che entrano nella sfera di competenza delle autorità nazionali degli Stati membri.
Infatti l'elezione del Parlamento europeo si svolge ancora, in larga misura, in base alle leggi e alle tradizioni nazionali, ciascuno Stato membro può costituire circoscrizioni elettorali per le elezioni al Parlamento europeo o prevedere altre suddivisioni elettorali con modalità diverse. Il sito del Parlamento europeo comporta la sezione "Elezioni 2014", nella quale potrà trovare una scheda per ciascuno degli Stati membri dell'Unione europea con le relative informazioni sulla legge elettorale, includendo una scheda per l´Italia.
Inoltre, è disponibile sul sito del PE un briefing riguardo all'affluenza alle urne nelle elezioni, nel quale vengono paragonati i dati relativi alle elezioni del PE e del Congresso degli Stati Uniti, nonché i risultati relativi alle elezioni nazionali e alle elezioni europee nei singoli Stati membri.
RingraziandoLa per l'interesse nei confronti del Parlamento europeo, ci è gradito porgerLe i nostri più distinti saluti.
Unità Richieste di informazioni dei cittadini

Ed ecco la mia risposta: 

Gentili Signore/i,
vi ringrazio per la cortese risposta e vi prego di ringraziare al riguardo il Presidente Schulz al quale, per conoscenza, ho inviato la nota da me indirizzata al Presidente Matteo Renzi.
So bene che l'Istituzione che il Sig. Schulz rappresenta non interviene per risolvere situazioni di competenza delle autorità nazionali. Mi preme tuttavia evidenziareche:
-  Il problema da me sottoposto alla vostra conoscenza
è comunque materia trattata dalla Carta Europea dei diritti fondamentali dell'UE, in particolare all'art.39, che vorrebbe garantire a tutti i cittadini e cittadine europee il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del PE.
Inoltre,"la libera espressione dell’opinione del popolo sulla scelta del corpo legislativo" fa parte dei principi sanciti dalla CEDU (art.3).
Disposizioni e principi democratici di fatto inapplicati in Sardegna riguardo alle elezioni europee
.
- Quanto accade in Sardegna in merito alla legge elettorale italiana che governa la materia, e' suscettibile di gravi ripercussioni dal punto di vista dell'affluenza dei cittadini alle urne. Nell'Isola si sta infatti consolidando un movimento di opinione - di cui anche io stesso faccio parte - che, stante la situazione che vi ho illustrato, non si recherà a votare il
maggio prossimo.
Considerati anche i dati che voi stessi ponete a disposizione, da cui emerge un preoccupante livello di astensionismo, mi preme umilmente constatare che la massima Assemblea europea sottovaluta quanto da me espresso nella lettera al Sig. Renzi.
Per questi motivi, da cittadino europeo, non ho potuto fare a meno di rendervi partecipi, anche se solo per conoscenza, della grave situazione relativa alla mia Isola che, evidentemente, non può che contribuire ad aggravare la perdita sia di credibilita' dell'UE che dell'interesse verso la prossima tornata elettorale.
Nel ringraziarvi ancora porgo cordiali saluti.
Sergio Diana
 
 




Ma i tedeschi che c'azzeccano?

Non ho potuto fare a meno di fotografarlo, condividerlo e commentarlo. Un enorme - e costoso - cartello pubblicitario affisso a Cagliari a cura dell'Italia dei Valori in vista delle elezioni europee. Al riguardo porgo all'IdV alcune domande: 
- L'Italia non ha forse i propri rappresentanti del Governo presso il Consiglio dei Ministri dell'UE?
- L'Italia non ha dei propri rappresentanti eletti democraticamente (tranne in Sardegna) al Parlamento Europeo?
- L'Italia non ha i rappresentanti delle proprie regioni presso il Comitato delle Regioni?
- L'Italia non ha i rappresentanti delle proprie parti sociali presso il Comitato Economico e Sociale?
- l'Italia non partecipa forse alla formazione del Diritto dell'UE? Questo non si applica forse anche  in Italia? I Regolamenti europei non sono per caso anche leggi italiane?
-La Corte di Giustizia e il Tribunale di prima Istanza non tutelano anche l'Italia dalle violazioni al Diritto europeo?
- Tra i commissari europei ed alla Presidenza della Commissione europea non ci sono stati, e ci sono, anche degli italiani?
- I concorsi per la carriera nelle istituzioni europee non sono forse aperti anche agli italiani?
- L'Italia non conntribuisce anch'essa al bilancio dell'UE?
Se avete risposto si a tutte le domande allora vi chiedo:
  • Dov'era l'Italia quando la Germania, anche con soldi nostri, si finanziava la “riunificazione” e oggi, sempre con i nostri soldi, si e' circondata da un bel mercatino tutto suo, costituito dai paesi dell'Europa centro-orientale che hanno aderito con euntusiasmo alla Grande Europa?
  • L'Italia dov'era quando si giocava la partita  della “zona euromediterranea di libero scambio”?
  • Nel periodo della costruzione e dell'avvento dell'Euro come moneta unica, il Presidente della Commissione europea non era forse il nostro Romano Prodi? Dov'era quel Signore quando la Germania si faceva una moneta su misura per lei ma valida in quasi tutta l'UE?
  • Dov'era l'Italia quando alcuni paesi si chiamavano fuori dall'Euro e da alcune importanti politiche europee?
  • Dov'era l'Italia quando, in spregio a referendum votati da vari paesi europei, si approvava il Trattato di Lisbona, già spacciato impunemente per "Costituzione"?
  • Dov'è l'Italia, ogni santo giorno, quando si discutono argomenti fondamentali per la nostra vita di tutti i giorni?
Signore e signori dell'IdV: oltre a fomentare intolleranza verso il popolo di un Paese Partner, l'idea di Europa che trasmettete con il vostro triste messaggio e' quanto di piu' sbagliato e pericoloso si possa concepire, soprattutto in un momento difficile come questo.
Dietro al vostro messaggio si cela quell'idea di Europa alla "volemose bene" che, da troppo tempo ormai, ispira quell' italietta da strapazzo che voi tentate di rappresentare. Quell'italietta trombona, convinta che tutto cio' che proviene da Bruxelles sia oro colato e deciso per il nostro bene. L'italietta solo pizza e mandolino, dove chi osava alzare la manina per manifestare critiche, disappunto o un'opinione diversa su cio' che avveniva a Bruxelles, veniva, e viene, immediatamente marchiato come “antieuropeo”. Come se da noi chi si oppone alle scelte del Governo sia “antiitaliano”!
Forse, prima di lanciare certi messaggi e' bene capire la storia del difficile cammino verso l'integrazione europea, ancora in corso malgrado voi.
I tedeschi, come gli inglesi e la gran parte dei paesi che fanno parte di questa UE, non fanno altro che i loro interessi. E' come un gioco. Se vuoi giocare, accetti le regole e puoi vincere o perdere. L'Italia ha scelto di non giocare.
Ogni giorno, a Bruxelles e nelle nostre capitali, gli europei combattono dietro le scrivanie dure battaglie per portare a casa dei risultati ciascuno a vantaggio del proprio Paese. Si tratta del risultato piu' importante e sorprendente raggiunto dall'UE: tra gli europei non piu' guerre e sangue nei campi di battaglia ma lotte quotidiane "all'ultimo soldo" dietro le scrivanie, in borsa, nelle aule di Strasburgo e nelle sale riunioni delle istituzioni europee.
Vi accorgete che nell'Area Mediterranea (quello che poteva essere un nostro importante mercato) contano piu' gli inglesi di noi? Andate a dare uno sguardo nell'organigramma dei servizi della Commissione Europea che si occupano di ambiti strategici per qualunque Paese civile....Quanti italiani ci sono?
Intanto continuiamo a mandare a Strasburgo cantanti, attrici e veline...Oppure il politico trombato di turno. Intanto disertiamo regolarmente le riunioni importanti o ci mandiamo persone incompetenti, senza alcuna conoscenza delle lingue e delle culture altrui, giunti a Bruxelles solo a forza di calci in culo....Roba da vergognarsi! In materia di fondi europei ci arrabatiamo come possiamo per applicare schemi programmatici fatti da altri e buoni per gli altri...Salvo poi lamentarci che quei soldi vengono usati poco, male e tornano indietro a finanziare i progetti di altri. I tedeschi, e gli altri, hanno le idee chiare: se contribuisco all'UE con 100...mi deve rientrare almeno 150! Noi invece paghiamo, paghiamo, paghiamo....
Cosa c'entrano i tedeschi con tutto questo?
Fate la cosa giusta: togliete quell'ignobile cartello e fatevi restituire i soldi da chi segue la vostra comunicazione.

sabato 5 aprile 2014

Cosi' si uccidono le aziende e si suicidano gli imprenditori.

Nei paesi civili ogni impresa e' un tesoro. Ogni -vero- imprenditore, dal piu' piccolo sino al piu' grande, viene seguito, sostenuto e coccolato perche' ha un ruolo fondamentale nella societa'. Da' lavoro, sviluppa l'indotto intorno a se, crea valore aggiunto nel luogo dove lavora e sostiene il sistema pagando le tasse. Con quelle tasse paga anche i servizi che gli vengono resi puntualmente. Quando, ancora giovane, creai la mia prima impresa a Bruxelles, il Presidente della Camera di Commercio ci invito' da lui per un cocktail di benvenuto, nel corso del quale ci presento' il suo staff e ci illustro' i servizi di cui potevamo beneficiare.
Quando ho creato la mia azienda qui, gli unici contatti che ho avuto con la Camera di Commercio sono stati:
- una telefonata fatta da me a loro per lamentare il grave ritardo nell'iscrizione della mia azienda alla Camera di Commercio. Ritardo che ci impediva di presentare al Comune la domanda di avvio dell'impresa mentre pagavamo gia' affitto di locali, tasse, etc... Solo dopo essere stato obbligato, mio malgrado, a sfoderare il mio titolo di Avvocato e a seguito della minaccia di fargli causa ricevetti, dopo qualche ora, la conferma dell'iscrizione!
- una raccomandata A/R dove ci INTIMAVANO in modo minaccioso di pagare una somma di danaro che, a seguito di verifica fatta dal nostro commercialista, risulto' non dovuta.
Per non parlare dei rapporti con altri soggetti con cui, purtroppo, dobbiamo avere a che fare quasi quotidianamente. Enti che dovrebbero erogare servizi e fornire assistenza puntuale e qualificata e che, al contrario, sono incapaci di gestire una busta dell'immondezza ma sembra che ti facciano una favore a stare li, dietro ad uno sportello, ad ascoltare dei rompicoglioni.
Il sistema regionale perde ogni giorno centinaia di posti lavoro.
Noi, piccole aziendine invisibili e maltrattate, ogni giorno creiamo posti di lavoro, favoriamo l'indotto intorno a noi e cerchiamo di migliorare cio' che ci sta intorno. Ciononostante subiamo quotidianamente le angherie di chi, invece, dovrebbe sostenerci e agevolare il nostro lavoro.
Ormai e' abitudine comune e diffusa quella di NON rispondere alle richieste (anche via PEC o raccomandata a/r) ed alle sollecitazioni dei cittadini e degli imprenditori. Nei paesi civili qualsiasi pubblica amministrazione, a qualunque livello, NON si permetterebbe' mai e poi mai di NON rispondere' ad una richiesta fatta dai cittadini, per quanto assurda essa sia. E questo sia che ci si rivolga al Re, al Presidente della Repubblica o al funzionario del Comune piu' piccolo.
Per il resto paghiamo TARES, IMU, TARSU, ICI, PICI, PUCI, IRAP, INPS, INAIL etc..
Sappiamo bene che paghiamo, paghiamo e paghiamo senza avere un minimo di servizio in cambio.
Siamo consapevoli di essere solo polli da spennare.
Siamo ben consapevoli che i nostri sudati quattrini vanno a sostenere stipendi, costi inutili e alimentare clientelismo e spreco di danaro pubblico.
Siamo anche consapevoli che qui da noi, per avviare un'azienda occorre evitare acuratamente qualunque relazione di debito con le banche e, tantomeno, ricorrere al sostegno degli enti pubblici; a meno che, anziche' IMPRENDITORE, tu non sia un PREDATORE...Allora stai pur certo che hai tutte le porte spalancate.
Sappiamo bene che per avere un servizio nei tempi e nei modi giusti bisogna "conoscere qualcuno".
Se non ce la fai con i tuoi mezzi e non sei abbastanza forte per reggere tutto cio'....E' meglio lasciar perdere.

lunedì 31 marzo 2014

"Pacchetto" di infrazioni contro l'Italia

Il pacchetto mensile di decisioni relative alle infrazioni comprende i procedimenti legali portati avanti dalla Commissione europea nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato gli obblighi derivanti dal diritto dell'Unione. Queste decisioni, che coprono molti settori, mirano a garantire la corretta applicazione del diritto dell’UE a beneficio dei cittadini e delle imprese. La Commissione ha adottato oggi 139 decisioni, di cui 11 pareri motivati e 3 deferimenti alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Per l'Italia 1 deferimento in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario e 2 pareri motivati, uno in materia ambientale e uno sul diritto d'autore.
 
Diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario: la Commissione deferisce alla Corte di giustizia l'Italia per il mancato rispetto della normativa dell'UE
La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia pe ril mancato recepimento della normativa UE in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Infatti il regolamento europeo (n. 1371/2007 ) relativo ai diritti dei passeggeri, stabilisce diversi obblighi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri, che dovevano applicarli entro il 3 dicembre 2009.
L’Italia non ha ancora istituito un organismo ufficiale e autorizzato a vigilare sulla corretta applicazione del regolamento sul suo territorio, né ha stabilito norme volte a sanzionare le violazioni della legislazione pertinente. Senza queste due azioni necessarie, i passeggeri che viaggiano in treno in Italia o verso altri paesi dell’UE non possono far rispettare i loro diritti in caso di problemi.
Il regolamento europeo tutela i passeggeri, attraverso l'applicazione di una serie di diritti di base, come la parità di accesso al trasporto e la protezione da discriminazioni; il diritto all'assistenza senza costi aggiuntivi per i disabili; il diritto al rimborso in caso di soppressione o ritardi ed a ottenere un risarcimento in caso di decesso o lesioni sia alle persone che al bagaglio trasportato.

Il comunicato della commissione europea
Diritti d’autore: la Commissione esorta l'Italia a rispettare la normativa dell'UE
La Commissione europea ha invitato l'Italia a rispettare la normativa dell'UE sulla protezione del diritto d'autore per i disegni e i modelli in base alla direttiva 98/71 in materia di protezione giuridica dei disegni e dei modelli. L'obiettivo della disposizione è concedere una protezione complessiva al detentore di un diritto su un disegno. La legge italiana esclude per 13 anni dalla protezione dalle leggi sul diritto d'autore, i disegni e i modelli precedenti alla direttiva europea. Esiste però una sentenza della Corte di giustizia dell'UE che definisce contrario al diritto UE un periodo transitorio di 10 anni.
La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato, che è la seconda fase di un procedimento d’infrazione. Se le autorità italiane non daranno seguito soddisfacente alla richiesta entro due mesi, la Commissione potrà adire al riguardo la Corte di giustizia dell'UE.

Ambiente: la Commissione chiede all'Italia di migliorare la normativa nazionale sulle valutazioni d'impatto ambientale
La Commissione europea ha chiesto all'Italia di provvedere ad allineare la normativa nazionale alle norme dell'UE sulle valutazioni d'impatto ambientale (VIA), necessarie per informare la popolazione sull'incidenza dei progetti sull'ambiente. Le obiezioni della Commissione riguardano la definizione di "progetto" nella legislazione italiana, le disposizioni relative alla partecipazione del pubblico alle VIA e l'ampiezza di determinate categorie di progetti.
Una lettera di costituzione in mora è stata inviata nell'aprile 2009, seguita da una lettera di costituzione in mora complementare nel febbraio 2012. Se da un lato diverse osservazioni hanno trovato soluzione, resta irrisolta la maggior parte delle contestazioni della Commissione, in quanto i testi preparatori presentati finora dall'Italia sono insufficienti a porre termine alla violazione o sono ancora nella fase di stesura. La Commissione invia pertanto un parere motivato. Se l'Italia non si attiverà entro due mesi il caso potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell'UE.

Cos'è una procedura d'infrazione
Ciascuno Stato membro è responsabile dell'applicazione del diritto dell'Unione nel suo ordinamento interno. I Trattati assegnano alla Commissione europea il compito di assicurare la corretta applicazione del diritto dell'Unione. Di conseguenza, se uno Stato membro manca ai suoi obblighi, la Commissione europea ha il potere, previsto all'articolo 258 del TFUE, di ingiungere allo Stato membro di porre fine all'infrazione e, se questo non accade, di adire la Corte di giustizia (ricorso per inadempimento).
Prima di presentare un ricorso per inadempimento, la Commissione europea avvia un "procedimento d'infrazione", ossia un procedimento precontenzioso con il quale si tenta di indurre lo Stato membro a mettersi volontariamente in regola con il diritto dell'Unione. La prima tappa di questa fase è costituita dalla messa in mora: la Commissione invita lo Stato membro a comunicarle, entro un termine prefissato, le sue osservazioni sul problema di applicazione del diritto dell'Unione riscontrato. La seconda tappa è costituita dal parere motivato, nel quale la Commissione esprime il suo punto di vista sull'infrazione e crea i presupposti per un eventuale ricorso per inadempimento, chiedendo allo Stato membro di porre fine all'infrazione entro un dato termine. Qualora tale termine non sia rispettato, la presentazione di un ricorso alla Corte di giustizia apre la fase contenziosa.

Dodici miliardi per migliorare la rete di trasporti europea

La Commissione europea ha recentemente deciso di rendere disponibile una prima tranche di finanziamenti per i progetti delle Reti transeuropee di trasporto. Il budget messo a disposizione permetterà di avviare progetti chiave, legati alla costruzione dei nove corridoi della rete centrale.
Il meccanismo per collegare l'Europa (Connecting Europe Facility) è una delle principali iniziative della Commissione nell'ambito di una serie di misure proposte per conseguire una crescita e un'occupazione sostenibili all'interno della UE prevede un finanziamento complessivo di 50 miliardi di euro, per il periodo 2014-2020, da ripartire tra progetti legati all'energia, alle reti digitali e ai trasporti. Un progetto di vitale importanza per diminuire sempre di più il divario tra Europa occidentale e orientale Il finanziamento a questo progetto sarà ripartito sulla base di priorità stabilite dalle linee guida dell'Unione e attinenti alle prime Reti transeuropee. Al riguardo, il Vicepresidente Siim Kallas, Commissario per la Mobilità e i Trasporti, ha dichiarato: "Sono convinto che questa importante spinta finanziaria porterà i benefici attesi per migliorare i collegamenti di trasporto e che il valore aggiunto investendo in infrastrutture europee risulterà chiaramente visibile per gli investitori, per gli utenti dei trasporti e per tutti i cittadini".
Le priorità di finanziamento per questi programmi includono:
- La chiusura dei collegamenti mancanti nei punti di frontiera tra gli Stati membri e l'eliminazione delle principali strozzature, in particolare lungo i nove corridoi della rete centrale
- La promozione dell'interoperabilità, di modo da superare le barriere tecnologiche alle frontiere nazionali, in particolare nel settore ferroviario
- Il rafforzamento delle multimodalità, al fine di agevolare le catene di trasporto senza soluzione di continuità per passeggeri e merci, nonché la piena integrazione dei nodi urbani nella rete, in particolare neio corridoi all'interno della catena centrale
- L'impulso agli approcci innovativi, in linea con le future tendenze tecnologiche(che coprono anche la comunicazione indispensabile tra infrastrutture e veicoli, tra hardware e software)
- La forte enfatizzazione della politica europea dei trasporti e della legislazione, in settori quali la politica ferroviaria e marittima, "l'energia pulita per il trasporto", mobilità urbana, applicazioni di sicurezza e applicazioni telematiche per ogni tipo di trasporto
- L'apertura di possibilità di finanziamento per Stati terzi, in particolare per i progetti e la partecipazione a progetti comuni europei come il SESAR, i Servizi di trasporto intelligenti, i Servizi di informazione fluviale o le autostrade transfrontaliere del mare
Sulla base di questi programmi di lavoro verranno presentate proposte di progetti entro il 1° settembre 2014.

I MENO RAPPRESENTATI IN EUROPA


martedì 25 marzo 2014

IL SITO DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLE PROSSIME ELEZIONI

 
Ecco il sito internet che il PE dedica interamente alle prossime elezioni europee. Simpatico il moto che lo accompagna: AGIRE, REAGIRE, DECIDERE.Mi ricorda un po' il vecchio: CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE...
Lasciando perdere sterili polemiche, attiro la vostra attenzione sul fatto che nel sito si spiega anche COME SI VOTA IN ITALIA
Ovviamente, non una parola sul fatto che oltre un milione e mezzo di europei non possono votare come gli altri.... Ma questo e' solo un dettaglio....

Sardi e sarde UNITEVI....

per votare chi vi diciamo noi!!! 
 

L’euro, una moneta che funzionerebbe solo se fosse …

.... la lira!
L’euro, una moneta che funzionerebbe solo se fosse … la lira

L'ISOLA CHE NON C'E'...IN EUROPA. PRIMA PUNTATA


Ecco il testo della mail che ho inviato qualche giorno fa a Renzi e, per conoscenza, a Martin Shulz, Presidente del Parlamento Europeo. 

Alla C.A. Del Segretario del

Partito Democratico e

Presidente del Consiglio dei Ministri

Sig.Matteo Renzi

segretario@partitodemocratico.it

C.p.c.

Al Presidente del Parlamento Europeo

Sig. Martin Shulz

Stimato Presidente,
ho seguito con interesse ed ho apprezzato il suo discorso al Senato del 24 febbraio scorso, oltre alle interessanti riflessioni da lei svolte a Roma in occasione del Congresso del Partito Socialista Europeo. Ho gradito soprattutto le sue considerazioni circa il ruolo dell'Italia in Europa, particolarmente significative in vista sia dell'importante impegno italiano nel prossimo semestre di Presidenza del Consiglio dell'UE, che delle imminenti elezioni Europee.
Ho stimato assai la sua visione di un semestre europeo in cui ”..raccontare, spiegare, pensare che tipo di Europa immaginiamo nella cornice internazionale che sta mutando”. Le sue parole mi hanno spinto, con questa mia, a portare umilmente alla sua attenzione quella che considero una grave ingiustizia che rischia di vanificare cio' che in tanti, qui nell'Isola di Sardegna, immagginiamo nel momento in cui ci poniamo la domanda: “quale' il modello di Europa a cui aspiriamo?”; dove la risposta, per molti di noi e': “L'Europa dei Popoli!”.
Ebbene, Signor Presidente, la invito a riflettere su come si possa, anche solo lontanamente, pensare a un “Europa dei Popoli”, laddove oltre un milione di cittadini europei vengono privati della possibilita' di eleggere democraticamente i propri rappresentanti in seno alla massima Assemblea Europea. Poiche' e' proprio questo che accade qui da noi mentre, ad esempio, Malta (416 mila abitanti), Lussemburgo (524 mila abitanti) e Cipro (900 mila abitanti) eleggono ciascuno 6 europarlamentari. La legge n. 18 del 24 gennaio 1979, che disciplina le “Elezioni dei rappresentanti dell´Italia per il Parlamento europeo”, costringe infatti la Sardegna in un collegio unico “delle Isole” con la Sicilia. Come lei ben sa, questa Regione ha circa 5 milioni di abitanti, mentre la nostra Isola ne conta poco più di 1 milione e 600 mila. Il che significa che la Sardegna non e' in grado di esprimere un proprio euro-parlamentare se non, ogni tanto, grazie ad eventuali accordi politici interni ai partiti italiani e nel caso in cui uno dei 6 euro-parlamentari eletti in Sicilia abbia altro incarico incompatibile con la carica europea. Solo in questo caso il sardo o la sarda che ha avuto piu' voti nell'Isola prendera' il suo posto. E' accaduto, ad esempio, nel settembre del 2008 per Maddalena Calia (Forza Italia) che rilevo' il seggio di Giuseppe Castiglione (PPE/DE, IT), eletto Presidente della Provincia di Catania. Nella legislatura ancora in corso sino a maggio di quest'anno e' stato il turno di Francesca Barracciu (oggi Sottosegretaria del suo Governo), subentrata a Rosario Crocetta (eletto Presidente della Regione Siciliana) a fine aprile 2013. Un'altro sardo, Giommaria Uggias (IdV), e' stato inviato a Strasburgo grazie alla rinuncia di Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando.
Mi preme dunque sottolineare la profonda iniquità di una legge che discrimina una Regione Autonoma, come la Sardegna, che ha dato tanto e ancora tanto ha da dare per il futuro dell'Unione Europea. Basta solo pensare a due nostri “veri” euro-parlamentari: Mario Melis e Andrea Raggio. E' anche grazie al loro intenso lavoro a Strasburgo che oggi le regioni e le autonomie europee hanno una voce nell'UE attraverso il Comitato delle Regioni. La Sardegna e' la Regione che gestisce un Programma europeo (denominato ENPI), fondamentale per il processo di costruzione di un'area di pace e benessere nel Mediterraneo in cui, peraltro, la nostra Isola ha una posizione strategicamente importante per gli interessi di tutta l'Europa... Questi ed altri elementi fanno della Sardegna un crocevia importante da cui partiranno nuove strade di benessere per tutte le altre regioni del Sud d'Europa e del nostro Mediterraneo.
Concludo con un'altra considerazione circa il preoccupante crollo dell'affluenza alle urne, sia nelle scorse elezioni europee del 2009 che nelle elezioni regionali recentemente celebrate in Sardegna. Sono certo che lei converra' con me che per contrastare tale preoccupante tendenza occorra dare precise risposte agli elettori e non di certo escluderli , di fatto, da una consultazione elettorale.
La prego dunque, Signor Presidente, di voler valutare l'esigenza di un suo impegno concreto per modificare la Legge n. 18 del 24 gennaio 1979 che disciplina le “Elezioni dei rappresentanti dell'Italia per il Parlamento europeo”.
Mi rendo conto che da oggi al mese di maggio prossimo il tempo e poco ma ritengo che la Sardegna e l'Europa meritino tale urgente attenzione. Per questo mi permetto di inviare questa mia anche all'attenzione del Sig. Shulz, Presidente del Parlamento Europeo.
Puo' senz'altro contare sulla collaborazione mia e di tanti sardi e sarde che credono nell'Europa dei Popoli.
Nel restare a disposizione per ogni eventuale chiarimento, la ringrazio in anticipo per l'attenzione e la prego di gradire il mio saluto piu' cordiale.
Cagliari, 13 marzo 2014
Avv. Sergio Diana

martedì 11 marzo 2014

L'EUROPEO QUALUNQUE

Se anche avessi avuto una minima ambizione di candidarmi alle prossime elezioni europee questa, come mi aspettavo, sarebbe stata in ogni caso troncata sul nascere e senza appello! 

1) perche' l'attuale legge elettorale, come denuncio da oltre 7 anni, non ci da la possibilita' di eleggere democraticamente i nostri rappresentanti al PE; 

2) Perche', figuriamoci  se un "europeo qualunque" come me, fuori dal giro delle lobby politiche locali, italiane e "europee", puo' avere qualche chance di competere con con oltre 4 milioni di siciliani o con coloro che, come nel caso che vi propongo, vengono sponsorizzate dall'ultimo politico alla moda, il giovane greco Tsipras.

Non ho nulla contro Elena Ledda, che considero una brava cantante, e non conosco Simona Lobina. 

Dunque posso solo scendere nel merito della loro candidatura, fatta da un giovane greco che, attualmente, e' entrato nelle grazie del PD e delle altre lobby partitiche della "gauche caviar" italiana e europea che lo favoreggiano.

Per quanto mi riguarda, qui si tratta semplicemente del fatto che si impongono delle candidature ad un Popolo, privato al contempo della possibilita' di eleggere i propri rappresentanti. 

Se e' questo il buon esempio di "altra Europa"...Beh..come inizio non c'e' male! 

Ho letto il "PIANO IN 10 PUNTI CONTRO LA CRISI, PER LA CRESCITA CON GIUSTIZIA SOCIALE E IMPIEGO PER TUTTI". La ricetta di "altra europa" che propone Tsipras e' sempre quella. Di "altro" non ha nulla se non i soliti slogan ma in salsa sostenibile, farciti di new deal, conditi con qualche pizzico di "giustizia sociale" e serviti nella mensa aziendale del "processo partecipato". 

Il tutto perfettamente in linea con il principio-guida delle lobby che lo sostengono, ossia: "cambiare tutto per non cambiare nulla"! 

Mi occupo di queste cose da quasi trent'anni e vi assicuro che di "proposte" nuove come quella ne ho visto tante, troppe. 

All'inizio della mia carriera di giovane lobbysta rampante a Bruxelles, le accoglievo con entusiasmo perche' erano fondamentali per il mio lavoro. Piu' cantanti, piu' attori, piu' atleti, scrittori, giornalisti e politichetti da strapazzo arrivavano a Strasburgo e a Bruxelles e meglio era per noi. Ce li pappavamo in un sol bocconcino. 

Poi ho cambiato idea e nel tempo mi sono dissociato da quella Europa che, per loro, era sempre "altra". 

Da quasi 10 anni, attraverso il mio umile blog, denuncio e propongo. 

L'unico risultato che ho ottenuto sinora e' stato che mi hanno copiato l'acronimo "euyou"!!!

Beh! Per un "europeo qualunque" e' gia' qualcosa.

Auguro buone elezioni europee a tutti.

Per quanto mi concerne, per l'ennesima volta, non andro' a votare. 

Non intendo legittimare ne questa ne, tantomeno, l'"altra" Europa di Tsipras e delle lobby che lo sostengono.

 

 ******

 

Ledda e Lobina nelle liste Tsipras (ANSA) - CAGLIARI, 5 MAR - Due le candidature sarde nella lista Tsipras alle Europee, e sono 'rosa'. Maria Elena Ledda e Simona Lobina sono nel collegio Isole per "L'altra Europa per Tsipras", capeggiata dal leader della sinistra europea e n.1 del del partito greco Syriza. Maria Elena Ledda è una cantante molto conosciuta, proprio domani sarà premiata dal sindaco di Cagliari come donna sarda 2014. Simona Lobina, insegnante precaria di lingue e militante di Prc, è da sempre in prima linea nelle battaglie sociali.

sabato 1 marzo 2014


A PROPOSTITO DELLE ELEZIONI IN SARDEGNA

Varie persone mi hanno chiesto come mai non ho commentato i risultati delle elezioni regionali appena celebrate in Sardegna. Il motivo e' semplice: NON HO ANCORA AVUTO I RISULTATI CERTI E DEFINITIVI DI QUESTE ELEZIONI. Questi si avranno solo quando verranno alla luce e puniti i vergognosi BROGLI ELETTORALI (peraltro abbondantemente annunciati) che hanno caratterizzato queste consultazioni. Il che significa che quei risultati non li avro' mai. Infatti, per garantirli, a mio parere si sarebbe dovuto attivare per tempo il monitoraggio elettorale internazionale, la cui gestione è generalmente affidata all'ODIHR (L'Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani dll'OCSE). L'ODIHR ci avrebbe fornito l'opportuna assistenza tecnica nell'organizzazione delle elezioni e avrebbe verificato, al momento del voto, il rispetto delle procedure elettorali e degli standards internazionali in materia, cos¡ come avvenuto, ad esempio, in Bosnia nel 2000 ed in Kossovo nel 2000 e 2001.

A proposito.....:
Corruzione, mancanza di "idonei sistemi di controllo interno" nella pubblica amministrazione regionale e negli enti locali dell'isola, ma anche inosservanza delle regole dettate a garanzia del corretto esercizio pubblico. In particolare la diffusione delle società partecipate dal pubblico che sono "dichiaratamente costituite allo scopo di ridurre la spesa e migliorare i servizi" ma che "spesso perseguono il solo fine di eludere vincoli e divieti con aggravio di oneri a carico delle pubbliche finanze". E' quanto emerge dall'intervento del procuratore regionale della Corte dei Conti, Donata Cabras, in occasione dell'apertura dell'Anno giudiziario 2014. I fatti corruttivi sono stati riscontrati soprattutto nei lavori pubblici, con una "grave patologia delle opere incompiute o inutilizzate, o progettate ma non appaltate o non completate, se non inutilizzabili per scorretta esecuzione".

 E se 2+2=4.....:

domenica 2 febbraio 2014

Un Parlamento Sardo....

Sardegna Possibile, Progres, Gentes, Comunidades…Sono tanti gli amici e le amiche candidate/i: Valentina Sanna, Roberto Spano, Miali Muntoni, Alberto Musa, Frantziscu Sanna, Cristina Stocchino, Gianluca Argiolas, Rina Pinna, Alessandro Mongili, Michele Atzori (Dottor Drer), Antonio Muscas, e tanti/e altri/e che conosco, apprezzo e di cui non ricordo il nome. Sono tanti gli amici e le amiche che in questi anni mi hanno accompagnato e sostenuto nel mio impegno sociale contro il GALSI , per un'altra Europa, quella dei popoli, e verso un diverso modello di Società' che aspira al benessere ed alla felicità delle persone e non all'aumento del PIL, alla crescita ed allo sviluppo ormai non più sostenibile. Molti amici e amiche, oggi, in questa difficile campagna elettorale, hanno deciso di prendere strade diverse o appartengono ad altre "parrocchie". Claudia Zuncheddu, Gavino Sale, Cristiano Sabino,Franciscu Sedda, Giovanni Dore, Enrico Lobina e tanti altri che apprezzo e seguo per la loro capacità e onestà. Guide e maestri che hanno contribuito a diffondere e concretizzare il “verbo” dell'indipendenza e del buon governo, nel rispetto della nostra Terra meravigliosa. Li voterei tutti/e perché sono convinto che vogliono il bene della Sardegna e di chi ci vive. Non posso farlo ma mi auguro che un giorno, non lontano, tutti insieme avremo una Casa comune dove le idee e le aspirazioni di tutti troveranno ascolto e voce per il bene comune. Un Parlamento Sardo, anche solo virtuale, dove discutere democraticamente e prendere le decisioni cruciali per il nostro futuro. Ritengo che, a prescindere dall'esito di queste elezioni, sia fondamentale assicurare alla Sardegna un luogo di incontro per tutte le diverse anime indipendentiste e progressiste dove, democraticamente, vengano prese decisioni di impegno e di lotta per il bene comune. Forse è solo un sogno o una delle tante utopie che rendono possibile un'altra Sardegna. Io credo in quel sogno e, forse, questa è l'ultima possibilità che ho per vederlo diventare realtà.

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martedì 21 gennaio 2014

CAMBIAMO QUELLA LEGGE!!!

La legge n. 18 del 24 gennaio 1979 che disciplina le “Elezioni dei rappresentanti dell´Italia per il Parlamento europeo”, impedisce ai sardi di eleggere democraticamente i propri rappresentanti in seno alla massima Assemblea europea*.
E' dal 1994 che a rappresentarci in quella sede e a tutelare interessi fondamentali per la nostra Isola sono i parlamentari siciliani**. Ogni tanto, grazie ai giocchetti politici interni ai partiti italiani, qualche europarlamentare siciliano trova una sistemazione migliore in Italia e in questo caso il sardo o la sarda che ha avuto piu' voti nell'Isola prende il suo posto. E' accaduto, ad esempio, nel settembre del 2008 per Maddalena Calia (Forza Italia) che rilevo' il seggio di Giuseppe Castiglione (PPE/DE, IT), eletto Presidente della Provincia di Catania. La permanenza di Calia (la prima donna sarda europarlamentare) nel PE duro' ben poco, considerato che nel 2009 ci furono nuove elezioni e lei, ricandidatasi, non venne rieletta. Praticamente una gita tra Strasburgo e Bruxelles, durante la quale vi lascio immaginare come e quanto siano stati seguiti gli interessi della Sardegna in Europa! Nella legislatura successiva ancora in corso sino a maggio di quest'anno, e' stato il turno di Francesca Barracciu, subentrata a Rosario Crocetta (eletto Presidente della Regione Siciliana) a fine aprile 2013. Le ben note vicisitudini della Barracciu lasciano intendere a chiunque quanto spazio abbia avuto il Parlamento Europeo nella sua agenda. Infine, e' attraverso una singolare operazione elettorale che un'altro sardo, Giommaria Uggias dell'Italia dei Valori, vola a Strasburgo grazie alla rinuncia di Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando.
Se non si reagisce il rischio è che anche nelle prossime elezioni del maggio 2014 la Sardegna  non potrà essere democraticamente rappresentata dinanzi al Parlamento Europeo.
Al di la delle considerazioni tecnico-giuridiche, più volte espresse in varie sedi, mi preme sottolineare la profonda iniquità di una legge che colpisce una Regione, come la nostra, che ha dato tanto e ancora tanto ha da dare per il futuro dell'Unione Europea. Basta solo pensare a due nostri (veri)europarlamentari: Mario Melis e Andrea Raggio. E' anche grazie al loro intenso lavoro a Starsburgo che oggi, benche' senza grande incisivita', le regioni e le autonomie  hanno una voce in Europa attraverso il Comitato delle Regioni. Siamo la Regione che gestisce un programma comunitario (denominato ENPI), fondamentale per il processo di costruzione di un'area di pace e benessere nel Mediterraneo in cui, peraltro, la nostra Isola ha una posizione strategicamente importante per gli interessi di tutta l'Europa. Questi ed altri elementi, sinora inespressi a causa della colpevole latitanza della nostra "classe politica" e della mancanza di una seria e efficace "lobby" sarda a Bruxelles, fanno della Sardegna un crocevia importante da cui partiranno nuove strade di benessere per tutte le altre regioni del Sud d'Europa. E' dunque profondamente ingiusto e iniquo negare alla Sardegna la possibilità di avere i propri rappresentanti all'interno della massima istituzione politica dell'Unione Europea.
Cambiamo dunque quella legge! 
Se ne parla da troppo tempo e sempre durante le campagne elettorali, in cui TUTTI i candidati si riempiono la bocca di EUROPA. 
Parliamone, dunque! Ma soprattutto agiamo, iniziando a sollecitare l'impegno in tal senso di TUTTE le forze politiche sane dell'Isola, al fine di risolvere definitivamente una situazione di ingiustizia che colpisce tutti.
CAMBIAMO LA LEGGE N°18!!


* La legge costringe la Sardegna in un collegio unico “delle Isole” con la Sicilia. La Sicilia ha circa 5 milioni di abitanti, la Sardegna poco più di 1 milione e 600 mila....Fate un po' i conti!
**  La legge dispone che la scelta sia proporzionale al numero dei cittadini; considerando che gli italiani sono 60 milioni, la Sardegna dovrebbe aver diritto a 2 parlamentari. Malta (400 mila abitanti) e Cipro (900 mila abitanti), hanno diritto a 6 europarlamentari.

lunedì 20 gennaio 2014

Potrebbe essere un italiano a fare a pezzi un fondamentale accordo per salvare il pianeta

Abbiamo solo pochi giorni per evitare un ennesimo disastro causato dalla assurda politica italiana.
La Commissione Europea sta mettendo proprio ora nero su bianco gli obiettivi per tutta l’UE  sulle emissioni di CO2 e sulle energie rinnovabili fino al 2030! E’ un accordo dall'impatto enorme, poiché delle regole forti a livello europeo avrebbero un effetto domino su Cina, USA e altri paesi, al fine di raggiungere un accordo globale sul clima il prossimo anno. Un accordo al ribasso non solo renderebbe inevitabile il fallimento del vertice di Parigi, ma sarebbe anche una enorme opportunità persa per l’Europa di diventare un leader mondiale nel settore della green economy.
In questo momento il commissario europeo Antonio Tajani è uno dei personaggi chiave che si oppongono all’accordo. Ma il suo mandato si esaurirà tra qualche mese, e volendo tornare a fare politica in Italia, guarda con grande attenzione l’opinione pubblica in Italia.
I negoziati sono in corso proprio in questo momento a Bruxelles e abbiamo solo pochi giorni per convincerlo. Sommergiamolo di messaggi per mostrargli con quanta forza i cittadini chiedono che venga trovato questo accordo per salvare il pianeta:
http://www.avaaz.org/it/save_eu_climate_legacy_it_sam/?bddApcb&v=34526
Si tratta di un negoziato complesso e la Commissione Europea ha un ruolo cruciale, che poi si dovrà confrontare con i governi. In molti stanno facendo pressione per spingere Bruxelles a fare una proposta iniziale che sia così poco ambiziosa, da lasciar tranquillamente friggere il pianeta.
Ufficialmente l’Italia si è unita a Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna e Olanda nel sostenere l’obiettivo minimo di un taglio del 40%. Gli scienziati dicono che abbiamo bisogno di un taglio delle emissioni del 50% entro il 2050. Tutto questo significa che per evitare uno scontro politico, la Commissione farà partire i negoziati partendo da un compromesso di basso livello che consenta di raggiungere un accordo velocemente. Ma possiamo cambiare la situazione se mostreremo che c’è questa debolezza avrà delle ripercussioni di immagine pubblica.
Tajani sostiene che un taglio ambizioso delle emissioni di CO2 danneggerà l’industria dell’UE. Ma molti esperti dicono l’opposto e cioè che, questo accordo è fondamentale per sbloccare decine di migliaia di investimenti per le industrie a basso impatto ecologico, che usa l’innovazione per spingere l’occupazione e la crescita economica.
Non abbiamo molto tempo. La commissione prenderà la decisione finale tra pochi giorni. Clicca sotto per mandare ora un messaggio al Commissario Europeo Tajani:
http://www.avaaz.org/it/save_eu_climate_legacy_it_sam/?bddApcb&v=34526
Non riusciremo a evitare gli effetti più drammatici del cambiamento climatico se lasceremo che i nostri leader la passino liscia nel fissare degli obiettivi che semplicemente non sono utili. La nostra comunità ha giocato un ruolo fondamentale nel far cambiare la politica sul clima in paesi chiave come Brasile, Germania e Giappone. Ora abbiamo una grande battaglia in Europa, facciamo il possibile per vincerla!
Con speranza e determinazione,
Meredith, Luca, Lisa, Iain, Julien, Ricken, Alice e tutto il team di Avaaz

ULTERIORI INFORMAZIONI
Europa, la battaglia delle emissioni. Sul tavolo il taglio del 40 per cento (Corriere della Sera)
http://www.corriere.it/economia/14_gennaio_14/europa-battaglia-emissioni-tavolo-taglio-40-cento-b436b932-7d08-11e3-851f-140d47c8eb74.shtml

S'infiamma il settore energetico europeo. A Bruxelles la battaglia sulle rinnovabili (La Repubblica)
http://www.repubblica.it/economia/2014/01/15/news/incentivi_rinnovabili_piano_europeo_2030_gas_serra-75977647/

Europa, energia batte clima. Nuovo regalo al nucleare (Linkiesta)
http://www.linkiesta.it/ue-guerra-del-clima-regalo-nucleare

Obiettivo emissioni 2030. Commissione divisa (Italia Oggi)
http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201401151011051244&chkAgenzie=OGGIEUROPA&sez=newsPP&titolo=Obiettivo%20emissioni%202030:%20Commissione%20divisa

mercoledì 15 gennaio 2014

MICHELA MURGIA IN CATALOGNA E LA PROMOZIONE DELLA SARDEGNA NEL MONDO

Investimenti, non speculazioni!
Il viaggio di Michela in Catalogna e' stato da piu' parti salutato come una tappa del "percorso internazionale" di Sardegna Possibile, rivolto anche a sviluppare le possibilità di scambi commerciali per la Sardegna. La prima tappa di questo percorso si tenne a Londra, presso la London School of Economics, dove Michela Murgia incontrò i parlamentari scozzesi. La parte piu' significativa della tappa Catalana di Sardegna Possibile era rivolta al confronto con l'ERC (Esquerra Republicana de Catalunya - Sinistra Repubblicana di Catalogna), il partito politico catalano (di sinistra e republicano) che sostiene lindipendenza dei paesi catalani (Països Catalans). Durante l’incontro si e’ discusso, tra l’altro, del possibile ingresso della Sardegna nell’ Alleanza Libera Europea (ALE), il Partito Democratico dei Popoli Europei che, in seno al Parlamento Europeo,  raggruppa diversi movimenti che sostengono sia l'indipendentismo che varie forme di federalismo e di autogoverno per le cosiddette nazioni senza Stato. Prima di lasciare la Catalogna, Michela Murgia ha incontrato, presso l’associazione dei sardi a Barcellona, la comunita' sarda presente in quel Paese.
Dunque: buone relazioni con le nuove nazioni che si affaciano sulla scena internazionale. Massima considerazione per i sardi e le sarde che hanno scelto di vivere all’estero.
Questo e’ stato il viaggio di Michela in Catalogna che, per me rappresenta un segnale forte che qualcosa puo’ davvero cambiare.
Infatti, dopo tanti, troppi anni, ero stanco di assistere alle lussuose gite fuoriporta - perche’ in tal modo possono essere qualificate – di chi ci ha “amministrato” sino ad oggi. Penso alle mitiche “missioni all’estero” di comuni, provincie, assessorati  e vari enti regionali...Come all’ultima missione di 10 giorni in Qatar di Cappellacci & C...O al bilancio di “Sardegna Promozione” ...Penso alle tante “azioni”, ai progetti, ai programmi ed agli interventi rivolti a: “Attrarre Investimenti “in Sardegna che, sin dagli anni 80 hanno divorato risorse pubbliche. I risultati? Per attenerci ai giorni nostri e lasciando da parte l’export di prodotti petroliferi (SARAS), nei primi mesi del 2009 mentre si assiste a un calo nazionale del 24,2% su base annua, l’export delle imprese sarde è diminuito del 46% rispetto al primo semestre 2008. Al Sud il calo è stato del 28,8%. La Sardegna ha visto addirittura dimezzare in un anno i flussi verso l’estero con un secco -50,8%, a fronte di un -43% della Sicilia. In merito agli investimenti (non speculazioni) stranieri nell’Isola, evito le ciffre e rimando alle tabelle elaborate dall’ICE sugli IDE (Investimenti Diretti Esteri)....Un panorama desolante!
Occorre dunque un nuovo approccio che, partendo dall’avvio di salde relazioni internazionali, utilizzi l’immenso patrimonio che la Sardegna possiede all’estero. Donne e uomini che non aspettano altro se non di porre al servizio della Sardegna la loro esperienza di vita e di lavoro all’estero.
Lancio un’idea:
Con poche risorse, opportuni interventi formativi e  attraverso i tanti giovani sardi a spasso per il mondo, si possono trasformare i nostri “circoli” all’estero in autentiche “ambasciate”  e vetrine per la promozione della nostra Isola all’estero.

mercoledì 16 ottobre 2013

Cosa c’è dietro Quirra?

Le armi o, per usare il termine attualmente più politically correct, gli “equipaggiamenti di difesa” sono una merce con caratteristiche che la rendono particolarmente interessante: non satura mai il mercato; c’è una continua necessità di miglioramento del prodotto; non conosce crisi di sovra-produzione; genera numerosi filoni di investimento ad essa collegati (ad esempio: distruzione-ricostruzione); contribuisce a risolvere le cosiddette “crisi di stagnazione”; etc. etc..
Gli investimenti nell’industria delle armi continuano dunque a crescere in tutto il mondo, anche perché la gran parte dei governi e delle organizzazioni internazionali li considerano una carta importante da giocare nella partita contro la “crisi”.
L’Unione Europea lo sa bene e per questo, nel quadro della sua Politica Europea di Sicurezza e di Difesa (PESD), si propone di migliorare e razionalizzare le capacità militari degli Stati membri anche attraverso la creazione di un vero e proprio Mercato interno delle armi, più competitivo sulla scena internazionale e in cui venga assicurata, tra l’altro, la libera circolazione.
Ma la parte più interessante della PESD è, ovviamente, il ricco sostegno finanziario allo sviluppo delle conoscenze, della ricerca e all’applicazione delle nuove tecnologie nel settore degli armamenti.
E’ soprattutto qui che il Poligono Sperimentale di Addestramento Interforze del Salto di Quirra esprime tutta la sua importanza, considerato che non è facile trovare siti dove testare queste nuove tecnologie.
Non è facile sostanzialmente per due motivi:
1) I rischi sulla salute umana e l’integrità del territorio sono elevatissimi;
2) Si accetta la complicità con qualcosa che, nel mondo, è responsabile di morte, distruzione e miseria.
Ciò senza considerare che si tratta di attività coperte dal “segreto”e, quindi, difficili da tenere sotto controllo come tutte le normali attività di ricerca e test.
In relazione al primo punto, in Sardegna il problema non si pone. Da decenni i sardi e le sarde muoiono in silenzio di asbestosi, leucemia e altri terribili mali che raggiungono anche i loro figli. Ma nessuno deve sapere; nessuno può permettersi di compromettere il posto di lavoro.
In relazione al secondo punto, tutti/e sappiamo che non esiste produzione e commercio o traffico di armi se non ci sono guerre.
Dunque, sino a quando esisterà il commercio o il traffico di armi, le guerre continueranno ad esserci. Dappertutto.
Ma la gran parte dei sardi e delle sarde forse queste cose non le sa. Forse nessuno gliele dice oppure…Gli vengono presentate come inutili dettagli da una “classe politica” che, a destra come a sinistra, vede solo l’ennesima, grande, opportunità per il riscatto dell’Isola. Come la chimica sporca. Come il GALSI. Come i parchi eolici. Come la cementificazione delle coste. Come le scorie radioattive. Tutto è ammesso in nome dello sviluppo e della crescita. Soprattutto in tempo di crisi.

Ma vediamo cosa c’è dietro Quirra.
Se avete un po’ di pazienza spulciamo un po’ i dati che, qualche mese fa, il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) l'autorevole Istituto di ricerca sulla pace, ha messo a disposizione ne suo Rapporto annuale 2010.

La Pace nel mondo è sulla bocca di tutti.
Ma la produzione globale di armamenti continua ad aumentare. Nel 2009 le vendite delle cento principali aziende del settore hanno raggiunto i 347 miliardi di dollari registrando un incremento del 37% rispetto al 1999. Tra queste cento aziende, 44 sono aziende negli Stati Uniti (61% delle vendite nel mercato USA e internazionale), 32 dell´Europa occidentale ( il 31% della produzione mondiale) e le restanti sono industrie di Russia, Giappone e Israele, che assicurano il rimanente 8% della produzione (1) . L´azienda italiana Finmeccanica, con il sostegno del nostro Ministero dell´Economia, suo principale azionista con i nostri soldi, da diversi anni mantiene il nono posto nel mondo, con oltre 9,8 miliardi di vendite (2) . Ma l’Italia rimane sempre saldamente ai primi posti nella classifica della produzione mondiale di armi leggere.
Stati Uniti (31% del totale) e Russia (25%) sono i principali esportatori di armamenti, seguiti da Germania (10%), Francia (8%) e Gran Bretagna (4%). Questi paesi coprono circa l´80% del volume mondiale di trasferimenti di armi. Peraltro, hanno mantenuto la loro posizione sin dalla fine della Guerra Fredda.
Tra i maggiori importatori di armamenti convenzionali troviamo la Cina che, con l´11% del totale, è il principale acquirente mondiale del quinquennio 2004-8. A seguire l’India (7% del totale), gli Emirati Arabi Uniti (6%), la Corea del Sud (6%) e la Grecia (4%).

La Pace nel mondo è sempre sulla bocca di tutti.
Ma la spesa militare nel mondo, nonostante la crisi finanziaria internazionale, negli ultimi 10 anni è aumentata del 45% , circa il 2,4% del Prodotto interno lordo mondiale. Significa, in un anno, quasi 217 dollari per ogni abitante del pianeta. Questa spesa ha raggiunto, nel 2008, i 1.464 miliardi di dollari (oltre 1000 miliardi di euro). Stiamo parlando di 15 volte gli aiuti internazionali ai paesi impoveriti.
Registriamo oggi una nuova cifra record dalla fine della Guerra Fredda.

Ma non tutti si possono permettere la stessa spesa.
Gli Stati Uniti mantengono sempre, comunque e stabilmente il primo posto in classifica, con una spesa di 607 miliardi di dollari (il 41,5% del totale mondiale, oltre 40 volte le spese militari di tutti i cosiddetti “stati canaglia” messi insieme).
La spesa militare complessiva dei paesi dell´America Centrale e del Sud non raggiunge i 39 miliardi di dollari. Cifra che è comunque superiore a quella di tutta l´Africa (20,4 miliardi di dollari), anche se nell´ultimo decennio nel Continente Africano si registra un’impressionante incremento del 40%. L´Oceania è il continente con minor spesa militare (16,6 miliardi), mentre l´Asia sfiora i 190 miliardi di dollari di cui 157 miliardi sono spesi dai Paesi dell´Asia Orientale.
In ogni caso, 1/3 del debito estero dei paesi impoveriti va in armi.

Per quanto riguarda l’Italia, con 40,6 miliardi di dollari mantiene, anche nel periodo 2008-2009, l´ottavo posto nel mondo per spese militari, ricoprendo il 2,8% della spesa militare mondiale. Si tratta del 2% del PIL italiano. E’ singolare come, dal 1989 al 2009, l’Italia sia l’unico paese europeo a non esser mai sceso al di sotto di tale percentuale (3). In classifica, sopra il Bel Paese, la Cina e la Francia. Con i suoi 85 miliardi di dollari Pechino si piazza per la prima volta al secondo posto nel mondo e, grazie al suo 5,8%, scavalca la Francia(4,5%). Triplica la spesa anche la Russia (più 24 miliardi di dollari nell´ultimo decennio), al quinto posto dietro la Gran Bretagna. Completano la top ten della corsa agli armamenti Germania, Giappone, Italia, Arabia Saudita ed India.
I 320 miliardi di dollari spesi nel continente europeo, sono suddivisi in oltre 277 miliardi per i paesi dell´Europa occidentale e centrale e 43,6 miliardi di dollari per l´Europa Orientale che, nell´ultimo decennio, risulta essere la zona con maggior incremento del budget militare (più 174%), seguita dai paesi del Nord Africa (più 94%) e del Nord America (più 66%), mentre il Medio Oriente registra un aumento del 56%.

Tutto ciò alimenta il complesso militare industriale che, nel mondo intero, ha raggiunto un potere tale da compromettere gravemente non solo la Pace ma anche la Democrazia nell’intero Pianeta. Più aumenta la spesa militare e più aumentano i conflitti (4) e le situazioni di crisi; e più crescono gli interessi che si celano dietro a tali situazioni che, in molti casi, contribuiscono alla militarizzazione delle relazioni sociali legittimando, in nome della “sicurezza” - che, peraltro, non è mai aumentata ne migliorata - la diminuzione delle libertà personali. Le cifre d’affari che abbiamo appena letto motivano, inoltre, l’intromissione indebita dell’industria bellica nell’agenda politica di gran parte dei paesi ricchi e meno ricchi del mondo.

Un gravissimo deficit democratico di cui tutti siamo vittime.

I sardi e le sarde vogliono veramente continuare ad essere complici di tutto questo?
 
I dati di questa nota risalgono al 2010, per aggiornarli:



1) Nel 2007 le dieci principali aziende produttrici di armamenti - escludendo quelle cinesi - risultano la Boeing, con vendite di armamenti per quasi 30,5 miliardi di dollari, seguita dalla britannica BAE Systems (29,9 miliardi), e quindi dalle statunitensi Lockheed Martin (29,4 miliardi), Northrop Grumman (24,6 miliardi), General Dynamics (21,5 miliardi) e Raytheon (19,5 miliardi). Al settimo posto è segnalata l´europea EADS (13,1 miliardi) seguita dall´americana L-3 Communications, dall´italiana Finmeccanica e dalla francese Thales (9,3 miliardi).
2) Nel 2008 Finmeccanica ha acquisito l´azienda americana di elettronica militare DRS Technologies. Un´operazione da 5,2 miliardi di dollari che risulta essere la prima e principale acquisizione di una compagnia militare americana da parte di una ditta dell´Europa Occidentale.
3) La Germania è passata dal 2,9% del PIL all’1,4%. La Spagna dal 2,9 all’1,3.
4) Al momento sono 24 i conflitti in corso nel mondo.