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mercoledì 9 aprile 2014

SARDEGNA E ELEZIONI EUROPEE: BOTTA E RISPOSTA CON IL PARLAMENTO EUROPEO

Come sapete, a proposito delle elezioni europee in Sardegna ho mandato una letterina a Renzi e, per conoscenza, a Shulz, Presidente del PE. Ovviamente, da Renzi nessuna risposta! In Italia (e in Sardegna) e' prassi normale per lo Stato NON rispondere ai cittadini. Cio' NON avviene invece nei paesi civili e, infatti, benche' non richiesta mi e' giunta una mail dal Parlamento Europeo che vi riporto qui di seguito, insieme alla mia risposta:

A(2014)02964
MP/jc
Egregio Signore,
Il Presidente del Parlamento europeo ha ricevuto il Suo messaggio elettronico del 14 marzo 2014 riguardo alla situazione della Sardegna in vista delle elezioni europee. L'on. Martin Schulz ha incaricato la nostra Unità Richieste di informazioni dei cittadini di risponderLe.
Vorremmo ringraziarLa per la Sua attenzione al lavoro dell'Unione europea e delle sue Istituzioni, e informarLa che abbiamo preso conoscenza delle Sue osservazioni.
Il Parlamento europeo è un'istituzione politica e legislativa dell'Unione europea che agisce in conformità con i poteri assegnatigli dai trattati europei, e non è abilitato ad intervenire per risolvere situazioni che entrano nella sfera di competenza delle autorità nazionali degli Stati membri.
Infatti l'elezione del Parlamento europeo si svolge ancora, in larga misura, in base alle leggi e alle tradizioni nazionali, ciascuno Stato membro può costituire circoscrizioni elettorali per le elezioni al Parlamento europeo o prevedere altre suddivisioni elettorali con modalità diverse. Il sito del Parlamento europeo comporta la sezione "Elezioni 2014", nella quale potrà trovare una scheda per ciascuno degli Stati membri dell'Unione europea con le relative informazioni sulla legge elettorale, includendo una scheda per l´Italia.
Inoltre, è disponibile sul sito del PE un briefing riguardo all'affluenza alle urne nelle elezioni, nel quale vengono paragonati i dati relativi alle elezioni del PE e del Congresso degli Stati Uniti, nonché i risultati relativi alle elezioni nazionali e alle elezioni europee nei singoli Stati membri.
RingraziandoLa per l'interesse nei confronti del Parlamento europeo, ci è gradito porgerLe i nostri più distinti saluti.
Unità Richieste di informazioni dei cittadini

Ed ecco la mia risposta: 

Gentili Signore/i,
vi ringrazio per la cortese risposta e vi prego di ringraziare al riguardo il Presidente Schulz al quale, per conoscenza, ho inviato la nota da me indirizzata al Presidente Matteo Renzi.
So bene che l'Istituzione che il Sig. Schulz rappresenta non interviene per risolvere situazioni di competenza delle autorità nazionali. Mi preme tuttavia evidenziareche:
-  Il problema da me sottoposto alla vostra conoscenza
è comunque materia trattata dalla Carta Europea dei diritti fondamentali dell'UE, in particolare all'art.39, che vorrebbe garantire a tutti i cittadini e cittadine europee il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del PE.
Inoltre,"la libera espressione dell’opinione del popolo sulla scelta del corpo legislativo" fa parte dei principi sanciti dalla CEDU (art.3).
Disposizioni e principi democratici di fatto inapplicati in Sardegna riguardo alle elezioni europee
.
- Quanto accade in Sardegna in merito alla legge elettorale italiana che governa la materia, e' suscettibile di gravi ripercussioni dal punto di vista dell'affluenza dei cittadini alle urne. Nell'Isola si sta infatti consolidando un movimento di opinione - di cui anche io stesso faccio parte - che, stante la situazione che vi ho illustrato, non si recherà a votare il
maggio prossimo.
Considerati anche i dati che voi stessi ponete a disposizione, da cui emerge un preoccupante livello di astensionismo, mi preme umilmente constatare che la massima Assemblea europea sottovaluta quanto da me espresso nella lettera al Sig. Renzi.
Per questi motivi, da cittadino europeo, non ho potuto fare a meno di rendervi partecipi, anche se solo per conoscenza, della grave situazione relativa alla mia Isola che, evidentemente, non può che contribuire ad aggravare la perdita sia di credibilita' dell'UE che dell'interesse verso la prossima tornata elettorale.
Nel ringraziarvi ancora porgo cordiali saluti.
Sergio Diana
 
 




martedì 21 gennaio 2014

CAMBIAMO QUELLA LEGGE!!!

La legge n. 18 del 24 gennaio 1979 che disciplina le “Elezioni dei rappresentanti dell´Italia per il Parlamento europeo”, impedisce ai sardi di eleggere democraticamente i propri rappresentanti in seno alla massima Assemblea europea*.
E' dal 1994 che a rappresentarci in quella sede e a tutelare interessi fondamentali per la nostra Isola sono i parlamentari siciliani**. Ogni tanto, grazie ai giocchetti politici interni ai partiti italiani, qualche europarlamentare siciliano trova una sistemazione migliore in Italia e in questo caso il sardo o la sarda che ha avuto piu' voti nell'Isola prende il suo posto. E' accaduto, ad esempio, nel settembre del 2008 per Maddalena Calia (Forza Italia) che rilevo' il seggio di Giuseppe Castiglione (PPE/DE, IT), eletto Presidente della Provincia di Catania. La permanenza di Calia (la prima donna sarda europarlamentare) nel PE duro' ben poco, considerato che nel 2009 ci furono nuove elezioni e lei, ricandidatasi, non venne rieletta. Praticamente una gita tra Strasburgo e Bruxelles, durante la quale vi lascio immaginare come e quanto siano stati seguiti gli interessi della Sardegna in Europa! Nella legislatura successiva ancora in corso sino a maggio di quest'anno, e' stato il turno di Francesca Barracciu, subentrata a Rosario Crocetta (eletto Presidente della Regione Siciliana) a fine aprile 2013. Le ben note vicisitudini della Barracciu lasciano intendere a chiunque quanto spazio abbia avuto il Parlamento Europeo nella sua agenda. Infine, e' attraverso una singolare operazione elettorale che un'altro sardo, Giommaria Uggias dell'Italia dei Valori, vola a Strasburgo grazie alla rinuncia di Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando.
Se non si reagisce il rischio è che anche nelle prossime elezioni del maggio 2014 la Sardegna  non potrà essere democraticamente rappresentata dinanzi al Parlamento Europeo.
Al di la delle considerazioni tecnico-giuridiche, più volte espresse in varie sedi, mi preme sottolineare la profonda iniquità di una legge che colpisce una Regione, come la nostra, che ha dato tanto e ancora tanto ha da dare per il futuro dell'Unione Europea. Basta solo pensare a due nostri (veri)europarlamentari: Mario Melis e Andrea Raggio. E' anche grazie al loro intenso lavoro a Starsburgo che oggi, benche' senza grande incisivita', le regioni e le autonomie  hanno una voce in Europa attraverso il Comitato delle Regioni. Siamo la Regione che gestisce un programma comunitario (denominato ENPI), fondamentale per il processo di costruzione di un'area di pace e benessere nel Mediterraneo in cui, peraltro, la nostra Isola ha una posizione strategicamente importante per gli interessi di tutta l'Europa. Questi ed altri elementi, sinora inespressi a causa della colpevole latitanza della nostra "classe politica" e della mancanza di una seria e efficace "lobby" sarda a Bruxelles, fanno della Sardegna un crocevia importante da cui partiranno nuove strade di benessere per tutte le altre regioni del Sud d'Europa. E' dunque profondamente ingiusto e iniquo negare alla Sardegna la possibilità di avere i propri rappresentanti all'interno della massima istituzione politica dell'Unione Europea.
Cambiamo dunque quella legge! 
Se ne parla da troppo tempo e sempre durante le campagne elettorali, in cui TUTTI i candidati si riempiono la bocca di EUROPA. 
Parliamone, dunque! Ma soprattutto agiamo, iniziando a sollecitare l'impegno in tal senso di TUTTE le forze politiche sane dell'Isola, al fine di risolvere definitivamente una situazione di ingiustizia che colpisce tutti.
CAMBIAMO LA LEGGE N°18!!


* La legge costringe la Sardegna in un collegio unico “delle Isole” con la Sicilia. La Sicilia ha circa 5 milioni di abitanti, la Sardegna poco più di 1 milione e 600 mila....Fate un po' i conti!
**  La legge dispone che la scelta sia proporzionale al numero dei cittadini; considerando che gli italiani sono 60 milioni, la Sardegna dovrebbe aver diritto a 2 parlamentari. Malta (400 mila abitanti) e Cipro (900 mila abitanti), hanno diritto a 6 europarlamentari.

sabato 3 settembre 2022

ITALEXIT?

Purtroppo anche in Sardegna sento parlare di robe tipo: "italexit". Non solo per ignoranza ma anche con il solito, squallido, obiettivo elettorale di dare la colpa dei nostri problemi a qualcun’altro o a qualcos’altro tranne a noi stessi. In questo caso si tratta di una Regione e di un Paese, l'Italia, che fottendosene del grande contributo che hanno dato al processo di costruzione europea, da decenni hanno scelto di essere l'ultima ruota del carro in Europa. 

Mi soffermo solo su una tra le istituzioni europee che alla gran parte dei sardi e delle sarde non interessano:  Il Parlamento Europeo, la massima Assemblea dei cittadini e delle cittadine d'Europa.

I sardi e le sarde, con la legge n. 18 del 24 gennaio 1979 sulle “Elezioni dei rappresentanti dell´Italia per il Parlamento europeo”  (per favore non sbolognatemi il solito discorsetto neo-colonialista di "legge dell'Italia tiranna") di fatto hanno deciso di auto-discriminarsi  e di non esprimere democraticamente i propri rappresentanti in seno alla massima Assemblea europea. Ciò salvo nel caso in cui qualche siciliano rinunci o i partitini si mettano d'accordo per mandarci qualcun@ (in genere “trombat@” a livello regionale o nazionale) che poi batte tutti i record di assenze ma si intasca felicemente lo stipendietto di oltre 7000 € al mese di soldi nostri. 

Sono anni che, in solitudine e inutilmente, ne parlo, ne scrivo, protesto....(https://euyou.blogspot.com/search?q=legge+elettorale+).

Il contributo della Sardegna al processo di costruzione europea? Forse iniziava già con quell’antifascista…Fondatore del partito sardo d’azione…Come si chiamava….

🤔 Faccina Concentrata Emoji

Ahhh: Emilio Lussu! Vi ricordate di lui? Quel sardo che lottava contro il fascismo spostandosi in Europa per seminare gli ideali di Giustizia e di Libertà ....Daii, quello che se la prendeva con l’ipocrita strumentalizzazione del mito della “sardità”, ben consapevole che la Sardegna fosse «la regione più arretrata d’Europa»? 

 

E di quell’altro sardo, vi ricordate? Ajò....Di Mario Melis! Anche lui pezzo grosso del PSd’Az. Ebbi l’onore di conoscerlo a Bruxelles quando era Euro-Parlamentare. Seguivo con passione il suo lavoro che contribuì all'importante conquista delle regioni e dei comuni di tutta l'Europa: la creazione del Comitato Europeo delle Regioni. 

Un futuro possibile:l'Europa dei Popoli! L'Europa delle istituzioni che  più di altre li rappresentano: le Regioni. Un grande progetto di Europa condiviso con altre regioni o “nazioni senza stato” europee, dove proprio questi ultimi, gli stati, non hanno più nessun senso di esistere. Conservo ancora le copie cartacee dei suoi interventi  al Parlamento Europeo e alla “II Conferenza Parlamento Europeo-Regioni della Comunità”, dove insisteva sul “Ruolo delle regioni, quali forze emergenti per articolare e organizzare una moderna democrazia nel governo dell’Europa”…..Ripeteva spesso: “…da soli non si va da nessuna parte….”.

Comprendo le circostanze “elettorali” ma, per favore, smettetela di prendere in giro la gente. Prima di uscire dall’Europa proviamo almeno a  rientrarci, da protagonisti, com’eravamo un tempo.

In ogni caso: alle imminenti elezioni NON voterò nessun partito o movimento che nel programma non prenda seriamente in considerazione il ruolo della nostra regione e dell'Italia in Europa e, soprattutto, la modifica alla legge di cui si tratta.

PS: Se vi serve una mano chiedetela, invece di stare li a scopiazzare malamente le cose che scrivo, come spesso avviene...

mercoledì 30 aprile 2014

Il PD apre la campagna elettorale per le europee

 "Se vogliamo un deputato sardo basta semplicemente eleggerlo”.
Stiamo assistendo all'uso della Politica come "arte dell'inganno". In quella frase, lanciata in campagna elettorale qualche giorno fa, sta tutta l'ipocrisia di quella lobby di potere, specializzata nella democrazia "à la carte". Da una parte si impone il candidato e dall'altra si millanta del PD come "unico partito che mette al centro l’Europa"? Ma si vuole veramente andare in Europa con queste premesse?
Proviamo a ricercare dove fosse l'attuale impeto europeista quando il PD era al governo della Regione insieme a Soru. Nella bocciatura delle modifiche alla legge elettorale? Forse nelle centinaia di migliaia di € restituite a Bruxelles, o nelle risorse usate per finanziare progetti senza risultati o che hanno generato solo disperazione? Magari nel carrozzone della Progettazione Integrata? O di quel pozzo senza fondo che e' stato Master&Back, che ha scatenato su tanti giovani tirocinanti sardi, dotati di borse di studio milionarie, l'invidia dei loro colleghi stranieri e persino di qualche dirigente, spesso meno retribuito dei nostri rampolli? Forse nel considerare Quirra come strategica per gli interessi della "Fortezza Europa" e della sua politica di "difesa"? O nel modo in cui si "gestiva" l'ufficio di Bruxelles della Regione Sardegna? Il PD che intende "portare a Bruxelles il contributo delle isole della "frontiera mediterranea"..Come? Con il fallimentare programmino europeo a conduzione familiare denominato ENPI, di cui la Regione si vanta di essere "Autorita' di Gestione"?

Queste sono le premesse e queste sono le esperienze concrete che il PD mette in campo per la "creazione del nuovo Stato europeo"!! 
Se gli date ascolto, in Europa non ci sara' futuro, ne per noi e ne per nessun altro.

In ogni caso: tanti motivi in piu' per non andare a votare il 25 maggio prossimo.

martedì 29 aprile 2014

NON VOTERO' ALLE ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO. ECCO LA MIA PROTESTA SOLITARIA E SILENZIOSA

Le elezioni europee del 2014. Ci dicono che questa volta è diverso!
Ci raccontano che le elezioni europee del 25 maggio 2014 daranno agli europei la possibilità di influenzare le politiche future dell'Unione europea, eleggendo i 751 deputati al Parlamento europeo che rappresenteranno i loro interessi per i prossimi cinque anni. 
Sarebbe interessante conoscere dai sardi e dalle sarde come il Parlamento Europeo abbia tutelato sinora i loro interessi, attraverso la breve o del tutto anonima (ma comunque ben retribuita) presenza a Strasburgo di qualche "politico", spedito li da una legge elettorale truffaldina, studiata a tavolino dalle lobby partitiche nazionali e locali per fingere di rappresentare qualcuno.  
Finti euro-parlamentari eletti per cosa? Qualcun@ mi sa citare almeno una - dicesi una - azione che li ha visti protagonisti e che ha avuto in Sardegna un impatto importante per il nostro benessere ed il miglioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro? Non e' che, forse, quelle persone vanno li a rappresentare altri interessi e non di certo quelli del "Popolo Sardo"?

Come e quando si dovrebbe votare?
Ogni Stato membro ha le proprie leggi elettorali e ciascuno stabilisce le date in cui i cittadini andranno alle urne. Il periodo elettorale e' stabilito in quattro giorni tra il 22 e il 25 maggio 2014. Gli elettori italiani voteranno solo il 25 maggio - in tutta fretta e senza stare a perderci troppo tempo - per eleggere 73 deputati. Di questi 73 nemmeno uno espresso democraticamente in Sardegna.


In base a quali criteri?
A seguito dell'adesione della Croazia all'UE nel luglio 2013, i deputati al Parlamento europeo sono diventati 766, ma questo numero sarà ridotto a 751 nelle elezioni del 2014 e rimarrà tale in futuro. Questi deputati rappresenteranno oltre 500 milioni di cittadini di 28 Stati membri. I seggi sono ripartiti tra i vari Stati dai trattati dell'UE secondo il principio di "proporzionalità decrescente", in base al quale i paesi con una maggiore consistenza demografica dispongono di più seggi rispetto ai paesi meno popolosi, ma questi ultimi hanno più seggi di quanti sarebbero previsti applicando strettamente il principio di proporzionalità.
Cio' vale per tutti tranne che per la Sardegna, che e' e rimane la Regione meno rappresentata in Europa. Paesi membri dell'UE ma con una popolazione di gran lunga inferiore alla nostra sono degnamente rappresentati: Malta (416 mila abitanti), Lussemburgo (524 mila abitanti) e Cipro (900 mila abitanti) eleggono ciascuno 6 europarlamentari.

Perché queste elezioni dovrebbero essere diverse?
“In un momento in cui l'Unione cerca di superare la crisi economica e i leader europei riflettono su quale direzione prendere in futuro, queste sono, a oggi, le elezioni europee più importanti.” Diciamo pure che se la prendono comoda! Mezza Europa e' nella cacca e loro ancora li a "riflettere" sulla direzione da prendere!
Frugando tra le “novita'” introdotte dal Trattato di Lisbona, pare che gli europei abbiano in mano un nuovo grande potere! Ce lo illustra lo stesso PE in queste righe:
Una delle principali novità introdotte dal trattato consiste nel fatto che, quando gli Stati Membridell'UE nomineranno il candidato a presidente della Commissione europea, che succederà a José Manuel Barroso nell'autunno 2014, per la prima volta dovranno tenere conto dei risultati delle elezioni europee. Il nuovo Parlamento dovrà poi, riprendendo le parole del trattato, "eleggere" il presidente della Commissione. Ciò significa che gli elettori avranno voce in capitolo su chi subentrerà alla guida dell'esecutivo dell'UE.” .Traducendo per chi non ci vede chiaro: un Presidente DESIGNATO dai governi degli stati membri (tra coloro che appartengono al partito europeo che ha vinto le elezioni, anche se finora sono stati pochissimi i casi in cui i vari partiti europei hanno indicato durante la campagna elettorale chi era il loro candidato per la presidenza della Commissione) con margini piuttosto significativi di discrezionalita' e con un livello di trasparenza piuttosto basso per non dire inesistente. 
La designazione fatta dai governi viene poi sottoposta al voto del Parlamento europeo, che ELEGGE o RESPINGE (cosa mai accaduta) il Presidente della Commissione.
Chiediamoci dove sia la grande novita' e, soprattutto: perche' il Presidente della Commissione Europea non viene eletto direttamente dai cittadini?

Cosa fa il Parlamento eletto dagli altri?
La nuova maggioranza politica che emergerà dalle elezioni del 2014 “contribuirà a formulare la legislazione europea per i prossimi cinque anni in settori che spaziano dal mercato unico alle libertà civili. Il Parlamento, unica istituzione europea eletta a suffragio diretto, è oggi uno dei cardini del sistema decisionale europeo e contribuisce all'elaborazione di quasi tutte le leggi dell'UE in parità con i governi nazionali”.
Significa che per altri 5 anni la nostra Isola sara' tagliata fuori dai processi decisionali che contano per il futuro nostro e dei nostri figli.
Se, grazie alla loro beneficienza e carita' di buon cuore,le lobby partitiche nazionali ci regaleranno uno straccio di euro-parlamentare, questo andra' a Strasburgo non di certo a tutelare gli interessi nostri e della nostra Terra ma quelli di chi l'ha mandato a Strasburgo.


Per questo il 25 maggio non votero'. Il 25 maggio, alle 12 in punto saro' a Bruxelles, davanti al Consiglio dei ministri dell'Unione Europea, a incrociare le braccia, manifestando in modo solitario, silenzioso e anonimo, tutto il mio disappunto.

domenica 30 aprile 2017

Senza l’Europa, né sostenibilità né indipendenza


 
Dopo attenta riflessione intervengo nel recente dibattito su sostenibilità/indipendentismo e altro, ospitato da Anthony Muroni nel suo Blog.

Ho letto con interesse le opinioni di Cristiano Sabino, di Bustiano Cumpostu, di Anthony Muroni, Vito Biolchini e di Alessandro Mongili e, in quasi tutte, in un modo o nell’altro, si fa riferimento all’Europa, ambito che seguo da tempo per passione personale e professionale.
Non intendo complicare le cose. Anzi! Spero di dare il mio contributo e qualche elemento di riflessione.
Mi tuffo quindi nell’Agorà di Muroni con due questioni:
– Ê opportuno continuare ad inseguire l’indipendenza, senza aver dimostrato di saper gestire e coltivare l’autonomia?
– Non sarebbe meglio investire su un progetto più ampio e condiviso come l’Europa delle Regioni?
Per quanto riguarda la prima questione, sono da molto tempo fortemente convinto che l’unica via per assicurare alla Sardegna, e a chi ci vive, un’esistenza e un futuro liberi e dignitosi, sia quella di affrancarsi da questo sistema economico-finanziario (sostenuto da una specie di “sistema politico” connivente, opportunamente plasmato, ben oliato e premiato) che sta portando noi e l’intero Pianeta alla rovina.
Dall’altra parte sono anche convinto che per far questo e, quindi, ambire all’indipendenza, non solo da uno Stato ma da un sistema, occorre un elemento fondamentale: un Popolo unito. Elemento che in Sardegna è presente solo in piccolissima parte. È sufficiente guardarsi intorno per notarlo. So che questa affermazione susciterà l’indignazione di qualcuno ma Popolo non si nasce, lo si diventa. Quindi siamo teoricamente ancora in tempo per colmare la lacuna. Basta volerlo.
La via dell’indipendenza, come dicono tutti, è lunga e complessa. Basta guardare la Catalogna, i Paesi Baschi, gli Scozzesi… che, attraverso decenni di lotte, si sono conquistati autonomia e rispetto – non solo da parte dello Stato che li trattiene ma anche a livello internazionale – ma non l’indipendenza. Ogni volta che mi capita di andare in Catalogna o in Euskadi mi vengono i brividi nel constatare il livello di autonomia che hanno raggiunto e coltivato ma, soprattutto, come la usano!
Nei miei primi anni a Bruxelles la Spagna era appena entrata nella “Comunità Europea” e i catalani avevano già li la loro bella lobby, il “Patronat Català Pro Europa”. Sempre nella zona delle istituzioni europee, in una delle vie principali sventolava la bandiera di Euskal Herria.
Oggi, nel 2017, vi invito a fare un salto nel Rond Point Shuman, una famosa “rotonda” di Bruxelles, e vedere come è ridotto l'”ufficio di Bruxelles” della Regione Sardegna. Due misere stanzette subaffittate nella sede della Regione Lazio!
Ma non vi voglio annoiare con questioni di condominio.
In merito alla seconda domanda, ritorno un attimo agli inizi degli anni 90. I tempi di Mario Melis, Euro-parlamentare eletto dai sardi – e non dalle segreterie dei partiti o con il sistema del gratta-e-vinci online, oggi consentiti da una legge elettorale (24 gennaio 1979, n.18) truffaldina con cui, di fatto, la Sardegna tollera di essere discriminata rispetto alle altre regioni -.
Jacques Delors era Presidente della Commissione Europea. Si lavorava tutti all’ “Obiettivo 92”: la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali in un grande Mercato Unico Europeo di oltre 320 milioni di consumatori. Il Muro di Berlino era appena stato abbattuto.
Un fermento europeista percorreva l’Europa e tutte le capitali degli allora 12 stati, che in breve sarebbero diventati 15. Si iniziava a parlare di Unione Politica ed il nuovo Trattato di Maastricht, con la creazione di una nuova Istituzione, il Comitato delle Regioni, poneva le basi per un futuro probabile: L’Europa delle Regioni. Quella che, già tanti anni prima, veniva auspicata da Einaudi(*) e dagli altri “padri fondatori”.
Un Sardo, Mario Melis, che ebbi l’onore di conoscere, contribuì fortemente a quella conquista delle regioni europee e di noi “europeisti sino al midollo”. Conservo ancora le copie cartacee del suo intervento al Parlamento Europeo nel febbraio del 1990 e della sua Relazione alla “II Conferenza Parlamento Europeo-Regioni della Comunità” che si tenne a Strasburgo nel 1991.
Si trattava, tra l’altro, del “ruolo delle regioni, quali forze emergenti per articolare e organizzare una moderna democrazia nel governo dell’Europa”, e della “Rappresentanza delle regioni e della loro partecipazione all’elaborazione, applicazione e valutazione delle politiche strutturali e delle politiche comuni”.
Ma torniamo ai giorni nostri.
Purtroppo l’Europa è andata verso un’altra direzione, divenendo un comodo giocattolino degli stati membri. Anzi, di qualche Stato membro o forse solo di uno. Noi “europeisti sino al midollo” abbiamo perso diverse battaglie. Ma la Guerra non è finita. Nonostante coloro che, con EXIT o minacce di EXIT, deposte le armi scelgono il disonore della ritirata.
L’Europa dei Popoli. L’Europa delle Regioni. Ecco l’Europa che vogliamo. Ecco il grande ideale per cui vale la pena di continuare a lottare!
Poi rientro in Sardegna, mi guardo intorno e mi chiedo: perché continuare testardamente a percorrere un cammino solitario, invece di investire su un progetto comune come l’“Europa delle Regioni”, condiviso con le altre regioni e “nazioni senza stato” europee?
Chiudo con qualche parola sulla Sostenibilità, divenuta ormai un comodo slogan buono per tutte le stagioni e dietro cui si celano scelte che di sostenibile hanno ben poco (e questa giunta regionale ne sa qualcosa). Oggi la sostenibilità è un concetto considerato da troppi come “studiatamente opaco”, se non addirittura “ambiguo” e sulla sostenibilità, purtroppo, ci si può costruire di tutto.
Se si intendesse usare la Sostenibilità come base per un progetto politico, occorrerebbe chiarirla bene, ripulirla e riportarla alle origini. Cosa non facile se non impossibile.
Personalmente, ritengo che per fondare una nuova proposta politica che sia credibile e efficace, occorra avere il coraggio di ispirarsi ai principi della Decrescita e, in particolare, agli 8 punti programmatici proposti da Serge Latouche. Sembrano scritti per noi!
(*)”Scrivevo trent’anni fa e seguitai a ripetere invano e ripeto oggi, spero, dopo le terribili esperienze sofferte, non più invano, che il nemico numero uno della civiltà, della prosperità, ed oggi si deve aggiungere della vita medesima dei popoli, è il mito della sovranità assoluta degli stati. Questo mito funesto è il vero generatore delle guerre; desso arma gli stati per la conquista dallo spazio vitale; desso pronuncia la scomunica contro gli emigranti dei paesi poveri; desso crea le barriere doganali e, impoverendo i popoli, li spinge ad immaginare che, ritornando all’economia predatoria dei selvaggi, essi possano conquistare ricchezza e potenza.”.
Luigi Einaudi. Da: La guerra e l’unità europea – Discorso alla Costituente, 29 luglio 1947.

sabato 25 settembre 2021

INDIPENDENTISMI E EUROPA DELLE REGIONI, L'OMBRA DI UN DIBATTITO SEMPRE APERTO

 

Ciò che è accaduto qualche giorno fa in Sardegna con l'arresto di Puidgemont - che oggi può tornare in Belgio grazie ad una immunità di cui, purtroppo, una decina di suoi "compagni di lotta" non hanno potuto beneficiare - mi ha riportato ad una mia nota pubblicata qualche anno fa ma in buona parte ancora attuale. Si tratta di un dibattito mai nato e che io, nel mio piccolo, non sono ovviamente in grado di avviare....Può darsi anche che si tratti di un dibattito "scomodo" perchè turba le aspettative di chi, in Sardegna, sulla brezza dello stanco "dibatito" attuale ci naviga da decenni, con i risultati che sono quotidianamente dinanzi ai nostri occhi, in particolare in tema di benessere, felicità, miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nella nostra Isola e non solo.

Approfitto anche per stimolare un doveroso approfondimento circa la complessa situazione politica catalana (qui un ottimo articolo di #RiccardoPennisi), sulla controversa figura di Puidgemont e sulla ancor più controversa figura del suo mentore, Jordi Pujol.  

Ecco una parte della mia nota:

sabato 3 maggio 2014

Renato Soru e il NON voto alle europee

Così Renato Soru a coloro che in Sardegna scelgono di battersi per il non voto: “Ci vuole più Sardegna in Europa. Predicare oggi l’astensionismo è pericoloso, oltre che un’offesa verso chi si è battuto per garantire a tutti noi il diritto di voto. L’Europa è non solo un grande progetto di pace, ma anche la fonte delle risorse per rimettere in moto l’economia, garantire la crescita, incentivare il lavoro, provvedere alla rete infrastrutturale, finanziare l’istruzione e la formazione dei nostri giovani. È importantissimo partecipare attivamente alla fase politica che prepara queste scelte, dunque essere nelle istituzioni europee, a partire da quella che maggiormente rappresenta i cittadini”. Soru e' il classico esempio di “politico” che, grazie ai lodevoli risultati raggiunti durante la sua non breve carriera (la Sardegna e' la Regione piu' inquinata d'Italia e ai primi posti in Europa per disoccupazione, dispersione scolastica, analfabetismo e mortalita' delle imprese), ha difficolta' a trovare degna collocazione anche in considerazione dei suoi importanti impegni come imprenditore che, purtroppo, lo costringono spesso a disertare lo stesso Consiglio regionale. Ma a Strasburgo e' diverso e pare che, ormai, il Parlamento Europeo abbia dei parcheggi riservati unicamente a "politici" italiani con determinate caratteristiche. In merito al diritto di voto, e' ben noto a tutti l'impegno di Soru e del suo partito sulla legge elettorale attuale che discrimina i sardi rispetto a tutti gli altri cittadini europei. Sul resto delle sue argute argomentazioni, stupisce non poco che provengano proprio da chi ambisce a rappresentarci nella massima Assemblea Europea. In merito all'UE come “progetto di pace”, si tratta del solito slogan buono per tutte le stagioni, sfoderato al momento giusto proprio da chi e' a corto di idee e di conoscenze sull'argomento. Cosi' anche per la solita solfa dell'Europa come succosa fonte di quattrini, tipo findomestic, prestitempo o roba del genere..Al riguardo suggerisco ai piu' curiosi di frugare un po' nelle performance di Soru in tema di gestione e spendita delle risorse europee, quando era Presidente della Giunta Regionale.
A Renato Soru faccio comunque i migliori auguri e spero di cuore che lo eleggano....ma in Sicilia!

martedì 11 marzo 2014

L'EUROPEO QUALUNQUE

Se anche avessi avuto una minima ambizione di candidarmi alle prossime elezioni europee questa, come mi aspettavo, sarebbe stata in ogni caso troncata sul nascere e senza appello! 

1) perche' l'attuale legge elettorale, come denuncio da oltre 7 anni, non ci da la possibilita' di eleggere democraticamente i nostri rappresentanti al PE; 

2) Perche', figuriamoci  se un "europeo qualunque" come me, fuori dal giro delle lobby politiche locali, italiane e "europee", puo' avere qualche chance di competere con con oltre 4 milioni di siciliani o con coloro che, come nel caso che vi propongo, vengono sponsorizzate dall'ultimo politico alla moda, il giovane greco Tsipras.

Non ho nulla contro Elena Ledda, che considero una brava cantante, e non conosco Simona Lobina. 

Dunque posso solo scendere nel merito della loro candidatura, fatta da un giovane greco che, attualmente, e' entrato nelle grazie del PD e delle altre lobby partitiche della "gauche caviar" italiana e europea che lo favoreggiano.

Per quanto mi riguarda, qui si tratta semplicemente del fatto che si impongono delle candidature ad un Popolo, privato al contempo della possibilita' di eleggere i propri rappresentanti. 

Se e' questo il buon esempio di "altra Europa"...Beh..come inizio non c'e' male! 

Ho letto il "PIANO IN 10 PUNTI CONTRO LA CRISI, PER LA CRESCITA CON GIUSTIZIA SOCIALE E IMPIEGO PER TUTTI". La ricetta di "altra europa" che propone Tsipras e' sempre quella. Di "altro" non ha nulla se non i soliti slogan ma in salsa sostenibile, farciti di new deal, conditi con qualche pizzico di "giustizia sociale" e serviti nella mensa aziendale del "processo partecipato". 

Il tutto perfettamente in linea con il principio-guida delle lobby che lo sostengono, ossia: "cambiare tutto per non cambiare nulla"! 

Mi occupo di queste cose da quasi trent'anni e vi assicuro che di "proposte" nuove come quella ne ho visto tante, troppe. 

All'inizio della mia carriera di giovane lobbysta rampante a Bruxelles, le accoglievo con entusiasmo perche' erano fondamentali per il mio lavoro. Piu' cantanti, piu' attori, piu' atleti, scrittori, giornalisti e politichetti da strapazzo arrivavano a Strasburgo e a Bruxelles e meglio era per noi. Ce li pappavamo in un sol bocconcino. 

Poi ho cambiato idea e nel tempo mi sono dissociato da quella Europa che, per loro, era sempre "altra". 

Da quasi 10 anni, attraverso il mio umile blog, denuncio e propongo. 

L'unico risultato che ho ottenuto sinora e' stato che mi hanno copiato l'acronimo "euyou"!!!

Beh! Per un "europeo qualunque" e' gia' qualcosa.

Auguro buone elezioni europee a tutti.

Per quanto mi concerne, per l'ennesima volta, non andro' a votare. 

Non intendo legittimare ne questa ne, tantomeno, l'"altra" Europa di Tsipras e delle lobby che lo sostengono.

 

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Ledda e Lobina nelle liste Tsipras (ANSA) - CAGLIARI, 5 MAR - Due le candidature sarde nella lista Tsipras alle Europee, e sono 'rosa'. Maria Elena Ledda e Simona Lobina sono nel collegio Isole per "L'altra Europa per Tsipras", capeggiata dal leader della sinistra europea e n.1 del del partito greco Syriza. Maria Elena Ledda è una cantante molto conosciuta, proprio domani sarà premiata dal sindaco di Cagliari come donna sarda 2014. Simona Lobina, insegnante precaria di lingue e militante di Prc, è da sempre in prima linea nelle battaglie sociali.

giovedì 22 maggio 2014

I 4 PUNTI PER PORTARE L'EUROPA IN SARDEGNA

1) EVITARE ACURATAMENTE DI LEGITTIMARE IL SISTEMA CHE CI VIENE IMPOSTO.
Cio' e' possibile unicamente dando un segnale FORTE e DECISO: NON ANDANDO A VOTARE IL 25 DI MAGGIO e, in ogni caso, sino a quando non verrà modificata la legge n. 18 del 24 gennaio 1979, che disciplina le “Elezioni dei rappresentanti dell´Italia per il Parlamento europeo”. Quella legge, voluta e conservata con cura dalle lobby dei partiti, costringe la Sardegna in un collegio unico “delle Isole” con la Sicilia, facendo della nostra Isola la Regione meno rappresentata in Europa. E' una questione di RISPETTO per una Regione che tanto ha dato e ancora tanto ha da dare all'Europa e che non merita di vedersi, di fatto, privare impunemente del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del PE (Carta Europea dei diritti fondamentali dell'UE, art.39) o veder limitata da un sistema becero e mafioso, la propria "libera espressione sulla scelta del corpo legislativo" (CEDU, art.3).
2) ORGANIZZARE IL SITEMA REGIONALE.
L'Europa non e' uno scherzo!  Se e' vero che oltre il 90% della legislazione che applichiamo proviene dall'UE non possiamo continuare a lasciare tutto nelle mani di persone incapaci e senza scrupoli, che mirano unicamente all'interesse loro e delle lobby che le sostengono. LA CRISI SONO LORO!!
Cio' che si discute e decide a Bruxelles DEVE essere discusso e analizzato nel nostro Consiglio regionale e nei nostri consigli comunali, con il coinvolgimento dei cittadini, delle imprese e delle associazioni, cosi come si fa per la legislazione nazionale e regionale. Dobbiamo dire la nostra su tutto cio' che, direttamente o indirettamente, e' in grado di avere ripercussioni sul nostro benessere e sul futuro nostro e dei nostri figli. BASTA! Smettiamola di prendere per buono tutto cio' che proviene dall'UE!!!  NON E' LA SARDEGNA CHE DEVE ENTRARE IN EUROPA (qualcuno si dimentica che siamo tra i membri fondatori)!  E' L'EUROPA CHE DEVE ENTRARE IN SARDEGNA!!! Per questo, come si fa nella gran parte dei paesi civili, occorre rivedere il nostro sistema di relazioni internazionali e con l'UE, STRUTTURANDO UNA NOSTRA LOBBY A BRUXELLES, tale da assicurare una presenza costante e qualificata laddove vengono trattate, direttamente o indirettamente, questioni legate ai nostri interessi.
3) Una volta modificata la legge e organizzato il nostro sistema: PARTECIPARE 
ATTIVAMENTE ALLE PROSSIME ELEZIONI DEL PE NEL 2019, organizzando una VERA campagna elettorale e ELEZIONI LIBERE E DEMOCRATICHE, invece della pagliacciata da pseudo-dittatura a cui vorrebero farci partecipare quest'anno.
4) Impegnarci a mandare a Strasburgo persone serie e preparate che abbiano a cuore l'Europa e gli interessi della nostra Isola. Cio' significa poter contare su persone CONVINTE DELLA NECESSITA' DI AVVIARE IN EUROPA UN CONCRETO PROCESSO DI RIFORME DEMOCRATICHE, non piu' nella direzione del MERCATO ma della POLITICA, cosa che non avviene da decenni. L'EURO e le politiche economiche europee HANNO FALLITO proprio per questo! Non esiste MONETA, eurozona o economia che funzioni senza la POLITICA, senza la DEMOCRAZIA, senza ISTITUZIONI che rappresentano veramente i cittadini.
Purtroppo un tale processo NON puo' essere avviato SENZA la partecipazione attiva dei popoli europei, sinora tenuti all'oscuro o, peggio ancora, esclusi - come in Sardegna - dal funzionamento del sistema. 
Occorre dunque impegnarci tutti in prima persona per smantellare definitivamente il bel giocattolino che i governi europei si sono costruiti a nostra insaputa. Un giocattolo che consente loro di far passare dalla finestra europea tutto cio che non entrerà mai dalla porta nazionale.
Un primo passo importante lo possiamo fare noi, in Sardegna, NON ANDANDO A VOTARE IL 25 DI MAGGIO PROSSIMO.
Io il 25 saro' a Bruxelles, a manifestare il mio silenzioso disappunto davanti al Consiglio dei ministri dell'UE.
 

martedì 25 marzo 2014

L'ISOLA CHE NON C'E'...IN EUROPA. PRIMA PUNTATA


Ecco il testo della mail che ho inviato qualche giorno fa a Renzi e, per conoscenza, a Martin Shulz, Presidente del Parlamento Europeo. 

Alla C.A. Del Segretario del

Partito Democratico e

Presidente del Consiglio dei Ministri

Sig.Matteo Renzi

segretario@partitodemocratico.it

C.p.c.

Al Presidente del Parlamento Europeo

Sig. Martin Shulz

Stimato Presidente,
ho seguito con interesse ed ho apprezzato il suo discorso al Senato del 24 febbraio scorso, oltre alle interessanti riflessioni da lei svolte a Roma in occasione del Congresso del Partito Socialista Europeo. Ho gradito soprattutto le sue considerazioni circa il ruolo dell'Italia in Europa, particolarmente significative in vista sia dell'importante impegno italiano nel prossimo semestre di Presidenza del Consiglio dell'UE, che delle imminenti elezioni Europee.
Ho stimato assai la sua visione di un semestre europeo in cui ”..raccontare, spiegare, pensare che tipo di Europa immaginiamo nella cornice internazionale che sta mutando”. Le sue parole mi hanno spinto, con questa mia, a portare umilmente alla sua attenzione quella che considero una grave ingiustizia che rischia di vanificare cio' che in tanti, qui nell'Isola di Sardegna, immagginiamo nel momento in cui ci poniamo la domanda: “quale' il modello di Europa a cui aspiriamo?”; dove la risposta, per molti di noi e': “L'Europa dei Popoli!”.
Ebbene, Signor Presidente, la invito a riflettere su come si possa, anche solo lontanamente, pensare a un “Europa dei Popoli”, laddove oltre un milione di cittadini europei vengono privati della possibilita' di eleggere democraticamente i propri rappresentanti in seno alla massima Assemblea Europea. Poiche' e' proprio questo che accade qui da noi mentre, ad esempio, Malta (416 mila abitanti), Lussemburgo (524 mila abitanti) e Cipro (900 mila abitanti) eleggono ciascuno 6 europarlamentari. La legge n. 18 del 24 gennaio 1979, che disciplina le “Elezioni dei rappresentanti dell´Italia per il Parlamento europeo”, costringe infatti la Sardegna in un collegio unico “delle Isole” con la Sicilia. Come lei ben sa, questa Regione ha circa 5 milioni di abitanti, mentre la nostra Isola ne conta poco più di 1 milione e 600 mila. Il che significa che la Sardegna non e' in grado di esprimere un proprio euro-parlamentare se non, ogni tanto, grazie ad eventuali accordi politici interni ai partiti italiani e nel caso in cui uno dei 6 euro-parlamentari eletti in Sicilia abbia altro incarico incompatibile con la carica europea. Solo in questo caso il sardo o la sarda che ha avuto piu' voti nell'Isola prendera' il suo posto. E' accaduto, ad esempio, nel settembre del 2008 per Maddalena Calia (Forza Italia) che rilevo' il seggio di Giuseppe Castiglione (PPE/DE, IT), eletto Presidente della Provincia di Catania. Nella legislatura ancora in corso sino a maggio di quest'anno e' stato il turno di Francesca Barracciu (oggi Sottosegretaria del suo Governo), subentrata a Rosario Crocetta (eletto Presidente della Regione Siciliana) a fine aprile 2013. Un'altro sardo, Giommaria Uggias (IdV), e' stato inviato a Strasburgo grazie alla rinuncia di Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando.
Mi preme dunque sottolineare la profonda iniquità di una legge che discrimina una Regione Autonoma, come la Sardegna, che ha dato tanto e ancora tanto ha da dare per il futuro dell'Unione Europea. Basta solo pensare a due nostri “veri” euro-parlamentari: Mario Melis e Andrea Raggio. E' anche grazie al loro intenso lavoro a Strasburgo che oggi le regioni e le autonomie europee hanno una voce nell'UE attraverso il Comitato delle Regioni. La Sardegna e' la Regione che gestisce un Programma europeo (denominato ENPI), fondamentale per il processo di costruzione di un'area di pace e benessere nel Mediterraneo in cui, peraltro, la nostra Isola ha una posizione strategicamente importante per gli interessi di tutta l'Europa... Questi ed altri elementi fanno della Sardegna un crocevia importante da cui partiranno nuove strade di benessere per tutte le altre regioni del Sud d'Europa e del nostro Mediterraneo.
Concludo con un'altra considerazione circa il preoccupante crollo dell'affluenza alle urne, sia nelle scorse elezioni europee del 2009 che nelle elezioni regionali recentemente celebrate in Sardegna. Sono certo che lei converra' con me che per contrastare tale preoccupante tendenza occorra dare precise risposte agli elettori e non di certo escluderli , di fatto, da una consultazione elettorale.
La prego dunque, Signor Presidente, di voler valutare l'esigenza di un suo impegno concreto per modificare la Legge n. 18 del 24 gennaio 1979 che disciplina le “Elezioni dei rappresentanti dell'Italia per il Parlamento europeo”.
Mi rendo conto che da oggi al mese di maggio prossimo il tempo e poco ma ritengo che la Sardegna e l'Europa meritino tale urgente attenzione. Per questo mi permetto di inviare questa mia anche all'attenzione del Sig. Shulz, Presidente del Parlamento Europeo.
Puo' senz'altro contare sulla collaborazione mia e di tanti sardi e sarde che credono nell'Europa dei Popoli.
Nel restare a disposizione per ogni eventuale chiarimento, la ringrazio in anticipo per l'attenzione e la prego di gradire il mio saluto piu' cordiale.
Cagliari, 13 marzo 2014
Avv. Sergio Diana

mercoledì 20 maggio 2015

UN ANNO DI EUROGAZZOSA

Un anno fa circa si celebravano anche in Sardegna le elezioni europee. Io le contestai fermamente. e non andai a votare. Proprio quel giorno ero a Bruxelles, da solo, a manifestare tutta la mia indignazione davanti al Parlamento europeo. Quelle elezioni erano fondate su una legge truffa che discriminava la nostra Isola, impedendoci di eleggere liberamente coloro che si candidavano in un confronto elettorale democratico. Un pacco voluto dai partiti per mandare a Bruxelles chi volevano loro o mandarci qualcuno scelto a caso, tanto per dimostrare di avere dei numeri da giocare. E cosi' che meno del 42% dei sardi mandava a Strasburgo ben tre parlamentari. Un risultato definito da molti "storico". Quella "storia" ci regalava: Renato Soru (Pd), eletto con più di 182.000 voti, di cui 40mila circa raccolti in Sicilia!!! Salvatore Cicu di Forza Italia che finisce a Strasburgo con solo 51mila voti . E infine Giulia Moi, del Movimento 5 Stelle, eletta con il sistema del "gratta & vinci". E' passato un anno e mi sono chiesto quali fossero i visibili risultati ottenuti da quelle persone in merito al miglioramento della situazione in Sardegna e in Europa. Quali contributi concreti quelle persone hanno fornito per il miglioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro, per un Europa migliore, piu' vicina o al servizio dei propri cittadini, piuttosto che degli oscuri interessi che governano il Pianeta. Non frequento i giornaletti locali e, quindi, non ho una visione immediata del nulla prodotto da quelle persone. Ho dedicato quindi un po' di tempo a frugare nel web. Ho trovato solo: resoconti circa la partecipazione a riunioni e commissioni varie (remunerata con compensi vari che possono raggiungere i 17.000 € al mese); la partecipazione o l'organizzazione dei soliti e inutili seminari e convegnetti, dove se la cantano e se la suonano in merito a Crescita, Economia della Conoscenza, Giovani, Occupazione, Piccola Media Impresa, Agricoltura.....e dove l'Europa è  sempre presente come "parte integrante della nostra vita quotidiana", creando "opportunità, progresso, crescita e innovazione" di cui, ovviamente, beneficiano solo loro; la creazione di improbabili centri studi e "laboratori" sull'UE. Lasciando perdere i record di assistenti parlamentari , mi soffermo, infine, sulla patetica minaccia di ricorrere alla Commissione europea per risolvere problemi gravissimi - come quello dell'inquinamento industriale - attraverso iniziative e strumenti gia' da tempo e abbondantemente usati dalle nostre associazioni e dai cittadini impegnati su vari fronti. Occorre eleggere degli europarlamentari per questo?

domenica 2 febbraio 2014

Un Parlamento Sardo....

Sardegna Possibile, Progres, Gentes, Comunidades…Sono tanti gli amici e le amiche candidate/i: Valentina Sanna, Roberto Spano, Miali Muntoni, Alberto Musa, Frantziscu Sanna, Cristina Stocchino, Gianluca Argiolas, Rina Pinna, Alessandro Mongili, Michele Atzori (Dottor Drer), Antonio Muscas, e tanti/e altri/e che conosco, apprezzo e di cui non ricordo il nome. Sono tanti gli amici e le amiche che in questi anni mi hanno accompagnato e sostenuto nel mio impegno sociale contro il GALSI , per un'altra Europa, quella dei popoli, e verso un diverso modello di Società' che aspira al benessere ed alla felicità delle persone e non all'aumento del PIL, alla crescita ed allo sviluppo ormai non più sostenibile. Molti amici e amiche, oggi, in questa difficile campagna elettorale, hanno deciso di prendere strade diverse o appartengono ad altre "parrocchie". Claudia Zuncheddu, Gavino Sale, Cristiano Sabino,Franciscu Sedda, Giovanni Dore, Enrico Lobina e tanti altri che apprezzo e seguo per la loro capacità e onestà. Guide e maestri che hanno contribuito a diffondere e concretizzare il “verbo” dell'indipendenza e del buon governo, nel rispetto della nostra Terra meravigliosa. Li voterei tutti/e perché sono convinto che vogliono il bene della Sardegna e di chi ci vive. Non posso farlo ma mi auguro che un giorno, non lontano, tutti insieme avremo una Casa comune dove le idee e le aspirazioni di tutti troveranno ascolto e voce per il bene comune. Un Parlamento Sardo, anche solo virtuale, dove discutere democraticamente e prendere le decisioni cruciali per il nostro futuro. Ritengo che, a prescindere dall'esito di queste elezioni, sia fondamentale assicurare alla Sardegna un luogo di incontro per tutte le diverse anime indipendentiste e progressiste dove, democraticamente, vengano prese decisioni di impegno e di lotta per il bene comune. Forse è solo un sogno o una delle tante utopie che rendono possibile un'altra Sardegna. Io credo in quel sogno e, forse, questa è l'ultima possibilità che ho per vederlo diventare realtà.

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